giovedì 14 marzo 2013

Complotto del 20 luglio '44 contro Hitler Morto a 90 anni l'ultimo partecipante




Il barone Ewald-Heinrich von Kleist è  morto a 90 anni (Ap)Il barone Ewald-Heinrich von Kleist è morto a 90 anni (Ap)
 «Anche alla roulette esce il rosso o il nero». Il barone Ewald-Heinrich von Kleist spiegava così, con grande fatalismo, la ragione per cui Adolf Hitler era sopravvissuto all’attentato del 20 luglio 1944 che avrebbe potuto cambiare il corso della Storia. Lui era l’unico partecipante ancora vivo a quel complotto, guidato dal colonnello Claus von Stauffenberg e raccontato nel film Operazione Valchiria, interpretato da Tom Cruise. No, non era una missione “troppo grande”. «È stata solo sfortuna».
Rampollo di una famiglia di proprietari terrieri prussiani, Ewald-Heinrich von Kleist è morto venerdì scorso, novantenne, nella sua casa di Monaco, a Grünwald, sulle rive dell’Isar. Dopo la guerra aveva dato vita ad una casa editrice e fondato la Conferenza della Sicurezza, un forum diventato con gli anni sempre più importante che riunisce nella città bavarese esperti di politiche di difesa e uomini di governo provenienti da tutto il mondo. Ma il suo nome è legato al complotto del 20 luglio 1944 e, pochi mesi prima, alla decisione di sacrificare la vita facendosi saltare in aria accanto al Führer. Il progetto fu accantonato, ma il suo coraggio rimase un esempio.
 Tutta la vita di von Kleist è stata una grande avventura nella storia del Novecento. Nel 1940 entrò nell’esercito tedesco («pensai che se non avessi giurato sarei andato a finire in prigione, e decisi che sarebbe stato meglio cercare di lottare con ogni mezzo per rovesciare il regime») e venne ferito nel 1943 sul fronte orientale. Suo padre, Ewald, oppositore di Hitler della prima ora, si recò nel 1938 in Inghilterra per convincere il governo britannico a modificare la politica di appeasement nei confronti del nazismo. Fu uno dei militari giustiziati dopo il fallito attentato organizzato da Stauffenberg.
L'ATTENTATO - Quel giorno il giovane von Kleist era pronto a trasportare la valigetta di esplosivo che avrebbe dovuto uccidere il Führer. Poi lo stesso Stauffenberg si incaricò di farlo personalmente. La bomba venne spostata all’ultimo momento e solo per un caso Hitler rimase soltanto lievemente ferito. Persero la vita tre ufficiali e uno stenografo. Anzi, proprio von Kleist, come ha raccontato in una recente intervista al giornalista della Rai Arcangelo Ferri, scoprì che il dittatore era ancora vivo. «Corsi da Stauffenberg e glielo riferii». Il sogno di un colpo di Stato rimase un sogno. La reazione del regime si dimostrò feroce. Stauffenberg fu fucilato. I partecipanti al complotto vennero processati e condannati a morte.
 Nei mesi successivi decine di persone collegate alla resistenza furono eliminate. Von Kleist si salvò per un colpo di fortuna. Venne interrogato e trasferito nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove rimase per due settimane. «Mi riportarono al quartier generale della Gestapo – è stato il suo racconto – e mi dissero che ero libero. Naturalmente rimasi sorpreso. Qualche giorno più tardi, mentre vagavo tra le macerie di Berlino, incontrai uno degli agenti della Gestapo che mi avevano interrogato. Mi disse di scappare di andare via dalla città. Così feci. Solo finita la guerra trovai il mio dossier delle SS e scoprii che mi avevano liberato per seguirmi. Volevano arrivare a un mio collega ufficiale che aveva partecipato al complotto. Grazie a quell’agente della Gestapo, non ci riuscirono e mi salvai la vita. In seguito lo rintracciai: volevo aiutarlo, ma era un uomo devastato dalle torture inflittegli dai russi. Morì poco dopo».

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