mercoledì 20 marzo 2013

Italia-India: la disputa sui marò

Caso marò, esperti indiani: il disprezzo dell’Italia non giustifica la Corte suprema
Il più alto tribunale indiano ha ordinato all’ambasciatore italiano a New Delhi di non lasciare il Paese. In un editoriale sul The Hindu due studiosi di legge spiegano perché l’India non può trattenere l’uomo, anche se Roma ha violato “la fiducia e il protocollo diplomatico”.


- L'azione del governo italiano mostra totale disprezzo per l'autorità della Corte suprema e costituisce una violazione della fiducia e del protocollo diplomatico, ma l'India non può trattenere l'ambasciatore italiano a New Delhi. È quanto affermano gli esperti Anup Surendranath e Shreya Rastogi - rispettivamente professore associato e ricercatore all'università di legge di New Delhi - in un editoriale apparso oggi sul noto quotidiano indiano The Hindu, circa gli sviluppi della vicenda dei due marò, trattenuti in Italia e accusati in India dell'omicidio di due pescatori.
Dopo la decisione di Roma di non far rientrare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone al termine del permesso speciale ottenuto per motivi elettorali (che scadrà il 22 marzo prossimo, ndr), il governo centrale indiano ha assunto una posizione cauta, ma ferma. In più occasioni Salman Kurshid, ministro degli Esteri, ha definito "inaccettabile" il gesto italiano, aggiungendo però di voler attendere la scadenza naturale del permesso prima di attuare ulteriori provvedimenti. Ieri Sonia Gandhi, leader del Congress, ha definito il comportamento italiano come un "tradimento inammissibile dell'impegno preso con la Corte suprema".
Intanto, proprio la Corte suprema dell'India ha diffuso un ordine restrittivo nei confronti di Daniele Mancini, ambasciatore italiano a New Delhi e firmatario dell'affidavit con cui l'Italia si era impegnata a far rientrare i marò in India al termine della licenza. Nel giustificare tale provvedimento, il tribunale ha citato l'art. 129 della Costituzione indiana, che sancisce il suo "potere di punire chi commette oltraggio alla corte". Per il tribunale, con il mancato rientro dei marò, Mancini sarebbe venuto meno alla parola data.
Tuttavia, i due studiosi spiegano in modo molto chiaro che la Corte suprema non ha diritto legale di trattenere l'ambasciatore Mancini, che gode di immunità diplomatica assoluta come sancito dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, sottoscritta dall'India nel 1969. In base all'art.29 di tale Convenzione, sottolineano, "i diplomatici non devono essere oggetto di qualsiasi forma di arresto o detenzione, e lo Stato che li ospita deve garantire loro protezione".  

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