mercoledì 27 marzo 2013

Il duro lavoro dei giornalisti.....


Un mestiere pericoloso

  • 27 marzo 2013
  •  
  • 16.39
“Giornalisti minacciati” è un’inchiesta realizzata da Isacco Chiaf, Andrea Fama e Jacopo Ottaviani. I tre giornalisti, esperti di data journalism, hanno rappresentato su un’infografica interattiva tutti i casi di minaccia che nel 2012 hanno coinvolto 324 giornalisti italiani.
I dati si basano sulle analisi dell’osservatorio Ossigeno per l’informazione e il progetto è stato finanziato tramite il concorso per la miglior inchiesta multimediale ad alto impatto civico promosso dalla Fondazione Ahref .
Nell’infografica le minacce sono divise per area geografica e tipologia.
Nella pagina Facebook del progetto è possibile esplorare i “Facebookumentari”, le singole storie dei giornalisti minacciati. Come quella di Ilario Filippone, di Calabria Ora, i cui articoli “fanno luce su zone d’ombra della locride e della malavita che lì regna complice il silenzio di media, istituzioni e cittadinanza. Tra le pieghe di questi articoli è rintracciabile il responsabile dell’agguato con cui è stata data alle fiamme l’auto del giornalista”.
Oppure di Antonio Monteleone, blogger calabrese, oggi giornalista di Report: “Un post apparso sul suo blog rivela trame e composizioni inedite in seno alla potente mala reggina. La sua auto è data alle fiamme a seguito di un avvertimento verbale a lasciar perdere ‘certi argomenti’”.

La prima catechesi del mercoledi di Papa Francesco

Papa Francesco ha tenuto in Piazza San Pietro la sua prima udienza generale del mercoledì, dalla sua elezione, 14 giorni fa. Ha iniziato la catechesi sottolineando che raccoglie "con grande riconoscenza e venerazione" il testimone dalle mani di Benedetto XVI. "Dopo la Pasqua - ha detto - riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione".
Quindi ha proseguito: "Ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione; le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio. Ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo, lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore; ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro; ha chiamato un pubblicano come suo discepolo; ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio". 
Il Papa ha detto quindi che nella Settimana Santa “ viviamo il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E nell’orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla morte (cfr Is 53,12)”.
“Gesù – ha detto - non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: 'Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me'. Ciascuno può dire questo 'per me'”.Poi si chiede: “Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo domenica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”.
“Vivere la Settimana Santa – ha aggiunto - è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”: uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la misericordia di Dio che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per noi”.
E ha proseguito: "Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma, padre, non ho tempo”, “ho tante cose da fare”, “è difficile”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze?”, anche con il mio peccato, con tante cose? Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo il questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Dio pensa sempre con misericordia: non dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso. Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… Quello che significa? Che tutti i giorni andava a vedere se il figlio tornava a casa. Questo è il nostro Padre misericordioso. E’ il segno che lo aspettava di cuore tutti i giorni dalla terrazza della sua casa; Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo, o guardando dall’altra parte, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero: non domanda niente. Non domanda queste cose, non chiede nulla. Va in suo aiuto: così è Dio. Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore".
"La Settimana Santa - ha detto - è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena, tante parrocchie chiuse! – nelle nostre parrocchie, dei movimenti, delle associazioni, ed “uscire” incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre! E questo con l’amore e la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione. Auguro a tutti di vivere bene questi giorni seguendo il Signore con coraggio, portando in noi stessi un raggio del suo amore a quanti incontriamo".

I LIKE CINEMA, PREZZI SCONTATI, A ROMA


Partira' a Roma martedi 2 aprile I like Cinemal'iniziativa promozionale dell'Anec Lazio in collaborazione con l'assessorato alla Famiglia, Educazione e Giovani di Roma Capitale: dal 2 aprile al 28 maggio in 25 cinema di Roma ( 100 schermi, elenco su www.aneclazio.it e su www.incontragiovani.it) il lunedi e il martedi, dimostrando con un documento di avere un'età compresa tra i 18 e i 30 anni, si avrà diritto a un biglietto scontato a 4 euro per tutti gli spettacoli esclusi quelli in 3D. Il 2 aprile partirà anche la campagna promozionale finanziata dal Comune capitolino: manifesti per la città, retrobus, spot radiofonici.
"Un'iniziativa - ha detto in conferenza stampa, oggi in Campidoglio, l'assessore Gianluigi De Palo - che completa tutta la serie di programmi che l'assessorato ha realizzato per dare ai giovani spazi ed occasioni sia per il tempo libero che per il lavoro. L'abbiamo finanziata con i Fondi per le politiche giovanili che dal 2006/2007 non venivano utilizzati". "Vogliamo riportare i giovani al cinema - aggiunge Giorgio Ferrero, presidente dell'Anec Lazio - e agevolarli nell'acquisto del biglietto" .

E all'osservazione "I like Cinema a maggio si accavalla per una settimana - dal 9 al 16 - alla Festa del Cinema" , assessore e presidente dell'Anec Lazio rispondono che per motivi organizzativi e per rispettare esigenze anche degli esercenti l'iniziativa, ipotizzata per gennaio-febbraio, è stata  spostata a aprile-maggio prima che venissero ufficializzate le date della Festa del Cinema. r.r.   

Metro C: San Giovanni-Colosseo lavori al via dopo Pasqua


Metro C, il 15 aprile al via i lavori della tratta San Giovanni - Colosseo

treno metro C
Roma, 26 marzo – Apriranno il 15 aprile i cantieri della tratta T3 della linea C della metropolitana, da San Giovanni a via dei Fori Imperiali. A darne l’annuncio il sindaco Gianni Alemanno, nel corso di un sopralluogo presso la stazione Parco di Centocelle della nuova metro, attualmente in costruzione.

L'area interessata ai lavori
I lavori riguardano un tratto di circa 3 km circa di linea tra la stazione San Giovanni, già in costruzione, che consentirà l’interscambio con la linea A, e via dei Fori Imperiali. Sulla tratta T3 è prevista la realizzazione di due nuove stazioni: Amba Aradam Ipponio e Fori Imperiali/Colosseo. Quest’ultima garantirà l’intersezione con la linea B.
 
Investimento e tempi
L’investimento relativo alla Tratta T3 è di 792 milioni di Euro. Per la realizzazione delle opere saranno necessari 84 mesi di lavoro. Per tutta la durata dei lavori su via dei Fori Imperiali saranno mantenute tre corsie per il transito dei veicoli, due in direzione di via Labicana e una in direzione centro.
 
Il cantiere e il traffico
Dal 15 aprile saranno transennate le aree dei lavori, senza interrompere il traffico veicolare, per consentire l’avvio dei cantieri mobili propedeutici alla configurazione finale delle aree di lavoro. Queste le aree interessate: via dei Fori Imperiali, da piazza del Colosseo fino a via del Tempio della Pace; piazza Celimontana; giardini di via Sannio; giardini di piazzale Ipponio. Qui, da maggio, il cantiere si espanderà interessando via Ipponio nel tratto tra via dei Laterani e via Norico.
 
Le opere da realizzare
Queste le opere di cui è prevista la realizzazione: due brevi tratti di galleria paralleli da costruire con scavo tradizionale tra la stazione San Giovanni e i giardini di via Sannio; un pozzo per l’introduzione degli scudi nel sottosuolo, da realizzare nei giardini di via Sannio, dove comunque resta garantito per tutto il periodo il funzionamento del mercato; la stazione Amba Aradam/Ipponio situata in piazzale Ipponio; un pozzo a largo dell’Amba Aradam; un pozzo intermedio di aerazione a piazza Celimontana; la stazione Fori Imperiali/Colosseo a via dei Fori Imperiali; il cunicolo sotterraneo di collegamento tra la stazione Fori Imperiali e la stazione Colosseo della Linea B; le due gallerie affiancate da realizzare con le TBM, le cosiddette talpe meccaniche.
 
La futura stazione Fori Imperiali/Colosseo

Le tecnologie adottate
La stabilità degli edifici storici è garantita da capillari e sofisticate indagini preventive effettuate, con il supporto di autorevoli esperti del settore, in sede di Progetto Definitivo e di Progetto Esecutivo, e da un attento e puntuale monitoraggio per tutta la durata dei lavori. Inoltre l’opera non determinerà impatti significativi sul contesto urbano, nonostante la sua delicatezza legata alle caratteristiche geologiche, geotecniche, idrogeologiche dei terreni interessati e alla presenza di eccezionali preesistenze storico-archeologiche. Questo sarà possibile grazie alle scelte tecnologiche adottate per la realizzazione dei lavori, vedi scheda.

Il sopralluogo
Il sopralluogo del Sindaco - accompagnato tra gli altri dall’assessore alla Mobilità, Maria Spena -svoltosi giovedì 21 marzo sulla costruenda linea C, è partito dalla stazione Parco di Centocelle e, percorrendo la tratta Pantano - Montecompatri a bordo di uno dei treni automatizzati che faranno servizio sulla nuova metro, è arrivato fino al Deposito Graniti, per visitare la Direzione Centrale Operativa.
 

''La metro C è l'opera infrastrutturale più importante, oggi, in Italia – ha detto il Sindaco – Con il completamento della tratta tra Pantano e Centocelle stiamo davvero per consegnare la linea C. Con l’avvio dei lavori da San Giovanni al Colosseo si concretizza l'effetto rete per il trasporto. Abbiamo così vinto una battaglia per Roma". Il Sindaco ha poi sottolineato l'impegno dell'Amministrazione capitolina per portare la linea C almeno fino a piazza Venezia. "Ma vogliamo fare in modo – ha aggiunto – che arrivi fino alla Farnesina così come è previsto dal progetto originale. Per quest'ultima tratta sicuramente il project financing da solo non basterà, bisogna chiedere risorse pubbliche''.
 

L'assessore Spena ha detto che, con la partenza dei lavori per la tratta San Giovanni - Colosseo, prosegue la "rivoluzione della Mobilità" attuata dall'Amministrazione capitolina. "La rete della Metropolitana, che ad oggi presenta un unico nodo di scambio a Termini, moltiplicherà le proprie potenzialità grazie a una migliore connessione tra le linee, dando un impulso fondamentale all’intermodalità. Cittadini, pendolari e turisti potranno usufruire di un trasporto pubblico sempre più veloce, capillare e, aspetto da sottolineare, sostenibile".

Per il Fatto la marcia di Parigi anti-nozze gay è stata cattiva e violenta. «Praticamente cattolica» Marzo 27, 2013 Correttore di bozze


Ogni correttore di bozze che si rispetti si mantiene aggiornato frequentando i saloni delle parrucchiere. Il Correttore di bozze qui presente, però, è un uomo impegnato e non sempre trova il tempo di intrattenersi con la sua sciampista di fiducia. Tuttavia egli sa come supplire a questa grave mancanza: l’avete mai letto Furio Colombo? L’ex direttore dell’Unità, nonché ex senatore della Repubblica eletto nelle file del Pd, detiene sul Fatto quotidiano la rubrica “A domanda rispondo” nella quale replica ogni giorno alle lettere dei lettori che desiderano abbeverarsi alle fonti della sua luminosa sapienza tricologica. E anche se il ritrattino in pagina non rende il giusto onore alla sua splendida chioma in silver plate, lo scambio di vedute è comunque sempre degno dei migliori coiffeur.
Oggi, per esempio, il lettore Enrico comunica a Furio il suo turbamento per la marcia di Parigi contro la legalizzazione dei matrimoni gay avviata in Francia dal governo Hollande. Il pover’uomo non crede ai suoi occhi: «Ho visto nei telegiornali un odio che praticamente invoca la guerra», scrive Enrico allargando oltre ogni immaginazione il concetto di “praticamente”. Enrico è sconvolto da tutto quell’odio, «ovviamente di radice cattolica» (giacché l’odio è la più tipica delle virtù cattoliche, ovviamente e praticamente), non sa spiegarsi questo «scatto selvaggio e violento di milioni di brave persone». Ed è qui che gli viene in soccorso Furio.
Anche Colombo infatti ha visto «le immagini della marcia parigina», pur specificando subito che «è più giusto dire di tanti francesi», perché Parigi – questo lo sa anche il Correttore di bozze – è troppo chic e rive gauche e liberté e prêt-à-porter per essere accostata a una mandria di bifolchi (cattolici ovviamente). Comunque anche Furio, come Enrico, come il Correttore di bozze, come le sciampiste e come tutti, praticamente, ovviamente, mentemente, e chipiunehapiunemente, ha visto «padri e madri, e ragazze e ragazzi, disposti a lottare con la polizia per irrompere sui percorsi vietati dal governo», ed è stato davvero uno spettacolo indegno. Una folla inferocita di vecchi, donne e bebé in carrozzella con la bava alla bocca pronti a «rendere la loro immensa dimostrazione un evento memorabile a costo di fare o subire vittime». Roba che neanche al G8 di Genova.

Ma perché tutta questa violenza? Di radice cattolica ovviamente? La spiegazione sta nella «cattiva religione», scrive il reverendo Furio. La stessa cattiva religione, ovviamente cattolica, che guarda caso stava dietro anche, sempre ovviamente, «all’improvviso divampare nell’Europa più colta, delle leggi razziali». Del resto è ormai risaputo che Hitler, Mussolini e Stalin avevano tutti e tre radici cattoliche. Praticamente.
Ma questi cattolici non sono solo sanguinari e teppisti. La loro manifestazione è già di per sé «priva di senso nella Storia», un po’ come «alcune frasi insensate sulle unioni gay» che «vengono da illustri Papi». Esemplifica Colombo: «Dire che la famiglia gay è una minaccia e un pericolo per la famiglia uomo-donna, è una frase insensata». Perché è vero che queste «famiglie troppo potenti» tengono ancora il mondo sotto il loro spietato tallone, magari ricorrendo, come si è praticamente visto, alla «violenza politica», ma sappiano i malvagi nonnetti di Parigi e i loro malavitosi nipotini che nulla può sconfiggere la forza dell’amore. «Come fa un normale essere umano a negare che lo stesso sentimento e forza, e volontà e determinazione può guidare e legare due persone dello stesso sesso che hanno capito di voler vivere insieme in modo esplicito e riconosciuto, con la felicità privata e il rispetto pubblico che tocca a tutte le altre coppie?». Domanda sacrosanta, quella di Furio. Se la pongono, uguale uguale, praticamente, tutti i «normali esseri umani» che «hanno capito di voler vivere insieme in modo esplicito e riconosciuto» il loro rapporto poligamico pieno d’amore e di «felicità privata».
Nella buona religione di Colombo «Dio ama i gay e benedice il loro matrimonio (o almeno lo lascia fare tranquillamente all’ufficiale di Stato civile)». Invece in quella cattiva, ovviamente di radice cattolica, c’è gente che sostiene «che l’unione gay provoca l’ira di Dio, le tempeste, i terremoti». Il Correttore di bozze fino a ieri ne era fermamente convinto e infatti odiava i sodomiti iettatori, ma oggi grazie a Furio Colombo ha scoperto che «non è vero, ma quante cose non vere hanno detto le religioni nei secoli». Eh, già, quante balle!, riflette il Correttore di bozze. Per fortuna che poi hanno inventato i giornalisti.
E adesso andate pure in pace. Prima, però, un’ultima citazione dal vangelo secondo Furio: «Ma un Dio che si senta minacciato dall’amore di due ragazzi o di due ragazze gay è concepibile? Secondo me, Dio è offeso di essere presentato in modo così meschino. E che lo dicano i Papi è un peccato. Nel senso di peccato». Peccaminosamente.

Cipro e la crisi vista dai ciprioti


Politis, Cyprus Mail



Politis, 27 marzo 2013

“Ci mancava solo questo!”, esclama Politis. Il 27 marzo il direttore esecutivo della Bank of Cyprus Yiannis Kypri è stato cacciato dal governatore della Banca centrale di Cipro su richiesta della troika Ue-Fmi-Bce. Alla vigilia il presidente della banca Andreas Artemis aveva consegnato una lettera di dimissioni respinta dal consiglio. 
Gli sviluppi all’interno della principale banca del paese, che sarà ristrutturata nell’ambito del piano di bailout voluto dalla troika, arrivano mentre il presidente Nicos Anastasiades annuncia la creazione di “una commissione d’inchiesta per individuare i responsabili della crisi economica”, scrive il Cyprus Mail. “L’indagine dovrà andare avanti anche se alla fine nessuno verrà incarcerato”, titola il quotidiano, ammettendo che “potrebbe essere estremamente difficile formulare accuse penali contro le persone che hanno portato l’economia sull’orlo dell’abisso”. Il quotidiano punta l’indice contro l’ex presidente comunista Demetris Christofias: 
Non è forse un reato penale per un presidente essere un populista incompetente e ottuso, incapace di capire come funziona un’economia, inconsapevole dell’importanza del settore bancario e determinato ad assecondare l’Unione a ogni costo? L’ex presidente, che quasi certamente verrà considerato il primo dei sospetti, potrebbe difendersi sostenendo che ha voluto soltanto proteggere gli interessi dei lavoratori. Il governatore della banca centrale sarà anche lui tra i sospettati, nonostante sia ancora al suo posto ed eserciti il potere? Probabilmente ripeterebbe quello che ha detto in occasione della conferenza stampa di ieri, ovvero che godeva della piena fiducia della Banca centrale europea, di aver informato la Bce di tutto ciò che ha fatto e di averne ricevuto l’approvazione.

Chi ha ucciso veramente bin Laden?



La fine di Osama bin Laden è piena di lati oscuri. E forse il mistero rimarrà per sempre, alimentando la dietrologia. In un articolo intitolato “Chi uccise realmente bin Laden?”, il sito dellaCnn ripercorre il racconto di uno dei membri delle forze speciali che in un’intervista al mensile Usa Esquire il mese scorso aveva detto di essere entrato per primo nella stanza dove bin Laden era in piedi con un mitra “a portata di mano” e di avergli quindi sparato alla testa, due volte, prima che lui potesse aprire il fuoco. Il militare, che per proteggere il suo anonimato nell’articolo veniva indicato come “the shooter”, colui che materialmente aveva premuto il grilletto, diceva di aver lasciato le forze armate nel settembre scorso, perdendo la copertura sanitaria e la pensione. Ma ora spunta una nuova versione: un membro del “Team 6“, il gruppo che partecipò al blitz, racconta che a salire le scale verso il secondo piano della villetta diAbbottabad furono tre Seal, il primo dei quali, il “point man”, vedendo lo sceicco affacciarsi dalla porta della sua stanza aprì il fuoco, colpendolo alla testa. Subito dopo il “point man” entrò nella stanza, e immobilizzò le due donne che vi si trovavano, nel timore che potessero avere indosso delle cinture esplosive. Gli altri due compagni lo raggiunsero e vedendo bin Laden in terra lo finirono con dei colpi di arma da fuoco al torace. Una scena sicuramente molto meno “epica” di quella raccontata a Esquire. E’ molto simile alla prima emersa in un libro dal titolo “No Easy Day”, scritto dall’ex Seal Matt Bissonette. Secondo la fonte di cui parla la Cnn lo sparatore non avrebbe lasciato volontariamente le forze armate, ma sarebbe stato cacciato essendo andato in giro nei bar di Virginia Beach, dove hanno sede i Seal, a vantarsi del suo ruolo nel raid. Al di là delle diverse versioni (per ora siamo a tre) la Cnn conclude citando le parole che il comandante del Team 6 avrebbe detto al presidente Obama pochi giorni dopo il raid:“Non importa chi sia stato a premere il grilletto, ciò che importa è ciò che abbiamo fatto tutti insieme”.

Perché abbiamo paura di Amare?



Fattore reattivo emozionale. Si riscontra nelle persone che considerano l’amore un fattore invalidante in quanto le renderebbe deboli. E’ tipico delle persone che vogliono mostrarsi forti e confermare la propria autosufficienza, in questo contesto l’amore viene visto come una minaccia perché entra in gioco anche la paura di perdere la propria libertà.

Cause Riconducibili All’infanzia, nella fattispecie, nel rapporto con i genitori. Ad esempio, se durante l’infanzia, le richieste d’affetto del bambino non trovano risposta oppure generano un feedback negativo. Il soggetto porterà con sè complessi di inferiorità che in una condizione patologica genereranno un blocco psicologico per il quale il soggetto non si sentirà degno di ricevere amore. Un sintomo tipico di questi soggetti è la difficoltà di instaurare rapporti di qualsiasi tipo, anche in ambito sociale. Per approfondimenticliccate qui.
Fattore intrusivo autolesivo. Anche se non si tratta di vera paura di amare, i sintomi sono analoghi. Tali soggetti, a differenza degli altri, si innamorano ma sono comunque portati a sabotare il rapporto proprio a causa della natura della loro struttura autolesionistica.
La philofobia è una condizione che affligge la vita di chi ne soffre in quanto i philofobi non riescono ad innamorarsi; sono spinti a rincorrere rapporti impossibili dove lasciano prima di essere “abbandonati“. Questi soggetti tendono asabotare il rapporto, trovano pretesti per litigi e preferiscono un rapporto tumultuoso. Talvolta si concentrano su particolari o difetti impercettibili e creano situazione atte a distruggere il rapporto di coppia. Ad esempio potrebbero allestire uno scenario di gelosia: non importa quanto il partner sarà leale e corretto, il soggetto di sicuro sarà portato a distruggere il rapporto per la sua “gelosia“. La gelosia, insieme ad altri fattori, è uno dei tanti pretesti utilizzati dalphilofobo. In ogni caso, la fuga dal rapporto non elimina, anzi, intensifica la paura con una serie di sintomi:
-attacchi di panico
-ansia
-sudorazione eccessiva
-tachicardia
-nausea
-disfunzioni erettili per lui, difficoltà a raggiungere l’orgasmo per lei
Nei casi limite, il soggetto avrà ripercussioni anche al di fuori della sfera sentimentale: le paure possono invadere ogni contesto, dal sociale al lavorativo, condizione tipica del soggetto ansioso. Potrebbe interessarti:
L’unico modo di far fronte a tale condizione è utilizzare la pazienza e adottare delle regole ben precise:
-di fronte ad insicurezza e timore per un nuovo rapporto, non bisogna fuggire ma analizzare le ragioni del disagio. Potrebbe servire chiedere aiuto ad un esperto per uscire da questo stato di solitudine forzata.
-è consigliabile vivere la nuova esperienza giorno per giorno, senza fare progetti. In tal modo i sintomi si attenueranno, con la progettazione il soggetto potrebbe sentirsi in trappola, pertanto i sintomi tenderebbero ad amplificarsi.
-è utile capire che ogni storia è diversa, le persone sono diverse da quelle conosciute in passato. Un aspettoinvalidante è proprio concentrarsi sul passato senza gustare i lati positivi dettati dalla novità.
-potrebbe essere utile confrontarsi con il partner e raccontargli delle proprie paure. In tal modo si intensificherebbe l’entità della fiducia canalizzando il rapporto di coppia in modo positivo.
-è importante capire che essere innamorati non rappresenta alcuna forma di dipendenza dal partner.
-bisogna capire che un rifiuto non è cruciale per la stima di sè. Questo concetto è dedicato a coloro che evitano gli approcci amorosi per timore di un rifiuto o di essere giudicati negativamente.
-per gli autolesionisti: è necessaria una profonda analisi del problema. Il soggetto deve acquisire la consapevolezza che in realtà la sua non è “paura di amare”, bensì, il suo status è riconducibile ad un errata credenza dove il soggetto crede di non meritare alcuna forma di amore. Poiché le condotte autolesioniste hanno invalidato l’intero vissuto del soggetto, questo probabilmente non avrà in memoria dati positivi.
In altre parole il soggetto non ha ricordi di esperienze emotive positive/costruttive, pertanto, per riuscire a consolidare un rapporto è necessario che il soggetto acquisisca esperienze positive con il proprio partner: per un lungo periodo non dovrebbero esserci litigi nella coppia. L’autolesionista imparando il significato di benessere e facendolo suo, sarà portato a salvaguardare il benessere in primis della coppia e, a guarigione ultimata, anche degli altri ambiti. Per i soggetti autolesionisti, è fortemente consigliato un percorso psicoterapeutico/psicoanalitico.
Consigli per il partner: affiancare un philofobo non è un’impresa facile. In genere non è consigliabile mettere in evidenza i propri sentimenti, questo potrebbe amplificare i sintomi del philofobo che farà marcia indietro. Potrebbe essere indicato un percorso di terapia di coppia.
Difficoltà nel rapporto sessuale. Un fattore fondamentale che viene spesso omesso è la difficoltà nel raggiungimento del piacere durante un rapporto sessuale. Difficoltà che induce la donna a fingere l’orgasmo e all’uomo a evitare il rapporto. Tale difficoltà potrebbe attenuarsi con delle posizioni specifiche durante l’atto. Posizioni in cui durante l’atto i volti dei soggetti non siano frontali (posizione ventrale o posizioni in cui la donna è di spalle). La difficoltà appena descritta potrebbe essere ovviata spontaneamente, mediante meccanismi di dissociazione: il partner si proietta in un altro contesto, immaginando un rapporto del tutto diverso. Questa dissociazione nasce da meccanismi inconsci. Come abbiamo visto il philofobo è reticente ai legami sentimentali, pertanto, proprio durante l’intimità, quando la coppia si “fonde“, il soggetto trova questo escamotage per distaccarsi dalla coppia stessa. Inconsciamente il philofobo non accetta di ricevere piacere dal proprio partner e la mancata accettazione sfocia in una dissociazione, atteggiamento disfunzionale.
La paura di amare è tra le peggiore delle paure perché ci priva della più bella componente della nostra vita, quella di amare ed essere amati.
A cura della Dott.ssa Anna Maria Sepe,
specialista in Psicoanalisi Induttiva e Ipnosi traslativa

10 prodotti cancerogeni da eliminare da casa


Non ci si pensa, ma andrebbe fatto. Molti dei prodotti che solitamente si utilizzano per fini domestici contengono, infatti, agenti chimici cancerogeni. Stiamo parlando di formaldeide, nitrobenzene, cloruro di metilene, napthelene, tossine riproduttive e interferenti endocrini. Tutte sostanze che, fidatevi, sono estremamente nocive per l’organismo. Quello che vi consigliamo ( e non è certo la prima volta) è leggere attentamente le etichette, in modo di creare una sorta di parco prodotti casalingo privo di tossicità.  Di seguito vi segnaliamo, nello specifico, 10 prodotti per la casa che, magari si ignora, andrebbero proprio evitati d’acquistare.
1 – I deodoranti molto spesso contengono napthelene e formaldeide. Soprattutto quest’ultima è in grado di determinare irritazioni a carico delle mucose, dermatiti da contatto e asma bronchiale. L’Iternational Agency for Research on Cancer l’ha recentemente classificata come sostanza con “sufficiente evidenza” di cancerogenicità per l’animale e “limitata” per l’uomo.
2 - Le vernici e le tinture per le pareti contengono spesso sostanze tossiche. Già l’abbiamo fatto, ma è bene ricordarvelo. Il mercato è pieno di alternative  ecologiche. Stesso risultato, ma senza correre il rischio di farsi del male.
3 - Non sono propriamente prodotti per la casa, ma è bene essere informati anche su questi. Sono gli sgrassatori per le automobili. La maggior parte sono estremamente nocivi. Se proprio siete costretti ad utilizzarli teneteli lontani da fonti di calore e, una volta terminati, buttateli in un centro di smaltimento apposito.
4 - Quando avete bisogno di una candela utilizzatene una di cera d’api con stoppini di cotone. Abolite completamente quelle composte da paraffina che una volta accese emettono sostanze tossiche come ad esempio la fuliggine. Riconosciuta come forte agente inquinante, oltre che come "collettore" di diversi composti cancerogeni (Leggi anche le candele che non fanno male)
5 - I saponi per tappeti e tappezzeria sono un altro nemico della salute. Comprate, anche in questo caso, quelli che utilizzino esclusivamente ingredienti naturali. E andate a rileggere i consigli su come rimuovere le macchie in modo naturale.
– Per il lavaggio a secco evitate prodotti che utilizzino il percloroetilene. Anche se è, forse, il solvente che garantisce i migliori risultati in termini di pulizia, è piuttosto dannoso sia per l’ambiente che per l’uomo. L’INAIL l’ha recentemente segnalato come agente chimico pericoloso in ambito di incidenti sul lavoro.
Per rimuovere, in ambito domestico, pulci, zecche o pidocchi non utilizzate pesticidi a base di lindano. E’ vero è difficilissimo rimuovere questi parassiti in modo naturale. Azionate, quindi, una misura preventiva. Uno dei metodi naturali più comune consiste nel prendere delle foglie di alloro oppure alcuni rametti di rosmarino (o uno o l’altro, non insieme!), immergerli in un pentolino con dell’acqua, farla bollire, attendere che si raffreddi un po’, bagnare poi uno straccio o un vestito vecchio che non si utilizza più e strofinarlo sul pelo dell’animale. Potete farlo ogni volta che lo ritenete opportuno, poiché trattandosi di foglie di alloro e rosmarino non è assolutamente tossico né per voi né per i vostri animali.
– Anche sui pesticidi per la casa vi abbiamo, in passato, consigliate soluzioni naturali. Adottatele! Sono altrettanto utili e funzionali di quelle chimiche, con la differenza che non fanno male.
– Il forno a microonde anche se è comodonon fa proprio benissimo. Non ce la sentiamo, però, di consigliarvi di privarvene completamente. Fate attenzione, almeno, al tipo di materiale che ci inserite. Ci sembrerà riduttivo, ma è bene ricordarvelo: mai e poi mai plastica e derivati!
10 – Quest’ultimo consiglio è riferito principalmente alle donne. Evitate di tingervi i capelli o, se proprio lo dovete fare, utilizzate rimedi 100% naturali. La giustizia francese (tanto per dirne una) ha recentemente ha punito la Schwarzkopf per un prodotto ritenuto cancerogeno. In particolare, il tribunale di Marsiglia ha condannato il gruppo specializzato nel settore della cosmetica per capelli, per una vicenda che però risale agli anni ’80. Una condanna inedita, che getta un’ombra sulla sicurezza dei prodotti in questione, in particolare, le tinture per capelli.  

IL COACHING, IL METODO CHE TI AIUTA A CAMBIARE, MIGLIORARTI E RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI




Che cos'è il Coaching? Come funziona la metodologia usata in tutto il mondo per cambiare, migliorarsi e raggiungere gli obiettivi? 

Il Coaching nasce negli anni 70, quando un maestro di tennis, Timothy Gallwey sviluppa il concetto di Inner Game, cioè l'idea che "l'avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall'altra parte della rete".
Oggi in tutto il mondo il Coaching è usato nello sport, nelle aziende, nella vita privata, nella carriera ed in qualunque situazione in cui sia necessario un cambiamento, un miglioramento con risultati concreti o uno sviluppo della performance.
Molte volte in determinate situazioni della nostra vita cerchiamo persone che possono consigliarci: genitori, parenti, amici, in alcuni casi siamo fortunati e troviamo la persona giusta che ci supporta e ci consiglia bene, in altri casi no.  In realtà nessuno ci conosce meglio di quanto non ci conosciamo noi stessi ma è anche vero che la cosa più difficile è essere pienamente consapevoli di noi, delle nostre emozioni, delle nostre scelte e del contesto in cui ci si muove.
È altrettanto vero che molte delle risposte su quello che davvero vogliamo fare e dobbiamo fare sono dentro di noi, ma come fare a tirarle fuori?
A volte non è facile capirlo e soprattutto non è facile decidere o scegliere il nostro futuro.
Il coaching è una metodologia che ti aiuta a sviluppare le risorse, tirandole fuori dalla persona stessa, esattamente come faceva l’antica arte dei greci della maieutica.
Un coach non dà consigli, né formula diagnosi, ma fa come da specchio alla persona e con strumenti e domande di precisione la assiste nel percorso di raggiungimento degli obiettivi.
Il focus è principalmente sul futuro ed in parte sul presente, in modo da dirigere tutta l’attenzione su quello che si vuole realizzare e su come realizzarlo, facendo leva sulla Consapevolezza(indispensabile per far luce sui nostri punti di forza, le nostre aree di miglioramento) e la Respons-abilità (l’abilità di rispondere agli eventi).
È anche possibile lavorare sullo sviluppo della persona e delle sue capacità di gestire le emozioni ed utilizzarle per ottenere i risultati, incrementando la propria Intelligenza Emotiva
Nel Coaching quello che conta sono i risultati e le azioni, il feedback di precisione che il Coach può darti per sviluppare il tuo piano d’azione e per raggiungere l’obiettivo finale.
 E allora dai.... sempre avanti....................

La vergogna dell'aborto selettivo


Di pessime azioni non si finisce mai di leggere... In Svezia una donna ha abortito tre volte perchè voleva un maschietto. Ma qual è lo spirito della legge?
L’esistenza di una coscienza morale – di solito riconosciuta dall’uomo di ogni razza e religione – potrebbe anche non bastare se si decide di intervenire giuridicamente nei confronti di un qualsiasi nascituro, espropriandolo del diritto alla vita!
In Svezia, già dal 1938 è possibile interrompere una gravidanza. Un’ulteriore legge, però, ha recentemente stabilito la possibilità di praticare l’aborto selettivo in base al sesso del bambino.
Se esiste una legge è certamente possibile appellarsi ad essa, senza correre il rischio dell’illegalità, ignorando qualsiasi criterio di coscienza morale, indipendentemente dal fatto che possa considerarsi “giusta”.
Proprio nel Paese scandinavo, in questi giorni, una donna ha seguito alla lettera la legge! Mamma già di due bambine ha voluto verificare il sesso del nascituro, relativamente alla sua terza gravidanza, sottoponendosi anche all’esame dell’amniocentesi, sperando che potesse trattarsi di un maschietto. Non avendo potuto soddisfare tale desiderio (poiché l’esito dell’esame aveva preannunciato la nascita di una femminuccia) la donna ha deciso di abortire. In realtà, la donna aveva precedentemente abortito (dichiarandolo apertamente ai medici) per ben due volte, sempre per lo stesso motivo: “voleva” un maschietto!
I medici, rivolgendosi alla Commissione nazionale della salute e del welfare, hanno cercato di capire fino a che punto può essere lecito da parte del genitore operare delle pressioni per conoscere il sesso del bambino. La risposta – neanche a dirlo – ha seguito i dettami della legge secondo la quale l’interruzione della gravidanza fino alla 18esima settimana è un diritto della donna, anche per quanto riguarda il sesso del nascituro.
Più del 25% delle gravidanze in Svezia si concludono con un aborto. Con l’introduzione della cosiddetta “pillola del giorno dopo” la percentuale degli aborti è poi aumentata del 17%. Quindi la laicità delle indicazioni ha lasciato per strada la sensibilizzazione sul tema, in particolare delle giovani donne.
Si rimane senza parole di fronte allo scenario di morte che si profila con l’aborto selettivo, fondato semplicemente sul sesso del nascituro, sui desideri spiccioli che considerano l’identità sessuale un mero dato, una merce come le altre, alla stregua addirittura di una eventuale malattia genetica.
Ma “Un figlio non è un dente cariato. Non lo si può estirpare come un dente e buttarlo nella pattumiera, tra il cotone sporco e le garze. Un figlio è una persona, e la vita di una persona è un continuum dall’attimo in cui viene concepita al momento in cui muore.” (dalla Lettera a un bambino mai nato di O. Fallaci)