giovedì 13 dicembre 2012

Google Maps torna su iPhone e iPad dopo il caos mappe: app riprogettata, navigatore vocale e info in tempo reale


 Dopo tante indiscrezioni, è ufficiale: le mappe di Google tornano sull'iPhone, grazie ad un'app scaricabile dallo store Apple. L'annuncio sul blog di Mountain View che parla di un'app «riprogettata interamente» e di «un'interfaccia sviluppata per rendere la ricerca ancora più facile e veloce». Il divorzio tra Apple e Google si era consumato prima del lancio dell'iPhone a giugno. Ma le mappe poi elaborate da Cupertino hanno scatenato molte polemiche (qui i bug) tanto che l'ad Tim Cook si è scusato con gli utenti e ha pure licenziato il responsabile del flop Richard Williamson.

Le novità. «L'applicazione offre alla mappa più spazio sullo schermo e ne rende la fruizione in mobilità estremamente intuitiva. Il risultato è una mappa vettoriale ancora più nitida che si carica velocemente e consente di ruotare agevolmente le visuali 2D e 3D», spiega sul blog di Google Daniel Graf, responsabile di Maps per il mobile. La nuova applicazione di Google Maps è disponibile da oggi per iPhone e dal 4 gennaio per iPod Touch sulle piattaforme iOS 5.1 e successive (cioè dalla quarta generazione in poi dei dispositivi), in oltre 40 Paesi e 29 lingue tra cui cinese, olandese, inglese, francese, tedesco, italiano, giapponese e spagnolo.

Il navigatore vocale. «Alla base di questa applicazione c'è il nostro costante impegno a migliorare la mappatura mondiale fornendo informazioni dettagliate su oltre 80 milioni di esercizi commerciali e luoghi di interesse - aggiunge Graf -. A condurvi nel tragitto ci saranno un navigatore vocale pronto a guidarvi passo-passo, informazioni in tempo reale sullo stato del traffico, utili per evitare di rimanere imbottigliati e se volete spostarvi con i mezzi pubblici, informazioni su oltre un milione di fermate effettuate da mezzi pubblici. Siamo certi che questo nuova e piacevole esperienza possa essere un buon punto di partenza. Continueremo a migliorare Google Maps per voi, giorno dopo giorno», conclude.

La descrizione ufficiale su App Store
Naviga nei luoghi che ti interessano con Google Maps, ora disponibile per iPhone. Trova mappe complete, precise e facili da usare con la ricerca locale Google, utilizza la guida vocale passo passo, trova indicazioni di trasporto pubblico, prova Street View e altre funzioni incorporate. Utilizza Google Maps per trovare i migliori luoghi dove mangiare, bere, fare shopping e divertirti con le valutazioni e recensioni di persone di cui ti fidi. Effettua l’accesso per salvare i tuoi luoghi preferiti e accedere rapidamente a tutte le tue ricerche e indicazioni che hai precedentemente consultato sul tuo computer, direttamente sul tuo cellulare.

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Semplice e facile da usare

Una nuova esperienza di utilizzo di Google Maps sul tuo iPhone.
Interfaccia semplificata e con un nuovo design per un’esplorazione ancora più facile dei luoghi che ti interessano.
Utilizza le mani per esplorare la mappa e navigare tra i risultati
”.

Il link diretto all'App Store


UE: veto alle pay-tv sui grandi eventi sportivi



Il procuratore generale della Corte di giustizia dell'Unione Europea, il finlandese Niilo Jääskinen, ha respinto, nella giornata di ieri, l'appello della FIFA e dell'UEFA sulla trasmissione televisiva delle fasi finali di Europei e Mondiali. 

Le due massime organizzazioni calcistiche mondiali avevano chiesto di vendere l'esclusiva diretta delle partite alle pay-tv (in Italia per esempio Mediaset e Sky). Le motivazioni, che hanno reso inammissibile questa richiesta, sono sulla base del fatto che si tratta di eventi di “grande importanza” per tutta la cittadinanza e non sarà possibile privare le persone di seguire questi tornei gratuitamente. “La misura di questo provvedimento non è una limitazione del diritto di proprietà – ha spiegato il procuratore generale – ma è solo l'applicazione della normativa comunitaria presente nella Carta dei diritti fondamentali”. Le opinioni del procuratore non sono certamente vincolanti, ma con tutta probabilità la Corte continuerà in questa direzione nel 80% dei casi.

Cile : paura scosse di terremoto


Ore di paura in Cile.
Da poche settimane a questa parte, un'intenso sciame sismico si sta concentrando nel Cile occidentale, a Navidad per l'esattezza. La sequenza sismica nei giorni scorsi ha mostrato un importante segno di rialzo sia sotto l'aspetto qualitativo che sotto l'aspetto quantitativo.
Ed è proprio nella medesima cittadina, composta più o meno da 6.000 abitanti, che l'ansia e la paura hanno preso il sopravvento di molti abitanti. Alcuni stanno decidendo se pernottare in macchina o all'interno di alcune tende, altri decidono invece di rimanere all'interno della propria casa prendendo numerose precauzioni che potrebbero salvarli da un eventuale forte sisma.
Secondo quanto riferiscono gli esperti sismologi dell'area, il repentino aumento di terremoti giornalieri nell'area è un fatto piuttosto anomalo che può presentare due risvolti: potrebbe infatti trattarsi ancora dell'assestamento relativo ai forti terremoti che colpirono l'area circa due anni fa,o, peggio, di una nuova ed importante sequenza con l'incognita legata alla sua evoluzione.
In totale, sono stati registrati circa 180 terremoti avvertibili dalla popolazione.

mercoledì 12 dicembre 2012

Vin Brulè


C affrontare gelide giornate con una gradevole e confortante bevanda calda, il vin brulé!
Il vin brulé è una bevanda molto antica. Basti pensare che nel Medioevo, i monaci benedettini, avendone appurato le proprietà benefiche, lo utilizzavano per combattere i malanni tipici delle stagione fredda. Questa bevanda è un ottimo elisir per la salute e per la sua preparazione non sono richieste particolari abilità tecniche! Insomma una cosa facile, facile
!


Gli ingredienti principali sono semplici e facilissimi da reperire, occorrono:
· 1 litro di vino rosso molto scuro e soprattutto corposo
· 2 stecche di cannella
· 200 grammi di zucchero
· 1 arancia
· 1 scorza di limone,antisettica e balsamica
· alcuni chiodi di garofano,
· 3 grani di pepe nero
· una foglia d’alloro
· una foglia di salvia
· mezza stecca di vaniglia o un pizzico di vanillina
· un rametto di rosmarino
Per chi vuole rendere il vin brulé più speziato, può usare un po’ di noce moscata oppure, se si preferisce più dolce, è possibile aggiungere un cucchiaino di miele.
Vediamo come si prepara
Come prima cosa è necessario tagliare finemente la scorza di limone e quella dell’arancia, evitando di prenderne la parte bianca che renderebbe la bevanda amara. Fatto ciò, si versano all’interno di una casseruola le scorze, e tutti gli altri ingredienti e lentamente il vino rosso,mescolate bene il tutto lasciate in macerazione 5 minuti e poi mettete sul fuoco (dolce) portate a bollore e fate bollire per sei o sette minuti. Filtrate il liquore alla con un colino a maglie finissime i ancora meglio mettete sul colino delle garze, se non le avete potete usare un canovaccio e servitelo bollente in tazza.
Salute a tutti!
ESPRIT de PARIS
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Sussidiarietà immeritata per uno Stato che non desidera il futuro


De Palo e la famiglia


È vero, la situazione di emergenza richiede provvedimenti anche duri e impopolari. È vero che per anni politiche sciagurate e miopi hanno accumulato un debito esorbitante. È probabilmente vero che eravamo sullʼorlo di un baratro e dovevamo  – e dobbiamo –  fare di tutto pur di non caderci. Ma non possiamo perdere di vista i fondamenti. Solo così possiamo ripartire. È inutile riuscire a frenare una macchina che corre verso un burrone, se poi non si riesce a farla ripartire. 
Uno Stato appesantito e stanco, che fatica a rimettersi in moto, non può dimenticare il principio di sussidiarietà. Dalla giusta distribuzione di compiti e risorse, a partire dal basso, può e deve venire una nuova centratura. Dovʼè il nostro baricentro? Come possiamo tornare scattanti? Mentre ogni giorno migliaia di associazioni si spaccano la schiena per il bene comune servendo gli ultimi, talvolta sembra che lo Stato pensi solo a come trarre soldi da queste attività. Si tratta di miopia, oltre che, per alcuni aspetti, di politiche che rischiano di sfociare persino nellʼanticostituzionalità. Si è mai riflettuto su quanto risparmia lo Stato delegando una serie di funzioni (anziani, disabili, giovani, famiglia, educazione…) ad associazioni del Terzo Settore? Si tiene in considerazione il rapporto di fiducia che queste associazioni stabiliscono nei confronti dei cittadini, e che lo Stato non riesce mai a raggiungere? Se ne è mai calcolato il valore economico? Invece si pensa a tassare, o si fanno polemiche sterili, come talvolta appare quella dell´IMU sulle attività delle istituzioni religiose.
La prima cellula sussidiaria è la famiglia. Abbandonata, delusa, tassata. Uccisa nel suo desiderio di felicità e di fare figli. Non si tratta di retorica. Se non si ha nel cuore un desiderio di futuro non si raggiungerà. Quanto guadagna lo Stato, quanto guadagna il nostro vivere insieme, da famiglie forti, unite, che hanno la capacità di costruire progetti? Quanto risparmiamo le istituzioni pubbliche dalla capacità di accudire, crescere, educare, formare, che hanno le famiglie? La qualità della vita è quantità economica, non lo dimentichiamo.


Media e lode


Media e lode


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di Costanza Miriano
Qualche giorno fa mia figlia si è trovata a fare i conti con il primo dieci e lode della sua neonata carriera scolastica, immagino conseguito grazie alla sua simpatia, vista la capacità scrittoria non esattamente da amanuense.
-      “Mamma, che vuol dire dieci e lode?”
-      “Be’, vuol dire che hai fatto le cose bene, ma proprio bene, senza sbagliare niente, e che per questo la maestra ti fa anche tanti complimenti, come se ti desse un bacio.”
-      “Tu sei media e lode, mamma.”
Dopo un’iniziale esitazione, ho concluso che era proprio un gran complimento. Anzi, magari fossi davvero media e lode. Media e lode, mi ha spiegato Lavinia, è quando fai le cose normali, e le fai in modo normale. Un po’ sbagli, che c’entra, mica è un dieci. Però poi ti danno un bacio lo stesso.
Essere normale è una cosa bellissima, se uno sa di essere amato da un Padre misericordioso, che, come dice Lavinia “ti dà un bacio lo stesso”. Anzi, uno che se le cose le fai un po’ meno che normali, se sei proprio tu quella  pecora su novantanove che si sta perdendo ti viene a cercare, lasciando per un po’ le altre da sole.
Ma la “normale e lode” di solito non è quella che si perde, è una pecora che se ne sta al suo posto, bruca e produce onestamente latte e lana. È fedele al suo piccolo quotidiano, alla sua mediocrità che nasconde invece il tesoro segreto: la fedeltà alla nostra realtà, in silenzio, con amore. Fedeltà a una realtà comprendente fatica, scocciature spigoli e varie scabrosità.
Qualcuno – raramente, però – è chiamato a  fare grandi cose, i più invece a essere semplicemente, anonimamente fedeli. Qualcuno si ispira a Superman, qualcuno invece al Normalman di Greg e Lillo, quello che a un certo punto, in soli ventisette minuti e dodici, dismette i jeans e infila il costume da supereroe in lycra ma gli si incastra la chiusura a lampo, qualcuno per cui l’eroismo non è poi così impervio, aiutare la vecchietta a prendere il fustino dal ripiano troppo alto, o ad attraversare la strada. Secondo me è già qualcosa. Siccome io sono normale e lode, mi sembra già abbastanza stare bene al proprio posto di combattimento.
Quello che conta, infatti, è fare le cose con amore, perché si è stati ricolmati dall’amore di Dio (questo è il punto, questo è il fondamento). E questa trasfigurazione deve essere profonda, interiore. Solo in pochi casi ci chiama a fare cose eclatanti.
Tante volte quando qualcuno incontra, o meglio, comincia a sentire, a intuire il profumo di Dio, parte lancia in resta per tutta una serie di impegni che io per capirmi con me stessa (ogni tanto in me coabitano diverse squinternate che faticano a dialogare) chiamo “le cose col bollino cattolico”: impegni, incontri, testimonianze, gruppi, raccolte benefiche, addirittura lotterie, spettacolini e varie iniziative di beneficenza nei casi più gravi. Un modo di cercare stimoli, o di vedersi riconosciuti dal gruppo – questo tante volte ci muove più di quanto vogliamo ammettere – che però non sempre ha molto a che fare con l’amore libero, maturo e adulto che ci viene chiesto. Cose buone, ma non essenziali, non imprescindibili tanto quanto stare con amore al proprio posto di combattimento, con gli occhi aperti a vedere le necessità del fratello nel nostro ordinario, responsabili di chi ci viene affidato, sperando di prendere alla fine della giornata un bel normale e lode.

venerdì 7 dicembre 2012

Siria: portaerei USA



La portaerei americana USS Eisenhower, con a bordo 8 mila militari ed 8 squadroni di cacciabombardieri è giunta dinanzi alle coste siriane nel bel mezzo di una tempesta. Secondo il sito di RT che riporta stamane la notizia è probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.
Secondo il Times, l'amministrazione Obama si prepara a lanciare l'attacco contro il governo di Damasco anche se la Casabianca non ha dichiarato nulla in merito. Secondo le spiegazioni del Times il governo americano entrerebbe in azione qualora Assad usasse le armi chimiche. Ma la domanda è come mai si inviano forze in Siria e si tengono preparate ad intervenire per una probabilità; è come se si sapesse già, insomma, che Assad le userà. In realtà tutto appare una farsa e probabilmente qualcuno userà armi chimiche incolpando Assad, se ciò dovesse essere il casus belli voluto dagli Usa. Secondo il sito israeliano DEBKAfile la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marine. "Abbiamo forze speciali per le operazioni nel posto giusto e non dobbiamo inviarne altre", ha spiegato un ufficiale anonimo degli Usa che ha spiegato che le forze Usa sono pronte all'intervento e che sono già presenti vicino alla Siria. Secondo DEBKAfile, se gli Stati Uniti decidessero di aggredire la Siria avrebbero in questo stesso istante almeno 10 mila uomini a disposizione, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise. Alcune di queste navi sono anche dotate dei sistemi AEGIS, in grado di abbattere i missili con cui la Siria potrebbe rispondere. "I muscoli sono già lì pronti per la flessione", ha detto un ufficiale statunitense al London Times approposito della presenza militare americana nelle vicinanze della Siria. "È prematura dire cosa può accadere e se una decisione è stata presa per intervenire. Non è stato fatto, non abbiamo ancora raggiunto tale decisione. Ci sono tante opzioni ma un'azione militare può essere lanciata rapidamente, nel giro di giorni".

Tutti gli aiutanti di Babbo Natale



Presentato oggi, venerdì 7 dicembre, il complesso di iniziative promosse da Salvamamme a sostegno delle famiglie colpite dalla crisi


In un luogo che, meglio degli altri, rappresenta lo spirito di Salvamamme, cioè la Casetta presso l'ospedale San Camillo, viene presentato l'articolato progetto anti-crisi messo a punto dall'associazione in partnership con Happy Family onlus, Giovani per Roma, il Rotary e tante altre piccole grandi realtà impegnate nel volontariato. È questa l'occasione per incontrare alcuni dei 500 aiutanti di Babbo Natale che già dal mese di novembre hanno deciso di mettersi completamente a disposizione per girare l'Italia e distribuire generi di prima necessità e qualche regalo per i più piccoli alle famiglie disagiate segnalate. Nonostante le migliaia di chilometri già percorsi per le strade del centro e del nord Italia è ora arrivato il momento di mettersi in marcia verso il sud e le isole dove almeno 600 bambini sono annunciati in attesa di qualche sorpresa che renda meno amaro questo Natale all'insegna della crisi. Per maggiori informazioni consultare il sito www.salvamamme.it

LAVORO: ARRIVA L'IMPIEGO? SI TAGLIA UN PIEDE PER NON LAVORARE




In Austria, un 56enne disoccupato, alla notizia di un'assunzione è stato colto dal panico amputandosi un piede! L’uomo era stato convocato dall’Ufficio di Collocamento locale, a
ffinché si sottoponesse alla visita medica di rito per ottenere un impiego. Invece di presentarsi all’appuntamento, il disoccupato austriaco si è chiuso nel suo garage e con una sega elettrica si è tranciato il piede sinistro appena al di sotto della caviglia. Subito dopo, con gran fatica si è recato nella cucina della sua abitazione e ha gettato il piede tagliato nel forno, così che non ci fosse più la possibilità di recuperarlo. Dopo aver fatto ciò, ha chiamato l’ambulanza ed i medici corsi sul posto l’hanno trovato mentre sanguinava copiosamente e zoppicava. Naturalmente non è stato possibile recuperare il piede carbonizzato forno, mentre grazie ad un intervento chirurgico d’urgenza si è evitato che il folle gesto potesse causare al 56enne ulteriori complicazioni.

Sallusti non è un santo, epperò come paese di buffoni siamo unici al mondo di Giampiero Mughini



Nel suo mestiere di direttore di un quotidiano milanese Alessandro Sallusti aveva sbagliato pesantemente alcuni anni fa. Aveva lasciato che un suo collabotratore - l'attuale parlamentare del Pdl Renato Farina - scrivesse delle porcate e per giunta false contro un magistrato e non aveva poi adeguatamente riconosciuto l'errore suo e del suo giornale. Il magistrato offeso aveva sporto querela per diffamazione. Una prima e una seconda e una terza sentenza. Di condanna. Molto pesante per essere l'imputato un giornalista e non un serial killer. Due anni e passa di galera netta, di cella.

Anche perché Sallusti aveva precedenti condanne, da giornalista e non da serial killer. Errori certo, frutti di un giornalismo aggressivo che non ho mai amato. Epperò la cella è simbolicamente pesante, e tanto più in un Paese in cui ammazzi tua madre, ti penti, fai qualche annetto e poi esci libero e vitale. Di giornalisti in cella nella nostra storia recente ce ne sono stati tre, Giovanni Guareschi (che aveva attribuito ad Alcide De Gasperi una lettera infame che lui non aveva mai scritto), l'ex socialista Lino Jannuzzi e adesso Sallusti. e questo mentre di giornalisti che scrivono porcate ce ne sono caterve. Che scrivono fatti mai esistiti, che difammano gente che ne viene segnata, che seguono il vento del tempo e se la prendono con quelli in disgrazia. Io sono piccolo piccolo eppure un giornalista di "Repubblica" scrisse una volta che avevo l'aria di uno spastico, che ero "ripugnante" e che stavo per essere congedato da una trasmissione televisiva perché nessuna voleva venirci a causa mia. In punta di fatto non era vero nulla. Sporsi querela. Il magistrato, evidentemente un lettore entusiasta della "Repubblica", giudicò che quello contro di me era un delizioso articolo ironico e che fossi io a pagare le spese processuali. Capita che tu abbia a che fare con gente di questa risma, e quale che sia la sua professione. Se magistrato, peggio.

Torniamo a Sallusti, e dopo aver detto che se in prigione fosse stato inviato Eugenio Sclafari o Ezio Mauro, oggi in Italia ci sarebbe lo sciopero generale, in Parlamento ci sarebbe il finimodo, l'Ordine dei Giornalisti tuonerebbe a più non posso. Pagliacci. Io non condivido una virgola del giornalismo praticato alla maniera di Sallusti, ma innanzi a un gornalista che va in galera a quel modo e per quelle ragioni mi vengono i brividi. Cella, arresti domicliiri, lui che esce la sera tardi, lo riarrestano, nuovo processo per direttissima fra qualche giorno. Al confronto Stanlio e Ollio non erano nessuno.

Da noi tutto diventa buffonata. Non siamo capaci di portare a misura e a realtà niente. Ci voleva uno schioccare delle dita per dire che sì Salluti aveva sbagliato, che sì doveva pagare dei danni all'offeso, ma che la cosa doveva finire lì. E invece siamo nella farsa più profonda. Sallusti ai domiciliari, la sua compagna Santanché che si lamenta perché loro due non potranno andare da nessuna parte per Natale, i giornalisti di sinistra che tacciono, quelli di destra che ululano. Dio mio, ci sia un limite a questa farsa immonda.




Il presidente Giorgio Napolitano ha i mezzi per mettere un punto e chiuderla per sempre. Un presidente della Repubblica ha dato la grazia a Ovidio Bompressi, un militante di Lotta continua che i tribunali avevano giudicato colpevole di avere ucciso con due colpi alle spalle il commissario Luigi Calabresi. Avevo scritto a suo tempo che era giusto dare la grazia, perché erano passati trent'anni e l'Ovidio Bompressi del terzo millennio non aveva più nulla a che fare con l'eventuale assassino del maggio 1972. Adesso che le cose sono infinitamente più semplici, e siamo nella farsa e non più nella tragedia, il presidente Napolitano dia la grazia a Sallusti e permetta a lui e alla sua compagna di fare delle vacanze a Natale. Di problemi ne abbiamo tanti. Non eccediamo nel gravarci di buffonate.

giovedì 6 dicembre 2012

No alle nozze gay. Ecco tutte le risposte ai perchè!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Ha fatto molto discutere la recente sentenza della Corte di Cassazione Italiana secondo cui la coppia omosessuale deve avere «diritto a un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata». Nella nostra “aperta” società, dicono, è «stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio». Al riguardo sono usciti diversi articoli sulla stampa cattolica e non, scritti da filosofi, psicologi e giuristi, attraverso i quali si riesce a comprendere meglio la situazione. Molti sono raccolti in questa pagina, che sarà in continuo aggiornamento.

Il filosofo Giacomo Samek Lodovici, docente presso l’Università cattolica, ha spiegato: «è ovvio che le coppie omosessuali non possono contribuire mediante la procreazione alla continuazione della società. Si obbietta che potrebbero farlo adottando dei bambini ma, in realtà, dare dei bambini in adozione a queste coppie significa, quanto meno, privarli della figura materna/paterna, che non può essere surrogata da chi è uomo/donna». Inoltre, «i dati che finora abbiamo a disposizione mostrano che i bambini affidati a queste coppie hanno una probabilità molto più alta di soffrire di gravi disturbi psicologici, di avere un’autostima bassa, una maggiore propensione alla tossicodipendenza e ad autolesionarsi». Tutto questo, ha spiegato il filosofo (citando ovviamente le fonti bibliografiche), per i seguenti 5 motivi: 1) assenzadella figura materna/paterna; 2) brevità dei legami omosessuali; 3) probabilità molto superiori degli omosessuali di avere una salute peggiore; 4) i bambini che vengono adottati hanno alle spalle già unastoria di sofferenze e/o violenza: così, alla differenza tra i genitori naturali i genitori adottivi – che già di per sé costituisce una difficoltà – si viene ad aggiungere il fatto che la coppia dei secondi non è analoga alla coppia dei primi; 5) è insito nel bambino un bisogno di divisione dei ruoli, di sapere “chi fa che cosa” e “da chi mi posso aspettare questo atteggiamento e da chi mi posso aspettare quell’altro. Il matrimonio monogamico, ha quindi concluso, offre maggiore garanzie di stabilità, perché: a) il vincolo giuridico matrimoniale rafforza il legame; b) il diverso atteggiamento dei coniugi (che fanno un progetto di definitività) rafforza l’impegno; c) l’antropologia culturale dimostra che la ritualizzazione (per es. la cerimonia nuziale) di un impegno accresce la capacità di rispettarlo. Inoltre lo Stato deve proteggere il matrimonio monogamico perché è l’istituto giuridico migliore per garantire la continuazione di una società.

Il giurista Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e Presidente onorario del Comitato nazionale per la bioetica, ha affermato: «A mio avviso, dietro a tutta questa dinamica – che riguarda ormai la grande maggioranza dei Paesi occidentali – non c’è tanto una nuova consapevolezza del valore del rapporto di coppia omosessuale quanto, piuttosto, una continua e, sembra, inarrestabile perdita di valore dell’essenza del matrimonio in quanto tale». Ha quindi continuato: «Quanto più il matrimonio viene interpretato come un’esperienza eticamente ed antropologicamente fragile, e priva comunque di un grande spessore sociale, tanto più diventa facile equiparare al matrimonio esperienze di rapporto – come quella omosessuale – che, con il matrimonio autentico, hanno ben poco a che fare, ma che possono diventare apparentemente simili al matrimonio quando il matrimonio eterosessuale viene progressivamente svuotato di senso, di valore o di dignità».

Lo psichiatra Italo Carta, docente di Clinica Psichiatrica presso l’Università degli Studi di Milano, ha spiegato che se la legge, come fa la sentenza della Cassazione, va contro il diritto naturale praticamente annullandolo, succede il caos: «Se si tolgono le evidenze che accomunano qualsiasi uomo, a prescindere dal contesto e dalla tradizione da cui proviene, si cade nell’arbitrarietà», cioè «prevale il diritto del più forte, di chi urla di più. In questo caso quello dei promotori di questi diritti. Siamo in un momento storico in cui la volontà è così tracotante da voler prendere il sopravvento sulla conoscenza delle cose e così le violenta: io voglio fare una famiglia con una persona del mio stesso sesso, non solo chiedo di non essere discriminato ma pretendo di generare, con tecniche violente e artificiali, e poi pure di allevare, un innocente in un contesto che non gli farà sicuramente del bene. Se si salta il fondamento del diritto che è nella legge naturale, e nella ragione umana che la riconosce, la giustizia muore. Non possiamo neppure parlare più di diritti universali». Non basta l’amore per crescere dei bambini, spiega, «servono due personalità differenti dal punto di vista psichico». Nella carriera scientifica «ha seguito tanti omosessuali. Sono aumentati moltissimo negli ultimi anni. La scienza e l’esperienza dicono che non c’è alcun difetto di natura in loro. Non esiste l’omosessualità naturale, non è iscritta nel Dna. L’omosessualità è un’elaborazione della psiche di modelli affettivi diversi da quelli verso cui la natura normalmente orienta. Questa tendenza è del tutto reversibile. Io mi sono scervellato per anni, ho letto molto su come si può correggere questa tendenza, il problema è che spesso, pur vivendo un disagio, molti di loro non vogliono correggersi». E’ possibile riconoscere  loro dei diritti (possibilità di succedere nel contratto di locazione, ricevere prestazioni assistenziali dai consultori familiari, astenersi dal testimoniare in processi che vedono coinvolto il partner etc.), «ma non si può andare oltre a concessioni di questo tipo. Pena la salute mentale di terzi». I figli, ma «anche alla stabilità della società intera. Questa sentenza abolisce l’evidenza e quando si abolisce il principio di evidenza naturale la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Ripeto, pur non essendo solito fare affermazioni dure, dato che gli omosessuali sono persone spesso duramente discriminate, non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste, e che quindi non ha rilevanza, è da criminali». Italo Carta, ordinario di Psichiatria presso l’Università degli Studi di Milano (lo aveva già fatto in questa occasione). Intervistato da “La Stampa” ha affermato: «ritengo che le coppie di omosessuali e quelle di lesbiche che non solo adottano un bambino ma si fanno ingravidare e inseminare preparino un grave rischio di patologie per la prole». Ovvero «depressioni, disturbi della personalità e dell’identità [...], collasso della funzione simbolica paterna». Lo psichiatra si è anche lamentato del fatto che queste questioni «ormai sono in mano a gruppi di pressione e politici entusiasti di aumentare il proprio consenso. Dell’aspetto psicologico clinico importa poco a tutti». In una coppia omosessuale il bambino avverte inevitabilmente «la violenza fatta alla realtà, con cui il ruolo paterno e materno vengono assunti, e la mancanza del diventare madre o padre per donare il figlio all’altro e stabilire un rapporto di reciprocità».

Il professor Antonio Maria Baggio, politologo e docente di Filosofia politica presso l’Istituto universitario“Sophia” di Loppiano, ha invece affermato: «Il matrimonio come tale, anche se non è cristiano, è il solo matrimonio tra persone di sesso differente. Il cristianesimo poi valorizza l’unione naturale tra un uomo e una donna conferendo tutto l’apporto del sacramento [...]. Però non serve avere la fede cristiana, o un’altra fede, per dare così tanta importanza all’unione in sé, perché è un dato di natura. Dobbiamo fare appello alla realtà dei fatti, cioè alla struttura antropologica dell’uomo e della donna.[...] Ciò che la cultura cristiana ha sempre pensato è che non sia necessaria la fede per riconoscere la verità dell’uomo». La difesa del matrimonio «è anzitutto una battaglia civile per fare in modo che la società abbia questo legame fondativo, importante, che è basato sulla fiducia reciproca di un uomo e una donna che si scelgono per l’intera esistenza. Questo crea una solidità nella società e questo ha anche un riscontro nella struttura psicofisica delle persone altrimenti si pensa che veramente in base ad un desiderio, ad un impulso, ad una esigenza individuale si possa decidere che l’essere umano è fatto diversamente da come in realtà è fatto. [...] Ed è per fedeltà alla realtà che è necessario difendere il matrimonio tradizionale».

Il filosofo Vittorio Possenti, docente presso l’Università Cà Foscari di Venezia e membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, ha invece dichiarato: «Noi assistiamo da alcune decine di anni in Occidente ad una visione dei diritti umani che sta cambiando in maniera molto forte. Se noi stiamo accanto ad una visione dignitaria, i diritti umani sono centrati sulla persona e non possiamo decidere qualsiasi cosa. E invece, come accade con i diritti cosiddetti sessuali, andiamo verso una visione libertaria dei diritti umani e prendono grande rilievo esclusivamente i diritti di libertà. [...] Noi non possiamo trattare cose diverse in maniera uguale. Quindi, c’è un richiamo al principio di non-discriminazione e di uguaglianzache va considerato molto attentamente». Il filosofo precisa meglio il suo pensiero: «Un matrimonio naturale, di cui parla l’articolo 29 della nostra Costituzione, non può essere assimilato ad un cosiddetto matrimonio omosessuale, perché manca in maniera intrinseca l’orientamento alla fecondazione e alla procreazione, che rimane un fine fondamentale della società naturale chiamata famiglia e fondata sul matrimonio». Ritorna quindi sui “presunti” diritti: «Un diritto umano è qualcosa che spetta alla persona come tale, ma non ogni pretesa della volontà o del desiderio può essere classificata sotto “diritto umano”. Si tratta comunque sempre di trovare qual è il bene che si intende tutelare. Se noi tuteliamo la famiglia, se tuteliamo il matrimonio fondato – appunto – sull’unione eterosessuale, sappiamo quali sono i beni che vogliamo tutelare. Nel caso di una unione omosessuale, non risulta immediatamente chiaro quale sia il bene che si vuole tutelare».

Il giurista Antonio Gambino, professore ordinario di Diritto privato nell’Università Europea di Roma, ha spiegato che la sentenza «si pone in aperto contrasto con il complesso delle norme in materia familiare. A meno di non voler intendere che “vita familiare” sia ormai diventato sinonimo di qualunque forma aggregativa (dai club sportivi, alle “famiglie” aziendali, per passare ai vincoli solidaristici delle associazioni di tendenza». Ricorda che la responsabile di questa “sentenza creativa” è la stessa che nel 2007 ha firmato la sentenza Englaro, aggiungendo poi che «il diritto italiano affronta attualmente il tema della distinzione di sesso rispetto all’istituto del matrimonio civile» e che «tutti i giudici di legittimità della suprema Corte sono tenuti ad applicare. Dall’insieme delle disposizioni che disciplinano il matrimonio emerge con chiarezza che la diversità di sesso dei coniugi ne costituisce presupposto indispensabile e che solo a tale forma di unione il legislatore riconosce tutela e rilevanza giuridica». Anche «la rara giurisprudenza che si era occupata della questione ha considerato la diversità di sesso dei coniugi tra i requisiti minimi indispensabili per ravvisare l’esistenza di una famiglia. Sono norme che compongono elementi essenziali del cosiddetto “ordine pubblico” dello Stato, che implica l’illegittimità di matrimoni contratti da soggetti non distinti sessualmente». Si fa quindi notare che l’articolo 29 della Costituzione, riconosce, nel primo comma, “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e «con tale espressione si intende che la famiglia contemplata dalla norma ha dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che dunque il legislatore ordinario può “solo” riconoscere». Questo significato del precetto costituzionale «non può essere superato per via ermeneutica, con una semplice rilettura “culturale” (o, piuttosto, “ideologica”) del sistema». La normativa italiana dunque non può in alcun modo ritenersi “superata”, la quale «pone la famiglia, unione tra uomo e donna, quale cellula fondante della nostra società umana e, perciò, meritevole di norme di protezione di rango superiore rispetto ad altre unioni affettive».
In un’altra occasione ha continuato dicendo che in Italia non sarebbe possibile approvare il matrimonio omosessuale perché «il nostro matrimonio è fondato sulla distinzione tra i sessi. Sarebbe altresì necessario un massiccio intervento di modifica del Codice Civile, oltre che dell’articolo 29 stesso; il quale, a sua volta, si richiama alla concezione del matrimonio presente nel Codice Civile all’epoca vigente, nel ’42, ove veniva messa in risalto proprio la differenza di sesso». In ogni caso non è certo la maggioranza (degli Stati esteri o dei politici italiani) che connota l’etica: «Abbiamo avuto in passato maggioranze legittime che hanno realizzato leggi del tutto contrarie all’uomo. un esempio storico eclatante di come morale e legge non sempre coincidano, e che in casi estremi prevalga comunque l’etica lo abbiamo con il processo di Norimberga dove gli esecutori degli ordini e delle azioni più efferate furono condannati non sulla base delle leggi che, formalmente, gli avrebbero permesso di compiere i crimini che avevano commesso, quanto dei principi del diritto naturale».

Lo psichiatra Eugenio Borgna, docente presso l’Università di Milano e primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara, ha affermato«Il matrimonio nasce dall’integrazione delle due psicologie diverse, quella femminile e quella maschile [...], legami che prescindano da questa integrazione femminile/maschile si muovono su un campo diverso dal matrimonio e dall’istituto della famiglia, senza con questo discriminare nessuno: sono realtà profondamente differenti». L’affermazione secondo cui ormai è radicalmente superata la necessità che i coniugi siano di sesso diverso, è «apodittica, non motivata: non rivela il cammino con cui ci si è arrivati, non dà argomentazioni né ricostruzioni storiche e psicologiche. Insomma, è una fucilata che giunge senza un’origine, una opinione strana, tutt’altro che univoca e soprattutto non razionale, perché dà per scontato ciò che non lo è. Il senso comune è radicalmente - questa volta sì – allergico a una tesi simile». Il diritto dei gay a vivere liberamente una condizione di coppia, è «cosa ben diversa dal matrimonio, che nella nostra concezione della vita nasce dalla contestuale presenza dei due diversi mondi che lungo un progetto unitario uniscono le loro storie personali, anche sessuali, necessarie l’una all’altra per completarsi. Tanto più se ci sono figli, che senza ombra di dubbio hanno bisogno di una madre e di un padre, di due polarità ben precise, anche sessualmente definite. Secondo natura». Lo psichiatra ha fatto inoltre notare un errore clamoroso nella sentenza, quando si nega la valenza “naturalistica” alla differenza di sesso tra coniugi: «il termine “naturalistico” in psichiatria, che è una scienza biologica, significa una degenerazione del naturale, una deformazione. Insomma, chi ha redatto la sentenza ha usato un termine errato, incorrendo in un lapsus fragoroso e dicendo alla fine il contrario di ciò che intendeva sostenere. Cosa significa naturale? Ciò che si sviluppa spontaneamente, lungo orizzonti ontologici predicati nella condizione umana. Il “naturalistico” invece tradisce l’umano. Dunque sono d’accordo: la necessità che i due coniugi siano uomo e donna non è “naturalistica”, infatti è naturale».  Secondo la sua esperienza di medico, «la gente non si riconosce nelle parole di questa sentenza. Nemmeno chi a voce alta non ha coraggio di dirlo».

Il giurista Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, ha spiegato che la Cassazione ha riaffermato che «non c’è un diritto fondamentale a contrarre matrimonio da parte di due persone dello stesso sesso», nemmeno c’è il diritto ad essere riconosciute se si sposano all’estero. Inoltre la sentenza «respinge la richiesta della coppia gay di portare la vicenda davanti alla Corte di giustizia europea», poiché essa non è competente. Non siamo quindi davanti a “diritti fondamentali”. Il problema è che la Cassazione «non si fa più interprete del diritto vigente», ma parla di “concezione superata” riferendosi alla diversità di sesso come principio indispensabile per il matrimonio. Lo fa senza basi, «o la giurisprudenza manifesta convinzioni personali oppure pretende di farsi interprete della sensibilità sociale, ma questo non è suo compito», va oltre «quella che è la sua funzione interpretativa dell’ordinamento, e si spinge a fare una valutazione di tipo culturale». Oltretutto si dimostra contraddittoria in più punti. Bisogna anche insistere sul fatto che «la libertà di vivere in una condizione di coppia», come chiede la Cassazione, «esiste già e non richiede una distorsione dell’istituto del matrimonio».

Il magistrato Guido Piffer, presidente di sezione del Tribunale di Milano, il magistrato Tomaso Emilio Epidendio e il magistrato Giuseppe Ondei, presidente della sezione famiglia e minori del Tribunale ordinario di Brescia, hanno scritto un articolo critico verso la sentenza della Cassazione, affermando: «lo spirito del tempo si incarna in quello che potremmo definire un “approccio sentimentale” alla giustizia», dove «si privilegiano le soluzioni alle questioni giuridiche che sentiamo emotivamente come giuste». Questo approccio presenta dei rischi, ovvero «rendere le decisioni sempre più imprevedibili e contraddittorie, in quanto legate alla soggettiva e mutevole emozionalità delle singole persone, fino ad arrivare ad uno scontro acceso tra posizioni irriducibili in quanto non fondate su ragioni, ma appunto su sentimenti, che si provano e non si argomentano, ciò che potrebbe portare (se non ha già portato) ad una crisi dell’attività di motivazione dei provvedimenti». Non avviene più l’analisi degli argomenti a favore e contro, ma «si sceglie la soluzione che si “sente” come giusta e si passa, poi, a cercare gli argomenti a sostegno, spesso senza neppure preoccuparsi della loro coerenza», creando «conflitti molto aspri su questioni delicatissime». Dopo questa considerazione generale i magistrati entrano nel tema della sentenza della Cassazione in un secondo articolo: il campo del matrimonio è «un terreno fertilissimo per un approccio “sentimentale” al diritto, perché sull’applicazione della norma ricade inevitabilmente l’influenza del bagaglio culturale ed emotivo di colui che quella norma deve applicare». A questo punto si analizzano le fallacie argomentative dei giudici della Cassazione, i quali interpretano il matrimonio comelogica “instintuale”, cioè «soddisfacimento di un bisogno del corpo, in cui il partner è lo strumento di tale soddisfazione e in cui centrale diventa perciò la disposizione del “diritto sul corpo”». Per regolare ciò viene definito un “contratto”, utile a una «regolazione consensuale di prestazioni viste come corrispettive e nel quale la stessa differenza sessuale non ha alcun ruolo determinante». Ma, obiettano,«questa prospettiva non riconosce la dignità dell’altro, visto appunto come strumento di soddisfacimento di un bisogno, e non come persona». La seconda interpretazione del matrimonio da parte dei giudici della Cassazione è quello del legame sentimentale, e il mezzo giuridico è quello del«riconoscimento di diritti fondamentali, o comunque indisponibili». All’interno di questa logica, rilevano i magistrati, «nulla vieta che il sentimento possa legare persone dello stesso sesso e, spesso con suggestivi salti retorici». Ma il problema di questa interpretazione del matrimonio è che «la variabilità e mutevolezza nel tempo del medesimo comporta inevitabilmente la possibilità di scioglimento dal legameogni qual volta il suo fondamento sentimentale venga meno», con conseguenze «sulla stabilità delle famiglie. In altre parole, alla solidarietà che associa i diritti ai doveri viene sostituita una visione cheassolutizza il diritto alla felicità individuale, senza disponibilità ad integrarlo con il bene degli altri componenti del gruppo familiare: cessato il sentimento, non solo viene meno il fondamento sostanziale del matrimonio, ma il rapporto da strumento di realizzazione della propria felicità si muta nel suo opposto, diviene cioè causa della propria infelicità dalla quale ci si deve dunque liberare al più presto». Preoccupante, concludono i magistrati, è la tendenza a «trasformare qualsiasi nostro personalissimo desiderio in un diritto fondamentale», e questo «non è affatto innocuo e vantaggioso per tutti, perché comporta l’insorgenza di obblighi e la possibilità coattiva di farli rispettare: occorre cioè investigare i caratteri che una unione deve avere per aspirare ad ottenere rilevanza giuridica, ad assurgere addirittura a diritto fondamentale e bisogna chiedersi se davvero tutte le unioni possano avere queste caratteristiche»Nel loro terzo articolo, sottolineano che la “promessa” è il fondamento del matrimonio, cioè un impegno che entrambi i coniugi unilateralmente si scambiano liberamente di fronte alla società per istituire una comunità destinata fisiologicamente a durare. Ribadiscono che «i termini e i concetti giuridici non sono per nulla “neutri” ed intercambiabili a piacimento, perché ognuno di essi sottende una precisa concezione, una scelta di valore: il matrimonio in una prospettiva strettamente volontaristica non è il matrimonio in una prospettiva istituzionale».

Il docente di Giurisprudenza presso l’Università di Princeton, Robert George, il docente di filosofia presso la stessa università, Sherif Girgis e il docente di Scienze politiche presso l’Università di Notre Dame,Robert Georgehanno pubblicato uno studio sul matrimonio -su “Harvard Journal of Law and Public Policy”, una delle riviste giuridiche statunitensi più importanti-, in cui affermano che l’unione tra un uomo e donna è un bene per la società, mentre il riconoscimento di quello omosessuale è una minaccia. Lo hanno dimostrato senza appellarsi a nessun argomento teologico. Ciò che lo rende un bene in sé è il suoorientamento intrinseco alla procreazione e all’educazione dei figli. Le tradizioni religiose, affermano, hanno solo riconosciuto quella che è un’istituzione naturale. Il matrimonio, infatti, è una pratica sociale la cui base può essere compresa dalla ragione umana comune, qualsiasi sia la nostra tradizione religiosa. Fanno notare che non c’è nessuna discriminazione nel non riconoscere le coppie omosessuali, così come non c’è discriminazione nel non riconoscere con la legge le unioni aperte, temporanee, poligamiche, incestuose o animali. E’ vero, l’incesto può generare bambini malati, ma perché lo Stato non dovrebbe riconoscere l’incesto tra adulti sterili? Il matrimonio implica un’unione completa tra gli sposi, anche l’unione fisica degli organi ma gli omosessuali non hanno nessun organo da unire, dunque la loro unione non può essere matrimoniale se per matrimoniale si intende l’unione completa e quindi anche organica. Il matrimonio, spiegano, è l’unione completa di due persone sessualmente complementari che consumano la loro relazione in un atto che è di per sé generativo. Inoltre, data la tendenza della relazione matrimoniale alla procreazione non sorprende che, secondo le più accessibili e migliori evidenze sociologiche, i bambini raggiungono i punti più alti negli indicatori di crescita sana quando sono educati dai loro genitori biologici. Il matrimonio omosessuale influisce negativamente su quello eterosessuale in quanto abolendo il concetto coniugale di matrimonio si indebolisce l’istituzione sociale del matrimonio,oscurando il valore della genitorialità di sesso opposto e minacciando la libertà morale e religiosa. Inoltre, riconoscere un’unione in base a un sentimento emotivo tenderà a far crescere l’instabilità coniugale e indebolire l’aspettativa sociale che si ha sul matrimonio significa rendere più difficile ai coniugi il compito di attenersi alle norme del matrimonio naturale. La cosa fondamentale è poi l’oscuraramento del valore della differenza sessuale dei genitori, la quale è ampiamente dimostrato dalla medicina e dalla sociologia essere la migliore per la crescita della prole. L’affermazione omosessualista di riconoscere unarelazione romantica non tiene: se l’unione tra due uomini deve essere riconosciuta sulla base dell’amore romantico, perché non dovrebbe essere riconosciuta anche quella tra tre uomini? Non si può nemmeno riconoscere le unioni omosessuali come matrimoniali sulla base di ciò che causa l’omosessualità, come unatendenza genetica secondo alcuni. La bontà del matrimonio naturale e il suo apporto al bene comune, concludono gli studiosi, possono essere compresi, analizzati, e discussi senza argomentazioni teologiche.

Il sociologo Pietro Boffi, ricercatore del Cisf (Centro internazionale Studi famiglia) ha riflettuto«occorre interrogarsi se la definizione di famiglia finora valida sia ormai vuota. Io sono convinto di no: maschio e femmina, un padre e una madre, sono categorie che non si buttano in un attimo, non possiamo ignorare l’intera psicologia dell’età evolutiva. Stiamo assistendo a una disarticolazione delle categorie mentali dell’umano». Anche tenendo in considerazione le coppie gay, ha ricordato che «la famiglia non è solo il luogo degli affetti, ma si regge su un patto che garantisce davanti a tutta la società due cose: lastabilità e la procreazione. Da sempre la procreazione è un fatto sociale, esce da un aspetto meramente privato. Ecco perché il matrimonio è un istituto giuridico».

La psicologa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, ha ricordato che«affermare che l’unione di un uomo e una donna è uguale a quella tra persone dello stesso sesso significa pensare che tra maschio e femmina non c’è differenza, cioè che ogni individuo è totipotente e indifferenziato, che non ha limiti, perché ognuno è tutto. Non a caso il terreno di questa battaglia è proprio il sesso, la differenza più radicale nella persona, l’aspetto davvero fondante del limite: chi è maschio non è anche femmina e viceversa. Pensiamoci bene: qualsiasi donna incinta chiede subito se il figlio “è maschio o femmina”, perché così ne conoscere l’identità». Secondo la neuropsichiatra, l’adozione di un figlio da parte delle coppie gay «provocherà danni molto gravi a questi minori. Potrà vivere quel bambino con due genitori maschi (o femmine)? Dipende: se vogliamo crescerlo nell’onnipotenza sì, ma sappiamo che questo non lo farà stare bene. Il fatto è che oggi si pensa che amare un figlio significhisolo riversargli addosso dell’affettività, ma così non è. A forza di desensibilizzare le persone e di svuotare le parole del loro vero significato – famiglia, matrimonio, diritti – si diluisce ogni confine»