lunedì 30 aprile 2012

Martina Guiggi (Pisa, 1 maggio 1984)






Martina Guiggi (Pisa, 1 maggio 1984) è una pallavolista italiana.
Gioca nel ruolo di centrale nel Gruppo Sportivo Oratorio Villa Cortese.




La carriera di Martina Guiggi inizia nel 1998 nella società pallavolistica della sua città, ossia la Pallavolo Pecciolese, che milita nel campionato di serie C.


Nella stazione 2000-01 milita nel Club Italia, vincendo il campionato europeo juniores. L'anno successivo esordisce in serie A1 con la maglia dell'Asystel Novara: sempre nello stesso anno, e precisamente il 4 giugno 2002 fa l'esordio nella nazionale italiana maggiore contro il Giappone nel torneo di Montreux.


Nel 2004 passa nelle file della Scavolini Pesaro con la quale vince diversi trofei tra cui la coppa CEV, la coppa Italia, la supercoppa italiana e nel 2008 anche lo scudetto.
Fa parte della squadra Nazionale che partecipa alle Olimpiadi di Pechino 2008.
Nella stagione 2008-2009, sempre con la maglia di Pesaro si aggiudica per la seconda volta consecutivamente il titolo di Campione d'Italia, oltre alla sua seconda vittoria personale in Coppa Italia.
Nel luglio 2009, a Vasto, nei giochi del Mediterraneo 2009 conquista la medaglia d'oro battendo in finale la Turchia. Nello stesso anno, a causa di un infortunio, non partecipa agli Europei che vedono riconfermare il titolo alla nazionale italiana.


Nella stagione 2011-12 viene ingaggiata dal GSO Villa Cortese.



CODACONS: “UDINESE vs LAZIO va ripetuta per grave errore tecnico”


Ennesima vergogna su un campo di calcio. L'arbitro ha dimenticato il regolamento!






«Manca una manciata di secondi alla fine di Udinese Lazio. La palla è tra i piedi di Gonzales che potrebbe rilanciare nell’aria di rigore avversaria per un ultimo tentativo di pareggio. Qualcuno fischia la fine della partita, ma non è l’arbitro. Il giocatore della Lazio lascia la palla, il portiere Marchetti si getta in terra disperandosi per la fine della partita. Solo un giocatore dell’Udinese prende la palla e giocando praticamente da solo segna nella porta vuota, mentre l’arbitro Bergonzi fa segno di non aver fischiato la fine, con il che dimostrando di aver sentito anche lui il triplice fischio, che hanno sentito distintamente milioni di telespettatori.
L’arbitro convalida, poi si ferma e pare voglia scodellare la palla annullando il gol, poi ci ripensa e comanda la battuta dal dischetto del centrocampo. Si scatena una rissa e tre giocatori della Lazio vengono pesantemente sanzionati: ma avevano ragione. Infatti il regolamento dice: ‘Se uno spettatore emette un fischio e l’arbitro considera che tale fischio abbia interferito col gioco (ad esempio, inducendo un calciatore a raccogliere il pallone con le mani presumendo che il gioco sia stato interrotto), l’arbitro interromperà il gioco e lo riprenderà con una propria rimessa dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrottò.
Tutto ciò si legge nell’Interpretazione delle Regole del Gioco e linee guida per arbitri preso dal sito dell’AIA, Associazione Italiana Arbitri. Di fronte all’evidenza delle immagini è lecito domandarsi se l’arbitro Bergonzi conoscesse il regolamento.




Il Codacons ha predisposto una richiesta alla FIGC ed alla Lega per la ripetizione della partita per grave errore tecnico. Il nostro compito - dicono dal Codacons – è tutelare gli azionisti e gli scommettitori. I primi subirebbero un danno se una S.P.A. quotata in borsa non centrasse l’obiettivo Champions League proprio per questo errore. I secondi sono danneggiati in maniera evidente: sia chi aveva scommesso sull’1 a 0, sia chi aveva scommesso sull’eventuale 1 a 1, sia, infine, chi ha scommesso sulla qualificazione della Lazio in Champions.
Se la partita non dovesse essere annullata e ripetuta il Codacons predisporrà azioni collettive di risarcimento a favore dei soggetti lesi e nei confronti della FIGC, della Lega Calcio e dello stesso arbitro Bergonzi». Lo comunica, in una nota, il Codacons.

domenica 29 aprile 2012

L'amico Piero lascia fama e successo per servire la FEDE. Grazie per l'esempio....




Un pilota d’aereo, un magistrato, ma anche un giovane “di parrocchia”, laureato e fidanzato. Storie di vita e di fede raccontate con l’accento romano, vicentino, ma anche ivoriano, colombiano e vietnamita dai 9 diaconi che domenica 29 aprile, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, hanno ricevuto l’ordinazione sacerdotale dalle mani di Benedetto XVI. Otto di loro sono divenuti sacerdoti per la diocesi di Roma. Uno, Giuseppe Vu Van Hieu, vietnamita, formatosi anche lui nella Capitale, all’Almo Collegio Capranica, sarà ordinato per la diocesi di Bui Chu.

Tre i nuovi presbiteri provenienti dal Pontificio Seminario Romano Maggiore: don Giuseppe Cippitelli, don Claudio Fabbri e don Alfredo Tedesco. Quest’ultimo, formatosi nell’Azione cattolica della parrocchia di Santa Maria della Mercede, fidanzato, con una laurea in chimica, racconta di aver avvertito presto che «la realtà che vivevo mi stava stretta». A 22 anni entra al Maggiore per l’anno propedeutico. Alla celebrazione per la sua ordinazione ha preso parte anche la sua ex fidanzata con il futuro marito.

Arriva dal Capranica invece don Piero Gallo, 42 anni. Una vocazione adulta, la sua, maturata attraverso un percorso professionale che lo ha portato a essere magistrato, per 2 anni, e quindi, per 8 anni, avvocato dello Stato. Ad indicare l’esperienza che ha cambiato la sua vita non ha dubbi: «L’ascolto delle catechesi sui dieci comandamenti tenute nella mia parrocchia di Santa Maria Goretti da don Fabio Rosini», riferisce ed il cammino neocatecumenale.

Gli ultimi 4 ordinandi, infine, si sono formati al Collegio diocesano Redemptoris Mater. Si tratta del trentenne Jean Florent Agbo, ivoriano, del colombiano Jorge Alexander Suarez Barbaran, 31 anni, di Daniele Natalizi, ventisettenne originario di Vicenza, e del romano Marco Santarelli, 30 anni il prossimo novembre. Pilota di aereo privato con il sogno di portare, un giorno, un Boeing 747, don Marco parla della Giornata mondiale della gioventù di Toronto, nel 2002, come occasione nella quale la chiamata da parte del Signore lo ha raggiunto in modo significativo «attraverso le parole di Giovanni Paolo II che invitava i giovani a seguire Gesù Cristo senza paura». Due anni dopo entrava in seminario, accompagnato dalla sua comunità neocatecumenale.

L'amico Piero Gallo sacerdote per mano del Papa



Benedetto XVI alla Santa Messa con Ordinazioni sacerdotali (29 aprile 2012)




OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
IV Domenica di Pasqua, 29 aprile 2012




Venerati Fratelli,
cari Ordinandi,
cari fratelli e sorelle!

La tradizione romana di celebrare le Ordinazioni sacerdotali in questa IV Domenica di Pasqua, la domenica «del Buon Pastore», contiene una grande ricchezza di significato, legata alla convergenza tra la Parola di Dio, il Rito liturgico e il Tempo pasquale in cui si colloca. In particolare, la figura del pastore, così rilevante nella Sacra Scrittura e naturalmente molto importante per la definizione del sacerdote, acquista la sua piena verità e chiarezza sul volto di Cristo, nella luce del Mistero della sua morte e risurrezione. Da questa ricchezza anche voi, cari Ordinandi, potrete sempre attingere, ogni giorno della vostra vita, e così il vostro sacerdozio sarà continuamente rinnovato.

Quest’anno il brano evangelico è quello centrale del capitolo 10 di Giovanni e inizia proprio con l’affermazione di Gesù: «Io sono il buon pastore», a cui subito segue la prima caratteristica fondamentale: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). Ecco: qui noi siamo immediatamente condotti al centro, al culmine della rivelazione di Dio come pastore del suo popolo; questo centro e culmine è Gesù, precisamente Gesù che muore sulla croce e risorge dal sepolcro il terzo giorno, risorge con tutta la sua umanità, e in questo modo coinvolge noi, ogni uomo, nel suo passaggio dalla morte alla vita. Questo avvenimento – la Pasqua di Cristo – in cui si realizza pienamente e definitivamente l’opera pastorale di Dio, è un avvenimento sacrificale: perciò il Buon Pastore e il Sommo Sacerdote coincidono nella persona di Gesù che ha dato la vita per noi.


Ma osserviamo brevemente anche le prime due Letture e il Salmo responsoriale (Sal 118). Il brano degli Atti degli Apostoli (4,8-12) ci presenta la testimonianza di san Pietro davanti ai capi del popolo e agli anziani di Gerusalemme, dopo la prodigiosa guarigione dello storpio. Pietro afferma con grande franchezza che «Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo»; e aggiunge: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (vv. 11-12). L’Apostolo interpreta poi alla luce del mistero pasquale di Cristo il Salmo 118, in cui l’orante rende grazie a Dio che ha risposto al suo grido d’aiuto e lo ha tratto in salvo. Dice questo Salmo: «La pietra scartata dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo. / Questo è stato fatto dal Signore: / una meraviglia ai nostri occhi» (Sal 118,22-23). Gesù ha vissuto proprio questa esperienza: di essere scartato dai capi del suo popolo e riabilitato da Dio, posto a fondamento di un nuovo tempio, di un nuovo popolo che darà lode al Signore con frutti di giustizia (cfr Mt 21,42-43). Dunque, la prima Lettura e il Salmo responsoriale, che è lo stesso Salmo 118, richiamano fortemente il contesto pasquale, e con questa immagine della pietra scartata e ristabilita attirano il nostro sguardo su Gesù morto e risorto.

La seconda Lettura, tratta dalla Prima Lettera di Giovanni (3,1-2), ci parla invece del frutto della Pasqua di Cristo: il nostro essere diventati figli di Dio. Nelle parole di Giovanni si sente ancora tutto lo stupore per questo dono: non soltanto siamo chiamati figli di Dio, ma «lo siamo realmente» (v. 1). In effetti, la condizione filiale dell’uomo è il frutto dell’opera salvifica di Gesù: con la sua incarnazione, con la sua morte e risurrezione e con il dono dello Spirito Santo Egli ha inserito l’uomo dentro una relazione nuova con Dio, la sua stessa relazione con il Padre. Per questo Gesù risorto dice: «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). E’ una relazione già pienamente reale, ma che non è ancora pienamente manifestata: lo sarà alla fine, quando – se Dio vorrà – potremo vedere il suo volto senza veli (cfr v. 2).

Cari Ordinandi, è là che ci vuole condurre il Buon Pastore! E’ là che il sacerdote è chiamato a condurre i fedeli a lui affidati: alla vita vera, la vita «in abbondanza» (Gv 10,10). Torniamo dunque al Vangelo, e alla parabola del pastore. «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). Gesù insiste su questa caratteristica essenziale del vero pastore che è Lui stesso: quella del «dare la propria vita». Lo ripete tre volte, e alla fine conclude dicendo: «Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17-18). E’ questo chiaramente il tratto qualificante del pastore così come Gesù lo interpreta in prima persona, secondo la volontà del Padre che lo ha mandato. La figura biblica del re-pastore, che comprende principalmente il compito di reggere il popolo di Dio, di tenerlo unito e guidarlo, tutta questa funzione regale si realizza pienamente in Gesù Cristo nella dimensione sacrificale, nell’offerta della vita. Si realizza, in una parola, nel mistero della Croce, cioè nel supremo atto di umiltà e di amore oblativo. Dice l’abate Teodoro Studita: «Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore» (Discorso sull’adorazione della croce: PG 99, 699).


In questa prospettiva orientano le formule del Rito dell’Ordinazione dei Presbiteri, che stiamo celebrando. Ad esempio, tra le domande che riguardano gli «impegni degli eletti», l’ultima, che ha un carattere culminante e in qualche modo sintetico, dice così: «Volete essere sempre più strettamente uniti a Cristo sommo sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando voi stessi a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini?». Il sacerdote è infatti colui che viene inserito in un modo singolare nel mistero del Sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione salvifica. Questa unione, che avviene grazie al Sacramento dell’Ordine, chiede di diventare “sempre più stretta” per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso. Per questo, cari Ordinandi, tra poco voi risponderete a questa domanda dicendo: «Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio». Successivamente, nei Riti esplicativi, al momento dell’unzione crismale, il celebrante dice: «Il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio». E poi, alla consegna del pane e del vino: «Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore». Risalta con forza che, per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore.

Questa dimensione eucaristica-sacrificale è inseparabile da quella pastorale e ne costituisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da cui dipende l’efficacia di ogni attività. Naturalmente non parliamo della efficacia soltanto sul piano psicologico o sociale, ma della fecondità vitale della presenza di Dio al livello umano profondo. La stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità salvifica se venisse meno la celebrazione del Sacrificio di Cristo. E questa è affidata ai sacerdoti ordinati. In effetti, il presbitero è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione dell’uomo da ogni male del corpo e dello spirito, e poi, alla fine, riassumere tutto nel gesto supremo del «dare la vita» per gli uomini, gesto che trova la sua espressione sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù. E’ solo attraverso questa «porta» del Sacrificio pasquale che gli uomini e le donne di tutti i tempi e luoghi possono entrare nella vita eterna; è attraverso questa «via santa» che possono compiere l’esodo che li conduce alla «terra promessa» della vera libertà, ai «pascoli erbosi» della pace e della gioia senza fine (cfr Gv 10,7.9; Sal 77,14.20-21; Sal 23,2).

Cari Ordinandi, questa Parola di Dio illumini tutta la vostra vita. E quando il peso della croce si farà più pesante, sappiate che quella è l’ora più preziosa, per voi e per le persone a voi affidate: rinnovando con fede e con amore il vostro «sì, con l’aiuto di Dio lo voglio», voi coopererete con Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore, a pascere le sue pecorelle – magari quella sola che si era smarrita, ma per la quale si fa grande festa in Cielo! La Vergine Maria, Salus Populi Romani, vegli sempre su ciascuno di voi e sul vostro cammino. Amen.

venerdì 27 aprile 2012

Carlotta Mannu compleanno ed intervista



Carlotta Mannu (27 aprile 1966) è una giornalista italiana, inviata e meteorologa del TG1 delle 20:00.


Carlotta ha cominciato a lavorare come giornalista a soli 22 anni
Eccole alcune domande rivolte al Circolo Due Ponti: (Due Ponti Mag)



Gli inizi della tua professione, i tuoi “maestri”.
Ho iniziato appena laureata a 22 anni. Il mio maestro è stato Vincenzo Mollica: un amico e un maestro vero che con il sorriso ma anche con una severità che non scorderò mai, mi ha dato lezioni di giornalismo e di vita preziose ancora oggi.




La tua giornata tipo.
Inizia presto. Porto mio figlio di 4 anni a scuola, poi torno di corsa, commisioni, servizi quando ci sono da fare, ora il meteo da preparare, poi si salta il pranzo… tutta palestra, poi alle 16 si torna e via così fino alle 20. Poi finalmente riabbraccio il mio piccolino e mi rilasso, ed è gia ora di metterlo a letto.



Un episodio curioso dietro le telecamere.
Un giorno mi sono dimenticata di avere già il microfono addosso e ho iniziato una conversazione molto riservata e confidenziale con mia sorella: affari di cuore… Ovviamente, dopo un minuto, la privacy era solo un ricordo.


Il momento più emozionante, in assoluto, della tua carriera.
Il primo collegamento alle 20. Non sapevo se ridere o piangere… Poi alla fine ho balbettato qualcosa, credo… Resta ancora oggi un’esperienza forte che sogno la notte, insieme all’esame di maturità e alla laurea.


Autori irrinunciabili: in letteratura, poesia, cinema.
Suskin, Shakespeare, Baudelaire, James, Ivory.


Sport preferito.
Kick boxing.


Piatto e vino per una serata a due; musica di sottofondo.
Pasta con le vongole, Muller Thurgau; classica: mozart.


Passioni nel tempo libero.
Leggere non lo faccio più da quando ho avuto mio figlio. Ora sono passata alle favole!



Un sogno, un progetto personale.
Sogno di fare il giro del mondo.




Lutto nel presbiterio della diocesi di Patti, padre Nicolò Oriti è tornato alla casa del Padre




Stampa




E' tornato alla casa del Padre, giovedì 26 aprile, intorno a mezzogiorno, all'ospedale di Patti, dove era stato ricoverato qualche giorno fa per l'aggravarsi delle condizioni di salute, all'età di 87 anni, don Nicolò Oriti, arciprete emerito di Naso.
Padre Oriti era nato ad Alcara Li Fusi il 6 aprile 1925 ed era stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Patti dal Vescovo mons. Angelo Ficarra il 29 giugno 1949.
Da qualche tempo, dopo aver lasciato la guida dell'arcipretura di Naso, si era ritirato presso la Casa di riposo del clero anziano di Tindari.
Ieri la salma di padre Oriti è stata esposta nella Chiesa Madre di Naso dove prosegue, in queste ore, l'omaggio dei fedeli al loro amato arciprete emerito.
La S. Messa esequiale sarà presieduta dal Vescovo, mons. Ignazio Zambito, nella Chiesa Madre di Naso domani, sabato 28 aprile, alle ore 10,30.
A noi che lo abbiamo conosciuto mancherà il suo modo di celebrare la Messa, il suo modo di porsi ai fedeli, ma soprattutto la sua Fede religiosa encomiabile.
Naso e la Sicilia sentiranno la sua mancanza ma anche da Roma lo porteremo nei nostri ricordi.
Grazie di tutto padre Oriti..... ricordaci nelle tue preghiere da LASSU'.

Giovanni Paolo II e la vita....




Il Vangelo della vita non è esclusivamente per i credenti: è
per tutti. La questione della vita e della sua difesa e
promozione non è prerogativa dei soli cristiani. Anche se
dalla fede riceve luce e forza straordinarie, essa appartiene
ad ogni coscienza umana che aspira alla verità ed è attenta e
pensosa per le sorti dell'umanità. Nella vita c'è sicuramente
un valore sacro e religioso, ma in nessun modo esso
interpella solo i credenti: si tratta, infatti, di un valore che
ogni essere umano può cogliere anche alla luce della ragione
e che perciò riguarda necessariamente tutti.
Per questo, la nostra azione di «popolo della vita e per la
vita» domanda di essere interpretata in modo giusto e accolta
con simpatia. Quando la Chiesa dichiara che il rispetto
incondizionato del diritto alla vita di ogni persona innocente
— dal concepimento alla sua morte naturale — è uno dei
pilastri su cui si regge ogni società civile, essa «vuole
semplicemente promuovere uno Stato umano. Uno Stato che
riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti
fondamentali della persona umana, specialmente di quella
più debole».136
Il Vangelo della vita è per la città degli uomini. Agire a
favore della vita è contribuire al rinnovamento della società
mediante l'edificazione del bene comune. Non è possibile,
infatti, costruire il bene comune senza riconoscere e tutelare
il diritto alla vita, su cui si fondano e si sviluppano tutti gli
altri diritti inalienabili dell'essere umano. Né può avere
solide basi una società che — mentre afferma valori quali la
dignità della persona, la giustizia e la pace — si contraddice
radicalmente accettando o tollerando le più diverse forme di
disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole
ed emarginata. Solo il rispetto della vita può fondare e
garantire i beni più preziosi e necessari della società, come la
democrazia e la pace. Infatti, non ci può essere vera
democrazia, se non si riconosce la dignità di ogni persona e
non se ne rispettano i diritti.
Non ci può essere neppure vera pace, se non si difende e
promuove la vita, come ricordava Paolo VI: «Ogni delitto
contro la vita è un attentato contro la pace, specialmente se
esso intacca il costume del popolo..., mentre dove i diritti
dell'uomo sono realmente professati e pubblicamente
riconosciuti e difesi, la pace diventa l'atmosfera lieta e
operosa della convivenza sociale».137
Il «popolo della vita» gioisce di poter condividere con tanti
altri il suo impegno, così che sempre più numeroso sia il
«popolo per la vita» e la nuova cultura dell'amore e della
solidarietà possa crescere per il vero bene della città degli
uomini.





                                                                         Preghiera per la vita

O Maria,
aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi dall'indifferenza
o da una presunta pietà.
Fa' che quanti credono nel tuo Figlio
sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo
il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
(Da Evangelium vitae)

Tito Vilanova nuovo allenatore del Barcellona






Francesc Vilanova Bayó, meglio conosciuto come Tito Vilanova (La Bisbal d'Empordà, 17 settembre 1969), è un allenatore di calcio ed ex calciatore spagnolo, ex vice allenatore di Josep Guardiola nel Barcellona.

Si forma calcisticamente, fra il 1984 e il 1990, nelle formazioni giovanili del Barcellona. Comincia la carriera come calciatore professionista nel 1991-1992, nelle file dell'Unió Esportiva Figueres che quell'anno perderà contro il Cádiz la finale dei play-off per la promozione nella Liga.
L'anno successivo, e fino al 1995, gioca in Primera División con il Celta Vigo, dopodiché passa al Club Deportivo Badajoz.
La sua carriera come calciatore continua in seconda divisione con Mallorca, Lleida ed Elche Club de Fútbol; giocò anche per la Gramenet.



Allenatore 

Dopo il ritiro inizia la carriera di allenatore: guida il Palafrugell, il Figueres e il Terrassa Futbol Club prima di passare come secondo allenatore nella stagione 2007-2008, al Futbol Club Barcelona Atlètic. Qui ritrova Josep Guardiola, conosciuto nelle giovanili del Barcellona e l'anno successivo lo segue alla guida della prima squadra.
Il 17 agosto 2011 al termine della finale di ritorno della Supercoppa di Spagna, conquistata dal Barcellona ai danni del Real Madrid, si scatena una rissa in campo, durante la quale il tecnico dei blancos José Mourinho infila un dito nell'occhio di Vilanova, venendo immortalato dalle telecamere. Il 7 ottobre seguente l'allenatore portoghese viene così squalificato per le prossime due partite di Supercoppa di Spagna mentre Vilanova viene squalificato per una partita.
Il 22 novembre è stato sottoposto ad un'operazione per un tumore alla ghiandola parotide. Il  27 Aprile 2012 è stato indicato come il nuovo allenatore del Barcellona. Guardiola ha deciso di lasciare.

La schermitrice azzurra e la spada....




Mia cara spada,
lo so che in questo momento stiamo faticando ad ottenere il nostro obbiettivo,però la corsa non è finita,anzi è solo cominciata.
Per questo ti chiedo di avere pazienza e di fidarti di me ed io ti prometto che ti porterò dove ci siamo promesse di arrivare.
Purtroppo non ci è dato sapere quanti passi sono necessari a ragiungere la meta.Potremmo ancora fallire al millesimo passo,tuttavia il traguardo può nascondersi ditetro la prossima curva della strada.
E allora non ci resta che continuare a camminare,a cadere e a rialzarsi con il sorriso e con gli occhi fissi in quella direzione,consapevoli che gli ostacoli sono gli unici gradini su cui salire per scalare la montagna fino in cima.
Ti ho preso in mano all’età di 5 anni e ti porterò con me fino in fondo.
Con affetto
Nathalie

Ammiraglio cinese: «La Cina non esiterebbe a proteggere l’Iran con una Guerra Mondiale»



  Mentre gli Stati Uniti, ed altre nazioni, lottano e si affannano alla ricerca del modo migliore per impedire all’Iran di acquisire un armamento nucleare, un alto grado della milizia cinese ha notevolmente alzato la posta su una possibile azione militare.

Il 4 dicembre, stando ad un resoconto della Press TV – una rete di notizie di proprietà del governo iraniano – Zhang Zhaozhong, contrammiraglio cinese ed eminente commentatore militare, ha affermato che «La Cina non esiterebbe a proteggere lIran con una Terza Guerra Mondiale».

tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt
Zhang Zhaozhong
  Zhang Zhaozhong
Non è chiaro quando tale affermazione sia stata resa e nemmeno in quale contesto. Ma una volta resa nota, si è diffusa esponenzialmente sia in Cina che altrove. Oltre ad essere un contrammiraglio della Marina Militare cinese, Zhang è il direttore del National Defense University Military Logistics and Equipment Department e cura dei blog militari nazionalisti che vengono visitati milioni di volte quotidianamente ed è anche un ben noto commentatore che appare regolarmente sulla CCTV, la TV di Stato governativa China Central Television. Stando ad una ricerca dell’Open Source Center, nel 2006 ha iniziato a presentare sul canale CCTV-7, il programma Rivista Settimanale della Difesa. I tentativi di contattare Zhang non hanno dato frutti.

Già in passato Zhang aveva espresso le proprie preoccupazioni relativamente ad una guerra imperniata sull’Iran.

Nel suo libro La prossima guerra – pubblicato nel 2009 – Zhang aveva previsto che l’Iran sarebbe stato il bersaglio della prossima guerra. Secondo Zhang, benchè ci potessero essere dei negoziati diplomatici fra Stati Uniti ed Iran, è assolutamente impossibile per l’Iran abbandonare il proprio programma nucleare e di arricchimento dell’uranio.

L’8 di novembre, in una trasmissione TV, Zhang ha dichiarato che il conto alla rovescia della guerra all’Iran era già partito. E che il successivo resoconto dell’AIEA (International Atomic Energy Agency, IAEA. In inglese, ndt), sul programma nucleare iraniano, sarebbe giunto alla conclusione che l’Iran stesse cercando di sviluppare armi atomiche, notizia che avrebbe potuto scatenare una nuova serie di sanzioni contro l’Iran od anche portare ad un’azione militare. Sempre nella medesima trasmissione, Zhang aveva fatto riferimento ad un articolo pubblicato sul quotidiano israeliano Jerusalem Post, nel quale si suggeriva che la Russia fosse solo un sostenitore superficiale dell’Iran, mentre fosse la Cina il suo vero pilastro. Zhang si spinse a dire che allo scopo di poter portare aiuti all’Iran per via diretta, la Cina fosse persino desiderosa di aprirsi un passaggio terrestre per il Pakistan.

L’Iran ha una grande importanza strategica per la Cina. La Cina ha una domanda crescente di petrolio e, stando alla Reuters, importa dall’Iran, suo terzo più importante fornitore, il 10% del proprio fabbisogno di greggio.

La Cina è il principale compratore di greggio dell’Iran, e l’Iran ha bisogno di tutti gli amici che riesce a farsi. Via via che cresceva la controversia sul programma di armamento nucleare iraniano, l’Iran si è trovato sempre più isolato, rendendo le relazioni con la Cina sempre più importanti per i governanti iraniani.

La relazione dell’AIEA, diffusa l’8 novembre, ha spinto subito il Board of Governors dell’AIEA ad esprimere «profonda e crescente preoccupazione sui temi irrisolti relativi al programma nucleare iraniano, inclusi quelli che richiedono di essere chiariti per escludere lesistenza di possibili aspetti militari».

Gli Stati Uniti, l’Unione Europea ed il Canada, hanno comunque imposto da quel momento nuove sanzioni miranti a paralizzare l’industria petrolifera iraniana. Nelle ultime settimane, misteriose esplosioni hanno colpito le installazioni dove veniva sviluppato un missile iraniano ed un impianto di conversione dell’uranio, inducendo il quotidiano israeliano Haaretz a proclamare nei propri titoli: «La guerra al programma nucleare iraniano è già iniziata».

Joseph A. Bosco, consulente per la Sicurezza Nazionale ed ex funzionario per lo scenario cinese dell’ufficio del Segretario alla Difesa, ha detto che era infastidito dai commenti di Zhang, ma non sorpreso.

Bosco ha detto che erano in linea con altri precedenti affermazioni bizzarre del funzionario militare cinese, ed anche coerenti con il sostegno cinese all’Iran.

In un’intervista telefonica ha anche dichiarato: «La Cina, come altri Paesi che si oppongono agli Stati Uniti, ha protetto lIran».

Stando a Bosco, il pensiero cinese è così riassumibile: «Il nemico di un mio nemico è mio amico».

Bosco ritiene che il fatto che in almeno in un caso un Generale sia stato promosso dopo aver reso una dichiarazione intimidatoria, aggiunge valore – se non un’approvazione ufficiale – a tale pubblica dichiarazione.

Aggiungendo: «Se fosse stato un Generale americano a rendere una simile dichiarazione, non sarebbe più al suo posto».





Nel 1995, il Partito Comunista Cinese – per protesta contro una visita del Presidente di Taiwan in USA – lanciò un missile contro Taiwan; per reazione gli USA mandarono delle portaerei nella regione.

In quel contesto, il Generale cinese Xiong Guangkai disse a Chas Freeman – ex assistente del Segretario della Difesa dell’United States Department of Defense, che se fosse scoppiata una guerra con Taiwan, la Cina avrebbe attaccato gli Stati Uniti, probabilmente con armi nucleari.

Successivamente, citando Xiong, Freeman affermò: «Alla fine, ti preoccupi più di Los Angeles che non di Taipei». Freeman non ha voluto commentare.

Nel gennaio del 1996, stando al suo curriculum ufficiale, Xiong Guangkai è stato promosso Assistant Chief of Staff del People’s Liberation Army (PLA) (Esercito Popolare di Liberazione, ndt).

Zhu Chenghu, alto generale nel People’s Liberation Army e decano del Defense Affairs Institute for China’s National Defense University of the People’s Liberation Army, ha anch’egli reso delle sorprendenti dichiarazioni.

Nel 2005, comunicava ad un giornalista del Wall Street Journal, che «Se gli americani avessero lanciato i propri missili e le proprie munizioni intelligentisu di un bersaglio in territorio cinese, la Cina avrebbe dovuto rispondere con armi nucleari».

Aggiungeva poi che i cinesi «Si sarebbero preparati alla distruzione di tutte le città ad est di Xian. Naturalmente, gli americani avrebbero dovuto essere preparati al fatto che centinaia di città sarerebbero state, a loro volta, distrutte dai cinesi».

Il generale Zhu ha conservato questi suoi post sul PLA e presso la National Defense University, pur avendone successivamente ricevuto una leggera reprimenda ufficiale.

Le affermazioni belliche di Zhang, difensore dell'’Iran, hanno raccolto un certo scetticismo sull’internet cinese. Un internauta ha postato su un blog che tutti quelli che hanno ricevuto il sostegno del generale Zhang, alla fine hanno avuto una mala sorte. Un altro ha così commentato: «Se questo è vero lIran è in pericolo... Il nostro Paese dovrebbe fare prima di tutto il solenne giuramento di non usare lAmmiraglio Zhang».

Matthew Robertson

Fonte > 
theepochtimes.com

giovedì 26 aprile 2012

Carlotta Mannu (27 aprile 1966)






Carlotta Mannu (27 aprile 1966) è una giornalista italiana, inviata e meteorologa del TG1 delle 20:00.


Carlotta ha cominciato a lavorare come giornalista a soli 22 anni, appena laureata.



Dal 2010 ha condotto lo spazio meteo del TG1 con Valentina Bisti e Alessandra Di Tommaso.






giornata tipo.
Inizia presto. Porto mio figlio di 4 anni a scuola, poi torno di corsa, commisioni, servizi quando ci sono da fare, ora il meteo da preparare, poi si salta il pranzo… tutta palestra, poi alle 16 si torna e via così fino alle 20. Poi finalmente riabbraccio il mio piccolino e mi rilasso, ed è gia ora di metterlo a letto.






Un episodio curioso dietro le telecamere.
Un giorno mi sono dimenticata di avere già il microfono addosso e ho iniziato una conversazione molto riservata e confidenziale con mia sorella: affari di cuore… Ovviamente, dopo un minuto, la privacy era solo un ricordo.





5 Maggio: giornata della cortesia


ASSOCIAZIONE VILLAGGIO dei BAMBINI
in occasione della
‘GIORNATA DELLA CORTESIA’
che
Fondazione Insieme per Roma

organizza in collaborazione con molte realtà territoriali della nostra città, invita tutti al
 
    “PIC NIC DEL VILLAGGIO”
       (viale XVII Olimpiade angolo Via Svezia)
SABATO 5 MAGGIO
Programma della giornata:
10,30/11,30 PULIZIA della FONTANA
11,30/12,00 Interramento di 100 PIANTINE
   
     
12,00/13,00 CONCERTO PERCUSSIONI AFRICANE
 
                                                    13,00/15,00 PIC NIC SUR L’HERBE:
    SPAZIO INVITO ALLA LETTURA
    AREA GOLOSITA'
                 GIOCHI DI GRUPPO
               OFFERTA ZAINETTI
Si richiede ai partecipanti di munirsi di:
PALETTE in metallo o plastica per piantare !
CIBO e TELI a volontà !
GIOCHI, PALLONI e …. fantasia !
                    L’AMA fornirà: rastrelli, scope, guanti, buste e assistenza operativa
                                    I VIGILI URBANI offriranno un servizio di sicurezza sul traffico
CI VEDIAMO TUTTI LI’
con affetto,
Associazione Villaggio dei Bambini si propone come punto di riferimento per operare insieme, vecchi e nuovi abitanti del Villaggio olimpico, guidati dalle esigenze dei bambini motore di rinascita per uno spazio comune che vuole diventare identità, appartenenza, memoria, bene condiviso con trasparenza e in allegria!
Beatrice Luzzi, Presidente, Paolo Piastra, Segretario, Francesca Ciccarelli, Tesoriere, Anna Bellumori, Brunella Buscicchio, Alessandro Cisilin, Andrea Fontemaggi, Roberta Iacona, Silvana Madia, Alessandra Pinci, Francesca Rodriguez, Steve Sherer.