In “Trittico romano” Karol Wojtyla, meditando sulla corsa della vicenda umana, dalla creazione al giudizio universale, focalizzò il suo sguardo sull’immenso affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina, che racchiude tutta la storia umana dall’inizio alla fine.
Un giorno il cardinale Ratzinger commentò così quelle pagine wojtyliane:
“La contemplazione del Giudizio Universale, nell’epilogo della seconda tavola, è forse la parte del Trittico che commuove di più il lettore. Dagli occhi interiori del Papa emerge nuovamente il ricordo dei Conclave dell’agosto e dell’ottobre 1978.
Poiché anch’io ero presente, so bene come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della grande decisione, come esse ci interpellavano; come insinuavano nella nostra anima la grandezza della responsabilità.
Il Papa parla ai Cardinali del futuro Conclave ‘dopo la mia morte’ e dice che a loro parli la visione di Michelangelo.
La parola Con-clave gli impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni.
Si ricordano così le parole di Gesù, il ‘guai’ che ha rivolto ai dottori della legge: ‘avete tolto la chiave della scienza’ (Lc 11, 52). Non togliere la chiave, ma usarla per aprire affinché si possa entrare per la porta: a questo esorta Michelangelo”.
Quell’immenso affresco michelangiolesco dominerà anche questo Conclave e le coscienze dei cardinali, forse memori delle parole di Wojtyla:
“Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine,
tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio…
Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo –
Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.
Tu che penetri tutto – indica!
Lui additerà…”.
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