mercoledì 9 ottobre 2013

La tragedia del Vajont alle 22.39 di 50 anni fa............


50 anni fa alle 22.39 del 9 ottobre una parte del monte Toc precipita nel bacino ARTIFICIALE del Vajont e l'acqua contenuta nella diga esonda... Si abbatte con un muro di 200 m su 5 paesi di cui non resterà traccia... Longarone, Codissago, Castellavazzo, Erto e Casso... 1.917 le vittime... un disastro annunciato che tutti hanno ignorato per amore dei soldi... oggi questi paesi sono rinati con i sopravvissuti trovati sotto il fango, con chi impaurito era scappato giorni prima e con chi è tornato dall'estero per vedere che il loro paese e i loro cari non c'erano più... 
Le vittime furono liquidate dallo stato con 2 lire... 1 milione e 500 mila lire per gli adulti, 800 mila lire per i bambini e nulla per gli anziani... 
Dei responsabili solo 3 verranno condannati... uno a 4 anni uno a 2 e uno a 10 mesi... ecco lo stato italiano... passano gli anni e tutto rimane uguale... anche il dolore di chi rimane e vede sfumare la vita.

L'evento fu dovuto ad una frana caduta dal versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Udine (all'epoca dei fatti, ora PordenoneFriuli-Venezia Giulia), staccatasi a seguito dell'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre quota 700 metri (slm) voluto dall'ente gestore per il collaudo dell'impianto, che combinato a una situazione di abbondanti e sfavorevoli condizioni meteo (forti precipitazioni), e sommato a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, innescò il disastro.
Alle ore 22.39 di quel giorno, circa 260 milioni di m³ di roccia (un volume quasi triplo rispetto all'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (108 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 200 m in altezza il coronamento della diga e che, in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto seppur privato della parte sommitale) riversandosi nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i suoi limitrofi. Vi furono 1917 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni
Lungo le sponde del lago del Vajont, vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè e la parte bassa dell'abitato di Erto. Nella valle del Piave, vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Maè, Villanova, Rivalta. Profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Danni anche nei comuni di SoverzenePonte nelle Alpi e nella città di Belluno dove venne distrutta la borgata di Caorera, e allagata quella di Borgo Piave.
Nel febbraio 2008, durante l'Anno internazionale del pianeta Terra (International Year of Planet Earth) dichiarato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 2008, in una sessione dedicata all'importanza della corretta comprensione delle Scienze della Terra, il disastro del Vajont fu citato, assieme ad altri quattro eventi, come un caso esemplare di "disastro evitabile" causato dal«fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare»



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