lunedì 4 febbraio 2013

Facebook: lamentele dalla RETE


Dalla Rete abbiamo scovato quest'interessante presa di posizione su facebook. Cosa ne pensate?

Dimmi come ti chiami, che ti cerco su Facebook. Se non hai Facebook non sei nessuno. Tutte belle le donne su Facebook, tutte sexy, ma anche profonde. Tutti maschi gli uomini su Facebook, intraprendenti, e intelligenti. Tutti con la famiglia Mulino Bianco, tutte grandi storie d’amore, tutte vite straordinarie, tutti simpatici, tutti saggi su Facebook. Ho tanti amici su Facebook, tanti “mi piace” sulle mie foto, taggo e vengo taggato. Non esco. Perché devo uscire? Fuori è brutto. Fuori ci sono donne brutte, quelle belle son noiose. Fuori gli uomini non riescono a chiederti neanche il numero di telefono, e fuori a cena il mio ragazzo non mi ci porta. Fuori devo parlare, non ho tempo per pensare, possono scoprire che non so far ridere, che non ho un’idea mia. Fuori gli amici son di meno e meno simpatici.

Per Emmanuel Lévinas l’incontro con il volto di un altro essere umano è evento privilegiato, fondante, e totalizzante. In questo straordinario incontro sono fortemente sentiti sia l’intima prossimità che l’incommensurabile distanza dell’altra persona. Trovarsi dinanzi un altro sé, che però è altro da sé, e che, in quanto tale, esige identificazione e rispetto, è anche nondimeno definizione di sé. Si è se stessi solo grazie all’altro da sé, un altro in cui ci si specchia e ci si riconosce, ma in cui allo stesso tempo si scorge dell’altro, e questo qualcos’altro che sta dietro quel volto che si guarda è il nostro infinito mistero.

Questo straordinario pensatore per poco non ha fatto in tempo ad assistere all’avvento dei social network. Suqueste piattaforme virtuali, che si stanno rivelando qualcosa di più di una moda passeggera, milioni di persone si incontrano ogni giorno senza guardarsi in volto e parlano senza voce. Con amici di sempre, spesso, anziché vedersi, si parla da dietro a un computer, si fanno nuove amicizie senza neanche una stretta di mano. La famiglia, l’amicizia, la fine di un amore, lo studio, il lavoro, il corpo, diventare genitori, un nuovo taglio di capelli, tutto è abilmente documentato in questa spettacolarizzazione della vita senza precedenti. Pur non essendo famosi, tutti sono reperibili da un motore di ricerca, tutti schedati, non per quello che realmente sono, ma per quello che vogliono sembrare, in una colossale banca dati gestita da ignoti.

Se solo fosse possibile, vorrei dire a Lévinas che quello di cui ha parlato è tutto quello che voglio, ma che, paradossalmente, quell’esperienza così fondante, così basilare, così essenziale, è oggi cosa assai più rara che andare a piantare un albero e rinvenire un tesoro. Voglio provare quel brivido che mi fa sentire viva, quella curiosità sana nei confronti dei miei simili, così diversi da me e, allo stesso tempo, così uguali, quella paura nel fidarsi di chi credi di conoscere, ma sai di non conoscere. Voglio avere davanti a me un volto di cui avverto tutta la reale vicinanza, e l’insanabile impenetrabilità, voglio scoprire me stessa scoprendo gli altri, voglio sensazioni, odori, sguardi, espressioni, silenzi, risposte immediate. Voglio che una persona a cui voglio bene, perché insieme a lei ho condiviso un percorso di vita, mi chieda di vederci, perché desidera sapere se sto bene, se nella mia vita è cambiato qualcosa, se ho bisogno d’aiuto.

Voglio che un uomo guardandomi negli occhi mi chieda di uscire rischiando di essere respinto, voglio spogliarmi davanti ad un uomo che vede il mio corpo così com’è, senza modifiche, tagli, chiaro scuri, pose tattiche, voglio capire che tiene a me dai gesti quotidiani, e non dal numero di tag di penosi link, voglio scoprire che mi mette le corna, e poterlo prendere a schiaffi, trovandolo a letto con un’altra in carne ed ossa. Voglio che chi mi vuole mi venga a cercare. Non voglio mettermi su un social network perché, qualunque cosa mostrassi, non sarei mai capace di mostrare me stessa, non voglio mettere la mia vita sulla piazza perché ne sono gelosa, e solo chi scelgo io, magari anche sbagliando, ne può essere partecipe.

Perché Facebook mi diverte per tre mesi, poi mi annoia, mentre la vita e le persone non smetteranno mai di stupirmi.      

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