giovedì 14 febbraio 2013

9 anni fa la fine di Marco Pantani. Quanti i misteri sulla sua vita!


Marco Pantani (Cesena13 gennaio 1970 – Rimini14 febbraio 2004) è stato un ciclista su strada italiano, con caratteristiche di scalatorepuro. Professionista dal 1992 al 2003, vinse un Giro d'Italia e un Tour de France; fu anche medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995.
Soprannominato "il Pirata", ottenne i suoi migliori risultati nelle corse a tappe: è a tutt'oggi l'ultimo italiano ad avere vinto il Tour de France (nel1998, 33 anni dopo Felice Gimondi) e l'ultimo ciclista in assoluto (dopo Fausto CoppiJacques AnquetilEddy MerckxBernard Hinault,Stephen Roche e Miguel Indurain) ad aver vinto il Giro d'Italia e il Tour de France nello stesso anno.
Escluso dal Giro 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto a eccesso di sostanze stupefacenti. In carriera ottenne 46 vittorie.
Pantani è considerato, assieme a Gino BartaliCharly Gaul e Federico Bahamontes, uno dei più grandi scalatori di ogni epoca. Dopo la sua morte, Lance Armstrong affermò che Pantani era stato il più grande scalatore di sempre; lo stesso Charly Gaul dichiarò che probabilmente Pantani era stato più forte anche di lui.


Gli esordi e i primi anni nel professionismo
 
Dopo essersi cimentato da giovanissimo nel mondo del calcio, ricevette in regalo una bicicletta dal nonno Sotero. Decise di tesserarsi nel G.C. Fausto Coppi di Cesenatico e mostrò subito indubbie doti di grande scalatore, vincendo molte gare. Nel 1990 fu terzo al Giro d'Italia dilettanti, nel 1991 secondo e nel 1992 vinse davanti a Vincenzo Galati e Andrea Noè. Nel 1993 partecipò al primo Giro d'Italia per professionisti, ritirandosi dopo poche tappe per una tendinite.

Nel 1994 passò alla Carrera del ds Davide Boifava. La sua esplosione come ciclista professionista avvenne al Giro d'Italia di quell'anno, con le vittorie di tappa a Merano, all'Aprica e con il secondo posto nella classifica generale finale, alle spalle di Evgenij Berzin. Nella frazione dell'Aprica scattò sul Mortirolo, lasciando dietro il russo Evgenij Berzin e lo spagnolo Miguel Indurain: dopo aver preso fiato ed essersi fatto riprendere da Indurain, sul valico di Santa Cristina riattaccò andando a vincere la tappa. Al suo debutto al Tour de France chiuse terzo in classifica generale, dietro a Miguel Indurain e al lettone Pëtr Ugrumov, aggiudicandosi pure la maglia bianca di miglior giovane. Nella tappa di Val Thorens, malgrado una brutta caduta, riuscì a staccare tutti i più forti e a giungere terzo al traguardo.[8]

1995: il primo grave incidente

Mentre era in piena preparazione al Giro d'Italia 1995, un incidente con un'automobile lo costrinse a puntare sul Tour de France. Nella corsa francese si ritrovò presto, anche a causa delle condizioni del ginocchio, ad avere un grosso ritardo dalla vetta della corsa. Il 12 luglio, sull'Alpe d'Huez, andò comunque all'attacco a 13 km dal traguardo, staccò i principali avversari, raggiunse e superò il gruppetto di testa riuscendo ad ottenere la vittoria di tappa. Alcuni giorni dopo, nella tappa pirenaica di Guzet Neige, trovò il secondo successo, questa volta dopo una lunga fuga di 42 km. Concluderà la Grande Boucle in tredicesima posizione della generale, vincendo nuovamente la maglia bianca.

Nel Campionato mondiale disputatosi in Colombia quell'anno, si classificò terzo dietro Abraham Olano e Miguel Indurain. Proprio quando sembrava agli inizi di una grande carriera, il 18 ottobre, sulla discesa di Pino Torinese, fu investito da un fuoristrada che viaggiava in senso contrario sulla sede di gara durante la Milano-Torino. Venne ricoverato al CTO di Torino dove gli fu riscontrata una frattura di tibia e perone e il rischio di una prematura interruzione dell'attività agonistica. Tuttavia dopo 5 mesi e 5 giorni dall'incidente ritornò in bici.

1996-1997: il ritorno e il terzo posto al Tour 

Fra luglio e settembre del 1996 Pantani corse in una decina di competizioni ufficiali in preparazione alla stagione successiva. Per il 1997 si trasferì alla nuova Mercatone Uno, squadra patrocinata da Romano Cenni e costruita intorno al romagnolo per puntare ai grandi giri. Ma la sfortuna era ancora dietro l'angolo: al Giro d'Italia Pantani subì un nuovo incidente, in una tappa interlocutoria della corsa, nella discesa del valico di Chiunzi, al km 182, a causa di un gatto che aveva attraversato la strada al passaggio del gruppo. Riuscì a concludere la tappa grazie ai compagni di squadra, ma all'ospedale scoprì di aver subito la lacerazione di un centimetro nelle fibre muscolari della coscia sinistra. Abbandonò la corsa.
« Avrei voluto essere battuto dagli avversari, invece ancora una volta mi ha sconfitto la sfortuna »
(Pantani, il 25 maggio 1997[11])
Questa volta recuperò velocemente e ritornò in sella al Tour dello stesso anno, dove lottò a lungo per la maglia gialla, riportando altre due vittorie di tappa, ancora all'Alpe d'Huez, staccando Ullrich e Virenque,[12] e a Morzine. In particolare all'Alpe d'Huez percorse l'ascesa in 37 minuti e 35 secondi, un record storico.[13] Pur prevalendo sulle salite delle Alpi e dei Pirenei, venne superato in classifica da Ullrich, che riuscì a recuperare il tempo perso grazie alle tappe a cronometro, nelle quali era più forte, portando la maglia gialla fino a Parigi; Pantani si piazzò al terzo posto della classifica finale dietro anche a Richard Virenque.

1998: la doppietta Giro-Tour [modifica]

Nel 1998 partecipò e, per la prima volta, si impose al Giro d'Italia. Rivaleggiando con gli specialisti della cronometro come Alex Zülle, fu in grado di guadagnarsi un margine tale da poter compensare la propria debolezza nelle prove contro il tempo. Pantani prese la maglia rosa – gliela cedette Zülle – il 2 giugno, al termine della frazione di Selva di Val Gardena, e l'indomani controllò il più diretto rivale, Pavel Tonkov, nella tappa dell'Alpe di Pampeago. Decisiva fu la frazione di Plan di Montecampione, il 4 giugno: nell'occasione Pantani, con Zülle ormai alla deriva (quel giorno perse più di mezz'ora), attaccò ripetutamente Tonkov. Il russo, dopo un duello accanito, dovette cedere subendo un passivo di circa un minuto negli ultimi due chilometri, mentre il romagnolo andò a vincere la tappa e a ipotecare il successo finale. Quell'anno al Giro Pantani fece sua anche la classifica scalatori battendo José Jaime González.
Dopo aver affrontato un'adeguata preparazione,[14] si presentò al Tour de France dello stesso anno con ambizioni di vittoria. La gara francese se l'aggiudicò proprio lui, batté finalmente Jan Ullrich e divenne il primo italiano a trionfare al Tour dai tempi di Felice Gimondi, vincitore nel 1965.[15][16] Dopo le prime dieci tappe Pantani aveva quasi 5 minuti da recuperare al tedesco (aveva perso 4'21" nella cronometro di Corrèze): andò dunque all'attacco durante la quindicesima frazione, sul colle del Galibier a quasi 50 chilometri dal traguardo, e giunse a Les Deux Alpes in solitaria con quasi nove minuti di vantaggio sul rivale. Quel giorno prese anche la maglia gialla,[17] definitivamente: il distacco nella generale, dopo quella storica impresa, non venne più colmato, e a Pantani andò l'edizione numero 85 della Grande Boucle.

1999: l'episodio di Madonna di Campiglio [modifica]

Per la stagione 1999 Pantani, dopo il successo nella Vuelta a Murcia, puntò al Giro d'Italia. Dimostrò subito di essere in una buona condizione ottenendo la vittoria nella frazione sul Gran Sasso, primo arrivo in salita, e vestendo di rosa. Otto giorni dopo, sulla salita di Oropa, fu vittima di un salto di catena a pochi km dal traguardo, ma reagì, riprese gli avversari, li superò e conquistò la tappa in solitaria. Dopo le frazioni dell'Alpe di Pampeago e di Madonna di Campiglio, entrambe vinte, sembrava che nessuno ormai potesse togliergli la vittoria finale (era infatti primo in classifica con 5'38" sul secondo, Paolo Savoldelli),[18] dato che anche la tappa successiva, la penultima, aveva caratteristiche altimetriche a lui favorevoli: partenza da Madonna di Campiglio e arrivo all'Aprica con scalata del Mortirolo e oltre 50 km di salita.
Ma le cose cambiarono per Pantani proprio il 5 giugno a Madonna di Campiglio quando, alle ore 10:10 locali, vennero resi pubblici i risultati dei controlli svolti dai medici dell'UCI in quella stessa mattinata: in tali test era stata riscontrata, nel sangue di Pantani, una concentrazione di globuli rossi superiore al consentito. Il valore di ematocrito rilevato al cesenate fu infatti del 52%, oltre il margine di tolleranza dell'1% rispetto al limite massimo consentito dai regolamenti, 50%; il Pirata venne di conseguenza sospeso per 15 giorni, il che comportava l'esclusione immediata dalla "Corsa rosa".[19][20] A questa notizia la squadra del Pirata, la Mercatone Uno-Bianchi, si ritirò in blocco dal Giro. Paolo Savoldelli, nonostante fosse subentrato al primo posto in classifica, rifiutò di indossare la maglia rosa, rischiando una squalifica. La tappa fu poi vinta dallo spagnolo Roberto Heras, mentre il primato passò a Ivan Gotti, che andò a vincere quel Giro[21].
Nell'occasione Pantani, va specificato, non risultò positivo a un controllo antidoping: venne anzi legittimamente escluso dalla corsa in base ai regolamenti sportivi introdotti a tutela della salute dei corridori.[22] Le uniche associazioni del Pirata con le pratiche di doping sono relative alle dichiarazioni di Jesús Manzano, reo confesso, che citò Pantani in un contesto in cui si accusavano vari ciclisti di alto livello degli anni novanta, organizzatori, tecnici e sponsor[23], e a quelle della danese Christina Jonsson, fidanzata di Pantani per sette anni, che in un'intervista al periodico svizzeroL'Hebdò riferì che il ciclista cesenate facesse uso regolare di sostanza dopanti.[24] Vennero alimentati in seguito dei dubbi su un eventuale "complotto" ai danni di Pantani. Celebre la lettera diRenato Vallanzasca alla madre del ciclista, Tonina, dell'8 novembre 2007. In breve Vallanzasca sostiene che un suo amico, habitué delle scommesse clandestine, lo abbia avvicinato cinque giorni prima del "fatto" di Madonna di Campiglio consigliandogli di scommettere sulla sconfitta di Pantani per la classifica finale, e assicurandogli che «il Giro non lo vincerà sicuramente lui».[25]
A detta di molti la carriera ad alti livelli di Pantani si concluse con tale episodio.[26] Dopo aver spaccato per l'ira un vetro nell'albergo,[20] accerchiato dai giornalisti e accompagnato dai carabinierimentre stava per lasciare la corsa, disse:
« Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni, e sono tornato a correre. Questa volta, però, abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile. »
(Marco Pantani[26])
Pantani rinunciò a partecipare al successivo Tour de France, anche se la sospensione di quindici giorni comminatagli glielo avrebbe consentito;[20][27] nel periodo successivo ai fatti di Madonna di Campiglio, braccato dai media ed in preda ad una forte depressione, rimase a lungo chiuso in casa, allontanandosi dal ciclismo.[senza fonte]

2000: il secondo ritorno [modifica]

Pantani nel 2000
Pantani torna a correre nel 2000 ma nonostante le condizioni di forma, la difficoltà maggiore è psicologica.
Marco faticò a ingranare e la preparazione per il Giro si fece sempre più frammentata fino a diventare inesistente. Il problema della cocaina in seguito fu superato ma, in vista del Giro, la preparazione fisica non era adatta ad una corsa così dura. Ormai nellaMercatone Uno si pensò ad un Giro senza Marco, con Garzelli capitano; però, a sorpresa, Marco partecipò al Giro, mettendosi a disposizione per Garzelli, giovane promettente. Infatti i 9 posti della Mercatone Uno per la corsa rosa erano per Garzelli, De Paoli,VeloZaina, Brignoli, Borgheresi, Forconi, Fontanelli e Podenzana il quale è sacrificato per far posto a Pantani.[28] La sua prova fu incolore per la sua forma non ottimale. Era spento e nelle salite non brillava più come ai suoi tempi d'oro. Risorse invece sull'Izoarddove fece da gregario al capitano Garzelli, poi vincitore della classifica generale, e andò ad agguantare un secondo posto in una tappa che fece ben sperare per una sua rinascita.
Punta tutto al Tour, dove incontra Lance Armstrong, futuro vincitore incontrastato delle seguenti edizioni (revocate in seguito allo scandalo doping 2012). Già dalle prime frazioni e sui Pirenei il Pirata accumula un ritardo notevole. Si riscatta sulle Alpi: il 13 luglionella tappa del Mont Ventoux batte in volata l'americano ottenendo la vittoria di tappa.[29] Successivamente, Armstrong, durante un'intervista dichiarò apertamente d'aver lasciato la vittoria al Pirata e questo scatenerà la rabbia di Pantani. Il 17 luglio nella tappa diCourchevel Pantani scatta: rispondono Richard Virenque e Armstrong. Dopo alcuni km si stacca Virenque e rimangono solo Pantani ed Armstrong. Dopo che Roberto Heras e Javier Otxoa raggiungono i due, Pantani attacca lasciando sul posto gli avversari a 5 km dal traguardo. Raggiunge e stacca José María Jiménez e va a vincere in solitaria, staccando lo stesso Armstrong di ben 51 secondi,[30] ma la sua esultanza, così contenuta, pare nascondere una triste verità: quella sarà la sua ultima vittoria da professionista. Il giorno dopo, nella tappa di Morzine con il duro Col de Joux Plane poco prima del traguardo, Pantani attaccò alla prima salita, tentando di recuperare il distacco in classifica. La scarsa collaborazione con i compagni di fuga, il caldo e problemi intestinali (dissenteria) lo costrinsero però al ritiro dalla "Grand Boucle".[31] «Ho provato a far saltare il Tour, sono saltato io» disse dopo essere arrivato al traguardo con 13'44" di ritardo dal vincitore di tappa Richard Virenque.[31] Nel 2001 e nel 2002 partecipò al Giro d'Italia ottenendo però scarsi risultati.
Pantani decide di ritirarsi provocando le maldicenze dei media, che credono che Pantani abbia trovato un modo per saltare il controllo anti-doping del giorno successivo.[32]
Ottiene altre due vittorie nei critérium, fra cui l'Acht van Chaam.

2001-2003: la depressione [modifica]

Ormai sempre più prostrato nel morale, anche a causa del processo in corso per frode sportiva, intentato nei suoi confronti per fatti risalenti al 1995[33], partecipa al Giro d'Italia 2001 ma si ritira prima della 19ª tappa. Al Tour de France invece la sua squadra non viene invitata. Comincia intanto ad essere lontano dall'immagine del corridore professionista e tra sospetti e processi della giustizia sportiva, dove lo condannano e poi lo assolvono (per la non esistenza del reato per l'epoca, confermando però la fondatezza dell'accusa di uso di sostanze dopanti[34]), Pantani non riesce più a trovare la serenità necessaria per tornare a correre.[35]
Nel 2003 torna a prepararsi sia per il Giro che per il Tour. Al Giro d'Italia lottò testa a testa con i migliori giungendo quattordicesimo nella classifica generale (tredicesimo dopo la squalifica diRaimondas Rumsas, 6º). Durante la tappa del Monte Zoncolan reagì allo scatto di Gilberto Simoni, che aveva staccato tutti; si mise all'inseguimento e l'unico a reggere il suo ritmo fu Stefano Garzelli, ma per le energie spese calò nel finale e arrivò quinto. Nella tappa di Cascata del Toce fece il suo ultimo scatto a 3 km dall'arrivo venendo ripreso da Simoni e finendo ottavo. In un'ultima intervista a fine Giro d'Italia rivela la possibilità di una sua possibile partecipazione al Tour de France con un'altra formazione, visto che la Mercatone Uno era stata esclusa. Ma quando l'accordo con il Team Bianchi di Jan Ullrich sembra cosa fatta, sembra essere lo stesso Pantani a non voler più prendere parte al Tour. In seguito rinuncerà al prosieguo della stagione, non prendendo parte alla Vuelta di Spagna.
Il 21 giugno 2003 Pantani entrò nella clinica "Parco dei Tigli" di Teolo in Veneto, specializzata nella cura della depressione e della dipendenza da alcol, uscendone ai primi di luglio per continuare le cure con i medici personali.[36]

Morte [modifica]

Monumento commemorativo di Marco Pantani a Cesenatico
Il 14 febbraio 2004, Marco Pantani fu trovato morto nella stanza D5 del residence "Le Rose" di Rimini.[20] L'autopsia rivelò che la morte era stata causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un'overdose di cocaina.[37]
L'autopsia sul corpo del campione dopo la tragica morte e in particolare l'analisi del midollo osseo ha escluso che Pantani avesse fatto uso frequente e in quantità elevata di Epo durante la sua carriera.[38]
La morte di Pantani lasciò sgomenti tutti gli appassionati delle due ruote, per la perdita di un grande corridore; uno degli sportivi italiani più popolari del dopo guerra, protagonista di tante imprese.[39]
Le spoglie di Marco Pantani sono sepolte nel cimitero di Cesenatico.
Per ricordare le sue doti di scalatore, dal 2004 il Giro d'Italia assegna ogni anno ad una salita (la più "rappresentativa") il titolo "Montagna Pantani", onore concesso fino allora solo al Campionissimo Fausto Coppi, con la "Cima Coppi" (il passo più alto percorso dal Giro). Nel 2004 la salita è stata il Mortirolo, nel 2005 il Passo delle Erbe, nel 2006 di nuovo il Mortirolo, nel 2007 la salita che giunge al Santuario di Oropa, dove Pantani vinse al Giro del 1999. Nel 2008 ancora una volta il Mortirolo, e nel 2009 il Col d'Izoard.
Nel mese di novembre del 2010 venne esposta al Museo del Ghisallo la maglia gialla di Pantani ottenuta al Tour del 1998; in seguito la maglia venne rubata e non venne più ritrovata.[40] Del furto sono stati accusati i due custodi del Salone del Ciclo e Motociclo della Fiera di Rho, che avrebbero poi rivenduto la maglia del Pirata.[41][42]
Nel giugno del 2011 venne inaugurata una stele sul Col du Galibier in memoria dello scatto che gli valse la vittoria di tappa nel 1998.


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