Se la madre che dà la vita per i figli è vista come una minaccia
di Costanza Miriano
Pur avendo una capacità quasi soprannaturale di impedire il funzionamento di qualsiasi oggetto tecnologico entri nel mio raggio di azione – credo di avere anche una parte del corpo in zinco che blocca la wi-fi – ho aperto un blog. Non so cosa mi abbia indotta a commettere una simile imprudenza, comunque ormai è fatta, e il blog, grazie a un valoroso “amministratore” (admin per gli intimi) veleggia ora verso i tre milioni di contatti. Abbiamo pubblicato tante cose, anche molto belle, scritte da amici, da Papi, santi, dottori della Chiesa (tra noi cattolici si fa come col frigo di casa, si prende senza chiedere).
C’è però un post che quanto a lettori ha sbaragliato tutti gli altri, e di parecchio, ed è quello in cui raccontavo il funerale di Chiara Corbella Petrillo.
Ovviamente non per quello che ho scritto: è la storia di Chiara che ha una forza, una luce, una bellezza assoluta che non può non trafiggere il cuore.
Chiara, per i pochissimi che non lo sanno, è una giovane mamma che ha avuto due bambini malformati, uno dopo l’altro, a causa di problemi del tutto non collegati fra di loro. Li ha accolti, partoriti, accompagnati e battezzati nelle poche ore di vita, per riaffidarli al Padre. Poi una terza gravidanza; questa volta il piccolo sta bene, ma è la mamma a scoprire di avere un tumore. Chiara sceglie di mettere la vita di suo figlio prima della sua, si cura per quanto è possibile senza fargli del male, e dopo la sua nascita intensifica le terapie al massimo ma non ce la fa. Il 13 giugno scorso, a ventotto anni, muore.
Una storia cristallina, che ci chiede di essere migliori, di seguire Chiara sulla via di una santità, la misura alta della vita cristiana, oserei dire semplice: semplice come accogliere quello che ci viene dato di vivere, come fa un agnellino che offre silenzioso il collo, perché si fida, sa di essere amato infinitamente dal Pastore buono, e sa che da lui non può venire che il bene, anche quando si viene straziati e colpiti dal male, e dal male nella sua forma più incomprensibile, la sofferenza degli innocenti.
Chiara solleva molte domande al nostro cuore: cosa avremmo fatto, se avremmo avuto la sua forza e la sua allegria – ha scherzato fino al secondo in cui è arrivata “sorella morte” – possiamo chiederci quale enorme bellezza abbia intravisto per decidere di non separarsene, ma certo non possiamo sentirci offesi da lei.
Eppure è successo. Addirittura c’è stato chi è arrivato a dire e a scrivere che Chiara riporta indietro le donne, costrette alla mistica del sacrificio voluta per loro dalla società patriarcale.
Qualche tempo fa la scuola dei miei quattro figli doveva cambiare nome, e tra le proposte, messe al voto, c’era Chiara Corbella. Istantaneamente davanti ai cancelli si è organizzata una raccolta di firme per bloccare l’iniziativa. Una mamma che ha messo prima di sé la vita del suo bambino è stata avvertita come una minaccia, un’offesa alla sensibilità comune. Per la cronaca, la proposta è stata subito ritirata perché, mi hanno detto gli amici di Chiara, lei non avrebbe mai voluto dividere, offendere, accusare nessuno.
Ma il regalo di Chiara a suo figlio è stato libero, e lei è la sorella maggiore di tutte noi che, pur emancipate, realizzate, felici, abbiamo scoperto la bellezza di dare la vita, giorno per giorno o tutta insieme, per coloro che ci sono affidati. D’altra parte Dio, scriveva Giovanni Paolo II, affida l’umanità alla donna. E noi lo abbiamo orgogliosamente riscoperto. Dopo avere ottenuto il diritto di andare fuori, esplorare, studiare, percorrere le vie degli uomini, competere con loro e spesso vincere, abbiamo capito che non siamo costrette a farlo. E tante di noi hanno la meravigliosa libertà di dire che è bello accogliere, fare posto, nutrire la vita più debole, fare crescere, tirare fuori il meglio da ognuno. Rinunciare al desiderio del controllo. Fare un passo indietro. Smettere di rivendicare. Amare.
Siamo tante, ci riconosciamo quando ci vediamo in giro. Siamo avvocati, chirurghi, casalinghe, astrofisiche. Abbiamo girato il mondo. Siamo belle, di quella bellezza che viene dall’essere risolte, coraggiose, anche atletiche a volte. Siamo convinte che il servizio sia il modo migliore di vivere, e per questo siamo irrimediabilmente, sfacciatamente allegre. Siamo le sorelle minori di Chiara, e vogliamo andare tutte dietro a lei.
fonte: Avvenire del 5 maggio 2013
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