Abbiamo vissuto nella speranza che prima o poi qualcuno nel circo della vita tendesse sotto di noi una rete di salvataggio fatta di asili nido e aiuti per la cura degli anziani
Guardiamo in faccia la realtà. Che è sempre un bel modo per affrontare il futuro e cercare di migliorarlo. La verità cruda che ci svelano questi anni ’10 è la seguente: la conciliazione di famiglia e lavoro, grande ambizione delle baby boomers, non è più a portata di mano. Si sta allontanando come il miraggio dell’oasi in mezzo al deserto. Per colpa della crisi. E resterà fuori portata ancora per lunghi anni a venire.
C’è qualcuno in grado di smentire questa convinzione? Allora batta un colpo: darebbe una boccata di ossigeno a tutte. Soprattutto a chi scrive. Ma per quanto io mi sforzi di fare esercizi di ottimismo, non riesco a togliermi dalla testa una frase che mi disse qualche mese fa Elena Rosci, autrice di Mamme acrobate e La maternità può attendere, oltre che contributor della 27esima ora: «Le trentenni e quarantenni italiane con figli hanno fatto i salti mortali in questi anni per tenere insieme tutto. Ma dopo qualche lustro di giochi di prestigio si sono accorte che basta poco. Un genitore bisognoso di cure, un figlio con un problema di straordinaria amministrazione. E sei costretta a scegliere: o la famiglia o il lavoro».
Temo che Rosci abbia perfettamente ragione. Abbiamo vissuto pericolosamente, ballerine sul filo sospese a mezz’aria, nella speranza che prima o poi qualcuno nel circo della vita tendesse sotto di noi una rete di salvataggio fatta di asili nido, aiuti per la cura degli anziani, sconti fiscali per la baby sitter. Diciamocelo: quella rete non ci sarà mai. E per di più chi si è infilato nel vicolo cieco della conciliazione a tutti i costi non può nemmeno permettersi di dire: «Scusate, ho scherzato, volevo la luna ma adesso ho capito e me ne torno tranquilla a fare la casalinga». E chi ce la farebbe mai con uno stipendio solo?
Le altre non stanno meglio. Le altre sono quelle che i figli non li hanno fatti. Perché lusingate da prospettive di carriera che nella maggior parte dei casi non sono mai arrivate. Molte hanno rimandato i figli giorno dopo giorno nella speranza che arrivasse il momento giusto. Poi ci si accorge, di solito intorno ai 40, che il momento giusto non arriverà mai.
Le donne di oggi sono condannate a interpretare due ruoli entrambi scomodi. Li ha ben rappresentati Maria Sole Tognazzi nel film "Io viaggio sola". Da una parte la quarantenne senza figli che ha investito tutto sul lavoro ma a un certo punto scopre di non essere poi così soddisfatta (Margherita Buy). Dall’altra la coetanea frustrata che si arrabatta tra figli e marito con alterne soddisfazioni (Fabrizia Sacchi, nel film sorella della Buy).
Davvero non c’è una terza via possibile?
Secondo noi si: dare importanza ai valori ed all'amore e ricordarsi che il denaro non fa la felicità (anche se aiuta a vivere meglio). Troppe donne arrivate a 40 anni senza famiglia o figli vivono allo sbando cercando soddisfazioni in passatempi effimeri e svaghi improbabili. Quello a cui molte di esse non pensano è che poi a 65 anni si ritroveranno senza lavoro e irrimediabilmente SOLE!
Fonte: Corriere della Ser
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