mercoledì 28 marzo 2012

Marchetti e la kick boxing per migliorare i riflessi

Il guizzo di Marchetti che ha salvato la Lazio, il merito va alla kick boxing. Come Ed Warner, il fenomenale avversario di Holly e Benji chiamato anche «portiere del karate» perché si allenava con le arti marziali, solo che Marchetti è in carne ed ossa. Minuto 93′ di Lazio-Cagliari: Ekdal si libera al limite dell’area e tira a botta sicura, Marchetti para e ri-para su Pinilla, un fulmine sul tap-in anche perché partito in fuorigioco. È l’episodio che ha messo in cassaforte il gol siglato da Diakité assicurando tre punti alla Lazio, una manna nella difesa del terzo posto considerati i pareggi altrui. Ancora una volta Marchetti protagonista, il suo scatto di reni ha salvato la squadra evitando che i progetti di Champions andassero al tappeto.
Nel 2012 in campionato si segna poco (19 gol) e si subisce di più (21), e, senza Klose, la Lazio è costretta a puntare sul suo portiere in attesa che davanti succeda qualcosa. È Marchetti che dovrà occuparsi di blindare la porta per capitalizzare il poco che i compagni stanno producendo. E Federico ha la sua arma segreta per farsi trovare pronto anche quando la partita lo coinvolge solo a tratti, come domenica. È la kick boxing, la disciplina a cavallo tra sport e arte marziale che Marchetti ha imparato nel lungo periodo di inattività a Cagliari: allena reattività e la tecnica di caduta, aumenta la concentrazione e rimuove la paura, ma, soprattutto, fa raggiungere l’armonia tra fisico e mente, un equilibrio che per il ruolo di portiere è vitale. Marchetti si è aggrappato alle nuove acquisizioni per riprendersi dall’esilio di Cagliari, puntare all’azzurro e raggiungere l’autocontrollo. Oggi è un’ altra persona, la kick boxing lo ha trasformato. Fonte (Cor. Sera).

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