venerdì 16 marzo 2012
1935 – Adolf Hitler ordina il riarmo della Germania in violazione al Trattato di Versailles: nasce la Wehrmacht
Wehrmacht (trad. in italiano "forza di difesa") è il nome assunto dalle forze armate tedesche con la riforma del 1935 e per tutta la durata della seconda guerra mondiale, fino all'agosto 1946, quando fu formalmente sciolta dopo la resa incondizionata dell'8 maggio 1945. Nata dalle ceneri della Reichswehr, nel corso del primo dopoguerra, in seguito alla sconfitta della Germania nel secondo conflitto mondiale, fu poi sostituita dalla Bundeswehr nella Repubblica Federale di Germania e dalla Nationale Volksarmee nella Repubblica Democratica Tedesca a seguito alla divisione della Germania in est e ovest nel secondo dopoguerra.
La Wehrmacht era costituita da tre forze armate:
Heer (esercito)
Kriegsmarine (marina militare)
Luftwaffe (aeronautica militare)
ed era sottoposta ad un comando supremo denominato Oberkommando der Wehrmacht (OKW), cui sottostavano i comandi supremi delle tre forze armate, che tuttavia godevano di larga autonomia. Il primo comandante in capo della Wehrmacht fu il feldmaresciallo Werner von Blomberg che venne destituito nel 1938 dal Führer Adolf Hitler che assunse da quel momento anche la guida suprema delle forze armate tedesche. La Wehrmacht, che acquisì una formidabile reputazione di efficienza bellica durante la seconda guerra mondiale ed occupò per un certo periodo di tempo gran parte dell'Europa, viene considerata la più grande forza combattente della storia tedesca e quella dotata di maggior potere rispetto a qualsiasi altra precedente formazione militare germanica.
La Wehrmacht nacque ufficialmente, sostituendo formalmente la Reichswehr, il 16 marzo 1935, giorno in cui il Terzo Reich diede notizia al mondo dell'abrogazione delle clausole contro il riarmo tedesco previste dal trattato di Versailles e della reintroduzione del servizio militare obbligatorio con un effettivo iniziale di 36 divisioni, tra cui tre Panzer-Division, le nuove divisioni corazzate.
La struttura della Wehrmacht crebbe seguendo l'ascesa al potere del partito nazista e la sua aggressiva politica espansionistica in Europa, anche se le tre armi non ebbero la stessa evoluzione; mentre lo Heer, la cui struttura di comando era formata prevalentemente da ufficiali provenienti dall'aristocrazia tedesca, era più tradizionalista, così come la Kriegsmarine, la Luftwaffe, arma neonata e con a capo il feldmaresciallo Göring, già ufficiale pilota durante la prima guerra mondiale, era molto più vicina al nazismo, anche se non a livello delle milizie di partito come SA ed SS.
Ufficialmente, il comandante in capo della Wehrmacht era il Cancelliere del Reich, posizione che Adolf Hitler mantenne dal 1933, quando assunse tale carica, fino al suo suicidio nell'aprile del 1945. L'influenza degli alti ufficiali sulle scelte politiche della nazione era già tradizionalmente limitata dalla tradizione prussiana e dall'indottrinamento di von Seekt riguardo ad una cieca obbedienza; nel 1938 fu evidente che nelle alte gerarchie esisteva comunque una sacca di dissenso, da un lato mitigata dalla manifesta volontà di Hitler di restaurare la potenza delle forze armate tedesche ma comunque rinfocolata dal fatto che il cancelliere non era un appartenente alla casta aristocratico-militare; avvalendosi del prestigio raccolto con i risultati della Conferenza di Monaco che annetteva i Sudeti alla Germania senza sparare un colpo, Hitler impose le dimissioni del generale Beck da capo di stato maggiore dello Heer.
Nel marzo del 1938, dopo la destituzione dei generali von Blomberg e von Fritsch a seguito di torbidi scandali sessuali, Hitler abrogò la carica di Ministro della Guerra (tenuta fino a quel momento da von Blomberg), assunse il comando supremo della Wehrmacht e venne organizzata una nuova struttura di comando unificata delle forze armate tedesche denominata Oberkommando der Wehrmacht (OKW - Alto Comando delle Forze Armate) di cui venne nominato comandante il Generaloberst (poi feldmaresciallo) Wilhelm Keitel.
La struttura gerarchica delle forze armate tedesche era rigidamente centralizzata: al vertice stava quindi il Comando Supremo delle Forze Armate, l'OKW (Oberkommando der Wehrmacht) guidato da Hitler in persona con uno Stato Maggiore delle forze armate diretto dal generale Keitel, coadiuvato dal capo di stato maggiore, generale Alfred Jodl, e dal capo ufficio operazioni, colonnello Walter Warlimont, che coordinava tutte le azioni militari; tuttavia, le singole armi (esercito, aviazione, marina) erano gestite autonomamente dai rispettivi alti comandi. Esisteva quindi l'Oberkommando des Heeres (OKH), diretto dal generale Walther von Brauchitsch; l'Oberkommando der Marine (OKM), tenuto dall'ammiraglio Erich Raeder; e l'Oberkommando der Luftwaffe (OKL) al cui vertice c'era il reichsmarschall Hermann Göring. L'autonomia della Luftwaffe era ancora più ampia di quella delle altre forze a causa dell'influenza esercitata da Göring, dovuta alla sua appartenenza all'elite del partito nazista. Göring, eroe pluridecorato della prima guerra mondiale e marito di una aristocratica, delegava ampiamente ai suoi subordinati la parte attuativa a causa della sua incompetenza, ma curava moltissimo l'aspetto dell'immagine, apparendo al popolo tedesco come l'ultimo uomo del Rinascimento.
La Luftwaffe organizzò dal 1942 un suo esercito di terra con numerose divisioni di fanteria (le Luftwaffe Feld-Division), che peraltro si dimostrarono di modesta efficienza bellica, e con unità di artiglieria pesante e leggera contraerea che invece si resero utilissime anche nella guerra terrestre, impiegate in funzione controcarro. Combattive e temute furono soprattutto le divisioni paracadutiste (Fallschirmjäger) che furono impiegate proficuamente su tutti i fronti e che erano sotto l'esclusivo controllo della Luftwaffe. Infine nel 1942 venne costituita anche una divisione corazzata (sulla carta) di paracadutisti, la Fallschirm-Panzer-Division "Hermann Göring".
I soldati della Wehrmacht raggiunsero livelli professionali molto elevati e quando entrarono in guerra, nel 1939, lo fecero con la ferma convinzione di essere i migliori soldati del mondo. Per gran parte della guerra le truppe tedesche, combattive e aggressive, mantennero una chiara superiorità tattica contro i loro avversari sia dell'ovest che dell'est. In particolare i reparti tedeschi, guidati da ufficiali inferiori e sottufficiali in grado di condurre autonomamente il combattimento, si dimostrarono più elastici e più resistenti. D'altra parte, a queste elevate capacità tattiche non corrispose, soprattutto a livello dell'alto comando, un'adeguata visione strategica globale, sia a livello di grande strategia, sia a livello operativo e logistico, carenza che nel lungo periodo porterà al collasso delle forze armate tedesche anche per mancanza di carburante e materie prime.
La Wehrmacht venne impegnata in guerra per quasi sei anni, in tutta Europa e nell'Africa settentrionale, riportando numerosi successi e guadagnando entro il 1942 una posizione di predominio assoluto sul continente. Tuttavia la superiorità logistica e numerica delle forze Alleate in termini di uomini e di armamenti, e la potenza del loro apparato industriale, in particolare di quello degli Stati Uniti d'America, trasformarono a poco a poco il conflitto in una guerra di logoramento. La Germania, priva di alleati potenti, cercò di difendere con mezzi limitati la cosiddetta "Fortezza Europa" (Festung Europa) e di ritardare al massimo la sconfitta sul fronte occidentale. Nello stesso tempo impegnò per quasi quattro anni gran parte delle sue forze e i reparti migliori sul fronte orientale per contrastare la lenta ma inarrestabile avanzata dell'esercito dell'Unione Sovietica, sperando di resistere fino all'introduzione delle nuove armi segrete in progettazione o fino all'attesa disgregazione dell'alleanza delle potenze nemiche.
Di fronte alla dittatura nazista solo la Wehrmacht disponeva della forza teorica e dell'autorità per opporsi al regime e frenarne la progressiva e continua radicalizzazione[129]. Nel complesso tuttavia le forze armate tedesche, sia a livello delle strutture di comando sia a livello della truppa combattente, in cui era ormai fortemente presente una adesione ai valori basati sul concetto di superiorità razziale, di germanesimo espansionistico, di lotta per la sopravvivenza della razza tedesca contro una presunta cospirazione ebraico-bolscevica, aderirono ai progetti hitleriani e combatterono con efficienza e disciplina la lunga e sanguinosa guerra. Fin dagli anni trenta tuttavia, dubbiosi sulle perverse finalità del regime nazista e sui pericoli della sua politica aggressiva, alcuni ufficiali cercarono di frenare queste istanze e di provocare un cambiamento di regime.
Il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, principale organizzatore della resistenza contro Hitler e il nazismo.
I primi tentativi di bloccare i progetti espansionistici di Hitler vennero organizzati da alcuni generali venuti a conoscenza dei piani del Führer a partire dalla famosa riunione del 5 novembre 1937; in particolare il generale Ludwig Beck, capo di Stato maggiore generale dell'esercito, si oppose fermamente in una serie di memorandum alle scelte politiche della Germania nazista; non supportato dagli altri comandanti in capo della Wehrmacht, Beck finì per dimettersi nel 1938 ma rimase un punto di riferimento fondamentale per gli ufficiali tedeschi oppositori del nazismo. Il suo successore Franz Halder in un primo tempo mostrò uguale avversione per i piani di Hitler e organizzò insieme ad altri ufficiali un vero e proprio tentativo di colpo di stato durante la crisi dei Sudeti, ma il progetto venne poi abbandonato dopo il nuovo successo di Hitler alla Conferenza di Monaco. Da quel momento i generali, impressionati dalla determinazione e dalle vittorie del Führer si adeguarono alla situazione e eseguirono disciplinatamente i loro compiti operativi sul campo; all'interno dell' Abwehr (il servizio segreto dell'esercito) l'ammiraglio Wilhelm Canaris e il colonnello Hans Oster cercarono di intralciare la guerra di aggressione nazista fornendo informazioni agli alleati ma in concreto non ottennero risultati. Furono invece alcuni ufficiali più giovani che organizzarono il piccolo nucleo della resistenza interna alla Wehrmacht, decisi anche ad adottare metodi violenti per fermare la guerra sempre più aggressiva e nefasta condotta dal Terzo Reich.
I due personaggi centrali nel movimento di resistenza interno alla Wehrmacht furono infatti il colonnello Henning von Tresckow, attivo nel quartier generale del Gruppo d'armate Centro sul fronte orientale, che divenne un centro decisivo di cospirazione, e il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg che, subentrato più tardi a von Trescow nella guida della congiura, organizzò nel 1944 il tentativo di uccidere Hitler e di rovesciare il potere nazista, sfruttando la sua posizione di comando delle truppe di riserva dell'esercito in Patria (l'Ersatzheer). Dopo i ripetuti fallimenti, per una serie di circostanze casuali, dei tentativi di attentato organizzati da von Trescow nel 1943, il 20 luglio 1944 il colonnello von Stauffenberg riuscì a compiere l'attentato nel bunker di Rastenburg ed a innescare il colpo di stato (operazione Valkiria), nonostante Hitler fosse sfuggito alla morte. L'organizzazione antinazista era diffusa nelle strutture di comando dell'esercito di riserva nel Reich (generale Friedrich Olbricht) e nei comandi delle forze di occupazione in Francia (generale von Stulpnagel); erano inoltre coinvolti i generali a riposo Beck, von Witzleben, Hoepner ed in parte i feldmarescialli Rommel e von Kluge.
Nonostante qualche successo iniziale, soprattutto in Francia, il colpo di stato terminò con un completo fallimento a causa della pronta reazione del Führer, di Goebbels e di Himmler, degli errori dei congiurati, delle incertezze del feldmaresciallo von Kluge, e della sostanziale fedeltà a Hitler ed all'ordine costituito della quasi totalità degli ufficiali e dei soldati della Wehrmacht. In pochi giorni la rivolta fu sedata, i principali cospiratori furono uccisi (come Olbricht e Stauffenberg) o si suicidarono (come Witzleben, Kluge e Trescow. Nei mesi successivi l'apparato nazista effettuò una sanguinosa repressione all'interno della Wehrmacht, intimidendo gli ufficiali, rafforzando con misure draconiane la disciplina e organizzando strutture di controllo politico (i cosiddetti Nationalsozialistische Führungsoffiziere, NSFO, "ufficiali nazionalsocialisti con funzioni di guida") per consolidare la fedeltà e la resistenza delle truppe.
Nell'ultima fase del conflitto si verificarono fenomeni di disgregazione e cedimento tra i reparti al fronte e aumentò il numero dei disertori che assommarono complessivamente durante tutta la guerra a circa 100.000 soldati. I comandi della Wehrmacht adottarono provvedimenti molto rigidi per evitare il diffondersi del fenomeno: le corti marziali trattarono circa 35.000 casi di diserzione e in 22.750 inflissero la pena di morte che venne poi eseguita in circa 15.000 casi[137]. Tuttavia, nel complesso, i soldati della Wehrmacht, impegnati nella "quotidianità della guerra", vincolati psicologicamente al giuramento prestato direttamente a Hitler, e ancora in parte fiduciosi miracolisticamente nelle possibiltà di successo legate alle promesse del Führer, continuarono a combattere agli ordini del regime nazista fino alla totale disfatta e al crollo del Terzo Reich.
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