giovedì 16 maggio 2013

"La favola di Kabobo"

"La favola di Kabobo"
E' sabato mattina, fra le cinque e le sei circa, quando nel quartiere Niguarda di una Milano ancora assonnata si scatena l'inferno, che assomiglia tanto ad una scena di un film dell'orrore di John Carpenter.
Un tizio, che verrà poi identificato col nome di Kabobo, irregolare clandestino ghanese, preso da non sappiamo cosa né perché, colpisce ben sei persone a suon di picconate. Tre di esse moriranno a causa delle ferite gravissime riportate ( un ragazzo poco più che ventenne che stava aiutando il padre a consegnare giornali; un pensionato che stava portando il cane ad espletare i suoi bisogni; un disoccupato che stava prendendosi un caffè) mentre due riportano ferite guaribili ed una terza riesce fortunosamente a scappare nonostante un fendente violento ricevuto.
Questa storia gravissima riporta in viva luce un problema che ahimè, tutto l'edulcorato e confettato buonismo fatto di retorica e di buone maniere, non è mai riuscito a sotterrare. Mai. A nulla sono valsi i discorsi farneticanti sulla necessità d'accogliere nel suolo patrio tutti, indistintamente, anche coloro che disperati da fame e carenza di mezzi, non possono fare altro che delinquere o ribellarsi a suon di picconate, contro questa sudicia società italica colpevole di non garantire loro nulla, se non miseria e povertà e frustrazione. Già perché, forse a qualche filosofo benpensante sinistro non è ben chiaro che "la musica è cambiata", soldi non ce ne sono, mezzi neppure, visto e considerato che gli italiani navigano già da parecchio tempo in un mare di mxxd a, in una crisi economica senza precedenti, fatta di imprese chiuse, persone disoccupate e suicidi dalla disperazione. La musica è cambiata ma qualcuno finge che non sia affatto così, si riempie la bocca con farneticazioni assurde su politiche d'accoglienza fatte di "volemosebene" e "fai un po' quello che ti pare, tanto sei in Italia, mica in Inghilterra". Rido di gusto. Questa gente è talmente ignorante e inconscia della propria labile esistenza che non avendo mai avuto la possibilità di mettere il becco fuori dall'uscio di casa, non conosce minimamente come "funziona" viceversa la politica dell'immigrazione negli altri di paesi! Provate ad andare negli States o in Inghilterra o in Germania, da clandestini: senza un soldo in tasca, né un lavoro, né una possibilità di aiuto, poi, ne riparliamo della necessità di accogliere tutti. Che poi, è proprio un problema di logicità estrema, mi chiedo/vi chiedo: "come pensate possano vivere in un paese straniero, se non commettendo reati?". Ed il buon Kabobo, non è che fosse uno stinco di santo, affatto. Anzi fu uno dei promotori della rivolta degli immigrati a Bari, bruciò materassi, lenzuola, tirò sassi ed ogni ben di Dio gli passò fra le mani, per protestare contro i permessi di soggiorno che tardavano ad arrivare. Oibò. Lo so, ad un certo punto bisogna rinsavire e capire che quando importiamo persone senza mezzi, che non hanno nulla con cui vivere, possiamo anche importare persone che stinchi di santi non sono, e che prima o poi, commettono qualcosa di grave. Si parla in questi ultimi tempi della necessità addirittura di cancellare il reato di immigrazione clandestina, la nuova ministra (applaudita come il nuovo che avanza) non ci ha messo poi tanto a sciorinare la necessità di far scorrazzare cittadini clandestini in ogni dove, in Italia, d'altronde lei ha il suo "compitino" da eseguire, anche se il compitino stride fortemente con l'idea che persone dabbene si sono fatte del loro, di paese. Un paese sicuro, dove si rispettano le leggi, dove chi ha commesso un reato, viene adeguatamente punito, dove, prima di fare la elemosina agli altri, si pensa ai disgraziati nostrani e via discorrendo, e dove, se consentite, permangano solo coloro che in regola con ogni tipo di permesso, abbiano un lavoro e l'intenzione di comportarsi come cittadini rispettosi delle leggi del paese che gli accoglie.
Concludo con una piccola osservazione: a Pisapippa, alla Boldrini, alla Kyenge, a 'sto giro è andata male. Già me li vedevo, nel caso fossero morti tre ghanesi, con le facce contrite e meste, già sentivo i loro discorsi alle esequie, fatti di una condanna unanime all'atto razzista compiuto da un razzista italico. Già. Ma le cose qui stanno diversamente e qualcuno se ne faccia una ragione: è stato un clandestino ghanese a commettere questo turpe gesto, quindi, non ci saranno affatto discorsi sul razzismo italiano, ma semplici considerazioni: "E' un povero sfruttato dalla società"; "E' un reietto che nessuno si filava"; "Bisogna comprendere lo stato di disperazione e perdonare"; " C'è da fare una colletta per aiutarli a vivere meglio da nullafacenti sul suolo italico" ….
Ecco, la retorica del buonismo sinistro. Ed è stato un ghanese con un piccone a mostrarcela in tutto il suo splendore!

Paola Orrico
Foto: "La favola di Kabobo" E' sabato mattina, fra le cinque e le sei circa, quando nel quartiere Niguarda di una Milano ancora assonnata si scatena l'inferno, che assomiglia tanto ad una scena di un film dell'orrore di John Carpenter. Un tizio, che verrà poi identificato col nome di Kabobo, irregolare clandestino ghanese, preso da non sappiamo cosa né perché, colpisce ben sei persone a suon di picconate. Tre di esse moriranno a causa delle ferite gravissime riportate ( un ragazzo poco più che ventenne che stava aiutando il padre a consegnare giornali; un pensionato che stava portando il cane ad espletare i suoi bisogni; un disoccupato che stava prendendosi un caffè) mentre due riportano ferite guaribili ed una terza riesce fortunosamente a scappare nonostante un fendente violento ricevuto. Questa storia gravissima riporta in viva luce un problema che ahimè, tutto l'edulcorato e confettato buonismo fatto di retorica e di buone maniere, non è mai riuscito a sotterrare. Mai. A nulla sono valsi i discorsi farneticanti sulla necessità d'accogliere nel suolo patrio tutti, indistintamente, anche coloro che disperati da fame e carenza di mezzi, non possono fare altro che delinquere o ribellarsi a suon di picconate, contro questa sudicia società italica colpevole di non garantire loro nulla, se non miseria e povertà e frustrazione. Già perché, forse a qualche filosofo benpensante sinistro non è ben chiaro che "la musica è cambiata", soldi non ce ne sono, mezzi neppure, visto e considerato che gli italiani navigano già da parecchio tempo in un mare di mxxd a, in una crisi economica senza precedenti, fatta di imprese chiuse, persone disoccupate e suicidi dalla disperazione. La musica è cambiata ma qualcuno finge che non sia affatto così, si riempie la bocca con farneticazioni assurde su politiche d'accoglienza fatte di "volemosebene" e "fai un po' quello che ti pare, tanto sei in Italia, mica in Inghilterra". Rido di gusto. Questa gente è talmente ignorante e inconscia della propria labile esistenza che non avendo mai avuto la possibilità di mettere il becco fuori dall'uscio di casa, non conosce minimamente come "funziona" viceversa la politica dell'immigrazione negli altri di paesi! Provate ad andare negli States o in Inghilterra o in Germania, da clandestini: senza un soldo in tasca, né un lavoro, né una possibilità di aiuto, poi, ne riparliamo della necessità di accogliere tutti. Che poi, è proprio un problema di logicità estrema, mi chiedo/vi chiedo: "come pensate possano vivere in un paese straniero, se non commettendo reati?". Ed il buon Kabobo, non è che fosse uno stinco di santo, affatto. Anzi fu uno dei promotori della rivolta degli immigrati a Bari, bruciò materassi, lenzuola, tirò sassi ed ogni ben di Dio gli passò fra le mani, per protestare contro i permessi di soggiorno che tardavano ad arrivare. Oibò. Lo so, ad un certo punto bisogna rinsavire e capire che quando importiamo persone senza mezzi, che non hanno nulla con cui vivere, possiamo anche importare persone che stinchi di santi non sono, e che prima o poi, commettono qualcosa di grave. Si parla in questi ultimi tempi della necessità addirittura di cancellare il reato di immigrazione clandestina, la nuova ministra (applaudita come il nuovo che avanza) non ci ha messo poi tanto a sciorinare la necessità di far scorrazzare cittadini clandestini in ogni dove, in Italia, d'altronde lei ha il suo "compitino" da eseguire, anche se il compitino stride fortemente con l'idea che persone dabbene si sono fatte del loro, di paese. Un paese sicuro, dove si rispettano le leggi, dove chi ha commesso un reato, viene adeguatamente punito, dove, prima di fare la elemosina agli altri, si pensa ai disgraziati nostrani e via discorrendo, e dove, se consentite, permangano solo coloro che in regola con ogni tipo di permesso, abbiano un lavoro e l'intenzione di comportarsi come cittadini rispettosi delle leggi del paese che gli accoglie. Concludo con una piccola osservazione: a Pisapippa, alla Boldrini, alla Kyenge, a 'sto giro è andata male. Già me li vedevo, nel caso fossero morti tre ghanesi, con le facce contrite e meste, già sentivo i loro discorsi alle esequie, fatti di una condanna unanime all'atto razzista compiuto da un razzista italico. Già. Ma le cose qui stanno diversamente e qualcuno se ne faccia una ragione: è stato un clandestino ghanese a commettere questo turpe gesto, quindi, non ci saranno affatto discorsi sul razzismo italiano, ma semplici considerazioni: "E' un povero sfruttato dalla società"; "E' un reietto che nessuno si filava"; "Bisogna comprendere lo stato di disperazione e perdonare"; " C'è da fare una colletta per aiutarli a vivere meglio da nullafacenti sul suolo italico" …. Ecco, la retorica del buonismo sinistro. Ed è stato un ghanese con un piccone a mostrarcela in tutto il suo splendore! Paola Orrico
Fonte : Internet

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