martedì 29 maggio 2012


Una vicenda intricata e molto italiana. Case assegnate a personaggi ricchi, vendute a pochi soldi ed appartamenti invece non venduti a persone che non hanno altre abitazioni. Il paese delle raccomandazioni primeggia anche in questo. Rialzati Italia!


La casa popolare abitata da falsi “meno abbienti” diventa un dossier che l'Ater rende pubblico con tanto di denuncia da parte del presidente, Bruno Prestagiovanni: “Se non si cambia rotta l'Ater del Comune di Roma (che amministra 40.000 alloggi ad uso residenziale) è destinato a sparire in un paio di anni inghiottito dai debiti e dall'impossibilità di fare la manutenzione ordinaria del suo patrimonio immobiliare".
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Il default prossimo venturo arriva a conclusione della presentazione di un paziente e certosino lavoro di confronto tra il censimento dei redditi fornito dagli inquilini delle Case Ater e le dichiarazioni fornite all'Agenzia delle Entrate. Lo studio ha evidenziato dati allarmanti. Per la prima volta è stata portata a termine un'operazione di monitoraggio e incrocio di dati: 83.894 dichiarazioni dei redditi fornite all'Agenzia delle Entrate nel 2009, sono state incrociate con quanto dichiarato all'azienda in occasione del censimento reddituale del 2009.

E' evidente che parecchi degli inquilini dichiarano il falso, "barano" presentando redditi spesso inferiori con stratagemmi molto semplici, magari omettendo un figlio dal nucleo familiare. Le stesse persone dichiarano ben altro al fisco, così oltre che commettere un reato sottraggono soldi all'azienda pagando un affitto inferiore al dovuto, spesso dichiarandosi addirittura senza reddito. "E i soldi mancanti potrebbero essere reinvestiti nella manutenzione ordinaria degli immobili e nella costruzione di nuove case", conclude amareggiato il Presidente.

"Pochi nascondono molto e molti nascondono poco", così si può riassumere il meccanismo di occultamento dei redditi visto dal punto di vista della distribuzione nei municipi della Capitale. Il fenomeno degli inquilini che possiedono terreni o altre abitazioni che eccedono il valore per essere ammessi di diritto in un'abitazione di edilizia residenziale pubblica è molto esteso, ma ora l'azienda intende collaborare mettendo a disposizione i propri dati. Per quanto riguarda il fenomeno degli abusivi, ci si sta muovendo con fermezza. Da quando è impossibile spostare la residenza negli alloggi senza il permesso dell'ente, il fenomeno della "vendita sottobanco" sta conoscendo una fase di sensibile decrescita.

Se lo sviluppo urbanistico di Roma può essere letto attraverso l'edificazione delle "case popolari", è anche necessario osservare che la funzione sociale è oramai pressoché decaduta. Non ha alcun senso mantenere in piedi un'azienda senza poi dare seguito alle sue istanze, e senza fornirle gli strumenti per intervenire su una struttura "malata". Nel caso il soggetto che manca all'appello è la Regione, che dovrebbe fornire risorse e strumenti per intervenire. Andreotti motteggiò una volta che nei manicomi c'erano due categorie di persone: i matti e quelli che volevano risanare le ferrovie. Qualcuno, scherzando, qualche anno fa ha aggiunto che ci sono anche quelli che vogliono risanare la gestione delle case popolari a Roma.

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