Essa, infatti, fu il primo mezzo che gli uomini costruirono per potersi spostare lungo i corsi d'acqua ed i laghi.
L'uomo primitivo, osservando i tronchi d'albero galleggiare sull'acqua, intuì la possibilità di poterli sfruttare come mezzo di trasporto.
Fu proprio scavando un tronco d'albero che nacque la piroga: la forma più rudimentale e primitiva di canoa. Successivamente questo tipo di imbarcazione si perfezionò ed ebbe diverse evoluzioni a seconda dell'uso che l'uomo intendeva farne.
Le caratteristiche che distinguono la canoa da tutte le altre imbarcazioni sono tre e precisamente: 1. il canoista (seduto o in ginocchio) volge la fronte verso la direzione di marcia
2. il mezzo di propulsione è una pagaia che non trova un punto d’appoggi fisso sull'imbarcazione, ma è libera nelle mani del pagaiatore
3. Queste caratteristiche particolari danno all’imbarcazione una grande mobilità ed una altrettanto grande manovrabilità, qualità che la rendono indispensabile per navigare i fiumi e per la caccia, come fanno gli eschimesi ancora ai giorni nostri.
Dall'antica piroga sono nati diversi tipi di imbarcazioni, a pala semplice e a pala doppia: dalle prime avrà origine l'attuale canoa canadese così chiamata in quanto è l'erede diretta di quella usata dagli indigeni e dai cacciatori di pelli del Nord America; dalle seconde nascerà il kayak: imbarcazione usata ancora oggi dagli esquimesi per la caccia delle foche ed il trasporto delle pelli.
Analizziamo le caratteristiche del kayak. Il kayak differisce dalle altre canoe in quanto è un'imbarcazione interamente coperta. Il canoista, che sta seduto, si introduce nel kayak attraverso un pozzetto aperto nella copertura, ed impugna una pagaia a doppia pala, mentre invece per la canadese si usa una pagaia a pala singola in posizione inginocchiata. In Europa fin nel 1745 si viene a conoscenza di questo particolare tipo di imbarcazione.
Devono però trascorrere circa cento anni prima di vedere un kayak in Europa ed è proprio in Gran Bretagna, terra nella quale hanno avuto origine la maggior parte degli sport moderni, che nasce la prima canoa. E’ lo scozzese John Mc Gregor che nel 1865 progetta e costruisce un kayak, e fonda a Londra nel 1866 il primo club di canoa al mondo.
Nel 1900 ormai il kayak è entrato nella maggioranza dei paesi Europei, anzi è di questo periodo il primo trattato sulla tecnica di voga; ne è autore il norvegese Nansen (premio Nobel per la scienza), scienziato ed esploratore che durante i suoi viaggi in Groenlandia ed altri paesi artici studia emette in rilievo le tecniche di voga delle diverse tribù esquimesi, esprimendo il suo parere sulla tecnica migliore.
L'aspetto turistico è sfociato nella pratica amatoriale mentre quello agonistico è sfociato nella specialità cosiddette di “acqua piatta” (velocità, fondo), marathon, in quelle “fluviali” (discesa e slalom) e della “canoa polo”.
Nel 1936 la Reale Federazione Italiana di Canottaggio istituisce la sezione di canoa intesa nel duplice aspetto di turismo e di agonismo;
Sempre lo stesso anno l’Italia partecipa ai Giochi di Berlino con un solo atleta, Elio Sasso Sant, italiano all'estero socio del Gruppo Milanese Canoa, di cui il Duca d'Aosta era presidente onorario e che caldeggiò e sostenne gli oneri di partecipazione della giovane canoa italiana. Della sua partecipazione olimpica si hanno notizie attraverso il racconto di Ferruccio Casorati che nel 1936 era delegato per la canoa della R. Federazione Canottaggio: “Nella gara di fondo (10 chilometri) alla quale hanno partecipato 15 nazioni Sasso Sant si è classificato all'ottavo posto con 3'18” di svantaggio sul Campione Olimpionico e con 7'23” di vantaggio sul 15° arrivato. Nelle batterie della regata breve (1000 metri) è giunto 5° al traguardo e perciò escluso dalla finale (ma in questa circostanza, come già per la gara di fondo, ha pagato l'indisposizione che l'aveva colpito alla vigilia delle gare, costringendolo due giorni a letto).”
L’Italia partecipa anche al primo Campionato del mondo che si svolge in Svezia ne1 1938.
Nel dopoguerra è la Federazione Italiana di Canottaggio ad interessarsi di questo sport, però nessun italiano partecipa alle olimpiadi di Londra del 1948; una rappresentanza prende parte, senza peraltro riuscire ad entrare in finale, alle olimpiadi di Helsinki del 1952;
Organizzazione Federale
La Federazione Italiana Canoa Kayak ha ottenuto il proprio riconoscimento a Federazione effettiva con la delibera, assunta all'unanimità, dal Consiglio Nazionale del C.O.N.I. nella riunione del 30 aprile 1987.
La F.I.C.K. -già Commissione Italiana Canoa dal 24 novembre 1973 e Federazione " Aderente" da1 30 novembre 1982 -in base al D.P.R. n. 157 de1 28 marzo 1986 che prevede, fra l'altro, che per "uno stesso sport può essere costituita una sola Federazione", è la sola qualificata a disciplinare l'attività canoistica nazionale ed a rappresentarla in campo internazionale. Riunisce in un unico ente associativo le società, le associazioni e gli altri organismi sportivi, regolarmente affiliati, che praticano in Italia lo sport della canoa. La F.I.C.K. è Federazione Sportiva Nazionale e svolge la sua attività in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi del C.I.O., del C.O.N.I. ed in conformità alle vigenti normative ad essa è riconosciuta autonomia tecnica, organizzativa e di gestione sotto la vigilanza del CONI.
La Federazione è affiliata all'lnternational Canoe Federation (I.C.F.) e all’European Canoe Association (ECA) delle quali accetta Statuto e Regolamenti.
Lo Statuto regola e disciplina l'attività federale.
Gli altri Regolamenti, da quello "Organico" che detta le norme di attuazione, a quello di “Giustizia", da quello degli “Ufficiali di Gara” ai "Codici di gara " per le diverse specialità che danno le disposizioni relative allo svolgimento dell'attività sportiva, fino al “Regolamento federale di lotta al doping” sono deliberati dal Consiglio Federale che li trasmette poi al C.O.N.I. per la definitiva approvazione.
I fini istitutivi della Federazione sono:
a) l’incremento, la propaganda, l’organizzazione e la disciplina nel territorio nazionale dello sport canoistico tra dilettanti, in tutte le sue forme e manifestazioni;
b) lo sviluppo, l’organizzazione e la disciplina dell’attività agonistica finalizzata all’attività internazionale ed alla partecipazione alle Olimpiadi, nell’ambito delle direttive impartite dal C.O.N.I e dall’I.C.F.
Affiliati e Società
Affiliate sono le Società e gli Organismi sportivi non aventi scopo di lucro le cui domande, dopo il riconoscimento "ai fini sportivi", sono accolte dal Consiglio Federale e dal C.O.N.I.
I documenti necessari per le Società di nuove affiliazione sono l'atto costitutivo, redatto con le modalità previste per gli atti pubblici, lo Statuto conforme a quello federale, oltre all'elenco dei dirigenti in carica, di tutti i soci e ai colori sociali.
Il Comitato regionale competente provvede all'istruttoria della domanda da inviare con il proprio parere al Consiglio federale.
Le Società per rinnovare l'affiliazione devono aver svolto attività agonistica nello anno precedente; se, per particolari motivi questo non è possibile, le Società possono richiedere di essere poste in "aspettativa ".
Le Società possono partecipare all'attività federale e alle Assemblee sia regionali che nazionali nelle quali avranno diritto a voto solo se sono affiliate da almeno 12 mesi, e abbiano svolto nell’anno precedente un minimo di attività attività agonistica e siano in regola con l'affiliazione.
I Tesserati sono
-gli atleti,
-i tecnici,
-i dirigenti federali
-i dirigenti sociali,
-i benemeriti ed onorari,
-i giudici arbitri,
-i soci delle Società ed Organismi similari.
Il tesseramento avviene tramite le Società di appartenenza per gli atleti, i dirigenti sociali ed i soci delle Società, è valido per l'anno solare e scade il 31 dicembre.
Per quanto riguarda i dirigenti federali il tesseramento è legato alla carica che essi rivestono, mentre per i tecnici ed i giudici arbitri avviene con l'inquadramento nei rispettivi ruoli.
Sia per l'affiliazione che per il rinnovo dell'affiliazione ed il tesseramento tutte le norme sono specificate nello Statuto e nel Regolamento Organico della Federazione.
ORGANIZZAZIONE FEDERALE L’organizzazione della F.I.C.K. prevede:
- ORGANI CENTRALI: L'Assemblea nazionale Il Presidente della Federazione
Il Consiglio Federale
Il Collegio dei Revisori dei Conti
- ORGANI PERIFERICI: L'Assemblea Regionale Il Presidente Regionale
Il Consiglio del Comitato Regionale
Il delegato Regionale
Il Delegato Provinciale
- ORGANI DI GIUSTIZIA: Il Procuratore Federale Il Giudice Unico
La Commissione di Giustizia e Disciplina
La Commissione d'Appello
-ALTRI ORGANISMI: Il Collegio degli Ufficiali di Gara;
Il Comitato Federale Sport per tutti.
Lo Statuto, il Regolamento Federale, i Regolamenti di Giustizia e Disciplina e della Direzione Arbitrale Canoa e il Regolamento Antidoping disciplinano le modalità di elezione, la durata, i compiti, le funzioni e l'organizzazione dei singoli tesserati e degli organi federali.
PRESENTAZIONE SPECIALITÀ
La canoa, quale sport moderno, trova la sua principale caratterizzazione nelle origini storiche e nella sua evoluzione tecnica.
Queste caratteristiche sono fondamentalmente l'ambiente nel quale si pratica la canoa e il mezzo "imbarcazione".
L'ambiente, con tutti i suoi aspetti positivi e negativi, influenza la pratica di questo sport dalle situazioni più elementari quali l'insegnamento al neofita, a quelle più evolute quali la competizione. L'acqua, elemento estremamente variabile, il vento, le correnti, le onde sono tutti elementi che condizionano non poco la pratica di questo sport. Addirittura alcune specialità della canoa si sono evolute ed affermate sfruttando queste caratteristiche naturali offerte dall'ambiente acquatico.
Come in altri sport individuali è l'atleta con le sua abilità, attraverso un uso intelligente della pagaia ed un utilizzo adeguato delle sue capacità motorie, l'unico artefice del risultato. Se a ciò si aggiungono poi l'elemento acqua egli agenti atmosferici spesso avversi ecco che il quadro relativo alla pratica di questo sport si presenta spesso impegnativo.
Nonostante ciò sono molti i giovani che si avvicinano alla pratica canoistica innamorandosene, spinti probabilmente da motivazioni forti, dal desiderio di affermazione in uno sport difficile, a volte ingrato, trovando gratificazione in ultima analisi nella vittoria su se stessi più che sull'ambiente o sull'avversario.
Da queste semplici considerazioni scaturisce evidente come le componenti psicologiche e non solo quelle fisiche siano determinanti nella scelta come nella pratica dello sport canoistico.
Ora, ripercorrendo l'evoluzione storica della canoa sul piano tecnico, ricordiamo che essa si è affermata come attività sportiva seguendo alcuni filoni fondamentali:
acqua piatta (velocità, fondo) maratona
fluviale (slalom,discesa) canoa –polo
paddle sport (non ufficialmente regolamentati in ambito FICK) canoa a vela
dragon boat
rafting
rodeo outrigger
Le varie specialità e le relative competizioni sono regolamentate da codici approvati dagli organi federali italiani in accordo con le norme internazionali.
Questa pubblicazione rimanda il lettore, per un ulteriore approfondimento, alla consultazione dei Codici delle Regate.
CANOA D’ACQUA PIATTA
Questa specialità si è definita con le gare in linea su acque preferibilmente calme. Inoltre vi è stata una evoluzione delle imbarcazioni: alle barche singole si sono aggiunte le barche multiple.
Le gare della canoa d’acqua piatta sono:
in linea: 200 - 500 -1.000 metri
fondo: 5.000 metri.
Marathon: non meno di 10 km.
Vi possono essere distanze intermedie adottate per ragioni diverse (ad es. categorie giovanili) I tipi di imbarcazione sono: Kl -K2 -K4- CI -C2 -C4
KAYAK
tipo
K1
K2
K4
lungh. max. 520 cm. 650 cm. 1100 cm. larghezza libera
peso min. Kg. 12
Kg. 18
Kg. 30 CANADESE Tipo
K1
K2
K4
lungh. max. 520 cm. 650 cm. 1100 cm. larghezza libera
peso min. Kg. 12 Kg. 18 Kg. 30
Tabella delle misure e dei pesi
La I.C.F. (International Canoe Federation), nel suo Codice delle Regate, pone dei limiti alle dimensioni delle canoe e dei kayak:
Le imbarcazioni sia di kayak che di canadese hanno subito dalla loro origine una notevole evoluzione tecnica per quanto riguarda la forma degli scafi, e tecnologica per quanto riguarda i materiali. Lo stesso dicasi per le pagaie che sono notevolmente diverse da quelle usate dai primi canoisti sia come forma che come dimensione e materiale.
Evoluzione dello scafo
Negli anni '50 la canoa presentava una forma rotondeggiante con prua e poppa molto basse, con il punto di larghezza massima situato al livello del pozzetto. Questa soluzione dava uno spostamento della prua e della poppa alternativamente a destra e a sinistra.
Si passò poi a soluzioni diverse, dette a "V", con I 'adozione di chiglie convesse, poi non più ammesse dal Codice delle Regate; la velocità era sicuramente maggiore, ma tutto a svantaggio della stabilità.
Dalle Olimpiadi di Roma la canoa ha avuto una fortissima evoluzione per quanto riguarda lo scafo . Con l'avvento delle resine sintetiche molti costruttori di nazionalità diverse hanno elaborato molteplice forme di kayak e canoe; in relazione al rapido mutare dei regolamenti e all’evoluzione che permette personalizzazioni sempre più precise e raffinate.
Evoluzione delle pagaie
Kayak
Le pagaie sono costruite in legno oppure metallo e fibra. Ne esistono di vari tipi con forme diverse tra loro. Le pagaie in materiale composito e le pale ad elica hanno portato, fra l’altro, ad alcune modificazioni nell'impostazione e nella tecnica di pagaiata.
La sfasatura tra le pale è di 90°, anche se in questi ultimi tempi si è scesi a 85° con uno svincolo o rotazione del pugno inferiore.
La pagaia va adattata alle caratteristiche fisiche e antropometriche dell’atleta.
Non è possibile variare molto la larghezza delle pale poiché basta un solo cm in più per avere una superficie maggiore di circa 40 c mq, con conseguente aumento della resistenza durante la passata in acqua.
La rigidità della pagaia varia in relazione alla velocità della imbarcazione: maggiore velocità più rigidità della pagaia.
La lunghezza della pagaia (come vedremo in seguito) deve essere anche considerata in relazione al tipo di equipaggio che si vuole formare (K2 o K4).
Canadese
La forma diversa della pagaia da canadese è data dalla necessità di pagaiare in una determinata posizione (si pagaia in ginocchio e non a sedere) e da una sola parte.
Non esiste una tipologia precisa sulla forma e sulla misura della pala.
Per quanto riguarda la scelta della lunghezza della pagaia si può dire, indicativamente, che appoggiata a terra, il manico deve sfiorare la parte superiore della fronte dell'atleta o del ragazzo.
E’ bene ricordare che, come ne] kayak, le misure relative alla pagaia devono sempre rispettare le esigenze fisiche e antropometriche dell'atleta.
CANOA FLUVIALE
La I.C.F. (International Canoe Federation), nel suo Codice delle Regate, definisce le dimensioni, il peso e le forme essenziali delle canoe:
CANOA FLUVIALE SLALOM
CANOA FLUVIALE DISCESA
Canoa fluviale discesa
tipo
K1
C1
C2
lungh. max.
450 cm.
430 cm.
500 cm.
largh. min.
60 cm.
70 cm.
80 cm.
peso min.
Kg. 9
Kg. 10
Kg. 16
Canoa fluviale slalom Tipo
K1
C1
C2
lungh. max.
400 cm.
400 cm.
458 cm.
larghezza
60 cm.
70 cm.
80 cm
peso min.
Kg. 10
Kg. 11
Kg. 18
La forma particolare del fondo della canoa da slalom consente la migliore disposizione alla rotazione, ma evidenzia anche la scarsa possibilità di scivolamento per la maggior resistenza che oppone all'avanzamento; nella discesa è evidente il contrario: la forma allungata della zona di contatto favorisce lo scivolamento e riduce la capacità di rotazione.
Slalom
Negli ultimi anni i costruttori hanno accentuato la differenza della forma e dei volumi di punta e coda. Si sono rimpicciolite e abbassate nello slalom per ridurre il rischio di penalizzazione, soprattutto nei passaggi più difficili.
Le punte abbassate e schiacciate dei nuovi scafi hanno influenzato e raffinato la tecnica dello slalom, e ora l'atleta che la sa applicare riesce ad affondare la punta o la coda dello scafo e a passare nella porta come se questa fosse più larga, e impiegando minor tempo. Naturalmente questa tecnica non è applicabile al primo momento e dal primo venuto, per cui i nuovi scafi non sono consigliabili ai principianti, che è bene si formino sulle canoe meno specializzate.
Discesa
Lo scafo si è ingrandito in punta e in coda per aumentare il volume di appoggio, permettendo così maggiore galleggiamento, minore beccheggio e quindi maggiore velocità.
Il grande volume della canoa favorisce il galleggiamento della punta sia dello scafo, favorendo lo scivolamento della canoa sull'acqua. In grandi onde, riccioli e rulli, quando la punta si infila nell'acqua, il suo notevole volume la fa affiorare prima, dividendo la massa d'acqua, così che solo una parte ridotta di essa urta contro il corpo del canoista, diminuendo l'azione frenante e disturbando meno il ritmo di pagaiata.
La pagaia: slalom e discesa
Per quanto riguarda la Discesa il tipo di pagaia usato deriva direttamente da quello usato in acqua piatta; nello slalom invece si usano pagaie studiate per un utilizzo non solo propulsivo ma anche di controllo direzionale e di mantenimento dell’equilibrio. Non esiste una regola fissa per determinare la misura più adatta per ogni atleta; per uno stesso atleta, però, la pagaia da slalom in genere è più corta di quella da discesa.
Sia l'una sia l'altra sono in funzione di alcune variabili: lunghezza delle braccia, età, muscolatura, preparazione, eccetera
La pagaia da discesa è più lunga perché è soprattutto un mezzo di propulsione che deve dare velocità durante un lungo tragitto, quindi deve fornire all'atleta la maggior leva possibile. La pagaia lunga richiede un notevole dispendio di energia per la messa in marcia da fermo o quando si è frenati da onde di una certa entità durante il percorso; invece, una volta ottenuta una certa velocità, è più facile mantenerla che con una pagaia corta.
L'EQUIPAGGIAMENTO
Nella canoa d’acqua piatta comprende: il paraspruzzi e, eventualmente, il giubbetto salvagente, obbligatorio nella maratona e per la cat. Allievi anche nelle corse in linea. Nella fluviale comprende: giubbetto salvagente, casco, paraspruzzi.
Le scarpe sono consigliabili anche se si va in mare o nei laghi, dove apparentemente non esistono pericoli di contusioni o ferite per i piedi, come si verifica sui fiumi. C'è chi crede che i piedi siano al sicuro perché stanno dentro lo scafo, invece di strada a piedi bisogna farne per sentieri, sponde, scogliere, ghiaioni spesso cosparsi di vetri e con la canoa in spalle. Quindi scarpe leggere, flessibili, o calzari in neoprene con suola in gomma.
Il giubbetto salvagente
È semplice, leggero, in tessuto di nylon, con inserti di espanso morbido a cellula chiusa. Le grandi aperture lasciano completamente liberi i movimenti delle braccia e poiché arriva solo in vita, anche quelli del tronco. È importante che aderisca al corpo elasticamente, in diverse taglie adattabili a canoisti di qualsiasi corporatura.
Il Regolamento della Federazione Internazionale di Canoa (ICF) prescrive che il salvagente deve garantire la spinta di galleggiabilità di 6 kg mantenendo il corpo verticale, cioè con il capo fuori dall'acqua. Non ripeteremo mai abbastanza che il giubbetto salvagente è indispensabile per tutti: sia per i campioni, sia che per i semplici principianti, anche se sono espertissimi di nuoto. Nessuna scusa è valida, soprattutto ora che sono disponibili giubbetti appositamente studiati per i canoisti e che sono comodi da indossare ed usare.
Il casco
È indispensabile quando si va in acqua corrente e mossa. Anche qui non esistono scuse. I caschi sono leggeri, in strati sottili di materia plastica e con aperture per permettere l'uscita rapida dell'acqua, sia quando si entra nelle onde sia quando ci si capovolge.
Paraspruzzi
Per i principianti sono consigliabili paraspruzzi leggeri di nylon che, anche se lasciano filtrare un poco d'acqua, sono facili da sfilare in caso di capovolgimento. Tuttavia gran parte dei canoisti usa i paraspruzzi in neoprene che sono quasi stagni e aderiscono all'addome riparandolo dall'acqua fredda. Una volta sistemati sull'orlo dell'abitacolo, rimangono ben tesi e non fanno borse dove si può fermare l'acqua; un anello di fettuccia robusta, posto sul bordo anteriore, ne permette un facile sganciamento.
La giacca da acqua
È di nylon o di materiale impermeabile di vario spessore ed è confezionata in modo da lasciare libero il movimento delle braccia durante la pagaiata. I polsini sono di neoprene, piuttosto stretti per impedire all'acqua di entrare; la chiusura al collo viene garantita da una fettuccia regolabile con velcro.
In vita la giacca viene stretta da un cordoncino dopo averla infilata sopra il paraspruzzi.
La tuta in neoprene
Questo particolare indumento può venire indossato in acque e giornate molto
fredde; deve essere piuttosto abbondante per non ostacolare i movimenti e una maglietta di lana va messa a contatto della pelle. La lana, anche se bagnata, conserva parte del suo potere isolante.
Non dimentichiamo che un buon equipaggiamento, oltre a evitarci delle noie e farci godere in pace le escursioni, eviterà anche gli inconvenienti che sono sempre in agguato dietro la trascuratezza.
LA CANOA POLO
È un gioco tra due squadre in canoa e consiste nel disputarsi una palla al fine di scagliarla in una porta sospesa seguendo determinate regole. Dal 1993, anno dell’unificazione dei regolamenti da parte dell’International Canoe Federation, si seguono le regole di gioco sperimentate negli anni precedenti dagli inglesi.
Regola 1 -Il Gioco
A.1/1
Una partita di CANOA-POLO è giocata da due squadre di cinque elementi ciascuna. Lo scopo di ciascuna
squadra è quello di tirare la palla nella porta avversaria e di impedire alla squadra avversaria di impossessarsi della palla o di segnare dei goal.
La palla può essere passata, tirata, battuta, o palleggiata in qualsiasi direzione e, salvo le restrizioni imposte dalle norme che seguono, solo ed esclusivamente con le mani. Il passaggio con la pagaia è consentito solo nel caso di accompagnamento della palla con la parte concava della stessa.
Regola 2 -Impianti e Materiale
A.1/2 Campo di gioco –Dimensioni
Il campo di gioco è costituito da uno specchio d'acqua, rettangolare, libero da ostacoli, avente dimensioni da 36 a 40 mt. di lunghezza e da 16 a 20 di larghezza.
A.2/2 Delimitazione del campo
È delimitato da piccoli galleggianti posti a non più di 1 mt. l'uno dall'altro, infilati da una corda onde mantenere la linearità dei limiti del campo. Le linee che delimitano il campo di gioco si chiamano: LINEE LATERALI quelle che delimitano la lunghezza, LINEE DI FONDO quelle che delimitano la larghezza. Devono inoltre essere delimitati i quattro angoli del campo, la META CAMPO (su entrambe le linee laterali), i "6 mt" dalla linea di fondo con boe rosse di diametro minimo di 30 cm., la boa di metà campo dovrà essere di colore bianco. (fig.2)
A.4/2 Le Porte
Le porte devono essere sospese dall’acqua. L’altezza dall’acqua è di 2 mt. La larghezza della luce interna della porta è di 1,5 mt., mentre l’altezza è di 1 mt. Sulla parte esterna della porta deve essere posta una rete che trattenga i palloni insaccati. La parte sottostante la traversa bassa della porta, deve essere libera per consentire al portiere di poter muovere la coda della canoa nel miglior modo possibile.
A.5/2 La Palla
La palla deve essere sferica, misura n° 5 (per uomini) e misura n°4 (per donne), modello da pallanuoto e peso compreso dai 400 ai 450 gr.
A.6/2 Canoe
Si devono usare canoe di lunghezza max mt. 3 e di larghezza max mt. 0,60. Le canoe non devono comunque presentare parti spigolose o taglienti che potrebbero ; dimostrarsi pericolose durante il gioco, quindi devono essere il più possibile arrotondate. Le canoe inoltre devono avere una protezione in prua e poppa in materiale espanso dalle misure prestabilite di: spessore in pressione digitale 3 cm; lunghezza 30 cm minimo e larghezza 5 cm minimo. E’ compito degli arbitri controllare la regolarità delle canoe.
A. 7/2 Pagaie
Devono essere a pala doppia e arrotondate, in materiale composito protetto sui bordi. Devono avere una lungh. max di mt. 2,20 e minima di mt. 1,90, le pale devono avere larg. max di 25 cm. È compito degli arbitri controllare che siano prive di bordi taglienti.
Regola 3 -Squadre e Tenuta di Gara
A.1/3
Ogni squadra è composta da 5 fino a 10 giocatori uno dei quali è il capitano, più un allenatore. Potranno scendere in acqua, durante i tempi di gioco dell'incontro, 5 giocatori in campo più 3 riserve dietro la porta per ogni squadra, gli stessi potranno essere sostituiti secondo le disposizioni contenute in questo regolamento. Tutti i giocatori dovranno essere tesserati F.I.C.K. ed appartenenti alla medesima società.
A.1/5 Tempi di Gioco
La gara consta di due tempi della durata di 10 minuti ciascuno di gioco effettivo con un intervallo di 5 minuti tra i due tempi. Eventuali tempi supplementari saranno in numero di due e della durata di 5 minuti di gioco effettivo ciascuno, con un intervallo di cinque minuti.
1. 9 SISTEMI DI COSTRUZIONE
Esistono canoe in legno, molto rare, in materiali compositi (vtr, kevlar, carbonio, variamente assemblati con resine poliesteri, vinilesteri o epossidiche) o in polietilene (prevalentemente per uso turistico) resistenti ma pesanti.
Per la costruzione della pagaia materiali più adoperati sono quelli compositi con resina epossidica. L'orlo inferiore delle pale può essere rinforzato con un lamierino di alluminio.
Piccole riparazioni
Spesso accade che una canoa o la pagaia vengano danneggiate e non sempre è facile trovare un carpentiere che possa velocemente riparare il danno; perciò l'istruttore spesso è costretto ad eseguire piccoli lavori di riparazione. Oggi, questi lavori di riparazione sono enormemente facilitati dall’uso delle resine plastiche e della fibra di vetro.
Una resina abbastanza buona, anche se di qualità inferiore alla epossidica, è la classica resina poliesteri per imbarcazioni; quest'ultima è facilmente reperibile, ha un costo basso, è di facile lavorazione e, nel complesso, dà buoni risultati.
Quindi acquisteremo per le piccole riparazioni i seguenti prodotti:
- qualche kg di resina poliesteri per imbarcazioni;
- catalizzatore in percentuale del 2% sul volume della resina,
- pezze di tessuto di kevlar e carbonio;
- stuoie di vetro di gr 300 al mq (tessuti di fibre di vetro);
- un bicchiere graduato di plastica morbida (capacità fino a 0,5 l) che servirà per i misurare la resina sciolta;
- una siringa di plastica di cc 10( che tapperemo all’attacco dell’ago ed useremo come misurino per calcolare il 2% del volume della resina usata per il catalizzatore),
- pennelli di diverse dimensioni
- carte abrasive di grana molto grossa ed alcune di grana media; -acetone o diluente per pulire i pennelli;
- vernice poliuretanica a due componenti (per la finitura).
Esempio di lavorazione (una riparazione allo scafo )
Ammettiamo di dover riparare un foro sullo scafo di una canoa (sia questa in legno che in plastica):
- Chiuderemo il foro dall'esterno con del nastro adesivo in modo che la resina non possa grondare sullo scafo della barca. Se il foro è molto ampio, useremo del legno molto sottile per dare il necessario sostegno al fiberglass (per esempio del compensato da mm l; in mancanza di compensato si potrà anche impiegare del comune cartone). Il legno ( od il cartone) non dovrà andare a diretto contatto con la resina poiché questa, una volta indurita, sarebbe difficile da staccare, quindi è bene interporre uno strato di nastro adesivo fine del tipo da imballaggio (si possono usare le cere o le vernici distaccanti, appositamente studiate per l'impiego con la resina poliestere). Dopo aver preparato il supporto sull'esterno dello scafo, inizieremo la lavorazione dall'interno. Si sgrasseranno con un tampone imbevuto in acetone i margini della rottura, quindi, con della carta a vetro di grana molto grossa, graffieremo intorno ai margini per almeno 2/3 cm, in modo da fornire una buona presa al materiale riportato; puliremo nuovamente la zona di "presa" ancora con il tampone imbevuto di acetone.
- Con l'aiuto del bicchiere di plastica graduato, misureremo una quantità sufficiente di resina (ad esempio: 200 cc.) per eseguire tutto il lavoro.
- Con la siringa, misureremo la quantità di catalizzatore necessario per fare indurire la resina, cioè i12% del volume di quest'ultima (nel nostro caso: i12% di 200 cc. = 4 cc.).
- Verseremo il catalizzatore nella resina e lo mischieremo a questa con un bastoncino. Da questo momento, il tempo di lavorazione sarà di circa 20' (secondo la temperatura esterna). Quando si usa il catalizzatore si dovrà fare molta attenzione a non inquinare, anche con piccolissime quantità di questo, o con gocce di resina già catalizzata, la resina che si vorrà conservare, perché si rovinerebbe in pochissimo tempo. Gli avanzi di resina catalizzata devono essere gettati.
- Con un pennello, applicheremo della resina catalizzata sui margini della rottura e sul supporto che chiude il foro. A questo punto disporremo i tessuti scelti per tamponare la rottura avendo cura di imbibire con la resina strato per strato i tessuti utilizzati. Sarebbe buona norma ricoprire la riparazione con un ultimo strato di vtr, qualunque sia il materiale precedentemente utilizzato.
- Se si formassero delle "bolle" d'aria fra i vari strati, queste dovranno essere eliminate battendo sempre con il pennello. È molto importante eliminare tutte le bolle poiché queste creano dei punti deboli dello stratificato.
- Dopo circa uno ora, la resina dovrebbe essere sufficientemente indurita, perciò, allora, staccheremo il supporto esterno ed inizieremo la rifinitura esterna della barca, prima con carta abrasiva a grana grossa, poi sempre più fine per ottenere una superficie liscia che riprenda perfettamente le linee dello scafo. Quindi, se necessario, si passerà alla verniciatura con vernice poliuretanica trasparente (a due componenti). Finiremo nei modi consueti, cioè con carta abrasiva impermeabile molto fine ed acqua; poi, si potrà passare alla pasta abrasiva.
- La riparazione può anche essere eseguita direttamente all'esterno dell'imbarcazione, ma i risultati saranno nettamente inferiori sia per "tenuta " sia per finitura.
Nessun commento:
Posta un commento