venerdì 19 luglio 2013

Campidoglio, 18 luglio 2013 DISCORSO PROGRAMMATICO DEL SINDACO DI ROMA CAPITALE IGNAZIO MARINO


 Ecco le linee programmatiche del sindaco di Roma, Ignazio Marino.

"Signor presidente, signore e signori assessori, signore e signori consiglieri dell’Assemblea Capitolina, signore e signori della amministrazione capitolina, romane e romani, nei mesi di campagna elettorale ho affermato che durante il mio mandato Roma sarebbe cambiata. Non era uno slogan. Era ed è il segno, di una volontà determinata. Ho parlato di una città che funziona, che accoglie, che si prende cura delle persone, che attrae giovani e investimenti. Una città che torna a primeggiare nel mondo. Roma deve tornare all’altezza della sua fama. E per riuscirci deve investire sulla bellezza, sull’orgoglio, sulla capacità di contrastare attitudini e fenomeni negativi. Deve attingere alle sue grandi risorse, alle sue straordinarie energie, alle capacità delle sue donne, dei suoi uomini, delle ragazze e dei ragazzi che la vivono. Deve alzare lo sguardo e guardare al futuro con ottimismo e decisione ma anche con l’umiltà di chi riconosce la difficoltà dei tempi e del percorso. Roma, e noi con lei, a partire dal primo cittadino, deve smussare i suoi difetti, prendersi maggiore cura dei suoi abitanti, del suo tessuto urbano diffuso, dal centro a tutte le periferie, e dei suoi tesori. Una città meravigliosa come questa non può accettare passivamente difetti, intoppi, inefficienze. Roma non può e non deve rassegnarsi al peggio. Non può e non deve rassegnarsi nemmeno alla mediocrità. Roma non può soffocare a causa dell’incuria. Un’incuria che non è solo nei rifiuti abbandonati in strada, nella metropolitana che si allaga e si ferma dopo un temporale, negli autobus fermi in deposito per mancanza di pezzi di ricambio. È un’incuria che prima di tutto riflette un atteggiamento mentale, frutto della difficoltà di questo periodo storico, della difficoltà di guardare avanti, di osare, di raccogliere le opportunità del terzo millennio. L’incuria si nasconde nel modo di affrontare i temi e le sfide. Il Campidoglio e la sua amministrazione, hanno il dovere di dare l’esempio. Per cambiare Roma bisogna cambiare prima noi stessi. Tutti noi dobbiamo migliorare il nostro modo di operare, il nostro modo di lavorare, il nostro modo di metterci al servizio dei cittadini. Per cambiare Roma bisogna farla funzionare bene, in modo che aumentino le opportunità offerte ai cittadini e la vita di ciascuno diventi più semplice.
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Opportunità di lavoro, di fare impresa, di conciliare il tempo del lavoro con quello dedicato alla vita privata, alla famiglia; opportunità di usufruire dei servizi, della cultura, di spostamenti più rapidi e con tempi certi, di spazi pubblici curati e sicuri. Il mio sogno, ma parlando in quest’Aula che mi ispira un sacro rispetto vorrei dire il nostro sogno, è una città senza barriere. Una città senza barriere sociali, economiche, culturali, religiose, mentali, fisiche, di genere o di orientamento sessuale. Una città che garantisca ai suoi abitanti lavoro, casa, scuola, diritti, cultura, sport. Una città che accolga tutti ma chiedendo a ciascuno impegno e rispetto delle regole. Una città che non sia solo lo specchio di una grande bellezza ma anche esperienza di buona qualità della vita. Nei cinque anni del mio mandato lavorerò con tutte le mie energie per trasformare questa visione in una realtà. Con la consapevolezza che i cambiamenti devono iniziare dalle Istituzioni. Per questo abbiamo voluto istituire la conferenza dei presidenti dei Municipi e invitare in via permanente ai lavori della Giunta un loro rappresentante. Una buona amministrazione non si rinchiude in una torre d’avorio, non parla solo con se stessa, chiusa nel Salone delle bandiere qui dietro a noi, ma prima di tutto ascolta e dialoga con i cittadini e riflette senza sosta sulle loro esigenze. I Municipi rappresentano il livello istituzionale più vicino ai cittadini e quindi è importante che siano presenti in Giunta, è importante che portino le preoccupazioni e i problemi di ogni quartiere al vertice amministrativo. È importante che illustrino le difficoltà delle persone e le possibili soluzioni. Un altro aspetto fondamentale va identificato nella collaborazione tra Comune e Regione. Nell’attuale assetto amministrativo è essenziale che queste due Istituzioni viaggino di pari passo. Per questo abbiamo voluto fissare un appuntamento a scadenza regolare tra il Campidoglio e la Pisana, con riunioni su temi specifici come rifiuti, disoccupazione, emergenza abitativa, trasporti e bilancio, oltre a un confronto operativo tra gli assessori competenti su materie specifiche. Un metodo di lavoro e, soprattutto, una attitudine mentale, che continuerà nel tempo e produrrà i suoi effetti lungo tutta la consiliatura. Con questa iniziativa ci siamo assunti una pubblica responsabilità: abbiamo voluto dimostrare nei fatti che la politica può affrontare con maggiore semplicità, rapidità ed efficacia i problemi complessi che si trova davanti, cioè può incidere nella vitaquotidiana dei cittadini con il senso di urgenza che le persone percepiscono. E se la politica fallirà, non avrà scuse. Non avremo scuse.
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Le condizioni per fare bene ci sono. A patto di non rinchiudersi dentro steccati antichi, di non difendere sterili posizioni di potere ma di collaborare nell’esclusivo interesse delle romane e dei romani. Non solo la politica deve saperlo fare, ma ha l’obbligo morale di farlo. E questa necessaria competenza passa anche dal buon funzionamento della nostra amministrazione. Amministrazione che ha bisogno di investimenti in intelligenza e innovazione, di tecnologia, di semplificazioni nel rapporto con i cittadini. Ha bisogno di buon senso, passione ed entusiasmo. Si, entusiasmo, che serve a vincere la disillusione e determinare la partecipazione attiva dei cittadini, anche attraverso assemblee pubbliche, come quella che abbiamo sperimentato pochi giorni fa sulla pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Va detto, in assoluta sincerità, che ogni scelta futura sarà senza dubbio condizionata dal quadro economico e finanziario. Quindi serve un’operazione verità sullo stato dei conti capitolini, che abbiamo avviato senza alcuna finalità ideologica. Un’operazione verità per la quale mi appello, guardandovi negli occhi, alle forze di maggioranza e opposizione. Il risultato di un’operazione di trasparenza non è di destra o di sinistra, ma la radiografia dello stato delle cose. E’ la premessa indispensabile per lavorare insieme, pur con le nostre diversità, che io considero positive e feconde, nell’interesse dei cittadini. Se la grave crisi economica tuttora in atto ci imporrà tagli e razionalizzazione della spesa, vorrei indicare subito gli obiettivi che ritengo vadano in ogni caso preservati in via prioritaria e assoluta. L’ho detto in campagna elettorale e lo ripeto qui: nessun taglio sui servizi alle persone con fragilità sociali, nessun taglio sul trasporto pubblico, sui servizi scolastici, e nessun taglio sulla cultura. Sostengo da mesi che i bambini saranno il riferimento per ogni scelta amministrativa. E lo dico per un motivo molto semplice: una città a misura di bambino è una città a misura di tutti, siano giovani, anziani, donne, uomini, diversamente abili oppure non autosufficienti. Una città a misura di bambino si occupa di nidi, di scuole, di parchi, di decoro urbano, di ambiente, di servizi. Una città a misura di bambino si occupa dei prati e dei marciapiedi, si occupa del lavoro dei genitori, del tempo che impiegano a spostarsi per accompagnare i figli a scuola.
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Si adopera affinché bimbe e bimbi possano avere un posto in un nido, prima di tutto per offrire ai più piccoli la possibilità di sviluppare percorsi educativi e di socializzazione, e anche per dare alle donne la possibilità di trovare un’occupazione o di riprendere il lavoro a tempo pieno. Questo è il modo in cui io intendo il sostegno alle famiglie: servizi efficienti e di qualità, punti fermi che contribuiscano a rendere la vita di tutti i giorni più facile. E quando le bimbe e i bimbi che hanno finito di studiare diventano giovani adulti, un’amministrazione come la nostra ha il dovere di far sì che un simile patrimonio di energie e conoscenze non vada disperso o mortificato dalla disoccupazione. Dotare i giovani di sistemi di sostegno al reddito, curare la loro formazione, accompagnarli nell’inserimento nel mondo del lavoro e sostenerli nell’avvio di attività imprenditoriali innovative sono azioni che il Campidoglio, di concerto con la Regione, vuole e deve svolgere. Per dare opportunità ai giovani romani e per rendere Roma una città dove desiderino vivere le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo. La nostra azione politica passa in parte anche dalla riconfigurazione della Giunta. Se abbiamo un assessorato alla Qualità della vita e allo Sport è perché vogliamo valorizzare tutte le attività che favoriscono la salute, insieme allo straordinario patrimonio di strutture sportive che esistono a Roma. Una bambina su due, di coloro che nascono nel 2013, compirà cento anni. Il loro benessere e la loro salute debbono essere una nostra preoccupazione oggi, e non nel 2083, quando saranno anziani. Per questo l’attenzione agli stili di vita deve diventare, permettetemi l’espressione, un “tormentone”. Ci dobbiamo pensare noi come istituzione, ci devono pensare gli educatori, i genitori, i nonni. Tutti devono adottare stili di vita che permettano di condurre un’esistenza quanto più possibile priva di malattie, troppo spesso causate da un modo di vivere che ci porta ad ammalarci. Per questo dobbiamo valorizzare quel patrimonio di esperienze fatto di scuole, centri sportivi, palestre, associazioni, oratori,gruppi di cittadini. Una rete anche sociale diffusa e laboriosa, che desidera un interlocutore amministrativo attento. Ma qualità della vita, per noi, significa anche prendersi cura della salute di chi l’ha perduta o vive situazioni di forte debolezza sociale e psicologica. I cittadini di qualsiasi età, ceto, etnia, provenienza e condizione personale hanno diritto di trovare sul nostro territorio servizisociali che rispondano ai loro bisogni e che siano integrati con i servizi sanitari: dobbiamo fare tutto il possibile per aiutarli a mantenere la qualità della vita e a non perdere mai la dignità. Così come è importante garantire maggiore sicurezza alle persone, lasciatemelo sottolineare, in particolare alle tante donne vittime di violenza. Prima ancora che la
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necessaria repressione serve prevenzione, in collaborazione con le tante associazioni già presenti nella nostra città. E’ inoltre fondamentale, per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, il coordinamento costante ed efficace tra il Campidoglio e tutte le forze dell’ordine. In materia di sicurezza e rispetto della legalità i risultati migliori si ottengono mettendo insieme competenze ed energie, in accordo con Prefetto, Questore, Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Guardia di Finanza e Ministeri. Ritornando alle considerazioni sulla qualità della vita entrano di diritto due argomenti fondamentali: l’ambiente e il ciclo dei rifiuti. Roma non è solo archeologia, arte e cultura. Roma è anche una città verde, piena di biodiversità e di riserve naturali, oltre che di parchi e terreni agricoli. Salvaguardare questo patrimonio è importante per un motivo semplice: l’ambiente è sviluppo, non solo tutela. L’ambiente è economia, non solo divieti. L’ambiente è cultura, non solo piante e terreno. L’ambiente è parte integrante di Roma, è lo spazio che abitiamo ogni giorno, ed è centrale nella nostra idea di amministrazione. Così come è fondamentale per la funzionalità, l’ambiente e l’immagine della città, una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Dobbiamo continuare a sensibilizzare i cittadini, incrementando la raccolta differenziata, anche quella non domestica, e chiudere per sempre Malagrotta. Ma tutto questo sarebbe impossibile senza un rilancio del ruolo industriale di Ama. Chiariamo subito: nessuno pensa di introdurre nelle municipalizzate uno spoil system basato su appartenenze politiche. Per prima cosa, non ho persone legate a me da chiamare ai vertici, o in altre posizioni, nelle aziende partecipate dal Comune. Il criterio della fedeltà politica non mi appartiene e non guiderà l’azione di questa amministrazione. Se c’è qualcosa che vi posso garantire è che non esistono gli uomini di Ignazio Marino da piazzare ai vertici delle municipalizzate o di altre aziende. Però è di estrema importanza che aziende come Ama, Atac, Acea e tutte le altre municipalizzate e partecipate sianoamministrate correttamente dal punto di vista gestionale e finanziario, e orientate al futuro con un piano strategico di sviluppo industriale chiaro e articolato nel tempo. Nel momento in cui generano perdite ingenti a fronte di un servizio ai cittadini spesso estremamente carente, il problema non è conquistare posti nei consigli di amministrazione, ma garantire funzionalità, efficienza ed economie. Funzionalità, efficienza ed economie a cui le romane e i romani hanno pienamente diritto e che troppo spesso sono state loro espropriate. Funzionalità, efficienza ed economie che serviranno a produrre nuova ricchezza e opportunità di lavoro in servizi intelligenti e innovativi.
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Abbiamo chiamato un assessorato “Roma produttiva” per sottolineare l’importanza che vogliamo attribuire a chi produce lavoro con le sue idee, la sua iniziativa, la sua intelligenza, la sua competenza, la passione di fare impresa. Come disse Steve Jobs, chi vuole mettere in rete le idee, connecting the dots, deve trovare una amministrazione che gli tende la mano, non burocrati che si ritengono mandarini chiusi in palazzi impenetrabili. L’intero settore produttivo ha bisogno di risollevarsi poggiando su due pilastri: fiducia e innovazione. Fiducia vuol dire recuperare posizioni nelle classifiche internazionali e migliorare tutti i servizi in modo da rendere la città più accogliente. Innovazione significa puntare sulle nuove tecnologie, sulla smart city, sui giovani, cercando di far diventare Roma la capitale delle start up. Innovazione vuol dire cercare le idee là dove ci sono, dialogando con altre istituzioni, università, enti di ricerca, artigiani, intellettuali, operai, studenti, per condurre a Roma ogni iniziativa che attragga investitori da altre parti d’Italia e del mondo. Innovazione vuol dire anche semplificare norme e regolamenti, dai rifiuti agli esercizi commerciali, all’occupazione del suolo pubblico. Per esempio il regolamento edilizio, che risale al 1934, va attualizzato perché non adeguato rispetto agli standard attuali di architettura, costruzione, tecnologia e certificazione. Una delle attività produttive per eccellenza di Roma è il turismo. Aumentare l’afflusso turistico rappresenta un obiettivo strategico per la città. Per raggiungere questo risultato bisogna impegnarsi nella ricerca di soluzioni innovative per i trasporti, i collegamenti della città agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, al porto di Civitavecchia, lavorare su offerte tematiche che offrano la combinazione tra pernottamenti ed eventi. E dobbiamo valorizzare il nostro litorale con le sue risorse naturalistiche ed archeologiche. Dobbiamo tornare ad avere ambizioni, a guardare il futuro come una grande opportunità. In molti settori strategici la collaborazione tra istituzioni può creare straordinari vantaggi per i cittadini. Penso, ad esempio, a un accordo di promozione da siglare insieme a Milano in vista di Expò 2015. Expò che sarà incentrata su come nutrire il pianeta, cioè su come combattere la fame e assicurare a miliardi di persone un’alimentazione che permetta sviluppo senza distruggere o danneggiare la nostra Terra, il patrimonio condiviso da ogni popolo. Una sfida che Roma è quanto mai qualificata per affrontare, considerato che è uno dei più grandi comuni agricoli d’Europa, ricco di biodiversità, di produzioni d’eccellenza e di imprese nel settore agroalimentare. Un’altra risorsa fondamentale per Roma, che si affianca al turismo e genera risorse è la cultura. Sostenere nuove iniziative in ogni quartiere e in ogni periferia, là dove tante associazioni hanno lavorato in solitudine, ignorate dalle istituzioni, è un nostro dovere.
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Ma anche un modo di riaccendere pazientemente e senza sosta le luci nelle strade dimenticate della città, per rendere sicure zone abbandonate a se stesse. Non c’è crimine dove le luci sono accese, dove i teatri e le biblioteche sono aperte, dove il confronto culturale è pubblico, dove la partecipazione è alta, dove le persone ritrovano la gioia di stare insieme. Al centro dell’agenda del nuovo mandato metto anche il diritto alla mobilità dei cittadini e l’efficienza del trasporto pubblico. La cura del ferro che ho proposto in campagna elettorale permetterà ai cittadini di spostarsi in tempi più compatibili con la vita delle persone. Ho ripetuto spesso che la chiave è la manutenzione ordinaria, molto più che la cantierizzazione di grandi opere. Manutenzione ordinaria che prevede l’utilizzo di tanti autobus e tram attualmente fermi in deposito; più pulizia e regolarità di transito dei mezzi, più sicurezza per i passeggeri grazie alle nuove tecnologie e alle telecamere. Manutenzione ordinaria per me vuol dire anche interventi sulla metro B e completamento della linea C. Ma deve essere chiaro ancora una volta che senza una sinergia con Regione e Governo Nazionale completare infrastrutture impegnative come queste diventa impossibile. Finora questa volontà di lavoro comune, c’è stata e promette ulteriori sviluppi positivi. Sono profondamente convinto che questa sia la politica che interessa ai cittadini romani. Una politica in cui enti e istituzioni diverse cercano i punti di convergenza necessari per migliorare la vita delle persone. Certo, una politica della mobilità pubblica, lasciatelo dire a un sindaco che privilegia la bicicletta, non può ignorare le piste ciclabili, il bike sharing e le aree pedonali, cioè la mobilità sostenibile. Una mobilità diversa che aiuta la salute di chi la pratica e diminuisce inquinamento acustico ed ambientale. Anche questa è una sfida prima di tutto culturale, cioè una sfida alle nostre cattive abitudini, alle nostre inerzie e alle nostre pigrizie alle quali siamo tanto affezionati. Inerzie che si riflettono anche nell’urbanistica e nell’edilizia, ambito economico fondamentale in una città come Roma. Io sogno una città sempre in movimento, come Londra e Berlino, che abbia cento, mille cantieri aperti ma non consumi altro suolo agricolo, non disperda una parte importante del suo patrimonio pur di erigere palazzi vuoti. La chiave della mia proposta è la rigenerazione urbana. Significa lavorare sulle grandi strutture dismesse, come caserme, antiche industrie abbandonate, depositi, concentrandosi su alcuni nodi strategici, già serviti dai mezzi di trasporto. Cioè aumentare la densità di abitazioni e di servizi intorno ai nodi del ferro. Per quanto riguarda la pedonalizzazione dei Fori, lasciatemi dire che se n’è parlato troppo spesso come se fosse esclusivamente un problema di traffico, legato a semafori e sensi unici.
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In realtà, l’idea è molto molto più ambiziosa: vogliamo prenderci cura del patrimonio archeologico più grande del mondo, patrimonio dell’umanità intera. Vogliamo restituire alle romane e ai romani e a tutti i cittadini del mondo questo meraviglioso spazio pubblico, e riscoprire il piacere di passeggiare nella Storia. Non vogliamo limitarci alla conservazione. L’Appia Antica e la pedonalizzazione dei Fori saranno il perno della valorizzazione della città storica, che passerà anche attraverso la costituzione del Parco Archeologico dell’Appia. Lo stop al traffico automobilistico è solo il primo passo di un progetto che investe oltre alla mobilità, la cultura, il turismo, la vivibilità. L’idea stessa di Roma che richiama il mondo intero all’orgoglio delle sue origini. E che ci permetterà di cercare i fondi europei necessari a finanziare un progetto così ambizioso. Il Parco archeologico dell’Appia diventerà il volto di Roma nel mondo, e assumerà un valore molto maggiore rispetto a quello di una pur splendida zona pedonalizzata. Ma di sicuro un’amministrazione che punta sulla rigenerazione urbana non può limitarsi ad affrontare i problemi del centro storico. Roma è fatta soprattutto di quartieri nati al di fuori delle mura Aureliane ed è sulla trasformazione di queste grandi porzioni dellanostra città che si gioca il futuro. Nella nostra idea di città le periferie dovranno diventare il laboratorio di un nuovo sistema di sviluppo, che favorisca l’intervento diretto dei cittadini nei piani di recupero e nella manutenzione degli spazi pubblici. Al Comune il ruolo, fondamentale, di proporsi come partner di comportamenti virtuosi, tesi al recupero di aree degradate da restituire alla comunità. Superare l’emergenza casa è uno dei passi obbligatori per aiutare i cittadini a ritrovare decoro e dignità personale. Una prima risposta deve arrivare dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare di Roma. Dobbiamo avere, e oggi non l’abbiamo, l’esatta conoscenza dell’intero patrimonio capitolino per poterlo valorizzare al meglio. Il mio piano lo conoscete: al posto dei residence dove risiedono migliaia di persone in emergenza abitativa, io auspico di poter fornire agli sfrattati un buono casa che dia la possibilità di sottoscrivere un contratto di affitto regolare. È un sistema che restituisce dignità a chi ha bisogno di una casa e, in base ai calcoli che abbiamo elaborato, permette al Comune di sostenere molte più famiglie. Dobbiamo poi gestire con efficienza la spesa, avere un controllo rigoroso dei conti, compresi quelli delle municipalizzate. In un periodo di crisi generalizzata e di tagli agli enti
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locali gli sprechi non sono ammessi, specialmente se si annidano in società che hanno la missione di fornire servizi essenziali per i cittadini. Non mi piace la demagogia sui compensi esagerati dei manager, ma sono convinto che quei compensi si possono giustificare solo di fronte a risultati di bilancio assai soddisfacenti. Assegnare stipendi a molti zeri in cambio di nessuna performance positiva mi sembra molto più di uno spreco: è un’offesa a tutte le persone che si disperano in un momento difficile come questo. Per migliorare l’efficienza del Comune e di tutte le aziende partecipate bisogna allineare i costi di gestione dei servizi ai migliori standard nazionali ed internazionali, stabilire obiettivi puntuali, in base ai quali il management è chiamato a operare e ad essere valutato. Lo voglio ripetere ancora una volta: valutato sulla capacità e sui risultati, non sulla piaggeria o la fedeltà, concetti diversi dalla lealtà rispetto alla città e ai cittadini e dalla trasparenza da garantire in tutti gli atti. La politica di bilancio deve comprendere anche l’equità fiscale per giovani, anziani e fasce sociali più esposte alla crisi economica. Una migliore efficienza nella riscossione dei tributi locali, un netto contrasto all’elusione fiscale e una maggiore flessibilità dell’Isee costituiranno gli strumenti di base per ricercare una maggiore equità. Tra queste politiche c’è anche un incremento della produttività della macchina comunale, che stiamo studiando, da ottenere attraverso il coinvolgimento costruttivo delle organizzazioni sindacali nella consapevolezza che ognuno è chiamato a collaborare e a fare la sua parte. Possiamo contare su risorse, competenze, ottime professionalità e tutti devono essere messi nelle condizioni di lavorare con spirito di servizio e senso di responsabilità. Infine, ultimo tassello ma non certo in ordine di importanza, visto che è già all’attenzione della Giunta, è l’assetto delle aziende municipalizzate. Riorganizzarle è indispensabile sia per conseguire i risparmi previsti dalla spending review, che per garantire un miglioramento dei servizi ai cittadini. La nuova governance passerà da strutture snelle, vincolate ad obiettivi di bilancio e di sviluppo dei servizi. I criteri di selezione dei manager saranno basati su principi meritocratici e di competenza. E a quei manager chiederemo anche di sviluppare gli interventi sul lungo periodo perché dobbiamo uscire dalla logica della gestione delle emergenze e degli affari correnti per guardare più in là, alle aziende che immaginiamo nel 2020. E a proposito di 2020, voglio fare un breve cenno ad un progetto che mi sta particolarmente a cuore. Il Comune di Roma avrà una struttura dedicata ai rapporti con l’Unione Europea. È un nodo strategico che permetterà alla nostra città di entrare nei circuiti internazionali da cui oggi siamo esclusi, di accedere a fondi importanti per lo sviluppo urbano, per i servizi sociali, per la formazione, per l’innovazione, per creare
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nuovo lavoro. Non ci faremo trovare impreparati nel pianificare le attività del piano europeo 2014-2020, il cosiddetto Horizon 2020. Dobbiamo crederci perché il futuro di Roma, il futuro dell’Italia passa per l’Europa. Mentre preparavo questo discorso ho pensato ai miei anni di studio e di pratica in sala operatoria, all’unica cosa che contava: il risultato. Un risultato da cui molto spesso dipendeva la vita e la salute di una persona. Quando con il team lasciavi la sala o avevi vinto o avevi perso. La vittoria o la sconfitta non avevano bisogno di molti aggettivi. In quest’Aula, con maggioranza ed opposizione io cercherò sempre di annunciare i risultati piuttosto che le intenzioni. Perché vale lo stesso principio della sala operatoria: dalle nostre azioni, dalla nostra efficacia dipendono i servizi per i cittadini di Roma. E se pure non salviamo vite, abbiamo davvero una grande opportunità: migliorare la qualità dell’esistenza di chi si aspetta esattamente questo da noi. Ogni iniziativa avrà naturalmente sostenitori e detrattori. Non importa quanto un disegno, un piano possa apparire positivo, ci sarà sempre chi vedrà il proprio piccolo interesse rispetto a quello generale e non condividerà le nostre decisioni, anzi le ostacolerà. Io oggi vi prometto solennemente che non presenterò mai un progetto senza illustrarne ogni aspetto: vi chiederò di migliorarlo. Ascolterò tutti, opposizione e maggioranza, non avrò pregiudizi, né pretenderò di avere la vostra fiducia senza un esame rigoroso, severo, esigente delle mie proposte, delle proposte di questa Giunta. Però vi chiedo un impegno comune: l’impegno che nasce dal nostro amore per Roma, l’impegno a dedicare tutte le nostre energie e risorse a collaborare per trovare le risposte migliori per il futuro della nostra comunità. Ne sono certo: con questo spirito, noi, non io, restituiremo alle romane e ai romani la città che meritano e a Roma il posto che le spetta nel mondo".

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