mercoledì 12 dicembre 2012

Sussidiarietà immeritata per uno Stato che non desidera il futuro


De Palo e la famiglia


È vero, la situazione di emergenza richiede provvedimenti anche duri e impopolari. È vero che per anni politiche sciagurate e miopi hanno accumulato un debito esorbitante. È probabilmente vero che eravamo sullʼorlo di un baratro e dovevamo  – e dobbiamo –  fare di tutto pur di non caderci. Ma non possiamo perdere di vista i fondamenti. Solo così possiamo ripartire. È inutile riuscire a frenare una macchina che corre verso un burrone, se poi non si riesce a farla ripartire. 
Uno Stato appesantito e stanco, che fatica a rimettersi in moto, non può dimenticare il principio di sussidiarietà. Dalla giusta distribuzione di compiti e risorse, a partire dal basso, può e deve venire una nuova centratura. Dovʼè il nostro baricentro? Come possiamo tornare scattanti? Mentre ogni giorno migliaia di associazioni si spaccano la schiena per il bene comune servendo gli ultimi, talvolta sembra che lo Stato pensi solo a come trarre soldi da queste attività. Si tratta di miopia, oltre che, per alcuni aspetti, di politiche che rischiano di sfociare persino nellʼanticostituzionalità. Si è mai riflettuto su quanto risparmia lo Stato delegando una serie di funzioni (anziani, disabili, giovani, famiglia, educazione…) ad associazioni del Terzo Settore? Si tiene in considerazione il rapporto di fiducia che queste associazioni stabiliscono nei confronti dei cittadini, e che lo Stato non riesce mai a raggiungere? Se ne è mai calcolato il valore economico? Invece si pensa a tassare, o si fanno polemiche sterili, come talvolta appare quella dell´IMU sulle attività delle istituzioni religiose.
La prima cellula sussidiaria è la famiglia. Abbandonata, delusa, tassata. Uccisa nel suo desiderio di felicità e di fare figli. Non si tratta di retorica. Se non si ha nel cuore un desiderio di futuro non si raggiungerà. Quanto guadagna lo Stato, quanto guadagna il nostro vivere insieme, da famiglie forti, unite, che hanno la capacità di costruire progetti? Quanto risparmiamo le istituzioni pubbliche dalla capacità di accudire, crescere, educare, formare, che hanno le famiglie? La qualità della vita è quantità economica, non lo dimentichiamo.


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