martedì 18 giugno 2013

18 giugno 1815. Napoleone viene definitivamente sconfitto a Waterloo.


Fuggito dal suo esilio dorato sull’Isola d’Elba nella notte del 26 febbraio 1815, l’ex imperatore dei Francesi tenta di riconquistare la perduta grandezza politica.

Ma il rinnovato sogno imperiale di Napoleone si infrange per sempre nella pianura di Waterlo, in Belgio. Né il suo genio strategico né l’eroismo delle sue truppe poterono scongiurare una sconfitta catastrofica.


La battaglia di Waterloo (denominata inizialmente dai francesi "battaglia di Mont Saint-Jean" e dai prussiani "battaglia di Belle-Alliance") si svolse il 18 giugno 1815 durante la guerra della settima coalizione fra le truppe francesi guidate da Napoleone e gli eserciti britannico delDuca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher. Fu l'ultima battaglia di Napoleone e segnò la sua definitiva sconfitta. È stata una delle più combattute e sanguinose battaglie delle guerre napoleoniche. La battaglia in realtà ebbe luogo nel territorio del villaggio belga di Mont-Saint-Jean, situato a 5 chilometri dalla cittadina di Waterloo, nella quale si trovava soltanto il quartier generale del Duca di Wellington.
Il combattimento durò complessivamente circa otto ore, nelle quali i francesi ebbero circa 25.000 morti e feriti, gli alleati circa 15.000 perdite e i prussiani 7.000[2].
In seguito a questa battaglia Napoleone fu esiliato a Sant'Elena, dove morì sei anni dopo, il 5 maggio 1821.
Ancora oggi nei pressi di Waterloo è ricordata la grande battaglia, con l'edificazione di una collina artificiale, ed esiste un museo dedicato al famoso scontro. L'intera zona è un parco storico, disseminato di monumenti e cippi commemorativi di intere unità o di singoli combattenti caduti durante la battaglia, e tutti gli edifici della zona sono vincolati e vengono preservati nelle condizioni in cui si trovavano al termine della battaglia. A partire dal 2011 hanno avuto inizio importanti lavori di sistemazione di tutto il sito, che avranno termine nel 2015, bicentenario della battaglia.

Napoleone voleva attaccare le forze alleate alle sette del mattino, bombardandole con l'artiglieria ma, dato che aveva piovuto a dirotto tutta la notte e il giorno precedente, non riuscì a muovere i cannoni prima di mezzogiorno. Napoleone era sicuro di vincere, anche se non poteva contare sul suo più abile collaboratore, ilMaresciallo Berthier morto il 1 giugno 1815,[21] e sul maresciallo Louis Nicolas Davout, protagonista della battaglia di Auerstedt, che aveva inviato a Parigi quale ministro della guerra e comandante della piazza.
Il Duca di Wellington, comandante dell'esercito alleato a Waterloo.
Il feldmarescialloGebhard von Blücher, comandante dell'esercito prussiano a Waterloo.
Lo storico militare britannico John Keegan ha osservato che a Waterloo (come del resto in tutti gli scontri coevi) si potevano verificare sette tipi di contatto ostile: combattimento singolo,[22] cavalleria contro cavalleria, cavalleria contro artiglieria, cavalleria contro fanteria, fanteria contro fanteria (nel senso di combattimento corpo a corpo), scambio di proiettili tra fanterie, artiglieria contro artiglieria. Curiosamente, quest'ultimo tipo di combattimento fu — per così dire — unidirezionale, poiché Wellington aveva ordinato alle suebatterie di non impegnarsi in "duelli" con le unità omologhe avversarie.[23]
Sin dai primi attacchi però i britannici si rivelarono un avversario tenace, ostinato nella difesa e in grado di prolungare i combattimenti senza disgregarsi; inoltre ben presto colonne prussiane apparvero in lontananza sulla destra dei francesi. La strategia di Napoleone era stata infatti quella di dividere i suoi avversari e affrontarli separatamente. L'imperatore francese infatti, prima di arrivare a Waterloo, aveva tentato in tutti i modi di evitare che la superstite armata di Blücher si congiungesse con gli inglesi e i loro alleati sul campo di Waterloo e per questo aveva dispiegato le truppe del Maresciallo Grouchy perché lo intercettasse e lo impegnasse tenendolo lontano dal teatro d'azione principale.
Ma sin dalle prime ore del pomeriggio i francesi dovettero invece combattere anche con le colonne prussiane che arrivavano una dopo l'altra dalla destra, esaurendo le riserve francesi che altrimenti avrebbero potuto essere rovesciate su Wellington. Blücher era infatti riuscito a precedere, in una corsa verso Waterloo, il suo antagonista francese Grouchy, la cui responsabilità in proposito, nonostante gli ordini non chiari di Napoleone, è riconosciuta da tutti gli storici. L'ultimo attacco francese, disperato, fu sferrato dalla "Vecchia Guardia" contro quanto rimaneva delle forze di Wellington, ma fallì. Nello stesso momento i francesi non poterono più contenere l'esercito prussiano sulla destra e la rotta divenne generale.
Contrariamente a una credenza molto diffusa, e suggerita anche dalla rappresentazione drammatizzata della battaglia presente in uno dei più famosi film sulla battaglia (Waterloo, del 1970), questa non si concluse rapidamente dopo l'arrivo dei prussiani, ma fu piuttosto una battaglia di attrito con i francesi che cercavano disperatamente di spezzare la linea alleata prima che la pressione dei prussiani sulla destra diventasse insostenibile. Il primo corpo prussiano arrivò alle ore 16.00, ma solo intorno alle 20.30 le linee francesi, dopo il fallimento della Vecchia Guardia contro Wellington, crollarono sotto la crescente pressione prussiana sul fianco destro.
Wellington conosceva bene il terreno da una sua precedente permanenza in Belgio per un viaggio di piacere l'anno precedente e ne sfruttò al meglio le caratteristiche. Peraltro, secondo l'imperatore, la posizione scelta dal duca era gravemente errata; con alle spalle la quasi intransitabile foresta di Soignes, i britannici, in caso di ritirata rischiavano di disgregarsi completamente nell'impervio settore boscoso. D'altra parte, anche gli errori tattici commessi da Napoleone nella giornata furono molti.
Uno dei fattori decisivi per l'esito finale della battaglia fu la pioggia torrenziale notturna (di insolita violenza) che ridusse a brandelli il morale delle truppe francesi che si trovarono nell'impossibilità di sferrare l'attacco di prima mattina come era nell'intento di Napoleone. Per le truppe alleate la notte fu altrettanto infernale, ma per i soldati britannici il maltempo alla vigilia di una battaglia rappresentava un buon segno, in quanto anche in altre occasioni durante la campagna di Spagna vittorie decisive erano state ottenute a seguito di notti insonni trascorse sotto la pioggia. Uno dei punti di forza di Napoleone era nell'artiglieria; ma il terreno di battaglia era ridotto a un pantano tale da ridurre drasticamente l'efficacia dei cannoni. Per attendere che il terreno assorbisse almeno un po' d'acqua, l'attacco non fu sferrato che verso mezzogiorno. Questo ritardo comportò che l'esercito prussiano giunse sul campo in tempo per decidere le sorti lungamente in bilico dello scontro.

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