venerdì 7 giugno 2013

Ignazio Marino, PD: ecco le mie risposte ai lettori di GAY.tv.

Riflettete su chi rischia di divenire sindaco di Roma. Ricordate: chi è causa del suo mal pianga se se stesso..............

Marino, lei che è "l'uomo nuovo" del Pd, cosa ha in mente di fare di REALMENTE NUOVO per il suo partito?!MARINO - Il nostro slogan è “Vivi il Pd, cambia l’Italia” e quindi siamo convinti che da qui occorre ripartire. Qualcosa di nuovo? Certamente nei metodi: dalla scelta dei dirigenti, a quella dei candidati, da una parte, che devono essere improntate a trasparenza e apertura, alle modalità di decisione sulle posizioni che il partito dovrà assumere: discuteremo e diremo dei si e dei no chiari e netti, senza restare impantanati in mediazioni al ribasso che troppo spesso hanno frenato l’azione del PD e coinvolgendo direttamente i circoli. Il merito delle posizioni ci vedrà capaci di dire cose chiare, conservando i valori della libertà e del rispetto della persona al centro di ogni nostra scelta.

Marino, sono un italiano residente in Francia e iscritto al Pd. Vorrei chiederle, perché in Italia, e ovviamente non posso fare a meno di pensare ai fatti di cronaca avvenuti a Roma, è cosi difficile citare la parola OMOFOBIA? Ho letto le dichiarazioni di gran parte dei politici, e sono sconcertato di come ci sian tanti, troppi esponenti pubblici che parlano di "violenza inspiegabile" "atto intollerabile"... Tantissime locuzioni in cui risuona la mancanza della parola omofobia. Lei cosa ne pensa? E cosa propone in questo ambito?MARINO - Noi siamo impegnati contro l’omofobia non solo a parole: le nostre posizioni hanno già trovato una declinazione concreta nella proposta di legge firmata da Paola Concia che abbiamo proposto a tutto il Pd e all’insieme dei gruppi parlamentari di fare propria. Ogni forma di razzismo, di intolleranza, di lotta di una persona contro un’altra persona non fa parte della nostra cultura. L’omofobia è un atto intollerabile contro la persona, dettato da una ingiustificata paura del diverso. Bisogna avere coraggio nel denunciarla, attuare tutte le possibili pratiche repressive contro questi sentimenti, atti violenti e vessatori e al contempo occorre trasmettere sicurezza, comprensione e appoggio concreto alle vittime, reali e potenziali.
Il disegno di legge di Paola Concia è un punto di partenza che non aspetta il congresso ma mira a reagire subito.
Pur essendo cattolico, lei ha decisamente sostenuto la necessità di una legge sul tema del testamento biologico. A supporto della sua proposta ha citato un articolo del Catechismo cattolico che scoraggia l'accanimento terapeutico sproporzionato. L'uso di argomentazioni di carattere cattolico è davvero l'unico modo di affrontare il dibattito etico in Italia? Alla luce della tanto auspicata "laicità" la questione del testamento biologico - così come altre -  non dovrebbe prescindere dal contesto religioso? Può esistere in Italia un'etica intrinsecamente laica, che accomuni credenti e non?MARINO - I temi cosiddetti “etici” devono, appunto, tenere conto delle diverse sensibilità, rispettando il sentimento religioso di tutti gli italiani. Ma lo stato non può rispondere a principi etici, deve recuperare il senso profondo della responsabilità istituzionale e giuridica.
La laicità, come spesso ripeto, non è un principio ma un metodo che parte dal confronto e dalla discussione tra sentimenti e coscienze diverse. Religiose e non. Facciamo un esempio: non si può obbligare nessuno a sottoscrivere un testamento biologico e nemmeno obbligare a sottoporsi a determinate terapie alla fine della vita. Il metodo da seguire è quello di dare a tutti la possibilità di poter scegliere liberamente, con regole chiare e dignitose.

La Chiesa si è recentemente espressa su un altro tema etico delicato, ovvero la pillola abortiva e, in senso lato, la questione dell'aborto, sempre più spesso al centro di dibattito tra cattolici e non. Ritiene che la legge sull'aborto possa essere soggetta a cambiamenti nell'immediato futuro? Se si, in che direzione?
MARINO - La legge italiana sull’aborto è una legge equilibrata e non è in discussione, semmai dovrebbe essere applicata meglio in tutte le sue parti. E poi si deve, certo, lavorare per limitare al massimo le condizioni di difficoltà che possono portare una donna a dover affrontare il dramma dell’aborto. Sulla pillola abortiva io credo si faccia tanto rumore per nulla: non facilita di certo la decisione di interrompere una gravidanza, si tratta semplicemente di una opzione terapeutica che la medicina offre e che il medico ha il dovere di discutere con la sua paziente per fare assieme una valutazione di tipo clinico non etico.
Alcuni dei "punti forti" del suo progetto (laicità, unioni civili, testamento biologico) hanno già diviso il Pd. Non teme che la frammentazione del centro-sinistra possa ancora una volta giocare a favore del centro-destra? Quali sono, a suo parere, le concrete basi comuni che possono saldare il Pd, evitando spinte centrifughe?MARINO - Ancora una volta, questione di metodo. Questi temi ci dividono? Se ne parli, approfonditamente e si cerchi una sintesi che possa portare a posizioni chiare e a proposte concrete. Se vi è la necessità,  si arrivi a consultare gli iscritti e a programmare sedi e luoghi per dibattiti. Come ho detto più volte se a prevalere tra gli iscritti saranno posizioni diverse della mia, me ne farò una ragione. E mi aspetto che facciano lo stesso coloro che hanno posizioni diverse da quelle che sosteniamo. Deve poi esserci un’assunzione di responsabilità comune: una volta stabilita una linea e decisa una posizione, quella è la posizione di tutti. Questo è il modo per saldare il PD. E questo tenendo sempre in mente quelle che sono le nostre basi comuni, appunto: rispetto della persona, libertà di ciascuno nel rispetto di ogni posizione, solidarietà e responsabilità verso i cittadini.


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