La secolarizzazione dell’occidente ha origine negli anticoncezionali
Per Eberstadt “l’influenza sul XX secolo della pillola di Pincus rivaleggia con la rivoluzione comunista”
“La pillola che libera il sesso”, titolava Time Magazine nell’agosto 1960 sulla commercializzazione dell’anticoncezionale scoperto dal biologo Gregory Pincus. Siamo alla quarta generazione di “figlie di Pincus” e si è scritto molto da allora sull’influenza culturale che la pillola ha esercitato sulla società. Pochissimi hanno però stabilito un nesso fra la pillola e la “morte di Dio” in occidente. Lo ha appena fatto Mary Eberstadt, già femminista, docente a Stanford ed editorialista per Time, Wall Street Journal, Washington Post, Los Angeles Times e Policy Review. Eberstadt ha appena pubblicato il libro “Why the West Really Lost God”. Come spiega il sottotitolo, “è una nuova teoria sulla secolarizzazione”.
Numerosi studi hanno dimostrato che la fede e la pratica della fede cristiana sono diminuite in quasi ogni paese europeo e che la percentuale di coloro che non credono è aumentata anche negli Stati Uniti. Eberstadt cerca di decifrare il mistero di questa “rivoluzione epocale”, ovvero la fine della religione fra “le persone più libere della storia dell’umanità”. Ma dimenticate il Sessantotto, le tecnologie, il benessere, le droghe leggere. Secondo Eberstadt, questa rampante decristianizzazione dell’occidente è iniziata con l’avvento della pillola anticoncezionale. “Contrariamente a quanto sostengono i laici sofisticati, l’istruzione e la prosperità non hanno scacciato Dio”, scrive Eberstadt. Ne sono un esempio gli Stati Uniti, paese ricchissimo ma anche quello in cui di più la religione conserva un ruolo pubblico.
Il libro non minimizza l’influenza che hanno avuto figure di rilievo come Charles Darwin, Sigmund Freud o Friedrich Nietzsche. Al contrario, Eberstadt aggiunge la famiglia a questo insieme. Così inizia analizzando “la prova empirica di un legame tra fede e famiglia”.
Numerosi studi hanno dimostrato che la fede e la pratica della fede cristiana sono diminuite in quasi ogni paese europeo e che la percentuale di coloro che non credono è aumentata anche negli Stati Uniti. Eberstadt cerca di decifrare il mistero di questa “rivoluzione epocale”, ovvero la fine della religione fra “le persone più libere della storia dell’umanità”. Ma dimenticate il Sessantotto, le tecnologie, il benessere, le droghe leggere. Secondo Eberstadt, questa rampante decristianizzazione dell’occidente è iniziata con l’avvento della pillola anticoncezionale. “Contrariamente a quanto sostengono i laici sofisticati, l’istruzione e la prosperità non hanno scacciato Dio”, scrive Eberstadt. Ne sono un esempio gli Stati Uniti, paese ricchissimo ma anche quello in cui di più la religione conserva un ruolo pubblico.
Il libro non minimizza l’influenza che hanno avuto figure di rilievo come Charles Darwin, Sigmund Freud o Friedrich Nietzsche. Al contrario, Eberstadt aggiunge la famiglia a questo insieme. Così inizia analizzando “la prova empirica di un legame tra fede e famiglia”.
La vulgata vuole che la secolarizzazione sia stata tra le cause principali del declino della famiglia in Europa occidentale. Eberstadt rovescia questa teoria: prima viene la crisi della famiglia, poi la secolarizzazione. Scrive la studiosa che quando venne commercializzata la pillola di Pincus, tutte le chiese protestanti, e ovviamente la chiesa cattolica con l’enciclica Humanae Vitae, si opposero alla sua commercializzazione. Con il tempo, queste stesse chiese hanno finito con l’accettare il farmaco anticoncezionale. E hanno visto decadere drasticamente la loro influenza sulla società.
Citando varie ricerche laiche e non confessionali, Eberstadt osserva che meno sono i figli in una famiglia, meno questa è propensa a frequentare la chiesa. Un uomo sposato con figli è due volte più incline ad andare in chiesa di un uomo non sposato e senza figli. Anche la convivenza ha un forte impatto negativo sulla pratica religiosa. “In altre parole, ciò che tu decidi di fare riguardo alla tua famiglia – se averne una, se sposarti, quanti bambini avrai – è un forte indicatore di quanto tempo trascorrerai (o no) in chiesa”. La studiosa americana riconosce che la religiosità è associata a matrimoni più frequenti e a una maggiore prolificità. Invece di supporre, tuttavia, che prima venga la fede e poi la famiglia, la Eberstadt sostiene che a rendere le persone più religiose siano le famiglie più numerose e solide.
“Il genio della Pillola”
E’ qui che interviene la rivoluzione sessuale, prosegue la studiosa, già autrice del volume “Adam and Eve after the Pill”. “Una volta che il genio della Pillola anticoncezionale è stato letteralmente fatto uscire dalla bottiglia, il sesso extramatrimoniale è diventato più facile, ‘liberato’ dalle conseguenze della gravidanza”, scrive Eberstadt. “Questo ha avuto un impatto sismico sulla società. E’ una questione aritmetica: più Pillola significa meno tempo per la famiglia; meno tempo per la famiglia significa meno tempo per la religione; dunque più Pillola significa meno Dio”. L’esperta dice una cosa in più. La pillola, pilastro dell’ideologia della “pianificazione famigliare”, è stata il prodotto di una mentalità welfarista: “E il welfare state ha assunto i tratti di un sostituto della famiglia”. Infatti i pionieri del “sesso sicuro”, come Pincus, hanno legato le loro scoperte alla necessità di insidiare la presenza della religione nello spazio pubblico. Alla fine, persino più delle chiese trasformate in granai da Stalin, contro la religione poté la pillola sul comodino. “La rivoluzione sessuale della pillola contraccettiva rivaleggia con la rivoluzione comunista in termini di influenza sul XX secolo”.
Citando varie ricerche laiche e non confessionali, Eberstadt osserva che meno sono i figli in una famiglia, meno questa è propensa a frequentare la chiesa. Un uomo sposato con figli è due volte più incline ad andare in chiesa di un uomo non sposato e senza figli. Anche la convivenza ha un forte impatto negativo sulla pratica religiosa. “In altre parole, ciò che tu decidi di fare riguardo alla tua famiglia – se averne una, se sposarti, quanti bambini avrai – è un forte indicatore di quanto tempo trascorrerai (o no) in chiesa”. La studiosa americana riconosce che la religiosità è associata a matrimoni più frequenti e a una maggiore prolificità. Invece di supporre, tuttavia, che prima venga la fede e poi la famiglia, la Eberstadt sostiene che a rendere le persone più religiose siano le famiglie più numerose e solide.
“Il genio della Pillola”
E’ qui che interviene la rivoluzione sessuale, prosegue la studiosa, già autrice del volume “Adam and Eve after the Pill”. “Una volta che il genio della Pillola anticoncezionale è stato letteralmente fatto uscire dalla bottiglia, il sesso extramatrimoniale è diventato più facile, ‘liberato’ dalle conseguenze della gravidanza”, scrive Eberstadt. “Questo ha avuto un impatto sismico sulla società. E’ una questione aritmetica: più Pillola significa meno tempo per la famiglia; meno tempo per la famiglia significa meno tempo per la religione; dunque più Pillola significa meno Dio”. L’esperta dice una cosa in più. La pillola, pilastro dell’ideologia della “pianificazione famigliare”, è stata il prodotto di una mentalità welfarista: “E il welfare state ha assunto i tratti di un sostituto della famiglia”. Infatti i pionieri del “sesso sicuro”, come Pincus, hanno legato le loro scoperte alla necessità di insidiare la presenza della religione nello spazio pubblico. Alla fine, persino più delle chiese trasformate in granai da Stalin, contro la religione poté la pillola sul comodino. “La rivoluzione sessuale della pillola contraccettiva rivaleggia con la rivoluzione comunista in termini di influenza sul XX secolo”.
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