Vorrei tanto che noi cattolici fossimo più visibili, dichiaratamente presenti, in politica, nella vita sociale, nell’arte. Vorrei che facessimo gruppo, che combattessimo insieme le stesse battaglie, che facessimo come gli opliti messi a testuggine a difesa almeno di quei pochi principi intoccabili. Credo che sia l’unico modo di procedere, collettivamente.
Ma quanto all’apostolato fra le persone, quello da sbriciolare col vicino di scrivania o di banco o di fila alla cassa, allora la strategia da seguire è un’altra. In un mondo ormai completamente scristianizzato, se non ostile alle nostre parole d’ordine, l’unica speranza di conquistare i cuori dei nostri amici è di prenderli alle spalle, di soppiatto quasi. Propongo a tutti noi, cattolici laici che viviamo nel mondo, di andarcene in giro in incognito. Non dico coi baffi finti e l’impermeabile, ma quasi.
Sono sempre di più gli ambiti in cui la sola parola cattolico suscita resistenza, avversione, attacchi di orticaria, choc anafilattici. Se volete portare un amico non credente a vedere L’Ultima cima (ne ha parlato anche Credere), provate a dirgli: “ti porto al cinema a vedere la storia di un bravo prete”. Verrà colto da improvvise coliche renali, avrà zie da visitare, criceti da accudire, dovrà correre a casa a mangiare lo yogurt che scade. Eppure, ne sono certa, se accettasse l’invito (secondo me il criceto può attendere) non potrebbe non rimanere conquistato da don Pablo.
Ma c’è lo stesso la speranza di conquistare i cuori, tutti i cuori. Solo che non bisogna parlare – direttamente – di Cristo. Bisogna partire da Adamo. Parlare all’uomo, dell’uomo. Offrirsi di fare un pezzo di strada in più con l’amico noioso, cedere il posto in fila alla collega prepotente, dire al parente sempre sgarbato quanto abbiamo apprezzato quella cosa gentile che ci ha fatto. Senza stare tanto a puntualizzare che magari è l’unica gentilezza che gli sia sfuggita negli ultimi tre anni. Scomodarsi un po’.
Succederà, prima o poi, succede sempre, che qualcuno se ne accorga e ci chieda perché lo stiamo facendo. Allora, solo allora, si potrà pronunciare, magari sussurrando, la parola segreta, quella fino ad allora taciuta. “Lo faccio per Gesù Cristo”.
fonte: Credere del 26 maggio 2013
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