Parlando di samurai giapponesi, non si può certo fare a meno di menzionare la storia dei 47 Ronin, una delle più celebrate storie di questi guerrieri. Tale popolarità e valore sono da attribuirsi al fatto che la vicenda accadde quando la classe dei samurai attraversava un periodo difficile, in cui non trovava dei punti fermi, delle guide adatte e non trovava più quella funzione sociale un tempo a essa attribuita.
Si può dire che tutto ebbe inizio con gli insegnamenti di Yamaga Soko, influente teorico che scrisse numerosi lavori sullo spirito del guerriero e sul suo significato per i samurai. I suoi scritti ispirarono Ôishi Kuranosuke Yoshio, un samurai al servizio di Asano Takumi no kami Naganori (1667-1701), che guidava un ramo della potentissima famiglia Asano. Lord Asano fu scelto dallo shogun, Tokugawa Tsunayoshi, per essere uno deidaimyo incaricati di intrattenere gli inviati della famiglia imperiale. Per assisterlo nel suo compito, il più alto maestro del protocollo di comportamento del Bakufu (governo dello shogun), Kira Kozukenosuke Yoshinaka(1641-1702), fu ingaggiato per insegnargli tutte le questioni di etichetta.
Kira intendeva però essere pagato per i suoi servizi, che invece Asano pensava essergli dovuti. Tra i due quindi iniziarono a crescere le amarezze e Kira faceva di tutto per imbarazzare il suo studente, finché un giorno un loro litigio in seguito a degli insulti di Kira al palazzo dello shogun sfociò in una vera e propria rissa, in cui Asano sfoderò la sua spada e la puntò contro Kira, ferendolo solo lievemente.
Asano fu subito confinato ad una cella. Colpire un altro uomo in un momento di rabbia era altamente proibito dalla legge; farlo proprio nel palazzo dello shogun era oltremodo impensabile!
Asano non si sforzò molto nello spiegare i motivi delle sue azioni all’o-metsuke, colui che portò avanti le investigazioni sul caso, ma ammise invece la sua insoddisfazione per non aver ucciso Kira. Chiusa l’investigazione, lo shogunato decretò una sentenza di morte per Asano, il quale avrebbe dovuto squarciare la sua stessa pancia, col il rito suicidale del seppuku. Inoltre i suoi beni sarebbero stati confiscati e il fratello messo sotto arresto.
Quando la notizia giunse al castello di Asano, i suoi sostenitori iniziarono a discutere animatamente sul da farsi. Qualcuno era d’accordo sul lasciare il castello, diventare ronin (samurai senza padrone) e accettare la sentenza senza opporre resistenza, altri volevano intraprendere una battaglia col governo per difendere il podere. L’opinione di Ôishi Kuranosuke fu quella che prevalse: lasciare il castello in maniera pacifica e aiutare la famiglia Asano a ristabilirsi ma, allo stesso tempo, preparare la vendetta verso Kira.
Kira si aspettava una vendetta e aveva intanto aumentato la sua guardia personale e misure di sicurezza.Il piano di Oishi fu in primo luogo di placare ogni sospetto prendendo tutto il tempo necessario in attesa del momento giusto.
Per questo scopo finale i 59 ronin che aderirono al piano di Oishi nascosero le loro armi e le armature prima di disperdersi ostentatamente, alcuni cercando lavoro mentre altri, tra i quali lo stesso Oishi, abbandonandosi a vita randagia come se avessero perso ogni speranza per il loro futuro.
Oishi abbandonò la moglie e la famiglia e cominciò a frequentare le case malfamate di Edo, gozzovigliando in compagnia di prostitute e facendosi coinvolgere in risse tra ubriachi.
In un’occasione, un samurai di Satsuma incrociò Oishi ubriaco in strada e gli sputò addosso dicendogli che non era più un vero samurai.
Valutate tutte queste cose, Kira cominciò a pensare di non essere in pericolo e nel corso di un anno rilassò la guardia.
Fu a questo punto che i ronin colpirono.
47 di loro si riunirono il 14 dicembre del 1702 (12 avevano ceduto ed erano tornati alle loro famiglie) e, dopo aver recuperato dal nascondiglio armi ed armature, si prepararono a cogliere la loro vendetta in quella stessa notte nevosa.
Giunti al palazzo di Kira, in Edo, si divisero in due gruppi ed attaccarono senza alcun indugio. Il primo gruppo scavalcando la recinzione sul lato posteriore del palazzo mentre il secondo forzava l'ingresso principale abbattendone il cancello con un maglio.
I 61 samurai di Kira furono presi completamente di sorpresa, risposero con spirito e tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti, molti perirono o furono seriamente feriti, mentre solo uno dei ronin perse la vita nell'attacco.
Kira fu scovato nascosto in un ripostiglio e portato al cospetto di Oishi il quale gli offrì la possibilità di suicidarsi. Kira non rispose e Oishi gli tagliò la testa con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte.
La testa di Kira, pulita e lavata, fu riposta in una cesta e portata al Sengakuji, dove Asano era stato cremato.
La testa di Kira e la spada di Asano furono quindi poste ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito.
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