mercoledì 5 giugno 2013

Film Paulette... divertimento garantito

SINOSSI
Paulette, anziana signora della periferia di Parigi, con una magra pensione per vivere si riscopre talentuosa negli affari e come pasticciera grazie a una nuova attività: vendere cannabis! 

Paulette è un’anziana signora, che vive da sola in un complesso residenziale alla periferia di Parigi. Con la sua magra pensione non riesce a sbarcare il lunario. Una sera, osservando alcuni misteriosi movimenti fuori dal suo palazzo, Paulette scopre un mondo che non conosceva. Decide così di iniziare a vendere cannabis. Dopo tutto, perché non dovrebbe? Paulette era una pasticciera: il suo fiuto per gli affari e il suo talento come cuoca saranno un grande aiuto nella ricerca di soluzioni originali per la sua nuova attività. Ma non si diventa spacciatori in una notte!



Uscito il 16 gennaio 2013 in Francia, PAULETTE ha raggiunto oltre 1 milione spettatori.




CAST TECNICO
                       
                                              


Regia

Jérôme Enrico
Sceneggiatura e adattamento

Bianca Olsen,
Laurie Aubanel,
Cyril Rambour,
Jérôme Enrico
Dialoghi

Jérôme Enrico
Direttore della fotografia

Bruno Privat
Scenografie

Christohe Thillier
Montaggio

Antoine Vareille
Musiche

Michel Ochowiak
Ideatrice dei costumi

Agnès Falque
Trucco

Guy Espitallier
Responsabile acconciature

Michel Demonteix
Fonico

Jean-Luc Rault Cheynet
Montaggio sonoro

Raphaël Sohier,
Brunon Reiland
Missaggio

Thierry Lebon
Primo aiuto regista

Nathalie Engelstein
Prodotto da

Ilan Goldman
Produttrice associata

Catherine Morisse-Monceau
Responsabile di produzione

Cathy Lemeslif
Direttore di produzione

Axel Décis
Direttore di postproduzione

Abraham Goldblat
Una coproduzione           

Légende
Légende Films
Gaumont
France 2 Cinéma
Con la partecipazione di

Canal +
Ciné +
Distribuzione

Moviemax
Durata

87’






                                                                      
                                              
                       
CAST ARTISTICO




Bernadette Lafont

PAULETTE
Carmen Maura

MARIA         
Dominique Lavanant

LUCIENNE   
Françoise Bertin

RENEE
André Penvern

WALTER       
Ismaël Dramé

LEO a 7 anni           
Jean-Baptiste Anoumon

OUSMANE  
Axelle Laffont

AGNES
Paco Boublard

VITO 
Mahamadou Coulibaly

IDRISS
Kamel Laadaili

MOMO
Aymen Saïdi

RACHID
Soufiane Guerrab

ZAK   
Samir Trabelsi

PIERROT
Alexandre Aubry

TIT'YVES      
Pascal N’Zonzi

PADRE BATTISTA
Lionel Astier

FRED
Mathias Melloul

JEREMY
Miglen Mirtchev

TARAS
Philippe Du Janerand

USCIERE

                                                                                             
                                              
                                                
                                  
                                   
                                                          
                                              
                                                          
                                              








FILMOGRAFIE

JÉRÔME ENRICO  - REGISTA


Cinema
2013
Paulette
2000
L'origine du monde  (anche autore)
Premio della giuria al Festival di Mulhouse 2001  
Premio della critica al Festival di Belgrado 2002
                         

Televisione
2010
Alice Nevers - Professione giudice
(Alice Nevers: Contamination mortelle) TF1 - Ego Productions

Black Out  
TF1- Ego Productions

Francis Le Belge
(Canal +) - LGM
2005
Prise Au Piege
con E. Skornik, N. Tavernier, C. De Havilland, F. Négret

L'echappee Belle (anche autore)
tratto dal romanzo di C. Gutman –  con C. Charmetant, E. Devos, R. Goupilleau, L. Hamon, M. Matheron
2003 /2001
Police District (Serie TV)
con O. Marchal, L. Andreï, F. Renaud. N. Fossier
Candidato ai 7 d'Or 2002 ("miglior regista" e "miglior sceneggiatura") Premio per la "miglior serie" al Festival di St. Tropez nel 2002
                         

Documentari
L'Europe, si c'etait (52 min) - INA
Portrait d'Edgar Reitz (Arte: 26 min) - Image & Compagnie

Altri lavori
Assistente di R. Enrico, P. Chereau, A. Corty, R. Altman
Responsabile dei laboratori di scrittura dell’ESEC (Ecole Supérieure d’Etudes cinématographiques)






BERNADETTE LAFONT (Paulette)

2013                Attila Marcel di Sylvain Chomet
Paulette di Jérôme Enrico 
2011                Le Skylab di Julie Delpy 
2009                Bazar di Patricia Plattner 
2008                La Première Étoile di Lucien Jean-Baptiste 
2007                Les petites vacances di Olivier Peyon 
Broken English di Zoe Cassavetes 
2006                Prestami la tua mano (Prête-moi ta main) di Éric Lartigau 
Il prestigio della morte (Le Prestige de la mort) di Luc Moullet 
2002                Les Petites Couleurs di Patricia Plattner 
2000                Un possible amour di Christophe Lamotte 
1997                Nous sommes tous encore ici di Anne-Marie Miéville
Genealogia di un crimine (Généalogies d’un crime) di Raoul Ruiz 
1996                Le Fils de Gascogne di Pascal Aubier 
Rainbow pour Rimbaud di Jean Teulé 
1994                Personne ne m'aime di Marion Vernoux 
1992                Ville à vendre di Jean-Pierre Mocky
1991                Cherokee di Pascal Ortega 
Sissi la valse des cœurs (Sisi und der Kaiserkuß) di Christoph Böll 
Dingo di Rolf de Heer 
1988                Les Saisons du plaisir di Jean-Pierre Mocky
Prisonnières di Charlotte Silvera 
1987                Waiting for the Moon di Jill Godmilow 
Volto segreto (Masques) di Claude Chabrol
1986                Inspecteur Lavardin di Claude Chabrol
1985                Sarà perché ti amo? (L'Effrontée) di Claude Miller 
1984                Canicule di Yves Boisset 
Gwendoline di Just Jaeckin 
1983                 Cap Canaille di Juliet Berto e Jean-Henri Roger
Un bon petit diable di Jean-Claude Brialy 
1981                Le Roi des cons di Claude Confortès 
1980                Retour en force di Jean-Marie Poiré 
Certaines nouvelles di Jacques Davila 
Une merveilleuse journée di Claude Vital 
1979                Il Ladrone (Le Larron) di Pasquale Festa Campanile 
1978                Violette Nozière di Claude Chabrol
Chaussette surprise di Jean-François Davy 
La Tortue sur le dos di Luc Béraud 
1976                Noroît di Jacques Rivette 
Caccia al montone (L'Ordinateur des pompes funèbres) di Gérard Pirès 
1975                Due prostitute a Pigalle (Zig zig) di László Szabó 
Une baleine qui avait mal aux dents di Jacques Bral 
Vincent mit l'âne dans un pré (et s'en vint dans l'autre) di Pierre Zucca 
1974                Permettete, signora, che ami vostra figlia di Gian Luigi Polidoro 
1973                La Ville bidon di Jacques Baratier 
Les Gants blancs du diable di László Szabó 
La Maman et la Putain di Jean Eustache
Elle plus elle di Peter Foldès
1972                L'Œuf (de Félicien Marceau) di Jean Herman 
Mica scema la ragazza! (Une belle fille comme moi) di François Truffaut
What a Flash! di Jean-Michel Barjol 
Out 1 : Spectre di Jacques Rivette
1971                Les Stances à Sophie di Moshé Mizrahi 
Valparaiso, Valparaiso di Pascal Aubier 
L'amore è allegro, l'amore è triste (L'amour c'est gai, l'amour c'est triste) di Jean-Daniel Pollet 
1970                Sex Power, ou L'Homme de cœur di Henry Chapier 
                        Élise ou la Vraie Vie di Michel Drach 
1969                Paul di Diourka Medveczky 
Je, tu, elles... di Peter Foldes
Alla bella Serafina piaceva far l'amore sera e mattina (La Fiancée du pirate) di Nelly Kaplan 
1968                Le Révélateur di Philippe Garrel 
Pièges di Jacques Baratier
Les Idoles di Marc'o 
1967                Un idiot à Paris di Serge Korber 
Il ladro di Parigi (Le Voleur ) di Louis Malle 
Marie et le Curé di Diourka Medveczky
1965                           Vagone letto per assassini (Compartiment tueurs) di Constantin Costa-Gavras 
Per favore chiudete le persiane (corto presente in Bons Vivants) di Georges Lautner 
1962                Un clair de lune à Maubeuge di Jean Chérasse 
I caldi amori (Et Satan conduit) di Grisha Dabat 
1961                I bellimbusti (Les Godelureaux) di Claude Chabrol
1960                Me faire ça à moi di Pierre Grimblat 
                        Le gattine (L'Eau à la bouche) di Jacques Doniol-Valcroze 
Donne facili (Les Bonnes Femmes) di Claude Chabrol
1959                A doppia mandata (À double tour) di Claude Chabrol
1958                Le Beau Serge di Claude Chabrol 
1957                Les Mistons di François Truffaut


    
INTERVISTA A JÉRÔME ENRICO
REGISTA E SCENEGGIATORE


Come è nata la storia di Paulette?
La storia sembra quasi una favola! Io organizzo corsi di sceneggiatura in una scuola di cinema, l’ESEC, dove ho curato dei laboratori di scrittura e il progetto di Paulette è nato proprio in uno di essi. Bianca Olsen, una mia studentessa, si è imbattuta in un fatto particolare che ci ha colpiti: la storia di un’anziana, che viveva in periferia e che era coinvolta in un commercio di cannabis perché non riusciva a far quadrare i conti. Ho pensato che fosse un punto di partenza molto forte, ma anche buffo. Bianca, Laurie, Cyril e io abbiamo sviluppato insieme la storia e la trama del film nel corso di un anno. In seguito, mi sono bastati due mesi per scrivere i dialoghi e all’inizio del 2011 mi sono ritrovato con la sceneggiatura pronta. Tutti ci credevano molto, a cominciare dal mio agente, che si è messo a fare le poste davanti alla sede di Légende Production. Praticamente, era la prima società di produzione a cui l’abbiamo fatta leggere. Qualche settimana più tardi, una domenica mattina, Alain Goldman mi ha chiamato per dirmi che lo trovava un progetto fantastico e che sarebbe stato disposto a produrre il film entro la fine dell’anno! Ed è andata proprio così! Alain ha trovato i finanziamenti e mi ha fornito i mezzi per una ricerca di casting molto meticolosa. Credo di aver incontrato quasi tutte le attrici tra i 60 e gli 80 anni disponibili a Parigi! Sei mesi dopo, abbiamo iniziato le riprese.

Bernadette Lafont sostiene che il film le ricorda le commedie italiane degli anni Cinquanta, altri hanno evocato un universo simile a quello di Ken Loach. Lei come descriverebbe Paulette?
E’ una cosa che mi ha colpito e mi ha fatto molto piacere, perché la commedia sociale italiana del dopoguerra, di cui Ken Loach in un certo senso è l’erede britannico, era il mio modello. Paulette è una commedia sociale sulla delinquenza nella terza età e su una società che spesso non offre alternative alla miseria per i suoi anziani. Paulette è odiosa e razzista, ma perché è diventata così? Si può venir fuori dalla precarietà e dalla solitudine quando non si lavora più? In che mondo viviamo per arrivare a fregarcene delle nostre radici? E’ un tema poco affrontato al cinema. Paulette non è un film sulla cannabis, ma sulla precarietà e sulla solitudine della terza età. E soprattutto è una commedia!

Il suo lungometraggio precedente, L’origine du monde con Roschdy Zem, Angela Molina e Alain Bashung, era “una tragedia antica girata con dei mezzi artigianali”, per citare le sue parole... Perché è passato a una commedia con delle cineprese solide e pesanti?
Per prima cosa, devo dire che le grandi tragedie sono perfette per realizzare delle commedie fantastiche e questo è particolarmente vero per quanto riguarda Paulette, ma io non sono passato direttamente dal primo film al secondo. Il mio secondo lungometraggio avrebbe dovuto essere una pellicola tratta da un libro di d’Arto Paasilina, con Jean-Pierre Marielle e Jacques Villeret. Purtroppo, Jacques è morto pochi giorni prima dell’inizio della produzione e il progetto è stato annullato. Mi ci è voluto del tempo per riprendermi e in questi anni ho insegnato, scritto e girato solo prodotti televisivi. Anche per questo, la fiducia che hanno mostrato Alain Goldman e Légende nei miei confronti e nel progetto di Paulette, è stato un regalo straordinario.


Perché ha scelto Bernadette Lafont?
Quando l’ho incontrata per la prima volta in un piccolo bar vicino a casa sua, a parte notare la sua gentilezza e dolcezza, ho pensato che potesse risultare insolente, una sorta di orso brontolone, come era Paulette. La cosa buffa, come mi ha rivelato in seguito Bernadette, è che lei voleva interpretare Paulette per le stesse ragioni: sapeva di avere queste caratteristiche dentro di sé! E poi mi sembrava possedere il coraggio di Paulette, la dote che salva il suo personaggio. Entrambe sono delle combattenti. Infine, Bernadette aveva l’età del personaggio e mi sono reso conto che se l’avessimo ringiovanita, la storia non avrebbe più funzionato. Bisognava che lei fornisse questa impressione di fragilità, perché spiccasse la differenza enorme con l’universo degli spacciatori. Il casting è andato avanti in maniera particolare: più incontravamo delle attrici, più Bernadette sembrava chiaramente la scelta migliore!

Anche i giovani sono importanti nel film?
Sì e devo rendere merito a Coralie Amedéo, che si è occupato del casting e che ha incontrato la maggior parte degli interpreti. All’inizio, conoscevo soltanto Aymen Saïdi, che avevo visto in Dernier Etage Gauche e L’assaut, così come Soufiane Guerrab, che avevo notato ne Les Beaux Mecs.
Per la banda degli spacciatori, volevo degli attori che sembravano essere stati presi per strada, non degli interpreti che si calavano nei panni di criminali. Paco Boublard, che interpreta Vito, mi ha fatto una grande impressione fin da quando è entrato nell’ufficio. Lui non recitava, era proprio come il personaggio. Ma anche Samir Trabelsi, Chemci Lauth, Mamadou Coulibaly, Kamel Laadaili… degli attori professionisti, ma che venivano fuori o che avevano vissuto la vita dura di periferia.
Una delle prime scene che abbiamo girato, era quella in cui Paulette viene maltrattata e gli spacciatori le rubano i dolci, un ricordo indelebile per me. Bernadette, che non li aveva ancora incontrati, mi ha chiesto se le avrebbero fatto del male. Allora ho capito che avevamo fatto centro.

Da un altro punto di vista, anche la banda di Paulette non scherza!
Ah, le amiche di Paulette… Le adoro! Durante le prove, Françoise Bertin, che conoscevo bene, ha improvvisato nei panni di un’anziana che stava perdendo la sua lucidità, una prova che ha conquistato tutti. Carmen Maura adorava la sceneggiatura. Credo che lei avrebbe voluto interpretare Paulette, ma ha capito che Paulette non avrebbe potuto essere un’immigrata, perché a quel punto avremmo rischiato di raccontare una storia diversa. Ero molto felice quando ha accettato di interpretare Maria, che per certi versi è il capo del gruppo. Lei era l’amica immigrata di Paulette, una donna razzista e xenofoba. Dominique Lavanant ha accettato di interpretare Lucienne, un’anziana repressa, che nasconde degli assi nella manica. In teoria, questi due personaggi hanno poche battute, ma alla fine sono indimenticabili! E’ un grande onore e piacere per me che abbiano accettato di partecipare al film. 

E che possiamo dire di Walter, che conquista tutte queste donne?
Penso che André Penvern sia stato fantastico! Walter rappresenta un elemento comico molto importante nella storia, ci permette di raccontare la trasformazione fisica e morale di Paulette. La sua classe e il suo fascino derivano da mio zio, che si chiama... Walter! Quando scrivo, utilizzo spesso per i personaggi dei nomi di persone che mi sono vicine e che hanno delle caratteristiche simili, per poi cambiare i nomi. Spero che il vero Walter non sarà arrabbiato con me per aver mantenuto il suo. Proprio come la vera Paulette, d’altronde ne conosco una sola!

Paulette ha anche una famiglia, con cui è molto premurosa…
E’ interessante, non trova? Allo stesso tempo, lei non finge e quando le cose iniziano ad andare meglio, cambia decisamente. Axelle Laffont, che interpreta sua figlia, ne esce a testa alta, visto che ha il ruolo più ingrato del film. Lei non smette di prendersi delle porte in faccia e rimane semplice e commovente, senza scadere nel patetico.

Paulette non è la prima commedia graffiante sulla terza età. Non aveva paura di assomigliare troppo a Tatie Danièle  di Chatiliez?
No, perché ritengo che i due film non si somiglino molto. Sicuramente, c’è un modo politicamente scorretto di affrontare la terza età che è simile. Ma il personaggio di Tatie Danièle, interpretata magnificamente da Tsilla Chelton, è una donna piccolo-borghese che non si evolve, mentre Paulette si ritrova in un contesto sociale diverso rispetto a quello in cui era abituata. E, man mano che ritrova la sua dignità, lei cambia a livello fisico e morale.
Io non voglio salire in cattedra a dare lezioni, il mio obiettivo principale è che gli spettatori riescano a passare un’ora e mezza rilassandosi e ridendo. Ma se devo trovare una «morale» in questa storia, è che le cose vanno meglio quando non ci si ritrova vittima della precarietà e del dolore. Ci si comporta meglio con il prossimo. Il razzismo, la cattiveria, il rifiuto degli altri, sono tutte cose legate al denaro.

  
     
INTERVISTA A BERNADETTE LAFONT (PAULETTE)


Qual è stata la sua prima reazione leggendo la sceneggiatura di Paulette?
Ho iniziato a saltare di gioia sul divano! Mi è subito venuta voglia di fare questo film! Ero affascinata e mi sembrava di avere a che fare con una commedia all’italiana, dotata di un equilibrio perfetto tra ironia e sociale, ma soprattutto ero conquistata dall’originalità della scrittura, che non era comune e banale. In seguito, quando ho scoperto che Jérôme aveva realizzato la sceneggiatura assieme a una sua allieva durante un laboratorio di scrittura, non sono rimasta sorpresa. Che stile moderno!

Fin dall’inizio, era previsto che lei fosse la protagonista?
Credo che Jérôme Enrico abbia pensato a me, ma bisognava convincere i produttori, anche perché c’erano altre attrici disponibili. Io non conoscevo Alain Goldman, ma per la prima volta nella mia vita, ho superato la mia paura degli esami e gli ho telefonato, per esprimere il mio entusiasmo e la mia voglia di partecipare. Lui è stato molto gentile, ma mi ha fatto attendere molto prima di darmi una risposta. Un giorno, mi hanno convocato agli uffici della Légende. Ero sicura che mi avrebbero offerto un ruolo, ma sarebbe stato quello di Paulette o di una delle sue amiche? Who knows!

Tuttavia, all’inizio del film, Paulette è razzista e cattiva, sembra quasi una clochard… Non aveva paura di interpretare un personaggio simile?
Tutt’altro! Era il lato simpaticamente amorale del personaggio che mi ha sedotta. E anche se il film era una fiaba, esistono tante Paulette nella vita reale. A sua difesa, va detto che Paulette è una donna distrutta dalla vita, ma che conserva una grande forza vitale. La sua combattività e il suo coraggio fanno sì che lei si meriti che le cose vadano al posto giusto, anche se non lo fa in maniera legale!

Lei è odiosa con la sua famiglia, sleale con le amiche, maleducata con tutti quelli che incontra…
Certo, ma evolve molto nel corso della storia, e anche all’inizio ritengo che possegga un’energia e una vitalità promettente, nonostante la sua situazione economica disastrosa. E’ la sua vita e dipende dalle sventure che le sono capitate, che la portano a essere schiava dell’odio verso gli altri, ma fin dall’inizio lei è molto orgogliosa, tanto da preferire rovistare tra i rifiuti piuttosto che andare alla mensa dei poveri. Inoltre, il suo amore incondizionato per il defunto marito la rende commovente. Mi piace il coraggio che mostra nel tentativo di cambiare il suo destino, nonostante essendo anziana, povera e sola, non ha nessuna carta da giocarsi. Certo, lei si ritrova coinvolta con la delinquenza, ma non ha scelta. Dopo aver letto la sceneggiatura, mi sono detta che Paulette aveva un legame con due dei film più importanti della mia carriera: l’eroina di Alla bella Serafina piaceva far l'amore sera e mattina di Nelly Kaplan e Mica scema la ragazza! di François Truffaut, anche loro dei personaggi al limite e trasgressivi. Se fossero invecchiate, sarebbero potute diventare delle Paulette!  

Le riprese sono state complicate?
Sì e no. Ho adorato girare il film, ma ci ho messo due mesi ad abbandonare il personaggio. Oltre alla scena di lotta, molto fisica, ho dovuto imparare a mollare tutto, in senso metaforico e letterale.



Che vuole dire?
Per usare un eufemismo, possiamo dire che Paulette non è viziata dal punto di vista fisico. A parte la parrucca, non abbiamo utilizzato nessun trucco. Ho dovuto allenarmi ad abbandonare il mio viso, senza cercare di essere vivace, puntando su un aspetto ordinario... da mantenere in qualsiasi momento. Avevo un po’ paura del risultato, ma penso che le luci del direttore della fotografia, Bruno Privat, fossero fantastiche e permettessero di dimenticare un po’ il ‘muso’ di Paulette! Prima delle riprese, abbiamo lavorato molto con il regista, sia sulla sceneggiatura che sulle caratteristiche del personaggio. Mi ricordo di aver pensato che il foulard sui capelli fosse eccessivo, ma Jérôme mi ha assicurato che molte donne della mia età ne portano ancora uno in periferia. Quando siamo arrivati a Bagnolet per le riprese, ho capito che aveva ragione: le strade erano piene di Paulette!

Quali sono state le scene che le è piaciuto maggiormente girare?
Le scene comiche mi hanno entusiasmato: quella di Paulette che si confessa al prete del Gabon e gli dice di “meritarsi di essere bianco” mi ha incantato. Le partite a carte con le amiche sono state l’occasione di lavorare con delle attrici che ammiro da molto tempo: Dominique Lavanant, Carmen Maura e Françoise Bertin sono eccezionali per precisione e simpatia. Ma soprattutto mi è piaciuto lavorare con i giovani attori: Paco Boublard, che interpreta Vito, il capo degli spacciatori, mi ha stupito per come pronunciava sempre delle frasi rozze, mentre poi appena si smetteva di girare diventava adorabile ed educato. E anche Axelle Laffont, che interpreta mia figlia in maniera profonda e trattenuta... Mio Dio, bisognerebbe citarli tutti, hanno fornito un contributo importante al film. Lavorare con degli attori così bravi, ti costringe a superarti e, in un certo senso, è una dimostrazione di coraggio.  

Il film ha una patina di amarezza. Anche lei pensa che la nostra società abbandoni gli anziani?  
Io ovviamente non mi trovo nella stessa situazione economica di Paulette. Tuttavia, credo che al di là degli ambienti sociali differenti, c’è una costante quando si invecchia: un sentimento di inutilità e anche di abbandono. Per un’attrice della mia età, ottenere il ruolo da protagonista in un film del genere è un regalo inatteso! Se Paulette riuscirà a far passare il messaggio: “non scoraggiatevi, possiamo ancora essere utili”, sarebbe un’ottima cosa! (risate).




















INTERVISTA AD ALAIN GOLDMAN
PRODUTTORE

Jérôme Enrico ha rivelato che il suo agente ha fatto le poste alla sede di Légende productions con la sceneggiatura di Paulette
Io ho un ricordo diverso! Dopo che mi hanno descritto il progetto, l’ho letto. In effetti, per decidere di fare un film, devo averne voglia due volte. Nella prima, che precede la lettura della sceneggiatura, chiedo che mi si racconti brevemente la storia e reagisco esattamente come uno spettatore. Il tema mi interessa, mi diverte, mi commuove o no? In caso positivo, leggo la sceneggiatura e una volta che la storia è terminata, se ne ho ancora voglia, vado avanti in fretta!

E cosa le ha fatto venire voglia di leggere la sceneggiatura di Paulette
In primo luogo l’idea: «una vecchia signora che vende droga» era sufficiente per incuriosirmi. Dopo aver letto la sceneggiatura, mi è piaciuta la dimensione sociale del progetto. Alla Légende, eravamo tutti d’accordo: era molto buffa, ma non solo. Come con ogni buon soggetto di una commedia, si sarebbe potuto realizzare un film drammatico con questa vicenda. La storia mi ha aperto gli occhi sul duplice abbandono di cui sono vittime le persone anziane. Lo Stato non ha i mezzi per sostenerli, le famiglie si sfaldano e tutto questo si avverte sui luoghi che dovrebbero essere destinati alla solidarietà nella nostra società. A mio avviso, la loro solitudine e precarietà può essere spiegata con il fatto che la Francia è diventata una società in cui possono sopravvivere soltanto le persone attive. Non solo, gli anziani così come i bambini, non producono, ma sono anche fonte di imbarazzo. Una donna anziana che ci mette tanto tempo a pagare il pane, è come un bambino che gioca in treno: un fastidio. E’ un fenomeno che non esiste né in Africa, né in Asia, dove rispettano ancora l’esperienza e valorizzano l’attesa.

Ha sentito parlare della ‘vera’ Paulette, quella che ha ispirato gli sceneggiatori?
No, ma il fatto che la storia si ispirasse a un fatto di cronaca e quindi fosse ancorata alla realtà, mi ha colpito e divertito: in seguito, ho scoperto che ovunque esistono delle Paulette, non solo in Francia. Ho letto che negli Stati Uniti è stata messa in prigione una Mà Dalton di settant’anni, che controllava 400 spacciatori in 5 Stati. Lei riusciva a gestire tutti i ‘giovani’ che lavoravano nell’organizzazione! Peraltro, credo che fin dall’inizio io e Jérôme Enrico avessimo la stessa visione del progetto. Non si trattava di fare un film sulla droga, ma sulla precarietà della terza età.

Non era un soggetto molto glamour, questo le faceva paura?
Decisamente no. Intanto, la sceneggiatura era molto divertente, poi avevo visto il primo lungometraggio di Jérôme Enrico, quindi ero consapevole delle sue doti, del suo sguardo e della sua bravura come regista. Per quanto riguarda i nostri partner (le catene delle sale cinematografiche, il distributore, ecc.), abbiamo la fortuna di avere la loro fiducia. Realizziamo solo due o tre film all’anno, quindi conoscono perfettamente il nostro entusiasmo e il nostro coinvolgimento personale. Se produciamo un film, significa che ci crediamo completamente, come in questo caso. Peraltro, abbiamo raccolto i finanziamenti per Paulette più rapidamente di quello che speravamo all’inizio.


Jérôme Enrico afferma che le riprese sono state fantastiche. Il produttore conferma?
Certo! E non si tratta di una difesa d’ufficio, glielo assicuro. Quando vedo il lavoro fantastico di Bernadette Lafont, il rigore e l’entusiasmo del regista, il trasporto di tutte le persone coinvolte, è impossibile non essere un produttore felice.

Lei è abituato ai successi al botteghino (I fiumi di porpora, 99 francs, La vie en rose, Vento di primavera, Case départ, ecc.). Ritiene che Paulette abbia le stesse possibilità con il pubblico?
Voglio rassicurarla, non abbiamo realizzato solo dei successi! D’altronde sarebbe impossibile. E’ difficile predire il successo o il fallimento di un film atipico come Paulette, ma in un certo senso, non mi importa. Ne sono fiero, come sono fiero del lavoro svolto su questo film. Ora, se come mi è capitato personalmente, anche gli spettatori si avvicineranno al film pensando semplicemente di farsi quattro risate e usciranno dalla sala avendo cambiato un po’ la loro visione delle persone anziane, oltre a esserne fiero, ne sarei commosso... e felice!




































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