SINOSSI
Paulette, anziana signora della periferia di
Parigi, con una magra pensione per vivere si riscopre talentuosa negli affari e
come pasticciera grazie a una nuova attività: vendere cannabis!
Paulette è un’anziana signora, che vive da sola in un complesso residenziale alla periferia di Parigi. Con la sua magra pensione non riesce a sbarcare il lunario. Una sera, osservando alcuni misteriosi movimenti fuori dal suo palazzo, Paulette scopre un mondo che non conosceva. Decide così di iniziare a vendere cannabis. Dopo tutto, perché non dovrebbe? Paulette era una pasticciera: il suo fiuto per gli affari e il suo talento come cuoca saranno un grande aiuto nella ricerca di soluzioni originali per la sua nuova attività. Ma non si diventa spacciatori in una notte!
Uscito il 16 gennaio 2013 in Francia, PAULETTE ha raggiunto oltre 1 milione
spettatori.
CAST TECNICO
Regia
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Jérôme Enrico
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Sceneggiatura
e adattamento
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Bianca Olsen,
Laurie Aubanel,
Cyril Rambour,
Jérôme Enrico
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Dialoghi
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Jérôme Enrico
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Direttore
della fotografia
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Bruno Privat
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Scenografie
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Christohe Thillier
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Montaggio
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Antoine Vareille
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Musiche
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Michel Ochowiak
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Ideatrice
dei costumi
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Agnès Falque
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Trucco
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Guy Espitallier
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Responsabile
acconciature
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Michel Demonteix
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Fonico
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Jean-Luc Rault Cheynet
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Montaggio
sonoro
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Raphaël Sohier,
Brunon Reiland
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Missaggio
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Thierry Lebon
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Primo aiuto
regista
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Nathalie Engelstein
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Prodotto da
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Ilan Goldman
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Produttrice
associata
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Catherine Morisse-Monceau
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Responsabile
di produzione
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Cathy Lemeslif
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Direttore
di produzione
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Axel Décis
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Direttore
di postproduzione
|
Abraham Goldblat
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Una
coproduzione
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Légende
Légende Films
Gaumont
France 2 Cinéma
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Con la
partecipazione di
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Canal +
Ciné +
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Distribuzione
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Moviemax
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Durata
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CAST ARTISTICO
Bernadette
Lafont
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PAULETTE
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Carmen
Maura
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MARIA
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Dominique
Lavanant
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LUCIENNE
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Françoise
Bertin
|
RENEE
|
|
André
Penvern
|
WALTER
|
|
Ismaël
Dramé
|
LEO a 7 anni
|
|
Jean-Baptiste
Anoumon
|
OUSMANE
|
|
Axelle
Laffont
|
AGNES
|
|
Paco
Boublard
|
VITO
|
|
Mahamadou
Coulibaly
|
IDRISS
|
|
Kamel
Laadaili
|
MOMO
|
|
Aymen
Saïdi
|
RACHID
|
|
Soufiane
Guerrab
|
ZAK
|
|
Samir
Trabelsi
|
PIERROT
|
|
Alexandre
Aubry
|
TIT'YVES
|
|
Pascal
N’Zonzi
|
PADRE BATTISTA
|
|
Lionel
Astier
|
FRED
|
|
Mathias
Melloul
|
JEREMY
|
|
Miglen
Mirtchev
|
TARAS
|
|
Philippe
Du Janerand
|
USCIERE
|
FILMOGRAFIE
JÉRÔME ENRICO - REGISTA
Cinema
2013
|
Paulette
|
2000
|
L'origine du monde (anche autore)
Premio
della giuria al Festival di Mulhouse 2001
Premio
della critica al Festival di Belgrado 2002
|
Televisione
2010
|
Alice
Nevers - Professione giudice
(Alice Nevers:
Contamination mortelle) TF1 - Ego Productions
|
Black Out
TF1- Ego Productions
|
|
Francis Le Belge
(Canal
+) - LGM
|
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2005
|
Prise Au Piege
con E. Skornik, N.
Tavernier, C. De Havilland, F. Négret
|
L'echappee Belle (anche autore)
tratto
dal romanzo di C. Gutman – con C. Charmetant, E. Devos, R. Goupilleau,
L. Hamon, M. Matheron
|
|
2003 /2001
|
Police District (Serie TV)
con O. Marchal, L. Andreï, F. Renaud. N. Fossier
Candidato ai 7 d'Or 2002 ("miglior
regista" e "miglior sceneggiatura") Premio per la
"miglior serie" al Festival di St. Tropez nel 2002
|
Documentari
L'Europe, si c'etait
(52 min) - INA
|
Portrait d'Edgar Reitz
(Arte: 26 min) - Image & Compagnie
|
Altri
lavori
Assistente di R. Enrico, P. Chereau, A. Corty, R.
Altman
Responsabile dei laboratori di scrittura dell’ESEC
(Ecole Supérieure d’Etudes cinématographiques)
BERNADETTE LAFONT (Paulette)
2013 Attila Marcel di Sylvain Chomet
Paulette di Jérôme
Enrico
2011 Le Skylab di Julie
Delpy
2009 Bazar di Patricia Plattner
2008 La Première Étoile di Lucien
Jean-Baptiste
2007 Les petites vacances di Olivier
Peyon
Broken English di Zoe
Cassavetes
2006 Prestami la tua
mano (Prête-moi ta main) di
Éric Lartigau
Il prestigio della morte (Le Prestige de la mort) di Luc
Moullet
2002 Les Petites Couleurs
di Patricia Plattner
2000 Un possible amour
di Christophe Lamotte
1997 Nous sommes tous encore ici di Anne-Marie
Miéville
Genealogia di un crimine (Généalogies d’un crime)
di Raoul Ruiz
1996 Le
Fils de Gascogne di Pascal Aubier
Rainbow pour Rimbaud di Jean
Teulé
1994 Personne ne m'aime
di Marion Vernoux
1992 Ville à vendre di
Jean-Pierre Mocky
1991 Cherokee di Pascal Ortega
Sissi la valse des cœurs (Sisi und
der Kaiserkuß) di Christoph Böll
Dingo
di Rolf de Heer
1988 Les Saisons du plaisir di
Jean-Pierre Mocky
Prisonnières
di Charlotte Silvera
1987 Waiting for the Moon
di Jill Godmilow
Volto segreto (Masques) di Claude Chabrol
1986 Inspecteur Lavardin di
Claude Chabrol
1985 Sarà perché ti
amo? (L'Effrontée)
di Claude Miller
1984 Canicule di Yves
Boisset
Gwendoline di Just Jaeckin
1983 Cap Canaille di Juliet
Berto e Jean-Henri Roger
Un bon petit diable di Jean-Claude
Brialy
1981 Le Roi des cons di Claude Confortès
1980 Retour en force
di Jean-Marie Poiré
Certaines nouvelles di Jacques
Davila
Une merveilleuse journée
di Claude Vital
1979 Il Ladrone (Le
Larron) di Pasquale Festa Campanile
1978 Violette Nozière di Claude
Chabrol
Chaussette surprise
di Jean-François Davy
La Tortue sur le dos di Luc
Béraud
1976 Noroît di Jacques Rivette
Caccia al montone (L'Ordinateur des pompes funèbres)
di Gérard Pirès
1975 Due prostitute a Pigalle (Zig
zig) di László Szabó
Une baleine qui avait mal aux dents
di Jacques Bral
Vincent mit l'âne dans un pré (et s'en vint dans l'autre)
di Pierre Zucca
1974 Permettete, signora, che ami
vostra figlia di Gian Luigi Polidoro
1973 La Ville bidon di Jacques Baratier
Les Gants blancs du diable di László Szabó
La Maman et la Putain di Jean
Eustache
Elle plus elle di Peter Foldès
1972 L'Œuf (de Félicien Marceau) di Jean Herman
Mica scema la ragazza! (Une belle fille comme moi)
di François Truffaut
What a Flash!
di Jean-Michel Barjol
Out 1 : Spectre di Jacques Rivette
1971 Les Stances à Sophie
di Moshé Mizrahi
Valparaiso, Valparaiso di Pascal
Aubier
L'amore
è allegro, l'amore è triste (L'amour c'est gai, l'amour c'est triste)
di Jean-Daniel Pollet
1970 Sex Power, ou L'Homme de cœur di Henry Chapier
Élise
ou la Vraie Vie di Michel Drach
1969 Paul di Diourka Medveczky
Je, tu, elles... di Peter Foldes
Alla
bella Serafina piaceva far l'amore sera e mattina (La Fiancée du pirate)
di Nelly Kaplan
1968 Le Révélateur
di Philippe Garrel
Pièges
di Jacques Baratier
Les Idoles di Marc'o
1967 Un idiot à Paris di Serge Korber
Il ladro di Parigi (Le Voleur )
di Louis Malle
Marie et le Curé di Diourka Medveczky
1965 Vagone letto per assassini (Compartiment tueurs) di
Constantin Costa-Gavras
Per
favore chiudete le persiane
(corto presente in Bons Vivants) di Georges
Lautner
1962 Un clair de lune à Maubeuge
di Jean Chérasse
I caldi amori (Et Satan conduit) di Grisha Dabat
1961 I bellimbusti (Les
Godelureaux) di Claude Chabrol
1960 Me faire ça à moi
di Pierre Grimblat
Le
gattine (L'Eau à la bouche) di Jacques
Doniol-Valcroze
Donne facili (Les Bonnes Femmes)
di Claude Chabrol
1959 A doppia mandata (À double
tour) di Claude Chabrol
1958 Le Beau Serge
di Claude Chabrol
1957 Les Mistons di François Truffaut
INTERVISTA
A JÉRÔME ENRICO
REGISTA E SCENEGGIATORE
REGISTA E SCENEGGIATORE
Come è nata la storia di Paulette?
La storia sembra quasi una
favola! Io organizzo corsi di sceneggiatura in una scuola di cinema, l’ESEC,
dove ho curato dei laboratori di scrittura e il progetto di Paulette è nato proprio in uno di essi.
Bianca Olsen, una mia studentessa, si è imbattuta in un fatto particolare che
ci ha colpiti: la storia di un’anziana, che viveva in periferia e che era
coinvolta in un commercio di cannabis perché non riusciva a far quadrare i
conti. Ho pensato che fosse un punto di partenza molto forte, ma anche buffo. Bianca,
Laurie, Cyril e io abbiamo sviluppato insieme la storia e la trama del film nel
corso di un anno. In seguito, mi sono bastati due mesi per scrivere i dialoghi
e all’inizio del 2011 mi
sono ritrovato con la sceneggiatura pronta. Tutti ci credevano molto, a
cominciare dal mio agente, che si è messo a fare le poste davanti alla sede di Légende
Production. Praticamente, era la prima società di produzione a cui l’abbiamo
fatta leggere. Qualche settimana più tardi, una domenica mattina, Alain Goldman
mi ha chiamato per dirmi che lo trovava un progetto fantastico e che sarebbe stato
disposto a produrre il film entro la fine dell’anno! Ed è andata proprio così!
Alain ha trovato i finanziamenti e mi ha fornito i mezzi per una ricerca di
casting molto meticolosa. Credo di aver incontrato quasi tutte le attrici tra i
60 e gli 80 anni disponibili a Parigi! Sei mesi dopo, abbiamo iniziato le
riprese.
Bernadette Lafont sostiene che il film le ricorda le
commedie italiane degli anni Cinquanta, altri hanno evocato un universo simile
a quello di Ken Loach. Lei come descriverebbe Paulette?
E’ una cosa che mi ha
colpito e mi ha fatto molto piacere, perché la commedia sociale italiana del
dopoguerra, di cui Ken Loach in un certo senso è l’erede britannico, era il mio
modello. Paulette è una commedia
sociale sulla delinquenza nella terza età e su una società che spesso non offre
alternative alla miseria per i suoi anziani. Paulette è odiosa e razzista, ma
perché è diventata così? Si può venir fuori dalla precarietà e dalla solitudine
quando non si lavora più? In che mondo viviamo per arrivare a fregarcene delle
nostre radici? E’ un tema poco affrontato al cinema. Paulette non è un film sulla cannabis, ma sulla precarietà e sulla
solitudine della terza età. E soprattutto è una commedia!
Il suo lungometraggio precedente, L’origine du monde con Roschdy Zem, Angela Molina e Alain Bashung,
era “una tragedia antica girata con dei mezzi artigianali”, per citare le sue
parole... Perché è passato a una commedia con delle cineprese solide e pesanti?
Per prima cosa, devo dire
che le grandi tragedie sono perfette per realizzare delle commedie fantastiche
e questo è particolarmente vero per quanto riguarda Paulette, ma io non sono passato direttamente dal primo film al
secondo. Il mio secondo lungometraggio avrebbe dovuto essere una pellicola tratta
da un libro di d’Arto Paasilina, con Jean-Pierre Marielle e Jacques Villeret. Purtroppo,
Jacques è morto pochi giorni prima dell’inizio della produzione e il progetto è
stato annullato. Mi ci è voluto del tempo per riprendermi e in questi anni ho
insegnato, scritto e girato solo prodotti televisivi. Anche per questo, la
fiducia che hanno mostrato Alain Goldman e Légende nei miei confronti e nel
progetto di Paulette, è stato un
regalo straordinario.
Perché ha scelto Bernadette Lafont?
Quando l’ho incontrata per
la prima volta in un piccolo bar vicino a casa sua, a parte notare la sua
gentilezza e dolcezza, ho pensato che potesse risultare insolente, una sorta di
orso brontolone, come era Paulette. La cosa buffa, come mi ha rivelato in
seguito Bernadette, è che lei voleva interpretare Paulette per le stesse
ragioni: sapeva di avere queste caratteristiche dentro di sé! E poi mi sembrava
possedere il coraggio di Paulette, la dote che salva il suo personaggio.
Entrambe sono delle combattenti. Infine, Bernadette aveva l’età del personaggio
e mi sono reso conto che se l’avessimo ringiovanita, la storia non avrebbe più
funzionato. Bisognava che lei fornisse questa impressione di fragilità, perché spiccasse
la differenza enorme con l’universo degli spacciatori. Il casting è andato
avanti in maniera particolare: più incontravamo delle attrici, più Bernadette
sembrava chiaramente la scelta migliore!
Anche i giovani sono importanti nel film?
Sì e devo rendere merito a
Coralie Amedéo, che si è occupato del casting e che ha incontrato la maggior
parte degli interpreti. All’inizio, conoscevo soltanto Aymen Saïdi, che avevo
visto in Dernier Etage Gauche e L’assaut, così come Soufiane Guerrab,
che avevo notato ne Les Beaux Mecs.
Per la banda degli
spacciatori, volevo degli attori che sembravano essere stati presi per strada,
non degli interpreti che si calavano nei panni di criminali. Paco Boublard, che
interpreta Vito, mi ha fatto una grande impressione fin da quando è entrato
nell’ufficio. Lui non recitava, era proprio come il personaggio. Ma anche Samir
Trabelsi, Chemci Lauth, Mamadou Coulibaly, Kamel Laadaili… degli attori
professionisti, ma che venivano fuori o che avevano vissuto la vita dura di
periferia.
Una delle prime scene che
abbiamo girato, era quella in cui Paulette viene maltrattata e gli spacciatori
le rubano i dolci, un ricordo indelebile per me. Bernadette, che non li aveva
ancora incontrati, mi ha chiesto se le avrebbero fatto del male. Allora ho capito
che avevamo fatto centro.
Da un altro punto di vista, anche la banda di Paulette non
scherza!
Ah, le amiche di Paulette…
Le adoro! Durante le prove, Françoise Bertin, che conoscevo bene, ha
improvvisato nei panni di un’anziana che stava perdendo la sua lucidità, una
prova che ha conquistato tutti. Carmen Maura adorava la sceneggiatura. Credo
che lei avrebbe voluto interpretare Paulette, ma ha capito che Paulette non
avrebbe potuto essere un’immigrata, perché a quel punto avremmo rischiato di
raccontare una storia diversa. Ero molto felice quando ha accettato di interpretare
Maria, che per certi versi è il capo del gruppo. Lei era l’amica immigrata di
Paulette, una donna razzista e xenofoba. Dominique Lavanant ha accettato di
interpretare Lucienne, un’anziana repressa, che nasconde degli assi nella
manica. In teoria, questi due personaggi hanno poche battute, ma alla fine sono
indimenticabili! E’ un grande onore e piacere per me che abbiano accettato di
partecipare al film.
E che possiamo dire di Walter, che conquista tutte queste
donne?
Penso che André Penvern sia
stato fantastico! Walter rappresenta un elemento comico molto importante nella
storia, ci permette di raccontare la trasformazione fisica e morale di
Paulette. La sua classe e il suo fascino derivano da mio zio, che si chiama...
Walter! Quando scrivo, utilizzo spesso per i personaggi dei nomi di persone che
mi sono vicine e che hanno delle caratteristiche simili, per poi cambiare i
nomi. Spero che il vero Walter non sarà arrabbiato con me per aver mantenuto il
suo. Proprio come la vera Paulette, d’altronde ne conosco una sola!
Paulette ha anche una famiglia, con cui è molto premurosa…
E’ interessante, non trova? Allo
stesso tempo, lei non finge e quando le cose iniziano ad andare meglio, cambia
decisamente. Axelle Laffont, che interpreta sua figlia, ne esce a testa alta,
visto che ha il ruolo più ingrato del film. Lei non smette di prendersi delle
porte in faccia e rimane semplice e commovente, senza scadere nel patetico.
Paulette non è la prima commedia graffiante sulla terza
età. Non aveva paura di assomigliare troppo a Tatie Danièle di Chatiliez?
No, perché ritengo che i due
film non si somiglino molto. Sicuramente, c’è un modo politicamente scorretto
di affrontare la terza età che è simile. Ma il personaggio di Tatie Danièle, interpretata
magnificamente da Tsilla Chelton, è una donna piccolo-borghese che non si
evolve, mentre Paulette si ritrova in un contesto sociale diverso rispetto a
quello in cui era abituata. E, man mano che ritrova la sua dignità, lei cambia
a livello fisico e morale.
Io non voglio salire in
cattedra a dare lezioni, il mio obiettivo principale è che gli spettatori riescano
a passare un’ora e mezza rilassandosi e ridendo. Ma se devo trovare una «morale»
in questa storia, è che le cose vanno meglio quando non ci si ritrova vittima
della precarietà e del dolore. Ci si comporta meglio con il prossimo. Il
razzismo, la cattiveria, il rifiuto degli altri, sono tutte cose legate al
denaro.
INTERVISTA A BERNADETTE LAFONT (PAULETTE)
Qual è stata la sua prima reazione leggendo la
sceneggiatura di Paulette?
Ho iniziato a saltare di
gioia sul divano! Mi è subito venuta voglia di fare questo film! Ero
affascinata e mi sembrava di avere a che fare con una commedia all’italiana, dotata
di un equilibrio perfetto tra ironia e sociale, ma soprattutto ero conquistata dall’originalità
della scrittura, che non era comune e banale. In seguito, quando ho scoperto
che Jérôme aveva realizzato la sceneggiatura assieme a una sua allieva durante
un laboratorio di scrittura, non sono rimasta sorpresa. Che stile moderno!
Fin dall’inizio, era previsto che lei fosse la
protagonista?
Credo che Jérôme Enrico abbia
pensato a me, ma bisognava convincere i produttori, anche perché c’erano altre
attrici disponibili. Io non conoscevo Alain Goldman, ma per la prima volta
nella mia vita, ho superato la mia paura degli esami e gli ho telefonato, per
esprimere il mio entusiasmo e la mia voglia di partecipare. Lui è stato molto
gentile, ma mi ha fatto attendere molto prima di darmi una risposta. Un giorno,
mi hanno convocato agli uffici della Légende. Ero sicura che mi avrebbero
offerto un ruolo, ma sarebbe stato quello di Paulette o di una delle sue amiche?
Who knows!
Tuttavia, all’inizio del film, Paulette è razzista e
cattiva, sembra quasi una clochard… Non aveva paura di interpretare un
personaggio simile?
Tutt’altro! Era il lato
simpaticamente amorale del personaggio che mi ha sedotta. E anche se il film
era una fiaba, esistono tante Paulette nella vita reale. A sua difesa, va detto
che Paulette è una donna distrutta dalla vita, ma che conserva una grande forza
vitale. La sua combattività e il suo coraggio fanno sì che lei si meriti che le
cose vadano al posto giusto, anche se non lo fa in maniera legale!
Lei è odiosa con la sua famiglia, sleale con le amiche, maleducata
con tutti quelli che incontra…
Certo, ma evolve molto nel
corso della storia, e anche all’inizio ritengo che possegga un’energia e una
vitalità promettente, nonostante la sua situazione economica disastrosa. E’ la sua
vita e dipende dalle sventure che le sono capitate, che la portano a essere schiava
dell’odio verso gli altri, ma fin dall’inizio lei è molto orgogliosa, tanto da
preferire rovistare tra i rifiuti piuttosto che andare alla mensa dei poveri.
Inoltre, il suo amore incondizionato per il defunto marito la rende commovente.
Mi piace il coraggio che mostra nel tentativo di cambiare il suo destino,
nonostante essendo anziana, povera e sola, non ha nessuna carta da giocarsi.
Certo, lei si ritrova coinvolta con la delinquenza, ma non ha scelta. Dopo aver
letto la sceneggiatura, mi sono detta che Paulette aveva un legame con due dei
film più importanti della mia carriera: l’eroina di Alla bella Serafina piaceva far l'amore sera e mattina di Nelly
Kaplan e Mica scema la ragazza! di
François Truffaut, anche loro dei personaggi al limite e trasgressivi. Se
fossero invecchiate, sarebbero potute diventare delle Paulette!
Le riprese sono state complicate?
Sì e no. Ho adorato girare
il film, ma ci ho messo due mesi ad abbandonare il personaggio. Oltre alla
scena di lotta, molto fisica, ho dovuto imparare a mollare tutto, in senso
metaforico e letterale.
Che vuole dire?
Per usare un eufemismo,
possiamo dire che Paulette non è viziata dal punto di vista fisico. A parte la
parrucca, non abbiamo utilizzato nessun trucco. Ho dovuto allenarmi ad
abbandonare il mio viso, senza cercare di essere vivace, puntando su un aspetto
ordinario... da mantenere in qualsiasi momento. Avevo un po’ paura del
risultato, ma penso che le luci del direttore della fotografia, Bruno Privat, fossero
fantastiche e permettessero di dimenticare un po’ il ‘muso’ di Paulette! Prima
delle riprese, abbiamo lavorato molto con il regista, sia sulla sceneggiatura
che sulle caratteristiche del personaggio. Mi ricordo di aver pensato che il
foulard sui capelli fosse eccessivo, ma Jérôme mi ha assicurato che molte donne
della mia età ne portano ancora uno in periferia. Quando siamo arrivati a Bagnolet
per le riprese, ho capito che aveva ragione: le strade erano piene di Paulette!
Quali sono state le scene che le è piaciuto maggiormente girare?
Le scene comiche mi hanno
entusiasmato: quella di Paulette che si confessa al prete del Gabon e gli dice di
“meritarsi di essere bianco” mi ha incantato. Le partite a carte con le amiche
sono state l’occasione di lavorare con delle attrici che ammiro da molto tempo:
Dominique Lavanant, Carmen Maura e Françoise Bertin sono eccezionali per
precisione e simpatia. Ma soprattutto mi è piaciuto lavorare con i giovani
attori: Paco Boublard, che interpreta Vito, il capo degli spacciatori, mi ha
stupito per come pronunciava sempre delle frasi rozze, mentre poi appena si
smetteva di girare diventava adorabile ed educato. E anche Axelle Laffont, che
interpreta mia figlia in maniera profonda e trattenuta... Mio Dio, bisognerebbe
citarli tutti, hanno fornito un contributo importante al film. Lavorare con
degli attori così bravi, ti costringe a superarti e, in un certo senso, è una dimostrazione
di coraggio.
Il film ha una patina di amarezza. Anche lei pensa che la
nostra società abbandoni gli anziani?
Io ovviamente non mi trovo
nella stessa situazione economica di Paulette. Tuttavia, credo che al di là
degli ambienti sociali differenti, c’è una costante quando si invecchia: un
sentimento di inutilità e anche di abbandono. Per un’attrice della mia età,
ottenere il ruolo da protagonista in un film del genere è un regalo inatteso!
Se Paulette riuscirà a far passare il messaggio: “non scoraggiatevi, possiamo
ancora essere utili”, sarebbe un’ottima cosa! (risate).
INTERVISTA AD
ALAIN GOLDMAN
PRODUTTORE
PRODUTTORE
Jérôme Enrico ha rivelato che il suo agente ha fatto le
poste alla sede di Légende productions con la sceneggiatura di Paulette…
Io ho un ricordo diverso! Dopo
che mi hanno descritto il progetto, l’ho letto. In effetti, per decidere di fare
un film, devo averne voglia due volte. Nella prima, che precede la lettura
della sceneggiatura, chiedo che mi si racconti brevemente la storia e reagisco
esattamente come uno spettatore. Il tema mi interessa, mi diverte, mi commuove
o no? In caso positivo, leggo la sceneggiatura e una volta che la storia è
terminata, se ne ho ancora voglia, vado avanti in fretta!
E cosa le ha fatto venire voglia di leggere la sceneggiatura
di Paulette?
In primo luogo l’idea: «una
vecchia signora che vende droga» era sufficiente per incuriosirmi. Dopo aver
letto la sceneggiatura, mi è piaciuta la dimensione sociale del progetto. Alla
Légende, eravamo tutti d’accordo: era molto buffa, ma non solo. Come con ogni
buon soggetto di una commedia, si sarebbe potuto realizzare un film drammatico
con questa vicenda. La storia mi ha aperto gli occhi sul duplice abbandono di
cui sono vittime le persone anziane. Lo Stato non ha i mezzi per sostenerli, le
famiglie si sfaldano e tutto questo si avverte sui luoghi che dovrebbero essere
destinati alla solidarietà nella nostra società. A mio avviso, la loro
solitudine e precarietà può essere spiegata con il fatto che la Francia è
diventata una società in cui possono sopravvivere soltanto le persone attive.
Non solo, gli anziani così come i bambini, non producono, ma sono anche fonte
di imbarazzo. Una donna anziana che ci mette tanto tempo a pagare il pane, è
come un bambino che gioca in treno: un fastidio. E’ un fenomeno che non esiste
né in Africa, né in Asia, dove rispettano ancora l’esperienza e valorizzano
l’attesa.
Ha sentito parlare della ‘vera’ Paulette, quella che ha
ispirato gli sceneggiatori?
No, ma il fatto che la
storia si ispirasse a un fatto di cronaca e quindi fosse ancorata alla realtà,
mi ha colpito e divertito: in seguito, ho scoperto che ovunque esistono delle
Paulette, non solo in Francia. Ho letto che negli Stati Uniti è stata messa in
prigione una Mà Dalton di settant’anni, che controllava 400 spacciatori in 5 Stati.
Lei riusciva a gestire tutti i ‘giovani’ che lavoravano nell’organizzazione!
Peraltro, credo che fin dall’inizio io e Jérôme Enrico avessimo la stessa
visione del progetto. Non si trattava di fare un film sulla droga, ma sulla
precarietà della terza età.
Non era un soggetto molto glamour, questo le faceva paura?
Decisamente no. Intanto, la
sceneggiatura era molto divertente, poi avevo visto il primo lungometraggio di Jérôme
Enrico, quindi ero consapevole delle sue doti, del suo sguardo e della sua
bravura come regista. Per quanto riguarda i nostri partner (le catene delle
sale cinematografiche, il distributore, ecc.), abbiamo la fortuna di avere la
loro fiducia. Realizziamo solo due o tre film all’anno, quindi conoscono perfettamente
il nostro entusiasmo e il nostro coinvolgimento personale. Se produciamo un
film, significa che ci crediamo completamente, come in questo caso. Peraltro,
abbiamo raccolto i finanziamenti per Paulette
più rapidamente di quello che speravamo all’inizio.
Jérôme Enrico afferma che le riprese sono state
fantastiche. Il produttore conferma?
Certo! E non si tratta di
una difesa d’ufficio, glielo assicuro. Quando vedo il lavoro fantastico di
Bernadette Lafont, il rigore e l’entusiasmo del regista, il trasporto di tutte
le persone coinvolte, è impossibile non essere un produttore felice.
Lei è abituato ai successi al botteghino (I fiumi di porpora, 99 francs, La vie en
rose, Vento di primavera, Case départ, ecc.). Ritiene che Paulette abbia le stesse possibilità con
il pubblico?
Voglio rassicurarla, non
abbiamo realizzato solo dei successi! D’altronde sarebbe impossibile. E’ difficile
predire il successo o il fallimento di un film atipico come Paulette, ma in un certo senso, non mi
importa. Ne sono fiero, come sono fiero del lavoro svolto su questo film. Ora,
se come mi è capitato personalmente, anche gli spettatori si avvicineranno al
film pensando semplicemente di farsi quattro risate e usciranno dalla sala
avendo cambiato un po’ la loro visione delle persone anziane, oltre a esserne
fiero, ne sarei commosso... e felice!
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