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Di storie ve ne sono tante. Quotidianamente siamo costretti a narrare o leggere in dolore negli occhi delle persone ma Chiara non era così. Non ho avuto la fortuna di conoscerla in vita ma la sua storia è dentro di me e nel cuore di molte altre persone. Chiara ha dato la vita per un figlio, Chiara ha sofferto per far nascere la vita di un bambino, Chiara ha dato la sua vita e tutto questo oggi e' "anormalità". Oggi l'egoismo impera, oggi si vogliono fare le cose più istintive e bizzarre, oggi i bimbi non si fanno nascere perchè "frutto di un errore o di qualche secondo di piacere" oggi l'IO è immenso e spesso viene messo davanti a Dio. Davanti a questo mondo alla rovescia ecco Chiara: un anno fa ha lasciato la Terra per andare nella casa del padre, Chiara ora ci guarda da lassù da dove vede le tante miserie di questo mondo, ma da dove osserva quelle persone che da lei hanno imparato o si sono ispirate per combattere il "brutto ed il male" ed accrescere "il bene ed il bello". Grazie Chiara di averci ricordato che Amare veramente è tutto un altro mondo.....................
La storia di Chiara "annunciata dai se stessa e dai suoi cari..................................
Mi chiamo Chiara sono cresciuta in una famiglia cristiana che sin da bambina mi ha insegnato ad avvicinarmi alla fede.Quando avevo 5 anni mia madre cominciò a frequentare una comunità del Rinnovamento dello Spirito e così anche io e mia sorella cominciammo questo percorso di fede che ci ha accompagnato nella crescita e mi ha insegnato a pregare e a rivolgermi in maniera semplice a Gesù come ad un amico a cui raccontare le mie difficoltà e i miei dubbi, ma soprattutto mi ha insegnato a condividere la fede con i fratelli che camminavano con me.All’età di 18 anni in un pellegrinaggio incontrai Enrico e pochi mesi dopo ci fidanzammo.Nel fidanzamento durato quasi 6 anni, il Signore ha messo a dura prova la mia fede e i valori in cui dicevo di credere.Dopo 4 anni il nostro fidanzamento ha cominciato a barcollare fino a che non ci siamo lasciati.In quei momenti di sofferenza e di ribellione verso il Signore, perché ritenevo non ascoltasse le mie preghiere partecipai ad un Corso Vocazionale ad Assisi e li ritrovai la forza di credere in Lui, provai di nuovo a frequentare Enrico e cominciammo a farci seguire da un Padre Spirituale, ma il fidanzamento non ha funzionato fin tanto che non ho capito che il Signore non mi stava togliendo niente ma mi stava donando tutto e che solo Lui sapeva con chi io dovevo condividere la mia vita e che forse io ancora non ci avevo capito niente!Finalmente libera dalle aspettative che mi ero creata ho potuto vedere con occhi nuovi quello che Dio voleva per me.Poco dopo contro ogni nostra aspettativa superate le nostre paure abbiamo deciso di sposarci.Nel matrimonio il Signore ha voluto donarci dei figli speciali: Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e una gioia sconvolgente.Ora ci ha affidato questo terzo figlio, Francesco che sta bene e nascerà tra poco, ma ci ha chiesto anche di continuare a fidarci di Lui nonostante un tumore che ho scoperto poche settimane fa e che cerca di metterci paura del futuro, ma noi continuiamo a credere che Dio farà anche questa volta cose grandi.
Chiara Corbella Petrillo, al Laboratorio della fede, Gennaio 2011.
Una donna di 28 anni che amava la vita. A tal punto che per vederne nascere una nuova, frutto dell'amore con il marito, ha scelto di rinunciare a sottoporsi ai cicli di chemio e radioterapia finché il suo bambino non venisse alla luce. Ha rischiato quella mamma. E non ce l’ha fatta. E' morta per dare la vita a suo figlio. Romana di 28 anni oggi è un anno che il suo cuore ha smesso di battere. E Roma la ricorderà con una messa al Divino Amore. L’appuntamento è alle 17 e arriveranno fedeli e amanti della vita da tutta Italia. In prima fila ci sarà il marito Enrico con in braccio Francesco, il frutto del loro amore.
La loro storia è stata raccontata dal Messaggero e ha fatto il giro del Mondo. E ora a un anno dalla scomparsa di Chiara vogliamo raccontare ancora la loro storia. Chiara Corbella aveva 28 anni. Era sposata con Enrico Petrillo. Entrambi romani, dell'Aurelio. Una coppia normalissima, molto credente. Una di quelle della generazione Wojtyla, cresciuta in parrocchia a pane e Gmg. La loro è una storia incredibile che in questi giorni rimbalza su internet e merita di essere raccontata. Dopo essersi conosciuti a Medjugorje, si sono fidanzati e a settembre del 2008 hanno coronato la loro storia d'amore con il matrimonio. Dopo pochi mesi Chiara, come desideravano, è rimasta subito incinta. Di Maria. Una notizia fantastica. Ma purtroppo alla bimba, sin dalle prime ecografie, è stata diagnosticata un'anencefalia (una malformazione congenita grave dove il nascituro appare privo totalmente o parzialmente dell'encefalo). Senza alcun tentennamento Enrico e Chiara l'hanno accolta comunque e accompagnata nella nascita terrena e, dopo circa 30 minuti, come dicono i loro amici «alla nascita in cielo». Al funerale Enrico e Chiara erano lì, accanto a quella piccola bara bianca: hanno scritto e cantato per tutta la messa aggrappati a una grande fede. Qualche mese dopo, ecco un'altra gravidanza. Ma come se qualcuno avesse voluto mettere alla prova i cuori di quei due giovani ragazzi, anche in questo caso le prime ecografie non sono andate bene. Il bimbo, questa volta era un maschietto, era senza gambe. Senza paura e con il sorriso sulle labbra hanno scelto ancora una volta di portare avanti la gravidanza. Qualcosa di difficile, forse da comprendere, eppure Enrico raccontava la sua gioia di avere un bimbo anche se privo delle gambe. Purtroppo, però, verso il settimo mese, l'ecografia ha evidenziato delle malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Spacciato. Ma i due giovani con il sorriso hanno voluto accompagnare il piccolo Davide, questo il nome che avevano scelto per lui, fino al giorno della sua venuta alla luce. Poco dopo la nascita anche Davide è deceduto. Un altro funerale. Un'altra croce. Ma una voglia infinita di vita. Ancora. Ancora di più, se è possibile. Passano i mesi e arriva un'altra gravidanza: Francesco, il nome prescelto. Tutti gli amici, sempre di più intorno a loro, hanno gioito per la notizia e per la speranza di Chiara ed Enrico verso la vita. E finalmente tutto va per il meglio: le ecografie confermavano la salute del bimbo che cresce forte e sano. Ma al quinto mese arriva una nuova croce. A Chiara viene diagnosticata una brutta lesione della lingua e dopo un primo intervento, i medici le dicono quello che non avrebbero mai voluto dirle: ha un carcinoma. Nonostante questo, Chiara ed Enrico hanno combattuto ancora, uniti, forti, insieme per difendere il loro Francesco. Non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare avanti la gravidanza mettendo a rischio la vita della mamma. Chiara, infatti, solo dopo il parto si è potuta sottoporre a un nuovo intervento chirurgico più radicale e poi ai successivi cicli di chemio e radioterapia. Mesi difficili. Durissimi. Lo sa bene Gianluigi De Palo, che prima di essere l'assessore alla Famiglia del Comune di Roma, è uno loro amico. «Hanno affrontato queste prove con il sorriso e con un sereno affidamento alla Provvidenza - ha scritto ieri sul suo profilo Facebook - Ho parlato più e più volte con Chiara ed Enrico di come in tutte queste prove mai si son lasciati sconvolgere, ma solo hanno accettato la volontà di Colui che non fa nulla per caso». Chiara non ce l'ha fatta. Mercoledì a mezzogiorno il suo cuore ha smesso di battere e combattere contro una malattia che non le ha lasciato scampo. Resta Enrico. Il suo amore per il piccolo Francesco. E le parole di Chiara, in un video su youtube («testimonianza di Enrico e Chiara») che in un giorno ha fatto registrare circa 500 condivisioni. «Il Signore ha sempre qualcosa di diverso per noi. Non tutto va come noi pensiamo - racconta Chiara ad un microfono - Avevo visto con la dottoressa, attraverso l'ecografia, che la scatola cranica della nostra bambina non si era formata. Anche se lei si muoveva perfettamente, per lei non c'erano possibilità. Io non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo di sostenerla come potevo, e non di sostituirmi alla sua vita. Ora non sapevo come dirlo a mio marito. Ho passato una notte terribile, e ho detto: «Signore, mi vuoi donare questa cosa, ma perché non me lo hai fatto scoprire insieme a mio marito? Perché mi chiedi di dirglielo?». E ancora: «A quel punto ho pensato alla Madonna, che anche a lei il Signore aveva donato un figlio e gli aveva chiesto di annunciarlo a suo marito. Anche a lei il Signore aveva donato un figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vedere morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito, e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere. Ma già avviene il primo miracolo: il momento in cui lo dico a Enrico è stato un momento indimenticabile. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «E' nostra figlia e la terremo così com'è». Nonostante tutto è stata una gravidanza stupenda, in cui abbiamo potuto apprezzare ogni singolo giorno, ogni piccolo calcio di Maria è stato un dono. Il figlio dona la vita alla madre... Il parto è stato naturale, veloce e indolore. Il momento in cui l'ho vista è un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che eravamo legati per la vita. L'abbiamo battezzata, ed è stato il dono più grande che il Signore potesse farci». Lettera a Chiara..
Cara Chiara,
vorrei averti ancora seduta sulle mie ginocchia come facevi spesso alla fine del pranzo, quel gesto semplice mi riempiva di gioia mi faceva sentire che mi volevi bene e che potevo essere per te un punto di appoggio.
Continuo a ripensare a tutti i viaggi che abbiamo fatto insieme per andare a fare le tue terapie, durante i quali avrei potuto dirti tante cose ed invece stupidamente parlavo di sciocchezze facevo battute pensando di distrarti come se tu non avessi ben chiara la situazione che anzi minimizzavi e nascondevi a noi.
Quest’anno è volato, faccio ancora fatica a capire a rendermi conto di quello che ci è successo, ci hai travolto, hai travolto tutti.
Conservo tante immagini di te da quando eri piccola con il tuo “broncio” e la tua sicurezza a tante altre di momenti speciali durante le nostre vacanze ma quella che mi fa commuovere ogni volta che la vedo è quella che sta facendo il giro del mondo e che ti ritrae a solo una settimana da quando i medici ti hanno detto che non c’era più niente da fare e tu sei sorridente con il tuo occhio bendato che ti ha riportato bambina quando ti mettevamo la stessa benda sull’altro occhio per far lavorare quello “pigro”. Hai persino fatto la battuta che meno male che quello pigro lo avevi esercitato perché adesso doveva lavorare lui.
Lo spirito, il gusto della battuta,la tua semplicità che non va confusa con rassegnazione o sottomissione, hai sempre avuto le idee chiare su quello che volevi anche quando ancora bambina pensavo di svolgere il ruolo di padre dandoti consigli a volte anche ridicoli come il “ronzino di razza” da te riproposto e che mi hai poi ricordato tante volte prendendomi in giro.
Oggi qualcuno che non ti ha conosciuto arriva a immaginarti bigotta e oltranzista, teme che tu possa essere un esempio negativo di donna sottomessa, a queste persone vorrei dire che non esiste esempio migliore di donna emancipata e lucida nel fare le sue scelte. E’ bene che tutti sappiano che non solo non hai subito condizionamenti ( non era nel tuo carattere) ma hai fatto quelle scelte da qualcuno considerate discutibili con convinzione e con gioia riuscendo a contagiare tutti quelli che ti stavano intorno.
La tua scelta lucida di pianificare il tuo intervento subito dopo il parto di Francesco, calcolato per dare a lui la possibilità di essere un bimbo sano era animata dal desiderio di salvare due vite e non da quello di sacrificarne una per dare la vita all’altra, certo eri consapevole che c’era il rischio di non farcela, ma tu ed Enrico non avete esitato pur non rinunciando poi a combattere fino all’ultimo.
La tua eccezionalità è stata nell’arrivare fino in fondo preoccupandoti degli altri quando chiunque si sarebbe adagiato nell’autocommiserazione cercando conforto che tu hai al contrario dato a tutti noi. Al ritorno dal tuo funerale eravamo orgogliosi di una figlia come te ma anche felici e questo non è normale, ma è stato normale per noi perché tu ci hai accompagnato e preparato.
Ci hai lasciato Enrico e Francesco e vederli insieme è come vedere il frutto del tuo amore, è bello vederli crescere insieme e prendere Francesco sulle ginocchia è come avere ancora te.
Da pochi giorni Elisa ed Ivan si sono sposati, potrà sembrare strano ma con mamma ci sentiamo di augurare a loro la stessa gioia che tu hai avuto nel tuo pur breve e tribolato matrimonio e ti preghiamo di vegliare su di loro.
Grazie Chiara da papà e mamma
13 giugno 2013
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