martedì 23 aprile 2013

Analisi del ritardatario cronico


Il nostro rapporto con il tempo rivela delle caratteristiche importanti della nostra personalità?
Il ritardo spesso racchiude un disagio emotivo che viene negato anche a se stessi: la tendenza ad arrivare in ritardo non dipende solo dalla disorganizzazione, ma anche da alcune motivazioni psicologiche  inconsce.
Il ritardo in certi casi può rappresentare l’affermazione della propria personalità da una persona che si percepisce fragile e insicura e che vuole sottolineare il proprio potere a se stesso e agli altri.
Ecco l’atteggiamento intrinseco di alcuni soggetti con disturbi di personalità.

  •  Nel soggetto istrionico il ritardo è una sorta di riflettore virtuale dove  il ritardatario brilla per la sua assenza: si mette in mostra, richiama l’attenzione su di sé, e impone a chi lo aspetta di pensarlo e di desiderarlo.
  • Nel soggetto con disturbo abbandonico il ritardo rapprsenta una forma di protezione per ingenerare nell’altro ansia, suscitare paura e timore che alla base del ritardo ci sia un grave motivo.E’ come un bimbo che teme l’abbandono, percepito come una minaccia. Dunque è come se venendo puntuale (o in anticipo), temesse di rimanere solo perchè l”altro potrebbe non presentarsi all’appuntamento. E’ come se volesse sempre farsi attendere in modo egocentrico: se tu mi aspetti, vuol dire che mi vuoi bene! Se vengo puntuale vuol dire che sono sottomesso e dipendente da te. Non saprò mai quanto valgo per te
  • Nel soggetto evitante il ritardo rappresenta la non curanza, il disinteresse verso qualsiasi tipo di impegno. Il ritardo permette di defilarsi, di rinviare e di prendere tempo, dimenticando per un po’ le proprie responsabilità.
  • Nel soggetto narcisistico il ritardo rappresenta La scarsa stima degli altri e il disinteresse verso il prossimo possono essere all’origine delle situazioni più complesse di ritardo cronico: gli altri non hanno importanza e possono aspettare a oltranza.
  • Nel soggetto Border il ritardo rappresenta una sorta di compensazione, un bisogno di rivalsa inconscia per ottenere un  risarcimento a un torto subito (anche se non si tratta della persona in questione). Identifica la puntualità come una sorta di “obbligo sociale” anzi non si sente neppure in dovere di scusarsi, perché è convinto che il suo sia un atto di libertà.
  • Nel soggetto con attaccamento infantile disorganizzato il ritardo è la conseguenza di una valutazione ottimistica che tutto vada bene: il soggetto si tara sempre sulla condizione migliore che non ci sia traffico, che non si buchi una gomma, che il computer non vada in crash, che le persone con cui s’interagisce siano a disposizione ragionevole, che non capitino imprevisti. Significa non considerare i fattori nella loro reale dimensione, ma nella loro idealità. In sintesi l disorganizzato è una persona simpatica ma incapace di programmare la propria vita. Pretende di fare troppe cose, che alla fine non riesce a portare a termine oppure si riduce all’ultimo momento.
  • Nel soggetto con un vissuto di restrizioni da parte delle figure genitoriali il ritardo rappresenta un pensiero non cosciente che si estrinseca con un bisogno di esprimere disobbedienza. Lo stesso riguarda le madri che non si sono comportate in modo severo ma che sono state vissute come troppo richiedenti, e che possono aver esercitato la loro funzione materna in modo eccessivo: per esempio, sono state iperprotettive. La persona ritardataria potrebbe aver percepito come costante una richiesta di non deludere le attese dell’altro. Così il soggetto trasferisce inconsciamente il suo senso di oppressione su altre persone che appaiono richiedenti, sia nei rapporti professionali che privati quindi per evitare la  costrizione ad obbedire, (che ricorderebbe l’oppressione sperimentata in  altre occasioni), lo porta a contestare la puntualità, perché suonerebbe in lui come sottomissione.
  • Nel soggetto con disturbo dipendente il ritardo è la conseguenza di un atteggiamento ansioso invalidante. Il ritardatario è uno che non sa dire di no, se sta per uscire e lo chiama un amico, non si sente di dirgli che non ha tempo per lui e lo ascolta pazientemente ma poi è oppresso dall’inquietante tic tac delle lancette dell’orologio tanto da non riuscire a gestire il tempo. In sintesi è incapace di padroneggiare il tempo, anzi ne è schiavo. E’ una persona un pò infantile, la sua frase tipica è “Mi aspetti da molto? Scusami, non mi sono accorto di fare così tardi”.
Se questa abitudine compromette la normale vita di relazione c’è una soluzione?
Il punto consiste nel fatto che tale comportamento è inconscio, quindi, anche se c’è la buona intenzione di giungere puntuale, automaticamente il soggetto arriva in ritardo. Si tratta, infatti, di un aspetto del carattere che si assume precocemente negli anni dell’infanzia, preadolescenza o adolescenza, e che offre sicurezza al ritardatario con la compensazione di aver fatto molte cose prima dell’appuntamento.

Nessun commento:

Posta un commento