mercoledì 4 marzo 2015

Falso in bilancio si cambia


Via le soglie di non punibilità, procedibilità sempre d’ufficio ma con una distinzione di pene per le società quotate e quelle non quotate che passa attraverso concetti quali la lieve entità o la particolare tenuità del fatto. L’emendamento sul falso in bilancio predisposto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando è pronto, ma già si prevede che avrà vita difficile. Perché non convince né chi invocava maggiore severità (M5s e minoranza interna del Pd), né Forza Italia contraria alla stretta, né Confindustria che fa sapere di ritenere troppo generici i criteri di applicazione delle nuove norme. Tant’è che in Commissione Giustizia al Senato, dove da mesi è battaglia sul ddl anticorruzione, l’emendamento del governo non è stato presentato. Si è fermato a Palazzo Chigi, per la precisione sul tavolo dei ministro dei Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi alle prese con le perplessità del ministero dello Sviluppo Economico rispetto alle modifiche messe a punto dal Guardasigilli. Il quale, dal canto suo, rivendica una impostazione «più lineare e semplice» al falso in bilancio: «sarà il giudice a decidere caso per caso».

In sintesi, le modifiche dell’emendamento Orlando prevedono: 1)la differenza tra società quotate e non quotate: per le prime pena da 3 a 8 anni, per le seconde da 1 a 5, e non più da 2 a 6, come in una precedente ipotesi per le imprese sotto i 600 mila euro di volume d’affari; 2) per le società non quotate viene prevista una attenuante che fa calare la pena da 6 mesi a tre anni se «i fatti sono di lieve entità, tenuto conto della natura e delle dimensioni delle società e e delle modalità o degli effetti della condotta»; 3) anche per il falso in bilancio vale la non punibiltà per «particolare tenuità del fatto», che copre reati puniti con pena non superiore ai 5 anni, ma con il limite che essa sarà applicabile solo per le piccolissime imprese non soggette alle norme sul fallimento. L’abbassamento a 5 anni della pena massima per le società non quotate in borsa rende impossibile le intercettazioni e questo manda su tutte le furie M5S («è una presa in giro») che ieri si è visto respingere l’emendamento sugli agenti provocatori.

In aula al Senato lo slittamento è certo, visto che la Commissione ha fissato per giovedì i termini dei subemendamenti presentati dal relatore Nico D’Ascola per inasprire le pene per la corruzione in atti giudiziari (6-12 anni, 6-14 e 6-20 per le forme aggravate) e per l’induzione indebita (6-10 anni). Nel frattempo alla Camera si apre il fronte prescrizione: Orlando, in una riunione con la maggioranza, ha prefigurato un allungamento dei termini per i reati della pubblica amministrazione. Ma Ncd protesta perché ciò renderebbe «imprescrittibili» alcuni reati. Con «l’unico grave effetto di allungare i processi».

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