giovedì 15 marzo 2012

Raffaele Ciriello collega ucciso senza un perchè

Sono trascorsi oltre 10 anni dalla scomparsa di un collega bravo e stimato, una persona che credeva in quello che faceva. Ascanio operava per quell'informazione libera che tutti sempre auspichiamo ma qualcuno, un tragico giorno, ha deciso di mettere fine alla sua storia di reporter. Eccovene un ricordo. Raffaele Ciriello (Venosa, 1959 – Ramallah, 13 marzo 2002) è stato un fotografo italiano, fotoreporter di guerra. Le suo origini lucane sono da ricondurre al paese di Ginestra, paese abbandonato a soli due anni quando con la famiglia si trasferì a Milano. Laureato in medicina cominciò a fare il fotografo nei primi anni Novanta, lavorando per la rivista "Motociclismo". È alla copertura nel 1991 della Parigi-Dakar che nasce l’amore per l’Africa che lo porterà come fotoreporter di guerra freelance in Somalia nel 1993 e diventando collaboratore del Corriere della Sera. A soli 42 anni Raffaele Ciriello resta ucciso a Ramallah, in Palestina da sei colpi di un tank israeliano, diventando così il primo giornalista straniero caduto nell'Intifada. Pur non essendo state chiarite le dinamiche dell'uccisione del fotografo italiano, il vice ministro israeliano della Difesa, Dalia Rabin-Pelosoff (figlia del premier Yitzhak Rabin) e il ministro degli Esteri israeliano Shimon Peres hanno espresso il cordoglio del governo e del Parlamento israeliano per la morte di Ciriello. Noto fotografo di guerra e collaboratore del Corriere della Sera. Il 13 marzo 2002, a Ramallah, mentre sta documentando un rastrellamento dell'esercito israeliano, viene inquadrato e ucciso da una raffica sparata da un carro armato. È il quarto giornalista occidentale ad essere ucciso dall'IDF nei territori occupati. Il governo israeliano, richiesto dal governo e dalla magistratura italiani, che ha aperto un fascicolo penale, di far conoscere il nome dei militari che compongono l'equipaggio del carro armato, si rifiuta di farlo nonostante il trattato di collaborazione giudiziaria stipulato tra i due paesi. Il procedimento penale viene perciò archiviato.
Nel maggio 2009, Daniele Biacchessi scrive la storia di Raffaele Ciriello nel suo libro Passione reporter.
La testimonianza di un suo collega recita così: "La versione ufficiale data sulla morte di Lello - sarebbe stato scambiato per un miliziano palestinese, armato di un lanciagranate – cozzava con l’evidenza delle immagini filmate per il TG1. Scambiare poi la piccola telecamera palmare di Lello con un RPG è semplicemente ridicolo, visto che la prima si impugna bassa e nelle mani, il secondo invece alto e a spalla . Parlare perciò, come hanno fatto i vertici di Tsahal, di “uno sfortunato e tragico incidente” è stato solo un modo per minimizzare i fatti ed evitare di assumersi le proprie responsabilità. In ogni caso, sono stati loro a scrivere la parola fine su questa storia. E noi gliel’abbiamo lasciato fare. Una fine amara, però, perchè ufficialmente risulta che Lello è stato ucciso da “ignoti” ed io invece l’ho visto bene il carro armato da cui gli hanno sparato. E di sicuro non lo dimenticherò, mai".

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