Prima atleta e poi allenatore di lotta Greco-Romana, da anni impegnato nella difesa dei diritti di Cuba, ma anche padre e marito. Conosciamo insieme Marco Papacci!
Breve presentazione: il
tuo presente cenni sul tuo passato e la tua famiglia
Mi chiamo
Marco Papacci, sono nato a Roma il 9 gennaio del 1968, quarto di otto fratelli.
Un’infanzia tranquilla come può essere quella di una famiglia modesta dove
quello che c’era andava diviso tra tutti i fratelli e le sorelle. Mio padre era
un operaio e mia madre una casalinga (entrambi sono vivi e vivono una vecchiaia
abbastanza felice circondati da nipoti e bisnipoti).
Mio padre è stato
allenatore della squadra di lotta della Società più vecchia di Roma e una delle
più vecchie d’Italia: la BORGO PRATI, dove mi sono formato sportivamente
parlando, fino a venti anni. Il mio vecchio è stato per tanti anni un militante
attivo del PCI. Mi sono diplomato al Liceo Scientifico Farnesina nel 1988. Ho
frequentato per due anni la Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza e poi ho
mollato tutto. Adesso alleno la squadra di lotta delle Fiamme Oro della Polizia
di Stato.
Sono sposato da sedici anni e ho un figlio di tredici anni.
Il ricordo
più bello della tua carriera sportiva?
Mio padre
mi ha avviato alla carriera sportiva insieme al mio maestro scomparso Armando
Tonnicchia. Il primo titolo di Campione Italiano giovanile nel 1981 nella
classe Esordienti è quello indimenticabile, poi ne sono arrivati altri.
Le
soddisfazioni sono state tantissime, rappresentare l’Italia ai Campionati del
Mondo giovanili o nei tornei internazionali è sempre stata una cosa magnifica.
Una tra le più grandi rimane quella di aver assistito alle Olimpiadi di Atene
come osservatore delle Fiamme Oro, in quell’occasione avevamo quattro dei nostri
atleti in gara.
La più grande in assoluto è stato la vittoria di un mio atleta
alle Olimpiadi di Pechino, Andrea Minguzzi, oro nella categoria ottantaquattro
kg di lotta greco romana. Mi sono emozionato come un bambino.
Rapporto con avversari e compagni. Che cosa pensi
prima di salire sulla materassina?
Con i
miei avversari ho sempre mantenuto un rapporto particolare, sulla materassina
botte da orbi, rispettando le regole, fuori, amici. Oggi che sono un allenatore
è bello ritrovarsi con quelli che in passato sono stati miei avversari, con
alcuni ci frequentiamo con le rispettive famiglie.
Prima di
salire sulla materassina non penso ad altro che a vincere. Il sacrificio degli
allenamenti deve essere ripagato con la vittoria e cerco di trasmettere questo anche
ai miei atleti.
Il rispetto dell’avversario e delle regole è sottointeso.
Puoi descriverci le emozioni e dove “vanno cuore e
cervello” sino alla fine della sfida sulla materassina?
Le
emozioni che ti assalgono quando sali sulla materassina sono tante. Io mi
estraniavo da tutto e tutti, l’unico con il quale riuscivo a comunicare era il
mio allenatore.
Chi pratica uno sport di combattimento come la lotta, sa che
deve utilizzare entrambi gli “organi”.
Il cuore è quello che ti spinge di là
dall’ostacolo, è quello che: “ se non lo hai, devi fare un’altra cosa”, il
coraggio di batterti vieni da lì.
Il cervello è quello che nel momento di
maggior difficoltà, ti aiuta a trovare la soluzione e mantenerlo lucido sino
alla fine del match è una qualità che non tutti possiedono.
Reputi
più importanti le doti tecniche o quelle mentali?
Nel mio
sport se non hai delle buone doti tecniche accompagnate da altrettanti mentali
e difficile diventare un grande campione, le une e le altre sono fondamentali e
s’inter scambiano sempre.
Tu di quali ti servi maggiormente?
Oggi
quelle mentali e cerco di trasmettere ai miei atleti anche qualche segreto
tecnico.
Quante
volte la settimana ti alleni e dove?
Sei volte
a settimana, nella Palestra di Atletica Pesante dello Stadio Flaminio.
Stai attento nell’alimentazione?
Lo sono
stato per tutto il tempo della mia carriera agonistica. Poi per un po’ di tempo mi sono lasciato
andare ma quando ho visto che mi stavo ingrassando troppo, ho ricominciato a
mettermi a dieta e nel giro di due mesi ho perso quasi dieci kg.
Che cosa
mangi e cosa non mangi?
Poca
pasta, zero pane, molto riso, molte verdure, carne bianca, pesce, zero dolci,
poco alcol e mi aiuto con prodotti Herbalife.
La tua
classica giornata
Sveglia
alle 6.45, colazione, accompagno figlio a scuola e moglie a prendere autobus
per andare al lavoro, a giorni alterni vado in palestra la mattina o il
pomeriggio, qualche volta in ufficio. Quando sono libero la mattina, mi dedico
alla solidarietà con Cuba e il pomeriggio in palestra e viceversa. Preparo il pranzo a mio figlio quando torna
da scuola. Mi ritaglio sempre un piccolo tempo per fare la rassegna stampa e
per la lettura di un libro che non manca mai. Cinque volte a settimana
accompagno mio figlio agli allenamenti di pallanuoto. Dopo allenamento se
faccio pomeriggio torno a casa, ceno con la mia famiglia vediamo il tg e poi un
paio di ore su internet.
Prima di dormire leggo qualche pagina del libro sul
comodino.
I tuoi
passatempi.
Leggo
molto, cerco notizie che i nostri mass media nascondono.
Che cosa fai nel tempo libero?
Faccio
delle uscite fuori porta con la mia famiglia o andiamo per musei o a fare delle
passeggiate nel centro di Roma. Mi
dedico alla solidarietà con Cuba
Credi
nell'amicizia?
Assolutamente sì, vale più di qualsiasi altra
cosa, però è un valore che si sta perdendo.
Cosa ti piace e non ti piace del tuo lavoro?
Mi piace
trasmettere il mio sapere agli atleti, trasmettere loro la mia esperienza, mi
piace viaggiare con loro, dividere momenti belli e brutti, vittorie e
sconfitte, crescere insieme. Del mio lavoro non mi piace essere subordinato a
un superiore che a volte decide senza consultarmi.
Vai al
cinema? Film preferiti? Ultimo libro letto e il tuo preferito. Gusti musicali?
Fino a
qualche tempo fa ero un frequentatore assiduo del cinema, poi ho diminuito la
frequentazione delle sale, specialmente le multisale. Polizieschi, gialli, storie. Tutti i film con Robert De Niro, Al Pacino,
Meryl Streep, Alberto Sordi, Carlo Verdone, Marco Giallini, Valerio
Mastrandrea.
Ultimo libro letto: La cripta dei libri profetici di Davide Mosca.
Il mio libro preferito, uno è poco ne ho letti tantissimi, quelli che ricordo e
che mi hanno lasciato un segno: Cien horas con Fidel di Ignacio Ramonet, Uomini
e topi di John Steinbeck. L’amico ritrovato di Fred Uhlman, Trilogia del
Millennio di Stieg Larsson, L’Azteco di Gary Jennings e Il Che, una vita
rivoluzionaria di John Lee Anderson. Gusti musicali: tutta la musica rock degli
anni ’60, Pink Floyd, Bob Dylan, Joan Baez, la musica folk, Guccini, Bennato,
De Gregori, la musica cubana popolare.
Sogni nel cassetto.
Mare o montagna. Viaggi fatti o che sogni di fare.
Mio
figlio laureato.
Montagna.
Tutti i
viaggi fatti a Cuba, uno più bello dell’altro. Quello che sogno di fare è
girare per tutta l’America Latina e poi tutto il Nord America, Canada compreso.
Curiosità su di te.
Ho tre
tatuaggi, parlo e scrivo perfettamente spagnolo senza mai averlo studiato, fumo
sigari cubani.
Segui la politica e cosa ne pensi.
Sì, sono
stato un militante comunista della FGCI, del PCI, poi a seguire di Rifondazione
Comunista e del PDCI. Ora sono un deluso dalla politica italiana. La classe
politica italiana non rappresenta più nessuno se non se stessa. Mi vergogno di
essere rappresentato in parlamento da certi miseri personaggi senza eccezione
alcuna.
Che
cosa pensi del fenomeno immigrazione?
La storia
si ripete, noi eravamo un popolo di emigranti, ora non accettiamo chi scappa
dai rispettivi paesi dove ci sono guerre e miserie. Nel caso dei profughi di guerra dobbiamo
accoglierli, nel secondo caso, bisognerebbe intervenire nei loro paesi non per
bloccare la loro fuga ma intervenendo a insegnare loro tutta una serie di cose,
raccolta acqua, agricoltura, costruire infrastrutture, scuole etc. etc. Certo
che non si può farli arrivare nel nostro paese e poi rinchiuderli in luoghi
fatiscenti e inumani dove è logico che tentino di scappare e qualcuno di loro
poi è portato a delinquere. Sono comunque dell’idea che non dobbiamo avere
paura del diverso. Dobbiamo aprirci al mondo, alle nuove culture.
Vivi la
crisi del lavoro?
No
fortunatamente non la vivo perché ho un posto fisso. Lo stipendio non basta.
Che
cosa cambieresti di questo mondo?
E’ una domanda complessa. Tante cose. Una su tutta: l’enorme disuguaglianza
sociale. Lo strapotere delle banche e dei mass media, l’arroganza dei Paesi del
“primo mondo” nei confronti di quelli del Terzo Mondo.
Come ti
rapporti con il volontariato?
Dedico al
volontariato molto tempo quando non lavoro. Ho sostenuto in passato diverse
Onlus in particolare relative all’adozione a distanza in particolare per
aiutare economicamente i bambini palestinesi e altre che sostenevano progetti
agroalimentari a Cuba. Oggi mi dedico alla solidarietà con Cuba e la sua
Rivoluzione.
Che cosa puoi rivelarci su vita dura?
Cinquantacinque personaggi sono venuti a
conoscenza di un gravissimo caso di violazione dei Diritti Umani, di
un’ingiusta condanna che scontano alcuni individui nelle prigioni del paese più
potente del mondo. Dieci Premi Nobel hanno appoggiato questa campagna meno che
uno.
Queste importanti 55 persone di tutti i settori ,politico, sociale,
religioso, culturale, artistico e sportivo hanno deciso di fare un appello. A
chi e per chi? Manca poco per scoprirlo.
Quale
il tuo rapporto con il mondo cubano?
Lavoro a
stretto contatto con le istituzioni cubane, in particolar modo con l’ICAP
(Istituto Cubano Amicizia con i Popoli). Per il mio lavoro di solidarietà e di
appoggio alla Rivoluzione Cubana e al suo popolo, nel 2006 sono stato insignito
dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba con decreto firmato dall’allora
Presidente della Repubblica, Fidel Castro, della Medaglia dell’Amicizia, una
onorificenza di altissimo valore.
Dimenticavo di dire che mia moglie è una cittadina cubana. Cuba è un paese
meraviglioso, ha una storia incredibile che ha lunghi e memorabili legami con
l’Italia. Un paese che ha raggiunto standard di vita da far invidia a molti
paesi sviluppati in tantissimi settori. Uno per tutti: nel campo della salute e
dell’istruzione.
Perché hai deciso di creare l'associazione Italia
Cuba?
Io non
l’ho creata. Questa è stata creata nel 1961, anno dell’aggressione mercenaria
statunitense della Baia dei Porci, quando 1500 mercenari appoggiati dagli USA
hanno cercato di invadere Cuba e sono stati sconfitti in 72 ore dalle truppe di
Fidel Castro e Che Guevara.
Sorsero in tutto il mondo movimenti di protesta
contro gli Stati Uniti e in Italia si creò l’Associazione Nazionale di Amicizia
Italia-Cuba. Io ne sono diventato un militante nel 1988 quando per la prima
volta sono andato a Cuba e nel 1993, sono stato eletto Segretario del Circolo
di Roma, uno dei più attivi se non il più attivo oggi in Italia per numero di
attività. Una associazione strutturata su quasi tutto il territorio nazionale
con circa 5 mila associati e una ottantina di circoli.
Nel 2010 sono stato eletto nella Segreteria Nazionale. Ho deciso di aderire a
questa associazione per appoggiare il suo sistema politico, per lottare contro
il Blocco economico finanziario e genocida che gli USA da 52 anni applicano
contro l’Isola, per battermi contro le azioni terroristiche che questo paese ha
subito dal grande vicino del nord e perché ho visto che Cuba è la dimostrazione
che esiste la possibilità di creare un mondo diverso, una società più giusta ,
una società più umana, dove esiste un popolo felice nonostante le difficoltà
quotidiane.
Con questo non voglio dire che rappresenta il paradiso terrestre,
ma non è comunque l’inferno che ci viene raccontato dalle grandi corporazioni
dei mass media occidentali e dalla mafia cubano-americana di Miami.
Colto , Umano, Dignitoso, Rispettoso degli Altri e delle Regole , Crede in un Modello di Soc. dove la Giustizia , Rispetto dei Diritti dell'Uomo e l'Eguaglianza sono al primo posto....Fedele ai suoi Ideali....nella sua attività : Un Serio e Scrupoloso Professionista , ... Bene , sostanzialmente .... " Una Gran Bella Persona "
RispondiEliminaRiccardo Mezzetti