Sono tanti gli eventi e le manifestazioni, a Roma e nel mondo per ricordare John Fitzgerald Kennedy
assassinato il 22 Novembre 1963. Sul compianto presidente USA sono stati scritti fiumi di parole ma restano molti
punti oscuri sul suo assassinio e sui veri mandanti dell'omicidio.
Il primo dato che va registrato è che circa tre quarti degli americani credono al complotto per
assassinare Kennedy.
Su qual è la cospirazione responsabile di aver armato Oswald c’è l’imbarazzo della scelta. Vincent Bugliosi, uno dei principali esperti di teorie del complotto sull’assassinio di Kennedy, ha contato 42 gruppi, 82 assassini e 214 persone coinvolte nei vari complotti che sono stati proposti negli ultimi 50 anni. In questo lasso di tempo quasi ogni organizzazione o gruppo di interesse mondiale è stata incolpata almeno una volta di aver avuto a che fare con la morte di Kennedy.
Il sondaggio Gallup ha anche misurato quali teorie del complotto sono più diffuse tra il pubblico americano. La mafia e il governo americano condividono il primo posto: 13 per cento degli americani crede che ad uccidere Kennedy sia stata la prima ed un altro 13 per cento da la colpa all’altro. Al secondo posto c’è la CIA, con il 7 per cento. Seguono Fidel Castro, i poteri economici, quelli politici e i gruppi razzisti. Il 40 per cento degli americani crede al complotto, ma non saprebbe dire di chi.
Le teorie del complotto cominciarono a circolare poche settimane dopo l’assassinio di Dallas, complice la storia effettivamente straordinaria di quei quattro giorni. All’epoca come oggi, sembrava impossibile che il presidente degli Stati Uniti potesse venire ucciso da un semplice ragazzo con un fucile, come Lee Harvey Oswald. Inoltre la morte dello stesso Oswald (ucciso due giorni dopo Kennedy, il 24 novembre 1963, da un’altra “persona normale”, Jack Ruby) sembrava fatta apposta per suscitare ulteriori sospetti.
Il primo articolo in cui venne ipotizzato un complotto per uccidere Kennedy fu un testo lungo cinque pagine scritto da Mark Lane, attivista per i diritti civili. L’articolo venne pubblicato il 19 dicembre del 1963, poco meno di un mese dopo l’assassinio, sul National Guardian, un settimanale di sinistra radicale.
L’articolo di Lane venne seguito subito da molti altri. Il 21 dicembre The New Republic pubblicò un articolo intitolato “Il seme del dubbio”, mentre l’articolo di Lane venne ampiamente ripreso in Europa, soprattutto dalla stampa di sinistra. In Italia venne tradotto da Paese Sera e da Oggi. In Francia venne tradotto dal quotidiano Libération. Pochi mesi dopo, nell’aprile del 1964, veniva pubblicato Who killed Kennedy?, di Thomas Buchannan, il primo libro che metteva insieme in modo strutturato una teoria del complotto e le prove per supportarla.
Nei mesi e negli anni successivi gli articoli e i libri sulle tesi cospirazioniste si sono moltiplicati. Secondo alcune stime sono stati scritti tra i mille e i duemila libri in lingua inglese sulle cospirazioni intorno all’assassinio di Kennedy. Il 95 per cento dei quali, secondo Bugliosi, è pro-cospirazione e anti-commissione Warren, la commissione di indagine che produsse il primo rapporto ufficiale sulla morte di Kennedy.
Il più celebre esempio di cospirazionismo è probabilmente il film di Oliver Stone, Jfk – un caso ancora aperto, del 1991. Nel film si ipotizza che Oswald sia stato il mezzo utilizzato da un’ampia cospirazione che coinvolse la CIA, l’FBI, potenti gruppi economici che nel film non vengono nominati e il vice presidente, diventato presidente dopo la morte di Kennedy, Lyndon Johnson. Oggi anche personaggi importanti come il segretario di Stato John Kerry dichiarano apertamente di non credere che Oswald agì da solo.
In questi giorni sono stati pubblicati diversi articoli che cercano di spiegare il perché della proliferazione e della persistenza delle teorie del complotto. Queste spiegazioni in genere hanno a che fare con il fatto che per la mente umana è difficile accettare che l’uomo più potente del mondo possa essere ucciso da un folle che agisce da solo.
Ci sono anche altre motivazioni: diversi elementi nella ricostruzione ufficiale dell’omicidio di Dallas hanno per molto tempo lasciato spazio a dubbi e interpretazioni alternative. In alcuni casi i più celebri cospirazionisti sono stati molto abili a sfruttare queste falle più o meno apparenti e a dipingere la ricostruzione ufficiale come fondata su fatti assurdi e inspiegabili.
Fred Kaplan, in un articolo su Slate, ha cercato di mettere insieme le prove più convincenti del complotto e alcuni degli elementi più inspiegabili di quello che accadde il 22 novembre 1963 (senza nessuna pretesa di esaustività: per fare un’opera completa a Bugliosi sono serviti un libro e più di 1.600 pagine).
Al centro di quasi tutte le teorie della cospirazione c’è la tesi per cui Oswald non fu il solo a sparare quel giorno, come nella teoria del “single shooter” (il singolo tiratore in inglese), accettata dalla commissione Warren, ma non da una successiva commissione della Camera dei Rappresentanti nel 1976. Apparentemente ci sono molti elementi che fanno pensare che a sparare sia stata più di una persona.
Ecco in breve i fatti di quel giorno. Alle 12.30 del 22 novembre 1963 il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, il governatore del Texas John Connally e le loro mogli stavano attraversando Dallas su un’automobile aperta. Quando l’auto svoltò in Dealay Plaza ci furono tre spari in rapida successione. Kennedy e Connally vennero entrambi feriti. Kennedy morì poco dopo in ospedale. Un’ora dopo l’assassinio, Lee Harvey Oswald venne arrestato. Si scoprì che Oswald aveva sparato tre colpi con una carabina italiana verso l’auto presidenziale mentre si trovava al sesto piano di un palazzo poco distante. Tre di quei colpi erano andati a segno. Il secondo colpo fu quello fatale. La faccenda degli spari dalla collinetta erbosa è una delle storie più macabre che riguardano l’assassinio di Kennedy. La teoria nasce dall’osservazione del famoso video di Abraham Zapruder, un filmato di un videoamatore che riprende il momento dell’assassinio.
Nel filmato si vede Kennedy venire colpito al collo dal primo colpo. Pochi istanti dopo il secondo colpo, quello fatale, lo colpisce alla nuca. La scena è molto cruda e si vede molto chiaramente il sangue e alcuni pezzi del cranio del presidente schizzare in aria.
Il sangue si muove all’indietro, nella direzione da cui proveniva il colpo, e non in avanti. Secondo i cospirazionisti questa sarebbe la prova che il secondo colpo ha colpito la fronte di Kennedy, non la sua nuca. Non può quindi essere stato sparato dall’edificio dove si trovava Oswald (che invece vedeva Kennedy di spalle). Secondo questa teoria questo secondo colpo proveniva dalla “collinetta erbosa”, un piccolo rilievo lungo il percorso seguito dall’auto presidenziale, dove era appostato un secondo tiratore.
Kaplan scrive che la risposta a questo interrogativo si trova già negli atti della commissione Warren. Un neurochirurgo interrogato dai commissari disse che la fuoriuscita del sangue che si vede nel filmato probabilmente non era causata dall’uscita del proiettile, ma dall’esplosione di una terminazione nervosa – un fatto che quando si verifica può dare origine a due traiettorie, quella del sangue e del proiettile, che non sono necessariamente correlate.
Un altro elemento favorì nel corso degli anni la tesi di un secondo tiratore sulla collinetta erbosa. Nel 1976 una commissione speciale della Camera dei Rappresentati ritornò a investigare sulla morte di Kennedy e dopo numerose analisi concluse che era effettivamente presente un secondo tiratore. La prova principale di questo fatto risiedeva in una registrazione audio in cui era possibile udire quattro spari distinti. In base a calcoli sulla rifrazione dell’eco, alcuni tecnici stabilirono che il secondo tiratore si trovava sulla collinetta erbosa.
La registrazione fece così tanto clamore che venne analizzata una seconda volta dall’Accademia Nazionale della Scienza. Questo secondo rapporto contestò tutte le conclusioni della Camera dei Rappresentanti. Alcuni dei suoni identificati come spari non erano spari, il registratore non si trovava dove la commissione della Camera pensava che si trovasse e alcuni dei suoni erano stati registrati diversi minuti dopo la sparatoria.
La teoria più diffusa e più solida e che ha fatto dubitare a lungo lo stesso Kaplan è però quella del cosiddetto “proiettile magico”. Come abbiamo visto, nella sparatoria venne ferito anche il governatore Connally (ad un polso). Visionando il filmato di Zapruder si riesce a capire che Connally viene ferito quasi immediatamente dopo il primo colpo che ferisce Kennedy: un tempo troppo ridotto perché la ferita possa essere stata causata da un secondo colpo sparato da Oswald.
La commissione Warren stabilì che il colpo che aveva ferito Kennedy al collo era lo stesso che aveva ferito Connally al polso. I cospirazionisti hanno sempre irriso questa teoria utilizzando alcune prove molto solide. Tra il momento in cui viene ferito Kennedy e quello in cui viene ferito Connally sembra trascorrere circa un secondo. Il proiettile, quindi, dopo aver colpito Kennedy, si sarebbe dovuto fermare a mezz’aria per qualche istante per poi colpire Connally.
Vista la posizione relativa dei due il proiettile non avrebbe potuto seguire una linea retta per ferirli entrambi: il braccio di Connally era molto più in basso del collo di Kennedy. Oltre a fermarsi a mezz’aria, quindi, il proiettile avrebbe anche dovuto sterzare in aria. Per questo motivo la versione ufficiale è stata spesso ridicolizzata e definita “teoria del proiettile magico”. In realtà, diversi esperimenti condotti negli ultimi anni, racconta Kaplan, rivelano che la teoria del proiettile magico non è così assurda.
Per prima cosa è molto probabile che Connally venne colpito quasi contemporaneamente rispetto a Kennedy: l’unico movimento convulso che compie nel filmato è quasi contemporaneo al gesto di Kennedy di portarsi le mani alla gola. Inoltre, la posa che ha il governatore al momento dello sparo è ben diversa da quella che si vede nelle ricostruzioni cospirazioniste.
Al momento dello sparo Connally è voltato verso destra e il sedile su cui si trova non è perfettamente di fronte a quello di Kennedy: è spostato verso l’interno dell’auto e più basso di circa cinque centimetri rispetto a quello del presidente. Ricostruendo al computer tutta la scena è possibile tirare una linea retta tra il polso di Connally, la ferita al collo di Kennedy e il palazzo dove si trovava Oswald. Senza nessuna necessità di proiettili magici.
Nel corso degli ultimi 50 anni sono stati contestati decine di “punti oscuri” nella ricostruzione della commissione Warren. Alcuni sostengono di aver trovato le prove che all’assassinio parteciparono tre tiratori, che il colpo letale venne sparato dall’autista di Kennedy o da un agente della scorta distratto. Affrontare in un solo articolo tutte le teorie e le smentite che studiosi come Bugliosi hanno raccolto nel corso degli anni è impossibile.
Bisogna però dare conto anche dell’altro lato delle teorie della cospirazione. I dubbi e gli interrogativi sulla ricostruzione ufficiale dei fatti in genere sono soltanto l’anticamera per giustificare il coinvolgimento nell’omicidio di Kennedy di qualche organizzazione o di qualche potenza ostile. Come abbiamo visto, secondo la maggioranza degli americani, Oswald non agì da solo. Esistono teorie del complotto realistiche, suffragate da prove che posso dirci se davvero Oswald faceva parte di un complotto più ampio?
Per rispondere a questa domanda CNN ha intervistato Dave Perry, un assicuratore di 70 anni in pensione che dal 1976 svolge ricerche indipendenti sulle teorie della cospirazione. Perry è ritenuto un anti-cospirazionista anche se, come vedremo tra poco, c’è una teoria che non esclude del tutto. Nell’intervista Perry passa in rassegna alcune delle teorie più popolari e spiega perché, secondo lui, sono poco solide.
Una di quelle di più diffuse, e secondo Perry meno realistiche, è quella che vuole Kennedy assassinato per ordine del cosiddetto “complesso militare-industriale”, cioè l’insieme delle grandi aziende che producono armi e degli alti comandi dell’esercito. Motivo della congiura era l’intenzione di Kennedy di ritirarsi dal Vietnam, causando quindi una grossa perdita alle industrie che rifornivano l’esercito di armi e munizioni e una diminuzioni di prestigio per i generali.
Perry, però, fa notare che Kennedy non annunciò mai la sua intenzione di ritirarsi dal Vietnam, una guerra nella quale sostanzialmente proprio lui aveva coinvolto gli Stati Uniti. Si era limitato a dire che intendeva risolvere la situazione, ma in nessun momento si era impegnato a un ritiro delle truppe o anche soltanto a una riduzione del loro numero.
Un’altra teoria molto in voga è quella della mafia, ma, sostiene Perry, non è supportata da alcuna prova. I cospirazionisti hanno di volta in volta accusato la mafia di Chicago, quella di Miami e quella di New Orleans, ma nessuno delle centinaia di mafiosi arrestati o delle decine di pentiti (e ce ne furono parecchi negli anni successivi) ha mai fornito prove o testimonianze credibili di un coinvolgimento di queste organizzazioni criminali nell’assassinio di Kennedy.
Anche la teoria che siano stati i cubani o l’Unione Sovietica a ordinare l’assassinio, secondo Perry, è improbabile. Oswald aveva note simpatie sovietiche e pro-Cuba. Far uccidere proprio da lui il presidente degli Stati Uniti avrebbe potuto essere considerato un atto di guerra, causare una ritorsione contro l’Unione Sovietica oppure una nuova invasione di Cuba.
La teoria che Perry non si sente di escludere è il complotto della CIA. Perry, come molte altri, ritiene che i rapporti tra il presidente Kennedy e l’agenzia di spionaggio americano non fossero proprio buoni nel 1963. Due anni prima era fallito un goffo tentativo di invasione di Cuba da parte di un gruppo di esuli cubani organizzata dalla CIA, la spedizione che passò sotto il nome di Baia dei Porci.
Secondo molti dirigenti dell’agenzia, il colpo fallì a causa della mancanza di supporto da parte dell’amministrazione Kennedy. Dopo il fallimento il presidente chiese e ottenne le dimissioni dell’allora direttore Allen Dulles. Sembra che all’epoca Kennedy abbia dichiarato in alcune occasioni che intendeva addirittura smembrare la CIA in agenzie più piccole, in modo da toglierle ogni potere. Secondo molti cospirazionisti questi motivi erano più che sufficienti per far capire ai dirigenti che della CIA che l’unico modo per salvare sé stessi e l’agenzia era uccidere Kennedy.
Ci sono molti dubbi però che i rapporti tra presidente e la CIA fossero arrivati al punto di non ritorno. Secondo parecchi storici non c’era una particolare ostilità tra Dulles e la famiglia Kennedy. Robert Kennedy, per esempio, raccomandò di inserire Dulles nella commissione Warren. Per quanto riguarda le dimissioni, sembra che Dulles abbia accettato senza particolare rammarico il suo ruolo di capro espiatorio per il fallimento dell’operazione nella Baia dei Porci.
Come fa notare Perry, esistono dei documenti ancora riservati in mano alla CIA, che saranno resi pubblici nel 2017. Questi documenti potrebbero contenere informazioni importanti su chi era Oswald e su quanto la CIA sapesse di lui. Per esempio in questi documenti potrebbe essere spiegato il motivo per il quale, poche settimane prima dell’assassinio, Oswald si recò al consolato russo di Città del Messico.
Lo scenario peggiore, naturalmente, è che la CIA abbia in qualche modo spinto Oswald a compiere l’assassinio, ma si tratta di un’eventualità molto improbabile: secondo Perry – e secondo molti altri esperti del caso – quei documenti riveleranno che Oswald era molto più sorvegliato, controllato e spiato di quanto la CIA abbia mai voluto ammettere negli ultimi 50 anni.
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