lunedì 25 marzo 2013

Abruzzo: la Spectrum certa di trovare petrolio.....


Il prossimo 2 aprile è convocata la nuova seduta del Comitato valutazione di Impatto Ambientale della Regione Abruzzo. Tra i 25 progetti che dovrebbero essere esaminati spicca, oltre all'impianto di depurazione della struttura della ditta Nicolai a Piano di Sacco per il trattamento dei fanghi da dragaggio, quello della Spectrum Geo, una multinazionale di servizi geognostici specializzata nella ricerca di idrocarburi. 
Quella proposta dalla Spectrum è una delle più ampie campagne di ricerca di idrocarburi mai avvenuta in Adriatico in quanto l'azienda vorrebbe condurre queste attività spaziando dall'Emilia Romagna alla Puglia passando per l'Abruzzo, da Rimini a S. Maria di Leuca. L'iter procedurale prevede la Valutazione di Impatto Ambientale nazionale presso il Ministero dell'Ambiente e il Comitato VIA regionale è chiamato ad esprimersi nella fase preliminare. Il consiglio regionale abruzzese già il 20 settembre 2011 aveva votato all'unanimità una mozione per impegnare il Presidente Chiodi ad avversare il progetto.

L'iniziativa per ora è limitata alla sola prospezione attraverso l'uso della contestatissima tecnica dell'air-gun, bocciata recentemente anche dal Tar Lazio che si è espresso negativamente sull'autorizzazione concessa dal Ministero dell'Ambiente alla Petroceltic su un progetto similare. Tra gli impatti potenziali quello sui cetacei.
«Auspichiamo che il Comitato V.I.A.», ha detto Fabrizia Arduini, referente energia del Wwf Abruzzo, «esprima un netto parere contrario a questa iniziativa che non è altro che l'ennesimo tentativo di trasformare la nostra regione e il nostro mare in un vero e proprio distretto minerario per gli idrocarburi. Prospezioni di così larga scala preludono ad interventi quali quello di Ombrina. Riteniamo che il nostro futuro non debba essere nero petrolio ma blu come il nostro mare, grazie al turismo, alla qualità della vita e dell'ambiente e all'agricoltura di qualità».
Le due concessioni in giacenza al Ministero sono la D1 BP SP e la D1 FP SP, e spiccano per la loro estensione territoriale: oltre 30mila chilometri quadrati lungo tutta la costiera Adriatica.

«Le ispezioni sismiche si eseguono tramite violentissimi spari di aria», aveva già denunciato qualche anno fa la professoressa Maria Rita D’Orsogna, «compressa rivolti verso i fondali marini. Le onde riflesse forniscono informazioni sui giacimenti di idrocarburi nel sottosuolo. Numerosi studi scientifici mondiali attestano la loro estrema dannosità per le specie marine: gli spari airgun possono causare spiaggiamenti, lesioni, morte di cetacei, pesci e specie bentonitiche anche a centinaia di chilometri di distanza dal punto di impatto. La Spectrum è una società a responsabilità limitata che intende commercializzare i suoi dati a ditte straniere. Data l'entità del progetto e la vicinanza alla riva delle ispezioni sismiche, il rischio a cui si va incontro è di avviare un irreversibile processo di petrolizzazione dell''Adriatico intero con pozzi e infrastruttura petrolifera lungo il litorale, rischi di subisdenza, scoppi, perdite di petrolio, deturpazione del paesaggio, stravolgimenti della qualità della vita e pochissimi benefici per i cittadini italiani».
 Il mare Adriatico è un mare fragile, chiuso, con lenti ricambi di acqua, già sottoposto a decine e decine di concessioni petrolifere avanzate lungo la costa dei Trabocchi, alle isole Tremiti, in Salento, lungo la riviera emiliana e marchigiana, da parte di ditte straniere che ripetutamente affermano ai loro investitori che trivellare in Italia è facile ed economicamente conveniente.
Lo stesso scenario si ripete nel mar Ionio e in Sicilia.  Mal comune mezzo gaudio?

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