martedì 22 maggio 2012

Il soldato Pietro



Un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l’archibugio e la spada e si era di­stinto nelle battaglie più celebri, ma un giorno, fu colpito a morte.
Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
«Voglio entrare in Paradiso! Guardate quante meda­glie ho meritato! Modestia a parte, sono il miglio­re. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Para­diso!».
«Vedo, vedo», borbottò san Pietro, «il vostro nome è il più bello che ci sia, non c’è dubbio. Ma devo prima dare un’occhiata ai miei registri». Estrasse un librone da uno scaffale e cominciò a leggere lenta­mente. Tutto quello che il solda­to aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa e bofonchiava: «Uhm... Uhm». Secondo quel­lo che c’era scritto e secondo le leggi che regolavano l’ac­cesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato.
Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l’arcangelo che porta­va la spada e l’armatura, e che quindi avrebbe dovuto pro­vare comprensione nei riguardi di un suo collega umano.
«Ma no, ma no! », gridava san Michele. «Non puoi in­frangere i regolamenti. Questo soldato non può assoluta­mente entrare in Paradiso. Devi cacciarlo via!».
Allora san Pietro convocò un’adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. Ma non ci fu niente da fare. Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato.
Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile. Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
«Ferma, ferma! », gridavano i diavoli, agitando i for­coni aguzzi. «Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!».
Le cose si mettevano decisamente male per il povero sol­dato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la for­ca sghignazzando: «Eccolo qui, quello che diceva sempre “porco diavolo”! ».
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bel­la Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d’o­ro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centi­naia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò ver­so Maria e le fece un bell’inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stes­sa a prenderlo per mano e farlo entrare.
I diavoli si avviarono furibondi verso l’Inferno, protestando: «Ma­ria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati».
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c’era scritto sul gran libro d’oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù?
Così, mentre tutti erano distratti, san Pietro si avvicinò quatto quatto al libro d’o­ro e lo aprì. C’erano scritte tante Ave Maria su ogni pagi­na. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Era l’unica preghiera che quel rude soldato conosceva e ogni volta che la mormorava, la Madonna la scri­veva sul suo grande libro d’oro.
Erano state proprio quel­le Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.

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