C’è un filo rosso che lega la data scelta da papa Francesco per la canonizzazione dei suoi predecessori: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Il 27 aprile 2014 si celebra, infatti, la festa della Divina misericordia, istituita proprio da papa Wojtyla che la fissò la seconda domenica di Pasqua.
Una decisione che dice molto sulla grande influenza sulla sua spiritualità del culto della Divina Misericordia della suora polacca Faustyna Kowalska.
Giovanni Paolo II, inoltre, morì alle 21.37 del 2 aprile, cioè ai primi vespri di domenica 3, data in cui quell’anno ricorreva proprio la festa della Misericordia nella domenica “in albis”.
E la misericordia è uno dei temi su cui più insiste con la sua predicazione e i suoi gesti papa Francesco tanto da tracciare, in questo inizio di pontificato, quasi una sorta di enciclica non scritta. È chiaro, infatti, a Bergoglio che se la Chiesa non entra nella «notte» degli smarriti, nella disillusione di tanti che sono scappati via simili ai discepoli di Emmaus in fuga da Gerusalemme, per predicare la misericordia di Dio, il Cristianesimo stesso è in pericolo, l’annuncio rischia di scadere in precettistica, in una morale in fondo simile a tante altre. «Io credo», ha detto, «che questo sia il tempo della misericordia. Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa – come una testimonianza non buona di alcuni preti, anche problemi di corruzione nella Chiesa, anche il problema del clericalismo, per fare un esempio – hanno lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti. Ma io penso, quando il figliol prodigo è tornato a casa, il papà non gli ha detto: “Ma tu, senti, accomodati: che cosa hai fatto con i soldi?”. No! Ha fatto festa! Poi, forse, quando il figlio ha voluto parlare, ha parlato. La Chiesa deve fare così. Quando c’è qualcuno… non solo aspettarli: andare a trovarli! Questa è la misericordia. E io credo che questo sia un kairós: questo tempo è un kairós di misericordia».
Per questo, nell'intervista a La Civiltà Cattolica ha paragonato la Chiesa, con un’immagine forse un po’ ruvida ma decisamente concreta e realistica, ad un ospedale da campo dopo una battaglia. Dove la priorità è curare i feriti proprio attraverso il balsamo della misericordia e della comprensione.
Nel volo da Rio a Roma, lo scorso luglio, Bergoglio aveva detto di pensare proprio a questa domenica come giorno per proclamare santi Roncalli e Wojtyla. E lunedì l’ha ufficializzata nel corso del Concistoro con i cardinali. Una misericordia che il Papa argentino considera come parte della preziosa eredità dei suoi due grandi predecessori e che, dal primo momento che è stato eletto, ha messo al centro del suo pontificato.
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