Malachia è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e celebrato il 18 dicembre.
Le dimissioni di Benedetto XVI dal soglio pontificio hanno sollevato le illazioni più disparate scatenando la dietrologia sulle motivazioni recondite del gesto, e con la decisione del Pontefice tedesco di gettare la spugna sono tornate a galla anche le profezie sui Papi e il destino della Chiesa. Volano sul Web le predizioni di Nostradamus o della monaca di Dresda, ma sono in primo luogo quelle di San Malachia, monaco e vescovo irlandese, nato nel 1094 e morto nel 1148, a conquistare i favori della Rete.
Stando alla lista di Malachia Benedetto XVI sarebbe il penultimo dei Pontefici. Partendo da Celestino II essa contiene infatti l’indicazione di 112 Papi. Nell’elenco del monaco cistercense, Joseph Ratzinger precede Petrus Romanus (Pietro II, il romano), l’ultimo della serie. Dopo di lui, “che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni, quando queste saranno terminate, la Città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. Amen.” Inevitabile per gli studiosi di esoterismo leggere nella drastica enunciazione la fine della Chiesa e forse – secondo i più arditi – perfino quella del mondo.
La lista sarebbe stata redatta da Malachia di Armagh durante una visita a Roma nel 1139, quando il Santo avrebbe avuto una visione mettendo per iscritto 112 versetti in latino corrispondenti ciascuno a un Papa a partire dal 1143. La profezia sarebbe stata trascritta con l’intervento di San Bernardo da Chiaravalle e consegnata nelle mani del Papa di allora, Innocenzo III. Si tratta di versetti di poche righe contenenti i caratteri salienti del Pontefice di turno indicato in ordine cronologico. Bisogna però tener presente che la profezia fu resa pubblica solo dopo il 1590, quindi i versetti relativi ai periodi precedenti potrebbero essere stati scritti dopo che i Papi erano vissuti, mentre i versetti relativi a periodi più recenti risultano particolarmente criptici, per cui permangono molti dubbi che si tratti di una sofisticata bufala storica.
Ma vediamo alcuni dei motti più interessanti riferiti a particolari Pontefici. Celestino II viene indicato come “ex castro Tiberi”, e la sua città di nascita fu proprio Città di Castello sul Tevere (Città Tiberi). Mentre a proposito di Celestino V, quello del grande rifiuto stigmatizzato da Dante nella Divina Commedia, si parla di “ex eremo celsus” (elevato dall'eremo), e Celestino condusse davvero una vita da eremita, con la parentesi del pontificato poi abbandonato. Passando a Papi più recenti, Pio X viene definito “Ignis Ardens”, e in effetti si trattò di un Papa dall’ardente fede, mentre per Giovanni XXIII la definizione è “Pastor nautam” che ben si adatta al patriarca di Venezia, marinaio (nauta) e ovviamente pastore di anime (pastor). Paolo VI venne definito "Flos floram", giglio tra i gigli, e il suo emblema fu infatti quello di un giglio. Ancor più singolare la coincidenza della definizione utilizzata per Albino Luciani, “De medietate lunae”, dato che tutti ricorderanno come questo Pontefice, subito amato dal popolo, durò appunto circa un mese, cioè più o meno un ciclo medio lunare.
Il Papa polacco, Giovanni II, fu preannunciato come “de labore solis”, ovvero lavoro o fatica che riferito al sole farebbe pensare a un'eclissi. Ebbene il 18 maggio 1920, giorno in cui nacque Karol Wojtyla, c’era una eclissi di sole. Mentre Benedetto XVI viene definito “De gloria olivae”, la gloria dell’olivo. Si fa notare a proposito che il simbolo dei benedettini (a cui evidentemente si ispira il nome prescelto) è il ramo d’olivo e poi Ratzinger è venuto al mondo di Sabato Santo, cioè nel periodo pasquale, simboleggiato proprio dall’ulivo. Ma, in questo periodo particolare per il papato di Roma, ad attirare la maggior attenzione è l’ultima previsione, la 112^, che chiude la serie con la pretesa profezia appunto della fine della Chiesa e del suo ciclo. Molte le interpretazioni che ne son state date, dopo l’abbandono di Benedetto XVI. Alcune prevedono, per esempio, l’avvento di un papa nero” come vogliono molte tradizioni divenute popolari.
Predizioni quelle di Malachia accompagnate da altre meno famose ma altrettanto interessanti, facilmente reperibili su Internet e che, per questioni di spazio, citiamo rapidamente. Su Giovanni XXIII si predisse l’essere “uomo di grande umanità e dalla parlata francese”, e infatti Angelo Roncalli fu per anni rappresentante della Santa Sede a Parigi. A proposito di Giovanni Paolo I si sarebbe predetto che “passerà rapido come una stella cadente”, e su Giovanni Paolo II che “verrà da lontano e macchierà il suo sangue con la pietra”, chiaro riferimento all’attentato subito. Mentre su Benedetto XVI si affermò che “seminerà pace e speranza, in un mondo che vive l’ultima speranza”.
E l’ultimo Papa? In una di queste profezie si dice verrà “da lontano per incontrare tribolazione e morte” e si allude a una sorta di "vice Pontefice" destinato alla successione. Per questo molti si sono affrettati a sostenere che il prossimo “eletto” potrebbe essere proprio il camerlengo Tarcisio Bertone, il cui secondo nome è proprio Pietro. Mentre altri si sono subito aggrappati alla predizione dell’avvento di un papa nero (il Caput Nigrum) quale ultimo successore di Pietro. Chissà se il cardinale ghanese Peter Turkson, oppure il cardinale nigeriano Francis Arinze, o il cardinale guineano Robert Sarah, ritenuti papabili, vedono di buon auspicio tutto questo.
Profezia comunque ricca di particolari questa di Malachia. La speranza è che il finale non sia quello predetto. Per ora apprestiamoci a rendere il giusto omaggio a papa Benedetto al quale anche i suoi detrattori non potranno "togliere" grande preparazione ed enorme coraggio nelle scelte.
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