Settembre 19, 2013 Redazione
Passa alla Camera coi voti dei democratici e di Scelta civica. Contrari Pdl e Lega. Si astengono Sel e M5S che attaccano il primo firmatario per un subemendamento «salvavescovi»
La discussione in aula è stata molto confusa e il clima si è scaldato a tal punto che dai banchi dei grillini si è attaccato pesantemente il primo firmatario Ivan Scalfarotto, accusandolo di esibire la sua omosessualità «come un feticcio» e solo a fini elettorali (opinioni omofobe?, ndr). Alcuni di loro, al termine delle dichiarazioni di voto, si sono baciati.
Il voto dei deputati era segreto, ma gli interventi in aula hanno consentito di individuare con precisione i vari orientamenti dei partiti.
Fino a un certo punto della discussione in aula, sembrava essersi formata una maggioranza formata da Pd, Sel e M5S. Contrari Lega e Pdl che, con il capogruppo Renato Brunetta, aveva spiegato che il partito di Silvio Berlusconi non avrebbe votato «un testo del genere» perché un emendamento, a firma Walter Verini (Pd), ha esteso ai reati fondati sull’omofobia o transfobia le aggravanti previste dalla legge Mancino.
Poi, però, è stato approvato (sì 256, no 228) un subemendamento proposto da Gregorio Gitti di Scelta Civica. Subemendamento appoggiato da Scalfarotto, ma fortemente criticato da Sel e M5S, che l’ha definito «subdolo». Fortemente critici anche i pidiellini Alessandro Pagano («creerà solo equivoci») e Eugenia Roccella che l’ha definito «non sufficiente».
L’emendamento Gitti – che segnava il compromesso tra Pd e Sc, e che ha incassato il sì della Lega – era avversato dalla sinistra perché, a loro dire, “svuota la legge”, tanto che lo hanno definito «salvavescovi» e «vergogna».
Dal Pdl l’emendamento è stato osteggiato perché nella sua formulazione ambigua può essere interpretato in vari modi, anche opposti (in altri termini e volgarizzando: si possono esprimere opinioni, ma solo all’interno di singole organizzazioni, scuole e ospedali, non all’esterno).
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