cosa è accaduto in Italia e nel mondo negli ultimi 7 giorni?
Ecco a voi......................
lunedì 23 marzo 2015
Salute: contro lo stress
Basta un po' di tempo libero e tanta costanza per ottenere dei risultati benefici per l'organismo semplicemente posizionando un cubetto di ghiaccio su un punto preciso del collo. Questo punto, chiamato Feng Fu secondo l'agopuntura, è situato alla base del cranio, appena sotto la parte inferiore della calotta nella zona superiore del collo.
Se si mette regolarmente del ghiaccio in quel punto, è stato dimostrato che il corpo risulta visibilmente ringiovanito, l'umore migliora e ci si sente più in forze. Come fare: distesi a pancia in giù, posizionare del ghiaccio sul punto Feng Fu e tenerlo per 20 minuti. Ci si può aiutare a tenerlo in posizione con una fasciatura o un foulard.
Per ottenere risultati è indispensabile farlo regolarmente, con una distanza di due o tre giorni tra un'applicazione e l'altra. I momenti migliori sono al mattino a stomaco vuoto o la sera prima di dormire. Dopo 30-40 secondi si può sentire un leggero calore arrivare sul punto. Durante i primi giorni si può anche avvertire una sensazione di euforia a causa del rilascio di endorfine. Ed ecco alcuni dei benefici che si possono trarre dalla stimolazione del punto Feng Fu: miglior qualità del sonno e dell'umore, sollievo da mal di testa, di denti, raffreddore e problemi digestivi. La terapia può essere utile in caso di malattie respiratorie, cardiovascolari, problemi di tiroide, dolori mestruali.
mercoledì 4 marzo 2015
UE: no allo schiaffo come gesto educativo
Da sempre ci si interroga se sia meglio un «sano ceffone» ogni tanto, per evitare di tirar su figli bamboccioni o viziati, oppure se le mani siano da tenere a freno in ogni caso. Centinaia di pagine sui manuali di pedagogia familiare invitano sempre più ad abbandonare qualunque forma di violenza educativa. Del resto, anche il Consiglio d’Europa non ha dubbi e condanna (simbolicamente) la Francia che ancora non prevede, tranne che in alcuni ambiti (tra cui la scuola), un «divieto sufficientemente chiaro, vincolante e preciso delle pene corporali», tra cui schiaffi e sculacciate, violando così l’articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali. Secondo l’associazione britannica per la protezione dell’infanzia, «Approach», auspice dell’iniziativa europea, sarebbero cinque i Paesi da richiamare, e tra questi c’è anche l’Italia.
Nel Paese di Maria Montessori e di don Milani, ancora nel 2012, secondo «Save the Children», per un quarto dei genitori lo schiaffo era un gesto educativo. Ciò non toglie che fortunatamente le cose, in pochi decenni, siano cambiate radicalmente: non la bacchettata ma il colpetto sulla nuca mollato dal prof di matematica, che ancora negli anni Ottanta veniva tollerato, oggi sarebbe inaccettabile, anzi perseguibile per legge. E se un Franti aggiornato al 2015 si prendesse uno schiaffone in un luogo pubblico, per strada o a scuola, scatterebbe la denuncia penale della famiglia, sempre pronta a schierarsi a difesa del pargolo, specie di fronte a maestri e professori.
D’altra parte, ha ragione Gilles Lazimi, coordinatore della campagna francese contro le violenze educative, quando definisce eticamente non difendibile lo schiaffo a un bambino in un Paese, come il suo, che proibisce di «colpire un animale». E le ricerche scientifiche dimostrano l’incremento di aggressività in giovani cresciuti con le «maniere forti». Ma se capita che papà e mamma escono dai gangheri? Persino l’ American Academy of Pediatrics invita i genitori a non lasciarsi autoflagellare dai sensi di colpa per lo scapaccione in un momento di esasperazione. Purché sia inserito in un contesto di abituale serenità, dialogo, affetto. Perdere il controllo è sempre un segno di impotenza e l’unica dimostrazione di autorità è saper porre dei limiti senza ricorrere alla minaccia verbale (c’è anche quella!) o fisica. Per fortuna sia il mondo di Franti sia quello di Pinocchio sono lontani.
Falso in bilancio si cambia
Via le soglie di non punibilità, procedibilità sempre d’ufficio ma con una distinzione di pene per le società quotate e quelle non quotate che passa attraverso concetti quali la lieve entità o la particolare tenuità del fatto. L’emendamento sul falso in bilancio predisposto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando è pronto, ma già si prevede che avrà vita difficile. Perché non convince né chi invocava maggiore severità (M5s e minoranza interna del Pd), né Forza Italia contraria alla stretta, né Confindustria che fa sapere di ritenere troppo generici i criteri di applicazione delle nuove norme. Tant’è che in Commissione Giustizia al Senato, dove da mesi è battaglia sul ddl anticorruzione, l’emendamento del governo non è stato presentato. Si è fermato a Palazzo Chigi, per la precisione sul tavolo dei ministro dei Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi alle prese con le perplessità del ministero dello Sviluppo Economico rispetto alle modifiche messe a punto dal Guardasigilli. Il quale, dal canto suo, rivendica una impostazione «più lineare e semplice» al falso in bilancio: «sarà il giudice a decidere caso per caso».
In sintesi, le modifiche dell’emendamento Orlando prevedono: 1)la differenza tra società quotate e non quotate: per le prime pena da 3 a 8 anni, per le seconde da 1 a 5, e non più da 2 a 6, come in una precedente ipotesi per le imprese sotto i 600 mila euro di volume d’affari; 2) per le società non quotate viene prevista una attenuante che fa calare la pena da 6 mesi a tre anni se «i fatti sono di lieve entità, tenuto conto della natura e delle dimensioni delle società e e delle modalità o degli effetti della condotta»; 3) anche per il falso in bilancio vale la non punibiltà per «particolare tenuità del fatto», che copre reati puniti con pena non superiore ai 5 anni, ma con il limite che essa sarà applicabile solo per le piccolissime imprese non soggette alle norme sul fallimento. L’abbassamento a 5 anni della pena massima per le società non quotate in borsa rende impossibile le intercettazioni e questo manda su tutte le furie M5S («è una presa in giro») che ieri si è visto respingere l’emendamento sugli agenti provocatori.
In aula al Senato lo slittamento è certo, visto che la Commissione ha fissato per giovedì i termini dei subemendamenti presentati dal relatore Nico D’Ascola per inasprire le pene per la corruzione in atti giudiziari (6-12 anni, 6-14 e 6-20 per le forme aggravate) e per l’induzione indebita (6-10 anni). Nel frattempo alla Camera si apre il fronte prescrizione: Orlando, in una riunione con la maggioranza, ha prefigurato un allungamento dei termini per i reati della pubblica amministrazione. Ma Ncd protesta perché ciò renderebbe «imprescrittibili» alcuni reati. Con «l’unico grave effetto di allungare i processi».
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