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Dio è come una mamma, ci ama gratuitamente, ma noi spesso vogliamo controllare questa grazia in una sorta di contabilità spirituale: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta.
Dio salva il suo popolo non da lontano ma facendosi vicino, con tenerezza. Papa Francesco, prendendo lo spunto dal profeta Isaia, fa un paragone:
“E’ tanta la vicinanza che Dio si presenta qui come una mamma, come una mamma che dialoga con il suo bambino: una mamma quando canta la ninna nanna al bambino e prende la voce del bambino e si fa piccola come il bambino e parla con il tono del bambino al punto di fare il ridicolo se uno non capisse cosa c’è lì di grande: ‘Non temere, vermiciattolo di Giacobbe’. Ma, quante volte una mamma dice queste cose al bambino mentre lo carezza, eh? Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova… ti farò grande… E lo carezza, e lo fa più vicino a lei. E Dio fa così. E’ la tenerezza di Dio. E’ tanto vicino a noi che si esprime con questa tenerezza: la tenerezza di una mamma”.
Dio ci ama gratuitamente – ha affermato il Papa - come una mamma il suo bambino. E il bambino “si lascia amare”: “questa è la grazia di Dio”. “Ma noi, tante volte, per essere sicuri, vogliamo controllare la grazia” e “nella storia e anche nella nostra vita abbiamo la tentazione di mercificare la grazia”, renderla “come una merce o una cosa controllabile”, magari dicendo a noi stessi: “Ma, io ho tanta grazia”, oppure: “Ho l’anima pulita, sono in grazia”:
“E così questa verità tanto bella della vicinanza di Dio scivola in una contabilità spirituale: ‘No, io faccio questo perché questo mi darà 300 giorni di grazia … Io faccio quell’altro perché questo mi darà questo, e così accumulo grazia’. Ma cos’è la grazia? Una merce? E così, sembra di sì. Sembra di sì. E nella storia questa vicinanza di Dio al suo popolo è stata tradita per questo atteggiamento nostro, egoista, di voler controllare la grazia, mercificarla”.
Il Papa ricorda i gruppi che al tempo di Gesù volevano controllare la grazia: i Farisei, resi schiavi dalle tante leggi che caricavano “sulle spalle del popolo”. I Sadducei, con i loro compromessi politici. Gli Esseni, “buoni, buonissimi, ma avevano tanta paura, non rischiavano” e finivano per isolarsi nei loro monasteri. Gli Zeloti, per i quali la grazia di Dio era “la guerra di liberazione”, “un’altra maniera di mercificare la grazia”.
“La grazia di Dio – ha sottolineato - è un’altra cosa: è vicinanza, è tenerezza. Questa regola serve sempre. Se tu nel tuo rapporto con il Signore non senti che Lui ti ama con tenerezza, ancora ti manca qualcosa, ancora non hai capito cos’è la grazia, ancora non hai ricevuto la grazia che è questa vicinanza”. Papa Francesco ricorda una confessione di tanti anni fa, quando una donna si macerava sulla validità o meno, come osservanza del precetto, di una Messa frequentata di sabato sera per un matrimonio, con letture diverse da quelle della domenica. Questa la sua risposta: “Ma, signora, il Signore la ama tanto a lei. Lei è andata lì, ha ricevuto la Comunione, è stata con Gesù … Sì, ma stai tranquilla, il Signore non è un commerciante, il Signore ama, è vicino”:
“E San Paolo reagisce con forza contro questa spiritualità della legge. ‘Io sono giusto se faccio questo, questo, questo. Se non faccio questo non sono giusto’. Ma tu sei giusto perché Dio ti si è avvicinato, perché Dio ti carezza, perché Dio ti dice queste cose belle con tenerezza: questa è la giustizia nostra, questa vicinanza di Dio, questa tenerezza, questo amore. Anche a rischio di sembrarci ridicolo il nostro Dio è tanto buono. Se noi avessimo il coraggio di aprire il nostro cuore a questa tenerezza di Dio, quanta libertà spirituale avremmo! Quanta! Oggi, se avete un po’ di tempo, a casa vostra, prendete la Bibbia: Isaia, capitolo 41, dal versetto 13 al 20, sette versetti. E leggetelo. Questa tenerezza di Dio, questo Dio che ci canta a ognuno di noi la ninna nanna, come una mamma”
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