martedì 11 novembre 2014
Calcio. L'Italia "spuntata"
Alla ricerca del bomber (italiano), perduto. Ormai al massimo, possiamo celebrare - nostalgici - gli attaccanti che hanno fatto la storia del calcio nazionale e internazionale dei ’70: i mitici Gigi Riva (70 anni appena compiuti) o Roberto Boninsegna, 71 primavere il 13 novembre. Per l’anima narrante catalana Vasquez Montalban «il centravanti è stato assassinato verso sera», da noi invece è più semplicemente scomparso, quasi del tutto.
Basta rivedersi il filmino triste dell’ultimo turno della miseranda Serie A per accorgersi della sparizione, neppure tanto misteriosa, del centravanti italico, giovane e soprattutto prolifico sotto porta. Una rarità quanto lo stambecco bianco. Lo scorso anno almeno, sulle nostre praterie sgambavano ancora le “promesse” Ciro Immobile e Mario Balotelli. La loro, è stata una fuga, di piedi più che di cervelli, all’estero.
Il capocannoniere della stagione 2013-2014, Immobile (22 gol con il Torino), si è accasato al Borussia Dormund del guru Klopp, dove però ha subito saggiato sulle sue caviglie la dura legge delle difese ermetiche e più arcigne della Bundesliga. Ciro il grande, solo da noi, ha messo assieme appena 2 gol in 8 partite disputate. Peggio di lui sta facendo l’ex “SuperMario”, Balotelli, croce della deliziosa Kop (la torcida di Anfield Road) che dopo 9 turni di Premier in forza, sì fa per dire, al Liverpool, è ancora a secco. Zero assoluto in fatto di gol.
Data la penuria del pil azzurro, sul fronte offensivo Conte, in vista della sfida europea di domenica con la Croazia, convoca in Nazionale il figliol prodigo. Così il “Balo” da solo, versione inglese, riabbraccerà il gemello diverso milanista El Shaarawy, tornato al gol contro la Samp, ma da faraone offensivo viene retrocesso e arruolato dal ct come centrocampista aggiunto.
Il tutto per consentire la chiamata di bomber, allergici al gol, come il “pulcino atomico” Sebastian Giovinco, ruota di scorta alla Juventus dove ha collezionato 4 presenze e zero reti. Del resto il conte Max Allegri non può mica rinunciare all’aristocratico “trio maravilla”: Tevez (capocannoniere con 8 gol) e i redivivi matadores Llorente e Morata, autori di sei delle sette reti appena rifilate dalla sontuosa Juve all’arrendevole Parma di Antonio Cassano.
A proposito, in attesa di piccoli attaccanti - nostrani - crescono, sono i veterani come FantAntonio a rendere meno desolata la presenza indigena nella classifica dei cecchini. Una graduatoria che parla spagnolo, con Tevez che troneggia assieme all’iberico napoletano Callejon, anche lui in testa con 8 gol realizzati. Un gradino sotto c’è l’argentino e unica gioia dell’Inter mazzarriana, Maurito Icardi, autore di 7 centri. Uno in più del titolato connazionale e titolare della Seleccion “El Pipita” Higuain.
Sotto gli hidalgos non si trova la meglio gioventù italiana, bensì i trentenni stagionati, l’usato sicuro Cassano e Matri (Genoa) 5 gol ciascuno e gli evergreen ormai prossimi agli “anta” Di Natale (6 reti con l’Udinese) e Luca Toni dell’Hellas Verona, quest’ultimo in ritardo con le sue tre perle parziali rispetto alle 20 finali della passata stagione. Comunque trattasi di vecchie glorie ancora sulla cresta dell’onda, mentre si inabissano le eterne speranze. È il caso del romanista Mattia Destro che lo scorso anno vantava la media gol più alta d’Europa in relazione al minutaggio concessogli da Garcia (13 in 20 partite). Destro onora la media aurea anche in questo avvio di stagione, 10 presenze e 4 gol, ma Conte, come del resto l’ultimo Prandelli, in Nazionale non lo vede proprio.
Il ct invece continua a vedere - ciò che a noi umani sfugge - e a chiamare l’abulico Simone Zaza, fermo ai due squilli roboanti al pronti via con il Sassuolo e alla sua prima rete in azzurro alla Norvegia nel match qualificazione per Euro 2016. Da lì in poi l’oblio. Poca gloria anche per l’altro genietto, ma troppo ribelle, del Sassuolo, Mimmo Berardi: 16 reti la passata stagione al debutto in Serie A, 3 gol fino ad ora, ma tante giocate meritevoli di maggiore attenzione. Berardi è ancora fuori da queste convocazioni, anche un po’ disperate: perché lo scugnizzo Insigne si è appena infortunato (operato al ginocchio) e per completare l’organico azzurro lì davanti si è costretti all’“importazione”.
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