martedì 10 febbraio 2015

10 Febbraio. Per non dimenticare LE FOIBE!


Con l'espressione massacri delle foibe, o spesso solo foibe, si intendono gli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, "foibe".
Una quantificazione precisa delle vittime è impossibile a causa di una generale mancanza di documenti. Il governo jugoslavo (e successivamente quello croato) non ha inoltre mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero di decessi. Negli ultimi anni ha invece dimostrato la sua buona volontà, di far luce sulla vicenda, il Governo della Repubblica di Slovenia, consegnando nel 2005 al sindaco di Gorizia l'elenco dei goriziani arrestati da parte delle autorità jugoslave, redatto in base alle informazioni in suo possesso. Alcuni commentatori ritengono inoltre che una parte della documentazione sia tuttora secretata negli archivi, in particolare dell'ex Partito comunista italiano. Gli studi effettuati recentemente valutano il numero totale delle vittime (comprensive quindi di quelle morte durante la prigionia o la deportazione) come compreso tra poco meno di 5.000 e 11.000
Nel dopoguerra e nei decenni immediatamente successivi le vittime venivano usualmente indicate in 15.000, anche se all'epoca tali valutazioni non erano basate su stime scientifiche, (e talvolta aumentate fino a 20.000 o 30.000).. Calcoli volumetrici eseguiti tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage della Foiba di Basovizza hanno ipotizzato la presenza di oltre duemila vittime in quella sola foiba.
Studi rigorosi sono stati effettuati solo a partire dagli anni novanta. Le salme effettivamente rinvenute di "infoibati" veri e propri finora sono circa un migliaio. Nell'uso comune, comunque, anche gli uccisi in altre circostanze legate all'avanzata delle forze jugoslave lungo il confine orientale italiano vengono considerati vittime "delle foibe".

Nelle foibe sono stati gettati cadaveri sia di militari che di civili. In alcuni casi, com'è stato possibile documentare, furono infoibate persone non colpite o solo ferite.

Sebbene quest'ultima modalità di esecuzione fosse, come già detto, solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito, nella cultura popolare divenne il metodo di esecuzione per eccellenza ed un simbolo del massacro.
In realtà la maggior parte delle vittime, considerate come "infoibate", vennero uccise o morirono di stenti o malattia nei campi di concentramento jugoslavi.

 

Furono poche le persone che riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe, tra questi Graziano Udovisi, Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi hanno raccontato la loro tragica esperienza a storici e/o emittenti televisive.
 
« dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell'alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri "facciamo presto, perché si parte subito". Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 k. Fummo sospinti verso l'orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c'impose di seguirne l'esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell'acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole "un'altra volta li butteremo di qua, è più comodo", pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott'acqua schiacciandomi con la pressione dell'aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo. »
Questa testimonianza della primavera del 1945 fu pubblicata il 26 gennaio 1946 sul periodico della Democrazia Cristiana triestina La Prora, e poi riportata integralmente e anonimamente nell'opuscolo Foibe, la tragedia dell'Istria, edito dal CLN dell'Istria]. A partire dall'inserimento della testimonianza in un libro di Giuseppe Bedeschi nel 1987, questa è stata poi varie volte ripresa dalla pubblicistica[100].
Anche le testimonianze degli scampati dalle foibe hanno causato delle polemiche politico-storiografiche: Pol Vice (pseudonimo di Paolo Consolaro) - un saggista di ispirazione marxista[ ed esponente di Rifondazione Comunista - ha sottoposto i testi ad una serrata critica, giungendo ad affermare che siamo in presenza di falsi testimoni. Il libro di Pol Vice è stato presentato dall'editore - Alessandra Kersevan - come parte di un progetto più ampio comprendente anche dei similari testi di forte critica di Claudia Cernigoi, e Daniela Antoni. La Kersevan - varie volte presentata dalla stampa come "negazionista" - ritiene che sulle foibe stia «funzionando una propaganda forsennata (...) che ha come scopo preciso quello della rivalutazione del fascismo»: «un vero e proprio progetto mediatico di falsificazione della storia (...) costruito ed imposto all'opinione pubblica (...) dall'immediato dopoguerra ad oggi da forze politiche sociali ed economiche tuttora dominanti nel nostro Paese», anche grazie a «storici compiacenti» come Pupo e Spazzali, con la Democrazia Cristiana in testa nell'appoggio politico ai «neo irredentisti ex fascisti.

lunedì 9 febbraio 2015

Cinema. In arrivo "Una nuova amica"


Una nuova amica”, il nuovo film del regista francese François Ozon, uscirà nelle sale italiane dal 19 marzo, distribuito da Officine UBU.
Dopo il successo di Nella casa e Giovane e bella, film che gli è valso la nomination alla Palma d’oro, François Ozon si concentra su un melodramma dalle tinte hitchcockiane che vede come protagonisti il poliedrico Romain Duris (Tutti i battiti del mio cuore, L’appartamento spagnolo, Il truffacuori) accanto all’astro nascente del cinema francese Anaïs Demoustier (Il tempo dei lupi, Le nevi del Kilimangiaro).
Tratto da una novella di Ruth Rendell, “Una nuova amica” vive delle emozioni contrastanti vissute da Claire (Anaïs Demoustier). Profondamente scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un’inscindibile relazione empatica, Claire si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della defunta (Romain Duris), ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano...

giovedì 5 febbraio 2015

Polonia. Ex presentatrice televisiva candidata alla presidenza


Ex presentatrice televisiva, 35 anni, un cognome che significa «cetriolo», Magdalena  Ogorek è il nome a sorpresa scelto da Sld, il partito che guidava la Polonia fino a una decina d’anni fa ma che ultimamente ha perso sempre più terreno, superato non solo dai centristi di Piattaforma civica di Donald Tusk, nel frattempo diventato presidente del Consiglio europeo, ma anche delle forze populiste e anti-europee, come Diritto e Giustizia dei dei fratelli Kaczynski.



La Ogorek, ex lettrice universitaria e recentemente consulente della Banca centrale polacca per i media, non ha chanche di vincere le elezioni del 10 maggio che vedono invece favorito il presidente uscente Bronislaw Komorowski, di Piattaforma Civica. Eppure è stata presa di mira senza pietà dalla stampa polacca, che l’ha criticata per il curriculum giudicato non all’altezza e perfino derisa per il cognome.


Gli ultimi sondaggi attribuiscono alla Ogorek il terzo posto alle presidenziali con l’8-10%, dietro Komorowski e il candidato del centro-destra Andrzej Duda. Komorowski ha sostituito Lech Kaczynski, morto il 10 aprile 2010 insieme con la moglie e altre 94 persone nella sciagura aerea a Smolensk in Russia.

mercoledì 4 febbraio 2015

I 40 anni di una star


                                       Natalie Imbruglia oggi ne compie 40. Oggi è così

Figlia di Elliot Imbruglia, e di Maxene Anderson, australiana, Natalie Imbruglia nasce a Sydney e cresce a Berkeley Vale. A cinque anni prende lezioni di danza jazz e in seguito di tip tap e di balletto. A sedici anni abbandona la scuola e si trasferisce a Sydney, alla ricerca di un modo per emergere nel campo dello spettacolo.
Il suo esordio fu come testimonial pubblicitario di una gomma da masticare giapponese. A 17 anni acquisì una certa notorietà come interprete di una soap opera molto famosa in Australia, Neighbours (in cui appaiono anche Kylie Minogue e Holly Valance). Il suo doveva essere un ruolo secondario, tanto che venne scritturata solo per due settimane. Il successo del personaggio fu però tale che gli autori decisero di darle un ruolo ben più rilevante. Fu un periodo piuttosto buono per Natalie che, tuttavia, dimostrò di non apprezzare molto la vita che stava conducendo, dichiarando in seguito: "Sono grata a quanti mi hanno consentito di fare l'attrice. Ho conosciuto tanta gente, ho potuto guadagnare molto e comprarmi i vestiti alla moda. Ma presto quel tipo di fama ha perduto il suo fascino. Due anni di quella vita e non mi riconoscevo più, ero diventata acida