giovedì 22 ottobre 2015

A tu per tu con Valentina Tirozzi


Chi segue la pallavolo femminile non può fare a meno di conoscere Valentina Tirozzi. Le sue potenti schiacciate mancine sono il “terrore” delle avversarie, ma al termine di ogni incontro Valentina torna ad essere la ragazza della porta accanto con i suoi sogni, i suoi desideri ma anche le sue certezze. Per lei gli affetti, la famiglia sono cardini importanti che ne caratterizzano la vita.

La carriera di Valentina Tirozzi comincia nel 2000 quando entra a far parte della squadra del Centro Ester Pallavolo di Napoli, in Serie B2: con il club del capoluogo campano rimane per tre annate disputando anche un campionato di Serie C. Nella stagione 2003-04 passa al Volley Vicenza, partecipando al campionato di Serie B2; la stagione successiva viene promossa in prima squadra, facendo l’esordio nel massimo campionato italiano.

A metà stagione 2005-06 viene ceduta al Pallavolo Villanterio Pavia, in Serie A2, mentre nell’annata successiva passa al Florens Volley Castellana Grotte, sempre in serie cadetta. Nella stagione 2007-08 fa ritorno nella società vicentina, dove resta per due annate.

Nella stagione 2009-10 viene ingaggiata dal Giannino Pieralisi Volley di Jesi; a termine campionato la squadra fallisce ed entra a far parte del River Volley Piacenza, con la quale però ottiene il penultimo posto, retrocedendo in Serie A2.

Nella stagione 2011-12 passa al Robur Tiboni Volley Urbino, mentre la stagione successiva veste la maglia della Robursport Volley Pesaro; nel 2013 ottiene le prime convocazioni in nazionale.

Per il campionato 2013-14 viene acquistata dall’Imoco Volley di Conegliano, mentre nell’annata successiva si trasferisce al Volleyball Casalmaggiore, club con cui si aggiudica il suo primo trofeo, ossia lo scudetto, venendo premiata anche come MVP della serie finale, e si aggiudica la Supercoppa italiana 2015.
Noi l’abbiamo ‘interrogata’ per voi: eccoci “A tu per tu” con Valentina Tirozzi.
TIROZZI VALENTINA POMI CASALMAGGIORE - IMOCO VOLLEY CONEGLIANO CAMPIONATO SERIE A1-F 2014-2015  CREMONA 24-04-2015 FOTO FILIPPO RUBIN / LVF

Allora Valentina raccontaci l’inizio della tua carriera.

“La mia ‘carriera’ inizia ormai quasi 20 anni fa, nella squadra di miny volley del mio paese, Cimitile in provincia di Napoli. Successivamente ho militato per sei anni nel settore giovanile del Centro Ester Napoli, che allora vantava una squadra in serieA1, vincendo con quel gruppo titoli di serie e giovanili tra cui lo scudetto u15 . Vinciamo anche il Trofeo delle Regioni del 2001 con la rappresentativa Campana.
Nel 2003 mi trasferisco a Vicenza. Vinciamo il campionato di b2.
Nel 2004 il mio esordio in Serie A 1con la Minetti Vicenza. Negli anni successivi due stagioni in serie A2 ( Pavia e Castellana Grotte) .Poi il ritorno a Vicenza per metà stagione con la B1, poi con la A1
(stagione 2007/2008). L’anno successivo ancora A1a Vicenza e poi è cominciato un bel tour in molte squadre italiane di A1, fino ad approdare a Casalmaggiore, mio attuale team”.
Obiettivi presenti e futuri?
“Obiettivi presenti: arrivare più lontano possibile con la mia Squadra e personalmente per quel che riguarda la pallavolo, senza tralasciare le altre mie passioni e i miei affetti.
Obiettivi futuri: Realizzarmi anche al di fuori del campo da gioco. Amare il lavoro che svolgerò, qualunque esso sia. Formare una famiglia serena e felice”.

Il tuo successo più bello?
“Ogni volta che supero un mio limite, anche piccolo, raggiungo un traguardo, un successo.
Tra i successi più belli sicuramente la mia Laurea in Menagement delle Imprese Internazionali e lo Scudetto”.

I tuoi hobby?
“Tra i miei hobby ci sono sicuramente il disegno, il canto, la lettura, i viaggi, la cucina..e poi non si possono definire un hobby ma amo gli animali e appena posso cerco di trovare un posto con cani e/o cavalli da frequentare!!”.

Il tuo piatto preferito?
“Piatti preferiti ne ho molti, ma amo quelli che mi fanno tornare bambina, come le “melanzane dorate e fritte” o le “polpette” della mia mamma”.

Viaggi e vacanze fatte o che vorresti fare?
“Ho viaggiato molto, ma sogno un tour delle capitali Europee, magari da fare in automobile. Un viaggio in Perù per visitare il Machu Picchu. Un viaggio in Norvegia per ammirare i Fiordi..poi l’Australia..la Polinesia Francese, l’India. E molti altri!!”.

Cosa pensi della politica?
Penso che se la Politica fosse praticata come è stata concepita sarebbe uno strumento potentissimo e molto nobile al servizio della comunità potrebbe aiutare a rendere migliore il mondo in cui viviamo. Purtroppo invece diventa troppo spesso lo strumento del singolo per accrescere il proprio potere e riempire le proprie tasche, a discapito del popolo per il quale la politica nasce!”.

Sport seguiti o praticati?

“Seguo gli eventi sportivi in generale, di qualunque disciplina, senza però eccessiva attenzione devo dire… prima di giocare a pallavolo ho fatto un anno di nuoto e tre anni di ginnastica artistica (5-8 anni). Ovviamente fino a che mio fratello e il mio ragazzo hanno giocato anche loro a volley li seguivo con molto trasporto”.

Se ti dico la parola leader chi ti viene in mente e perché?
“Quando penso alla parola leader mi vengono in mente molti personaggi della storia, da Madre Teresa di Calcutta, a Nelson Mandela a Margareth Thatcher. Ma mi vengono in mente anche dei grandi sportivi. In ogni caso persone capaci di infondere sicurezza e tranquillità negli altri, di guidarli, motivarli, convincerli ad agire in un certo modo con le proprie parole, con il proprio sorriso, con la forza, o a volte solo con un gesto.
Un leader riesce a tirare fuori il meglio di sé e di chi gli sta intorno. A modo SUO!”.

Cosa desideri dalla tua vita?
“Dalla mia vita voglio non avere rimpianti! E vorrei riuscire a lasciare qualcosa di buono a chi ci sarà dopo di me”.

Quanto conta il successo?
“Il successo conta molto poco secondo me. Può appagare e farci sentire migliori per un periodo forse, ma le cose importanti sono altre”.

Quanto conta il denaro?
“Il denaro conta perché purtroppo serve per qualsiasi cosa!”.

Quanto contano gli affetti?
“Gli affetti contano più di ogni altra cosa, in assoluto”.

Cosa pensi della società in cui viviamo?
“La Società in cui viviamo è profondamente malata purtroppo… è un sistema marcio un po a tutti i livelli, dove si guarda la pagliuzza nell’occhio del vicino ma non la trave nel proprio. Purtroppo ho idea che se le persone non cambiano mentalità a livello intimo il cambiamento è difficile”.

Sogni da realizzare?
“Sogni da realizzare ne ho, ma non posso svelarli “.

Libri preferiti?
“Leggo molto e molti libri letti mi sono piaciuti. Ultimamente mi ha emozionato molto “il diario di Anna Frank”, mi sono piaciuti molto “l’eleganza del riccio” e “l’idiota” …ma ce ne sono molti altri”.

Ci racconti le sensazioni ed il clima del pre-gara?
“Prima di una gara c’è un gran mix di emozioni: un pò di tensione che aiuta ad essere più attenta , l’adrenalina che cresce, la concentrazione”.

Come ti prepari?
“Mi preparo sempre allo stesso modo, con gesti anche abbastanza maniacali. Comunque, dopo un bel riposino e una merenda adeguata,non manca mai un pò di preparazione mentale per affrontare la gara al meglio ed entrare nel giusto stato d’animo”.

Cosa ti da la grinta e la concentrazione?

“La grinta è qualcosa che viene fuori da sé al momento della gara… un pò di tempo per me prima della gara mi aiuta a concentrarmi”.

Rivisiti il tuo comportamento in campo dopo la fine delle competizioni?
“I due giorni successivi ad una partita sono tutto un rivivere le azioni e le sensazioni vissute in partita. Quindi direi che la risposta è sì”.

Quante ore ti alleni al giorno?
“Ci alleniamo solitamente un paio d’ore al mattino e due e mezza/tre al pomeriggio. Più le sedute di video in cui studiamo gli avversari”.

Pensi mai a quando sarai “grande”? (famiglia, marito, figli)
“Penso spesso a quando sarò grande, spesso anche insieme al mio ragazzo, Andrea Semenzato”.

Quanto ha significato la tua famiglia nell’inizio della tua carriera?
“La mia famiglia è stata, ed ancora è, fondamentale per me e per la mia carriera. Mi hanno accompagnata ogni santo giorno fino a Napoli (30km da casa) per ben sei anni fino al mio trasferimento. Mi hanno seguita ovunque, mi hanno spronata, consolata, sgridata e motivata . E lo fanno ancora. Vorrei approfittare per ringraziarla!”.

Avete buoni rapporti tra azzurre?
“Tra azzurre abbiamo un bel rapporto, certo. Ovviamente con qualcuna c’è un rapporto più profondo, con altre meno. Ma per tutte c’è grande rispetto e stima”.

Quanto conta l’apporto dei tifosi in una partita? L’Olanda agli europei è stata letteralmente trascinata dal pubblico in finale.

“L’apporto dei tifosi è sicuramente molto importante, in uno sport come il nostro in particolare, da ve il contatto atleta tifoso è cosi diretto. L’olanda ha avuto all’europeo un grandissimo settimo giocatore!”.

Raffaele Dicembrino

volley valentina tirozzi





lunedì 12 ottobre 2015

Scherma. Prima prova di qualificazione nazionale di spada femminile,


E' Francesca Quondamcarlo la vincitrice della Prima prova di qualificazione nazionale di spada femminile, svoltasi questo sabato al Pala De Andrè di Ravenna.
L'atleta delle Fiamme Azzurre si è infatti imposta sulle 257 partecipanti alla gara che ha assegnato punti "pesanti" per la conquista del pass per i Campionati Italiani Assoluti 2016 in programma il prossimo giugno a Roma.
Francesca Quondamcarlo, dopo aver vinto l'assalto dei quarti di finale per 15-14 contro Alberta Santuccio delle Fiamme Oro, ha superato la portacolori dell'Esercito, Camilla Batini, in semifinale per 15-12 e quindi, nell'assalto conclusivo della prova, Bianca Del Carretto, in forza all'Aeronautica Militare, col punteggio di 15-10.
A salire sul podio è stata anche l'atleta delle Fiamme Oro, Giulia Rizzi, sconfitta in semifinale da Bianca Del Carretto per 10-7.
La presenza, tra le prime otto, anche di Rossella Fiamingo, Francesca Boscarelli e Mara Navarria, attesta la bontà della preparazione svolta fin qui dalle principali spadiste azzurre, in vista dell'esordio in Coppa del Mondo che è in programma dal 23 al 25 ottobre a Legnano in occasione del trofeo "Carroccio".
CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI ROMA2016 - PRIMA PROVA QUALIFICAZIONE NAZIONALE - SPADA FEMMINILE - Ravenna, 10 Ottobre 2015FinaleQuondamcarlo (Fiamme Azzurre) b. Del Carretto (Aeronautica Militare) 15-10

Semifinali
Del Carretto (Aeronautica Militare) b. Rizzi (Fiamme Oro) 10-7
Quondamcarlo (Fiamme Azzurre) b. Batini (Esercito) 15-12

Quarti
Rizzi (Fiamme Oro) b. Fiamingo (Forestale) 15-11
Del Carretto (Aeronautica Militare) b. Navarria (Esercito) 15-11
Quondamcarlo (Fiamme Azzurre) b. Santuccio (Fiamme Oro) 15-14
Batini (Esercito) b. Boscarelli (Esercito) 15-14

Classifica (257): 1. Francesca Quondamcarlo (Fiamme Azzurre), 2. Bianca Del Carretto (Aeronautica Militare), 3. Camilla Batini (Esercito), 3. Giulia Rizzi (Fiamme Oro), 5. Rossella Fiamingo (Forestale), 6. Francesca Boscarelli (Esercito), 7. Mara Navarria (Esercito), 8. Alberta Santuccio (Fiamme Oro).
 

giovedì 1 ottobre 2015

C’è una data per l’apertura del porto turistico di Capo d’Orlando


C’è una data per l’apertura del porto turistico di Capo d’Orlando: è quella del giugno 2016 e la indica Marine Partners di Roma, società che gestisce o ha avviato l’attività di 11 porti turistici su tutto il territorio nazionale e che, tramite il proprio sito internet annuncia anche la consulenza per lo “star up” del porto che  “per la sua posizione- spiega la società laziale- è strategica per raggiungere le principali località turistiche e i porti principali del Mediterraneo”.
Data che però, allo stato dei fatti, appare quantomeno azzardata per l’ultimazione dell’opera (il completamento da contratto è previsto per marzo 2017) visto che la velocità con cui si è andati avanti negli ultimi mesi appare destinata a diminuire a causa delle prevedibili condizioni meteomarine del prossimo inverno.
“Il Porto Turistico Capo d’Orlando- si ribadisce- è un’opera moderna e prestigiosa, che mira alla perfetta integrazione tra ambiente, estetica e funzionalità. Le opere architettoniche, realizzate secondo i principi della bioarchitettura e del risparmio energetico.
Quindi si ricordano i quasi 600 posti barca, i negozi, gli spazi per i servizi ai diportisti, per il divertimento e la ristorazione e la presenza di un sito archeologico di raro interesse come la Cava Mercadante.
Insomma, nonostante i lavori proseguano ed ormai si punti alla conclusione della prima fase degli interventi (quelli a mare col prolungamento dei bracci di sopraflutto e sottoflutto), si capisce che ormai si punta a correre. Magari non sarà tutto completato, ma per quella data, evidentemente, si cercherà di poter già contare su una parte degli edifici a livello della banchina, la “passeggiata dei negozi” che comprende anche bar, ristorante e minimarket e le sale dello Yacht Club. Opere che si affiancheranno ad un grande ristorante dotato anche di spazi esterni e fruibile da diportisti e soci e il bar. “Non mancheranno- assicura l’azienda- i negozi tecnici, un’area per il rimessaggio a giorno, un’altra per il carenaggio e un’officina specializzata. In banchina i servizi igienici e le docce”.

Guido Altarelli ci ha lasciato.



Chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo ha ammirato le sue capacita di scienziato e le sue doti umane. Guido Altarelli se ne è andato, nella sua amata Ginevra, lasciando un'impronta idelebile nella storia della fisica mondiale. Il classico esempio di eccellnza italiana.
Nel periodo 1987-2006 è stato senior Staff Fisico presso la Divisione Teoria del CERN, di cui è stato a capo negli anni 2000-04.
Al CERN ha avuto un ruolo di primo piano nella interpretazione dei risultati SPPS, nella preparazione del LEP e LHC e nell'analisi teorica dei risultati sperimentali.
Il suo miglior contributo riconosciuto, ottenuto con Giorgio Parisi nel 1977, è la derivazione delle QCD equazioni di evoluzione per densità Parton, conosciute come le Altarelli- Parisi o DGLAP equazioni.



Guido Altarelli (nato il 12 luglio 1941 a Roma, è morto 30 Settembre 2015 a Ginevra) è stato un fisico teorico italiano. Si è laureato in Fisica presso l'Università di Roma nel 1963 con Raoul Gatto il quale ha seguito per l'Università di Firenze (1965-1968).  Ha ricoperto incarichi presso la New York University (1968-1969), la Rockefeller University (New York, 1969-1970), l'Ecole Normale Superieure di Parigi (76-77, 81) e la Boston University (85-86). Nel 1970-1992 ha ricoperto una posizione di facoltà presso l'Università "La Sapienza" di Roma (ordinario di fisica teorica dal 1980). E 'stato Direttore della Sezione di Roma dell'INFN (1985-1987). Nel 1992 si è trasferito all'Università di nuova costituzione di Roma Tre Il Cern è sempre stata la sua seconda casa.

lunedì 21 settembre 2015

Wi-Fi danni

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato questi rischi in un documento di 350 pagine noto come “International Symposium Research Agreement No. 05-609-04” (“Effetti biologici e danni alla salute dalle radiazioni a microonde

– Effetti biologici, la salute e la mortalità in eccesso da irradiazione artificiale di microonde a radio frequenza”). La sezione 28 tratta in modo specifico i problemi riguardanti la funzione riproduttiva. Questo documento è stato classificato ‘Top Secret’ e i suoi contenuti celati dall’OMS e dall’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection – Commissione Internazionale per la Protezione dalla Radiazione Non-Ionizzante).
Da un ottimo articolo di Barrie Trower pubblicato dall’edizione italiana della rivista Nexus, apprendiamo quali sono i rischi principali per i bambini esposti all’uso di cellulari e a tecnonologie Wi-Fi:
L’irradiazione di microonde a bassi livelli influenza i processi biologici che danneggiano la crescita fetale. Non solo: gli stessi processi biologici sono coinvolti per:

– Barriera Ematoencefalica: si forma in 18 mesi e protegge il cervello dalle tossine. Si sa che viene alterata. – Guaina Mielinica: ci vogliono 22 anni perché si formino i 122 strati di cui è composta. E’ responsabile di tutti i processi cerebrali, organici e muscolari. – Cervello: ci vogliono 20 anni perché si sviluppi (vi assicuro che i cellulari non lo aiutano in questo).
– Sistema Immunitario: ci vogliono 18 anni perché si sviluppi. Il midollo osseo e la densità ossea sono notoriamente influenzati dalle microonde a bassi livelli come pure i globuli bianchi del sistema immunitario. – Ossa: ci vogliono 28 anni per lo sviluppo completo. Come menzionato, il grande contenuto di acqua nei bambini rende sia le ‘ossa molli’ che il midollo particolarmente attraenti per l’irradiazione con microonde. Il midollo osseo produce le cellule del sangue.
Chiaramente, quelli che decidono per noi stanno sottovalutando una pandemia di malattie infantili finora sconosciuta nelle nostre 40.000 generazioni di civiltà, che può coinvolgere più di una metà delle mamme/bambini irraggiati al mondo.
Alla luce di questi dati allarmanti e delle previsioni di molti scienziati secondo i quali, se proseguirà con questo ritmo la diffusione incontrollata dei sistemi Wi-Fi, entro il 2020 il cancro e le mutazioni genetiche saranno diffusi in tutto il mondo a livello pandemico, molti paesi stanno fortunatamente correndo ai ripari, varando leggi che limitano per i bambini l’uso dei cellulari e rimuovendo dalle aule scolastiche i dispositivi wireless.
Il Comitato Nazionale Russo per la Protezione dalle Radiazioni NON-Ionizzanti, in un proprio documento di ricerca intitolato “Effetti sulla salute dei bambini e adolescenti” ha evidenziato nei bambini esposti a queste radiazioni:
1) 85% di aumento delle malattie del Sistema Nervoso Centrale; 2) 36% di aumento dell’epilessia; 3) 11% di aumento di ritardo mentale; 4) 82% di aumento di malattie immunitarie e rischio per il feto.
E nel 2002, 36.000 medici e scienziati di tutto il mondo hanno firmato l’ “Appello di Friburgo”. Dopo dieci anni, l’Appello è stato rilanciato e mette in guardia in particolare contro l’uso del Wi-Fi e l’irradiazione di bambini, adolescenti e donne incinte. Quello di Friburgo è un appello di autorevoli medici internazionali che in Italia ha purtroppo trovato scarso ascolto.

Come proteggersi
E allora che fare? Come proteggere noi stessi, e soprattutto i nostri bambini, da questa letale minaccia invisibile?
Il sito Tuttogreen ha diramato un utile prontuario, consistente in dieci consigli pratici, che qui di seguito vi riporto:
1) Non fare usare i telefoni cellulari ai bambini, se non in caso di emergenza. Tollerati gli SMS, ma è meglio ridurre anche quelli. In Francia, non a caso è stata vietata la pubblicità dei telefoni cellulari rivolta ai minori di 14 anni;
2) Utilizzare sempre gli auricolari con cavo (non quelli wireless). Anche l’uso del vivavoce è consigliabile;
3) In caso di presenza di poca rete o di mancanza di campo, non effettuare chiamate. In questi casi sarà necessaria più potenza radiante, con conseguenti maggiori radiazioni;
4) Usare il cellulare meno possibile in movimento, come ad esempio in treno e in automobile. Il rischio costante di diminuzione del segnale aumenta in questi casi l’emissione di radiazioni;
5) Non tenete il cellulare vicino all’orecchio o vicino alla testa in fase di chiamata, quando le radiazioni sono più forti. Fatelo semmai dopo aver atteso la risposta;
6) Non tenete il cellulare in tasca dei pantaloni, nel taschino della camicia o nella giacca che indossate;
7) Cambiate spesso orecchio durante la conversazione e, soprattutto, riducete la durata delle chiamate;
8) Utilizzate il più possibile, quando potete farlo, la linea fissa non wireless, oppure strumenti di instant messaging come Skype o similari;
9) Non addormentatevi mai con il cellulare vicino alla testa, ad esempio usandolo come sveglia;
10) Scegliete sempre modelli che abbiano un basso valore di SAR (tasso di assorbimento specifico delle radiazioni).

Megan Fox torna single


Megan Fox e Brian Austin Green stanno per iniziare una separazione consensuale, la giovane star di tanti blockbuster, a detta degli esperti divorzisti, sarebbe quella che guadagna di più, molto di più e quindi colei che dovrà far mantenere lo stesso tenore di vita al marito.
Infatti, i due, che non hanno voluto commentare l’indiscrezione, avrebbero trovato un accordo che assegna a Megan la responsabilità del mantenimento dell’ormai ex coniuge.
D’altronde, che in famiglia a p...ortare i pantaloni fosse la bellissima Megan era cosa risaputa. E non solo per via di un carattere abbastanza deciso.
Lanciata dal film “Transformers”, la diva statunitense è una delle attrici più popolari del pianeta e i suoi cachet sono all’altezza della sua fama.
 

Ha iniziato la sua carriera d'attrice nel 2001 interpretando ruoli minori in serie televisive. Raggiunse la fama, soprattutto negli Stati Uniti grazie al ruolo nella serie televisiva Hope and Faith. Dopo aver vestito i panni di Mikaela Banes nei primi due Transformers è diventata uno dei volti più noti di Hollywood.

Nata a Oak Ridge, nello Stato del Tennessee, Megan Fox ha origini irlandesi, francesi, e cherokee.  È cresciuta fin dai primi anni a Rockwood con i genitori Darlene Cisson Tonachio e Frank Fox. I suoi genitori divorziarono quando era molto piccola e lei e sua sorella sono state cresciute dalla madre e dal patrigno Tony Tonachio. A cinque anni si è avvicinata al mondo della danza ed intorno ai dieci si è trasferita in Florida, dove ha finito i suoi studi scolastici,
Durante i suoi anni a scuola è stata vittima di bullismo, infatti era costretta a mangiare in bagno. La Fox ha spiegato che i problemi non nascevano per via del suo aspetto ma perché le ragazze erano invidiose del fatto che era circondata da amici maschi. Altri problemi erano dovuti al fatto che lei volesse diventare un'attrice.


A tredici anni vince numerosi premi alla American Modeling and Talent Convention di Hilton Head (South Carolina). Il suo debutto nel mondo della recitazione avviene a sedici anni quando è scelta per interpretare Brianna Wallace nel film Holiday in the Sun, al fianco di Ashley Olsen. Negli anni seguenti appare nelle serie televisive Le cose che amo di te e Due uomini e mezzo. Nel 2004 debutta al cinema nel film Quanto è difficile essere teenager!, che la vede opposta al personaggio interpretato da Lindsay Lohan. La Fox è apparsa nelle stagioni 2 e 3 della serie televisiva Hope & Faith. Lo show venne cancellato nel 2006.

Nel 2007 è nel cast del film Transformers di Michael Bay, prodotto da Steven Spielberg, dove veste i panni di Mikaela Banes, al fianco di Shia LaBeouf. È stata nominata, per la sua interpretazione, agli MTV Movie Awards nella categoria "Breakthrough Performance"; ha anche ricevuto 3 nomination ai Teen Choice Awards. Ha anche preso parte a Star System - Se non ci sei non esisti al fianco di Kirsten Dunst, Simon Pegg, Jeff Bridges, e Gillian Anderson. Nel 2009 è protagonista di Jennifer's Body, dove interpreta la cheerleader Jennifer Check posseduta da un demonio, al fianco di Amanda Seyfried e Adam Brody. Interpreta di nuovo Mikaela Banes in Transformers - La vendetta del caduto. Per girare il film il regista le chiese di ingrassare di 5 chili, perché riteneva la Fox troppo magra. Sempre nel 2009 viene candidata ai Razzie Awards come peggior attrice per Transformers - La vendetta del caduto e per Jennifer's Body.
Ad aprile 2009 inizia le riprese del film Jonah Hex. Verso la fine del 2010 venne confermato che Megan Fox non avrebbe fatto parte del cast del film Transformers 3. Il produttore Steven Spielberg non aveva gradito il modo in cui l’attrice aveva parlato di Michael Bay durante un'intervista al tabloid inglese Daily Mail, dove la Fox aveva equiparato il regista ad Hitler, per la maniera in cui secondo lei, Bay dirige le riprese dei suoi film. Quindi Spielberg mandò a casa l'attrice licenziandola dal cast di Transformers 3. Questo determinò la sua sostituzione nel ruolo di protagonista femminile con Rosie Huntington-Whiteley.
Successivamente la Fox ha partecipato assieme a Dominic Monaghan al video di Love the Way You Lie, canzone del rapper statunitense Eminem.. Il 2012 è poi l'anno in cui partecipa al film Friends with Kids di Jennifer Westfeldt, e sempre nello stesso anno realizza due camei nei film Il dittatore di Larry Charles e Questi sono i 40 di Judd Apatow. Nel 2013 viene poi scelta per interpretare April O'Neil nel film Le tartarughe ninja diretto da Jonathan Liebesman, che vede la presenza di Michael Bay nel ruolo di produttore, lo stesso con il quale aveva avuto divergenze in passato che le impedirono di prendere parte al terzo capitolo di Transformers
Nel 2015 sarà nel cast del film Zeroville, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen Michael Erickson e diretto da James Franco.
Dal 2016 avrà un ruolo ricorrente nella quinta stagione di New Girl.[


Nel 2006, data la sua sorprendente bellezza, si è classificata al 68º posto tra le donne più sexy del mondo secondo la rivista FHM; nella classifica di Maxim del 2007 si è classificata 18ª. Nel 2008 riesce ad arrivare al 1º posto delle donne più sexy del mondo e anche nel 2009 sempre secondo FHM.. Sempre nel 2008 è stata la protagonista di molte copertine, tra le più importanti ci sono Cosmo Girl, GQ e FHM[. Nel 2009 è di nuovo sulle copertine di GQ e Maxim, ma appare anche su Elle e Esquire. È stata scelta come testimonial della campagna pubblicitaria di Giorgio Armani Underwear e Jeans Primavera/Estate 2010 insieme al calciatore Cristiano Ronaldo e riconfermata anche per la campagna Autunno/Inverno Armani Underwear, Jeans e Cosmetics; tra il 2011 e il 2013 è stata scelta come protagonista della campagna promozionale per la fragranze Armani Code, e tra il 2010 e 2012 è stata il volto della linea Beauty di Giorgio Armani. Lo stilista ha dichiarato che l'attrice incarna la sua visione di bellezza delle donne: "libere, sicure di sé, dotate di forte femminilità, sensualità e forza".
Nel 2010 viene scelta da Motorola come testimonial d'eccezione per lo spot trasmesso nel corso della finale del Superbowl per pubblicizzare lo smartphone Devour. Nel 2013 è la testimonial di Instinct, la nuova fragranza Avon, e prende parte ad uno spot promozionale del videogioco Call of Duty: Ghosts


Compleanni. 21 settembre: Faith Hill


Audrey Faith Perry McGraw, in arte Faith Hill (Jackson, 21 settembre 1967), è una cantante country statunitense, famosa in Italia per i brani The Way You Love Me e There You'll Be, tratti rispettivamente dall'album Breathe e dalla colonna sonora del film Pearl Harbor.




Faith viene adottata dopo dieci giorni dalla nascita. Cresce in una piccola cittadina chiamata "Star" e, terminate le superiori, lavora in un bar come cameriera. Si sposa per la prima volta nel 1989 a 22 anni con il produttore Daniel Hill, da cui prenderà il cognome. Nel 1993 si trasferisce a Nashville, capitale della musica country e viene subito notata per le sue qualità vocali.
Nello stesso anno firma un contratto con la Warner Bros. e lancia il suo primo album Take Me as I Am. Dopo due anni torna con It Matters to Me. Nel 1996, dopo aver divorziato, sposa il cantante country Tim McGraw. La coppia ha tre figlie. I primi album della sua carriera sono strettamente country e, nonostante i successi dei primi singoli, si capisce subito che la musica country le sta stretta poiché costringe la sua carriera entro i confini nazionali.
Nel 1998 esce il suo terzo album Faith da cui si percepisce un suono orientato verso la musica pop. Il disco raggiunge la settima posizione in classifica ed è un successo. Nel 1999 tutto si ripete: Faith lancia sul mercato internazionale il suo quarto album Breathe che raggiunge la prima posizione negli USA e nel mondo vendendo oltre dodici milioni di copie, ottenendo ben 8 nomination per i Grammy Awards e riuscendo ad ottenere un posto nella classifica della RIAA come uno dei 100 album più venduti nella storia della musica.
Durante quel periodo si scatena l'ira dei primi fan di Faith che si sentono traditi per il suo cambiamento e l'accusano di ingratitudine nei confronti del tipo di musica che l'ha resa famosa. Nel 2001 il disco arriva anche in Italia insieme ad un numero cospicuo di hit come Breathe, The Way You Love Me e This Kiss. Nell'inverno dello stesso anno Faith lancia la sua prima collezione, There You'll Be, nome tratto dal primo singolo dell'album.
L'anno successivo è la volta di Cry prodotto in collaborazione con Angie Aparo che raggiunge la vetta negli USA. Nel 2005 ha lanciato Fireflies, l'album che segna il ritorno alla musica country. Quest'ultimo disco ha venduto oltre 2 milioni di copie solo negli Stati Uniti, eguagliando così le vendite del discusso Cry. Faith può essere ascoltata nel disco Let It Go del marito Tim McGraw in ben due canzoni: I Need You e Shotgun Rider. Nel 2007, sono usciti due singoli intitolati Lost e Red Umbrella, ascoltabili anche sul suo sito, che anticipano l'uscita della collezione The Hits, out il 28 settembre.


La canzone I Need You, duetto con Tim McGraw, è stata nominata per due Grammy Awards allo show del 10 febbraio 2008 ma non ha vinto. Il 16 settembre 2008 è stato pubblicato il suo primo album natalizio intitolato Joy to the World. Insieme alla rivale Shania Twain, Faith è considerata come una delle donne famose più belle del mondo.

Profughi gettano gettare in acqua i loro compagni di viaggio cristiani. 12 vittime



Un gruppo di 105 clandestini, tutti di nazionalità nigeriana, maliana, ghanese, ivoriana e senegalese, su una natante rubato, hanno iniziato la traversata del Canale di Sicilia. Arrivati in alto mare un gruppo minoritario di 15 persone, appartenenti alla religione di pace eterna islamica, in nome di Allah, ha iniziato a gettare in acqua i loro compagni di viaggio cristiani. 12 cristiani, 12 Aylan, 12 persone, sono morte annegate in nome di Allah nel più assordante silenzio del mondo.
Il natante carico di clandestini è stato intercettato dalla Marina Militare che ha successivamente trasbordato i clandestini e li ha trasportati a Palermo dove la Polizia ha provveduto, dopo le testimonianza, ad arrestare 15 islamici, con l’accusa di omicidio. Rimarranno in carcere o presto diverranno ospiti sgraditi a carico dei contribuenti?

Bimbi d'Europa? Nessuna tutela dai governanti!


Mentre i politici europei  e buona parte dei media asserviti si stano stracciando le vesti per il blocco ungherese contro i “profughi” siriani, ( invece di tendere la mano Orban poiché si sta dimostrando uno dei pochi protettori dell’Europa), un colpevole silenzio cala su episodi molto gravi perpetrati da alcuni "graditi " ospiti d' Europa.
 
In Germania, mentre il Vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel dichiarava che la Germania poteva accogliere un milione di migranti durante l’anno in corso nonostante siano stati ripristinati i controlli alle frontiere e concludeva la sua solenne dichiarazione dicendo che chi cerca asilo in Germania potrà soggiornarvi senza problemi, nei pressi di Sindelfingen, vicino la Mercedes Factory, su un ponte dell’autostrada è stato esposto uno striscione nero con scritta bianca, che riporta delle meravigliose parole di pace e tolleranza, ecco cosa c’è scritto: “Euer Kinder werden Allah beten oder sterben”. Chiaro il messaggio? Traduzione:” I vostri bambini pregheranno Allah o moriranno”. Ora è più chiaro o serve un’ulteriore spiegazione? E’ chiaro che il politici eurabici ed Obama, stanno importando nella civile Europa la Jihad e questa non è immigrazione, questa è un’invasione atta a sottometterci con ogni mezzo! Aiutare i bisognosi è un dovere ma purché si faccia per amore e non per soldi, ma farsi minacciare da certa gentaglia non va permesso mai!
 
 

domenica 20 settembre 2015

Cuba. Papa Francesco: incontro a sorpresa!



Papa Francesco incontra Fidel Castro a Cuba. L’incontro è durato circa trenta minuti ed è avvenuto nella residenza di Castro. Il papa, per la prima volta a Cuba, ha definito la riapertura delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti “un esempio di riconciliazione per il mondo intero”. Il pontefice ha fatto anche un appello alla pace tra il governo colombiano e le Farc


Papa Francesco ha dunque incontrato all'Avana l'anziano leader della rivoluzione cubana Fidel Castro. Lo ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. L'incontro, durato circa 30-40 minuti, è avvenuto nella residenza di Fidel Castro, alla presenza dei familiari dell'anziano leader - una quindicina di persone -, mentre il Papa era accompagnato dal nunzio apostolico a Cuba, mons. Giorgio Lingua, e da altre persone del seguito.

Grecias elezioni: i risultati


Alexis Tsipras ha vinto le elezioni in Grecia.
Syriza ha ottenuto il 35,5 per cento dei voti, sette punti percentuali in più rispetto ai conservatori di Nea dimokratia, quando sono stati scrutinati più del 50 per cento dei seggi. È la seconda volta in un anno che Tsipras vince le elezioni politiche in Grecia. Syriza otterrà 145 seggi, contro i 75 dei conservatori nel parlamento greco formato da 300 seggi. Tsipras ha annunciato che formerà un governo con gli  indipendenti di Anel, come a gennaio. Un buon risultato è stato ottenuto dal partito Alba dorata che ha preso il 7,2 per cento ed è tornato a essere il terzo partito greco.

Tuttavia anche questa volta Tsipras non potrà governare senza formare una coalizione.
Con il 50 per cento dei voti scrutinati, Syriza è del 35,5 per cento dei voti contro un 28,1 per la destra di Nea dimokratia (Nd), dunque con un vantaggio di più di 7 punti.
Il leader di Nd Vangelis Meimarakis ha ammesso la sconfitta. “Sembra che Syriza e Tsipras siano arrivati primi, gli faccio le mie congratulazioni”, ha dichiarato durante un’intervista in televisione, a poche ore dalla chiusura dei seggi e con solo un quarto dei seggi scrutinati.
“Davanti a noi c’è un cammino di lavoro e lotta”, ha twittato Tsipras prima di parlare in televisione.

Μπροστά μας ανοίγεται ο δρόμος της δουλειάς και των αγώνων (Tsipras)

Pallavolo: a Napoli si impongono le azzurre sulla Germania

Azzurre: a Napoli l’Italia concede il bis, 3-1 contro la Germania
 
ITALIA - GERMANIA 3-1 (25-21, 25-20, 22-25, 25-16)
 
ITALIA: Lo Bianco 1, C. Bosetti 7, Arrighetti 7, Sorokaite 17, Del Core 8, Chirichella 13. Libero: De Gennaro. Malinov, Centoni 3, Tirozzi 5, Sansonna, Costagrande 7. N.e: Diouf, Guiggi, L. Bosetti e Folie. All. Bonitta
GERMANIA: Brinker 15, Kozuch 13, Apitz 1, Beier, Brandt 6, Silge 9. Libero: Thomsen. Stigrot 5, Weiss, Weihenmaier 10, Geerties 1. N.e: Durr, Pettke e Kauffeldt. All. Pedullà
Arbitri: Morgillo e Talento.
Spettatori: 5250. Durata Set: 28’, 27’, 29’, 20’.
Italia: 10 bs, 4 a, 8 m, 30 et.
Germania: 12 bs, 8 a, 9 m, 32 et.
Napoli. Nella seconda amichevole al PalaVesuvio di Napoli la nazionale italiana femminile ha concesso il bis, superando la Germania 3-1 (25-21, 25-20, 22-25, 25-16). Buona la prova delle ragazze di Bonitta, capaci di ripagare nel migliore dei modi il numeroso pubblico partenopeo, che anche in questa sfida non ha fatto mancare il proprio caloroso incitamento. L’Italia si è aggiudicata l’incontro al termine di quattro set che l’hanno quasi sempre vista padrona del campo, ad eccezione del quarto parziale. Durante il match, il ct italiano ha fatto largo uso della panchina, inserendo: Malinov, Centoni, Tirozzi, Costagrande e Sansonna.
Miglior marcatrice della partita è risultata Indre Sorokaite con 17 punti, seguita da Cristina Chirichella 13 p., autrice di ben 6 muri.
Per le azzurre l’amichevole ha rappresentato l’ultimo test prima dei Campionati Europei, in programma dal 26 settembre al 4 ottobre in Belgio e Olanda. Nei prossimi giorni il tecnico azzurro definirà la lista delle quattordici convocate che il 24 settembre partiranno da Fiumicino alla volta di Apeldoorn.
La partita di stasera è stata anche l’occasione per ricordare il giornalista Giancarlo Siani: ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Per il trentennale della sua scomparsa l’Associazione Nazionale Magistrati, in collaborazione con la Fondazione Pol.i.s., l ’Associazione Giancarlo Siani, la FIPAV, il Comitato Regionale Campania e il Comune di Napoli, ha promosso l’iniziativa dal titolo “Un muro contro le mafie”. L’obiettivo era quello di onorare Siani anche come uomo di sport, essendo stato sia giocatore di pallavolo che allenatore a livello giovanile. A tal proposito nel pomeriggio si sono esibite una rappresentativa Under 15 campana e un'altra formata da allievi ed ex compagni di squadra di Siani. L’evento, patrocinato dal Coni, ha visto la partecipazione anche dell’associazione LIBERA e del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
Prima dell’inizio di Italia-Germania il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, presente in tribuna, ha premiato la nazionale azzurra ed in particolare le quattro atlete napoletane.
Nella seconda serale il Ct Bonitta ha presentato tre novità rispetto alla formazione iniziale di ieri, inserendo Sorokaite per Diouf, Caterina Bosetti al posto della sorella Lucia e Arrighetti per Guiggi.
Molto buono l’approccio delle ragazze di Bonitta che nel primo set hanno subito allungato sulle avversarie, sfruttando la vena ispirata della coppia Sorokaite-Del Core. Il capitano azzurro (8 punti nel set) è stata una vera e propria spina nel fianco per le tedesche, costretta a cedere (25-21).
Nel secondo set (dentro Tirozzi per Del Core) la Germania non ha avuto neanche il tempo di riprendersi, che si è trovata sotto (1-7) sul turno in servizio di Caterina Bosetti. L’ampio margine di vantaggio ha permesso a Lo Bianco e compagne di amministrare senza problemi il parziale, nonostante un tentativo di rimonta tedesco (25-20).
Più combattuta la terza frazione, con una Germania che si è dimostrata vogliosa di riscatto ed è salita di livello in difesa. L’Italia, per la prima volta in svantaggio nel match, ha tentato di colmare la distanza, ma lo sforzo non ha prodotti gli effetti sperati (22-25).
Assai diverso il copione nel quarto set, nel quale le azzurre hanno spinto sin dall’inizio sull’acceleratore staccando le avversarie. Lanciate dai muri della Chirichella, le ragazze di Bonitta non hanno più rallentato e si sono imposte (25-16).
Concluso il bel week end napoletano l’Italia domani mattina farà rientro al Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, dove si allenerà fino a mercoledì per poi giovedì trasferirsi ad Apeldoorn. L’esordio nella rassegna continentale è fissato il 26 settembre alle ore 18.30 contro la Polonia.  
MARCO BONITTA: “In queste due partite ho visto davvero tante cose interessanti, oltretutto contro una squadra di alto livello, che sono sicuro sarà tra le protagoniste dell’Europeo. Usciamo rafforzati da questi test, perché sono la dimostrazione che stiamo lavorando nella giusta direzione. Adesso abbiamo ancora tre giorni di allenamento, dopo i quali farò le mia scelta definitiva sul gruppo che partirà per l’Olanda. Voglio ringraziare il pubblico di Napoli, sia ieri che oggi è stato fantastico.”
ANTONELLA DEL CORE: “È stata un’esperienza che non potrò mai dimenticare, voglio ringraziare tuta l’organizzazione perché il lavoro fatto è stato ottimo. Ci hanno permesso di disputare due partite di fronte a un pubblico meraviglioso, e io sono molto contenta di averlo ripagato con due belle vittorie. Per il ritorno nella mia città non potevo aspettarmi di meglio. All’esordio nell’Europeo manca poco, non vediamo l’ora di cominciare.”

L'Angelus del Papa a Cuba

Abbiamo ascoltato nel Vangelo come i discepoli avevano paura di interrogare Gesù quando parlava della sua passione e della sua morte. Li spaventava e non potevano comprendere l’idea di vedere Gesù soffrire sulla croce. Anche noi siamo tentati di fuggire dalle nostre croci e dalle croci degli altri, di allontanarci da chi soffre. Al termine della Santa Messa, in cui Gesù si è nuovamente donato a noi con il suo corpo e sangue, rivolgiamo ora il nostro sguardo alla Vergine, nostra Madre. E le chiediamo che ci insegni a stare vicino alla croce del fratello che soffre. Che impariamo a vedere Gesù in ogni uomo sfinito sulla strada della vita; in ogni fratello affamato o assetato, che è spogliato o in carcere o malato. Insieme alla Madre, sotto la croce, possiamo capire chi è veramente “il più grande”, e che cosa significa essere uniti al Signore e partecipare alla sua gloria.
Impariamo da Maria ad avere il cuore sveglio e attento alle necessità degli altri. Come ci ha insegnato alle Nozze di Cana, siamo solleciti nei piccoli dettagli della vita, e non smettiamo di pregare gli uni per gli altri, perché a nessuno manchi il vino dell’amore nuovo, della gioia che Gesù ci offre.
In questo momento mi sento in dovere di rivolgere il mio pensiero all’amata terra di Colombia, «consapevole dell’importanza cruciale del momento presente, in cui, con sforzo rinnovato e mossi dalla speranza, i suoi figli stanno cercando di costruire una società pacifica». Che il sangue versato da migliaia di innocenti durante tanti decenni di conflitto armato, unito a quello di Gesù Cristo sulla Croce, sostenga tutti gli sforzi che si stanno facendo, anche qui in questa bella Isola, per una definitiva riconciliazione. E così la lunga notte del dolore e della violenza, con la volontà di tutti i colombiani, si possa trasformare in un giorno senza tramonto di concordia, giustizia, fraternità e amore, nel rispetto delle istituzioni e del diritto nazionale e internazionale, perché la pace sia duratura. Per favore, non possiamo permetterci un altro fallimento in questo cammino di pace e riconciliazione. Grazie a Lei, Signor Presidente, per tutti ciò che fa in questo lavoro di riconciliazione.
Vi invito ora ad unirci nella preghiera a Maria, per mettere tutte le nostre preoccupazioni e aspirazioni presso il Cuore di Cristo. E in modo particolare la preghiamo per coloro che hanno perso la speranza, e non trovano motivi per continuare a lottare; per quanti soffrono l’ingiustizia, l’abbandono e la solitudine; preghiamo per gli anziani, i malati, i bambini e i giovani, per tutte le famiglie in difficoltà, perché Maria asciughi le loro lacrime, li consoli con il suo amore di Madre, restituisca loro la speranza e la gioia. Madre santa, ti affido questi tuoi figli di Cuba: non abbandonarli mai!

Il Papa a Cuba: Messa domenicale

Gesù rivolge ai suoi discepoli una domanda apparentemente indiscreta: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?” (Mc 9,33). Una domanda che anche oggi Egli può farci: Di cosa parlate quotidianamente? Quali sono le vostre aspirazioni? «Essi – dice il Vangelo – tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande» (Mc 9,34). Si vergognavano di dire a Gesù di cosa stavano parlando. Come nei discepoli di ieri, anche in noi oggi si può riscontrare la medesima discussione: “Chi è il più grande?”.
Gesù non insiste con la sua domanda, non li obbliga a dirgli di che cosa parlavano per la strada; eppure quella domanda rimane, non sono nella mente, ma anche nel cuore dei discepoli.
“Chi è il più grande?”. Una domanda che ci accompagnerà per tutta la vita e alla quale saremo chiamati a rispondere nelle diverse fasi dell’esistenza. Non possiamo sfuggire a questa domanda, è impressa nel cuore. Ho sentito più di una volta in riunioni famigliari domandare ai figli: “A chi volete più bene, al papà o alla mamma?”. È come domandare: chi è più importante per voi? Questa domanda è davvero solo un semplice gioco per bambini? La storia dell’umanità è stata segnata dal modo di rispondere a questa domanda.
Gesù non teme le domande degli uomini; non ha paura dell’umanità, né dei diversi interrogativi che essa pone. Al contrario, Egli conosce i “recessi” del cuore umano, e come buon pedagogo è sempre disposto ad accompagnarci. Fedele al suo stile, fa’ propri i nostri interrogativi, le nostre aspirazioni e dà loro un nuovo orizzonte. Fedele al suo stile, riesce a dare una risposta capace di porre una nuova sfida, spiazzando le “risposte attese” o ciò che era apparentemente già stabilito. Fedele al suo stile, Gesù pone sempre in atto la logica dell’amore. Una logica capace di essere vissuta da tutti, perché è per tutti.
Lontano da ogni tipo di elitarismo, l’orizzonte di Gesù non è per pochi privilegiati capaci di giungere alla “conoscenza desiderata” o a distinti livelli di spiritualità. L’orizzonte di Gesù è sempre una proposta per la vita quotidiana, anche qui, nella “nostra” isola; una proposta che fa sempre sì che la quotidianità abbia un certo sapore di eternità.
Chi è il più grande? Gesù è semplice nella sua risposta: «Se uno vuole essere il primo – ossia il più grande – sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Chi vuole essere grande, serva gli altri, e non si serva degli altri!
E questo è il grande paradosso di Gesù. I discepoli discutevano su chi dovesse occupare il posto più importante, su chi sarebbe stato il privilegiato – ed erano i discepoli, i più vicini a Gesù, e discutevano di questo! –, chi sarebbe stato al di sopra della legge comune, della norma generale, per mettersi in risalto con un desiderio di superiorità sugli altri. Chi sarebbe asceso più rapidamente per occupare incarichi che avrebbero dato certi vantaggi.
E Gesù sconvolge la loro logica dicendo loro semplicemente che la vita autentica si vive nell’impegno concreto con il prossimo, cioè servendo.
L’invito al servizio presenta una peculiarità alla quale dobbiamo fare attenzione. Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo. Sono i volti sofferenti, indifesi e afflitti che Gesù propone di guardare e invita concretamente ad amare. Amore che si concretizza in azioni e decisioni. Amore che si manifesta nei differenti compiti che come cittadini siamo chiamati a svolgere. Sono persone in carne e ossa, con la loro vita, la loro storia e specialmente la loro fragilità, che Gesù ci invita a difendere, ad assistere, a servire. Perché essere cristiano comporta servire la dignità dei fratelli, lottare per la dignità dei fratelli e vivere per la dignità dei fratelli. Per questo, il cristiano è sempre invitato a mettere da parte le sue esigenze, aspettative, i suoi desideri di onnipotenza davanti allo sguardo concreto dei più fragili.
C’è un “servizio” che serve gli altri; però dobbiamo guardarci dall’altro servizio, dalla tentazione del “servizio” che “si” serve degli altri. Esiste una forma di esercizio del servizio che ha come interesse il beneficiare i “miei”, in nome del “nostro”. Questo servizio lascia sempre fuori i “tuoi”, generando una dinamica di esclusione.
Tutti siamo chiamati dalla vocazione cristiana al servizio che serve e ad aiutarci a vicenda a non cadere nelle tentazioni del “servizio che si serve”. Tutti siamo invitati, stimolati da Gesù a farci carico gli uni degli altri per amore. E questo senza guardare accanto per vedere che cosa il vicino fa o non fa. Gesù ci dice: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Costui diventa il primo. Non dice: “Se il tuo vicino desidera essere il primo, che serva”. Dobbiamo guardarci dallo sguardo che giudica e incoraggiarci a credere nello sguardo che trasforma, al quale ci invita Gesù.
Questo farci carico per amore non punta verso un atteggiamento di servilismo, ma al contrario, pone al centro la questione del fratello: il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla”, e cerca la promozione del fratello. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone.
Il santo Popolo fedele di Dio che vive a Cuba è un popolo che ama la festa, l’amicizia, le cose belle. È un popolo che cammina, che canta e loda. È un popolo che ha delle ferite, come ogni popolo, ma che sa stare con le braccia aperte, che cammina con speranza, perché la sua vocazione è di grandezza. Così l’hanno seminata i vostri antenati. Oggi vi invito a prendervi cura di questa vocazione, a prendervi cura di questi doni che Dio vi ha regalato, ma specialmente voglio invitarvi a prendervi cura e a servire la fragilità dei vostri fratelli. Non trascurateli a causa di progetti che possono apparire seducenti, ma che si disinteressano del volto di chi ti sta accanto. Noi conosciamo, siamo testimoni della «forza incomparabile» della risurrezione che «produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 276.278).
Non dimentichiamoci della Buona Notizia di oggi: la grandezza di un popolo, di una nazione; la grandezza di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. E in questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità.
Perché, cari fratelli e sorelle, “chi non vive per servire, non serve per vivere”.

giovedì 16 luglio 2015

"Grazie caro papà". STUPENDA LETTERA DEL FIGLIO DI PAOLO BORSELLINO.


 

MANFREDI BORSELLINO. Il primo pomeriggio di quel 23 maggio studiavo a casa dei miei genitori, preparavo l’esame di diritto commerciale, ero esattamente allo “zenit” del mio percorso universitario. Mio padre era andato, da solo e a piedi, eludendo come solo lui sapeva fare i ragazzi della scorta, dal barbiere Paolo Biondo, nella via Zandonai, dove nel bel mezzo del “taglio” fu raggiunto dalla telefonata di un collega che gli comunicava dell’attentato a Giovanni Falcone lungo l’autostrada Palermo-Punta Raisi.

Ricordo bene che mio padre, ancora con tracce di schiuma da barba sul viso, avendo dimenticato le chiavi di casa bussò alla porta mentre io ero già pietrificato innanzi la televisione che in diretta trasmetteva le prime notizie sull’accaduto. Aprii la porta ad un uomo sconvolto, non ebbi il coraggio di chiedergli nulla né lui proferì parola.

Si cambiò e raccomandandomi di non allontanarmi da casa si precipitò, non ricordo se accompagnato da qualcuno o guidando lui stesso la macchina di servizio, nell’ospedale dove prima Giovanni Falcone, poi Francesca Morvillo, gli sarebbero spirati tra le braccia. Quel giorno per me e per tutta la mia famiglia segnò un momento di non ritorno. Era l’inizio della fine di nostro padre che poco a poco, giorno dopo giorno, fino a quel tragico 19 luglio, salvo rari momenti, non sarebbe stato più lo stesso, quell’uomo dissacrante e sempre pronto a non prendersi sul serio che tutti conoscevamo.

Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all’interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua.
Dal 23 maggio al 19 luglio divennero assai ricorrenti i sogni di attentati e scene di guerra nella mia città ma la mattina rimuovevo tutto, come se questi incubi non mi riguardassero e soprattutto non riguardassero mio padre, che invece nel mio subconscio era la vittima. Dopo la strage di Capaci, eccetto che nei giorni immediatamente successivi, proseguii i miei studi, sostenendo gli esami di diritto commerciale, scienze delle finanze, diritto tributario e diritto privato dell’economia. In mio padre avvertivo un graduale distacco, lo stesso che avrebbero percepito le mie sorelle, ma lo attribuivo (e giustificavo) al carico di lavoro e di preoccupazioni che lo assalivano in quei giorni. Solo dopo la sua morte seppi da padre Cesare Rattoballi che era un distacco voluto, calcolato, perché gradualmente, e quindi senza particolari traumi, noi figli ci abituassimo alla sua assenza e ci trovassimo un giorno in qualche modo “preparati” qualora a lui fosse toccato lo stesso destino dell’amico e collega Giovanni.

La mattina del 19 luglio, complice il fatto che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. In quei giorni di luglio erano nostri ospiti, come d’altra parte ogni estate, dei nostri zii con la loro unica figlia, Silvia, ed era proprio con lei che mio padre di buon mattino ci aveva anticipati nel recarsi a Villagrazia di Carini dove si trova la residenza estiva dei miei nonni materni e dove, nella villa accanto alla nostra, ci aveva invitati a pranzo il professore “Pippo” Tricoli, titolare della cattedra di Storia contemporanea dell’Università di Palermo e storico esponente dell’Msi siciliano, un uomo di grande spessore culturale ed umano con la cui famiglia condividevamo ogni anno spensierate stagioni estive.

Mio padre, in verità, tentò di scuotermi dalla mia “loffia” domenicale tradendo un certo desiderio di “fare strada” insieme, ma non ci riuscì. L’avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre. Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo esame il giorno successivo (cosa che fece!) a casa di una sua collega, mentre Fiammetta, come è noto, era in Thailandia con amici di famiglia e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.
Non era la prima estate che, per ragioni di sicurezza, rinunciavamo alle vacanze al mare; ve ne erano state altre come quella dell’85, quando dopo gli assassini di Montana e Cassarà eravamo stati “deportati” all’Asinara, o quella dell’anno precedente, nel corso della quale mio padre era stato destinatario di pesanti minacce di morte da parte di talune famiglie mafiose del trapanese. Ma quella era un’estate particolare, rispetto alle precedenti mio padre ci disse che non era più nelle condizioni di sottrarsi all’apparato di sicurezza cui, soprattutto dolo la morte di Falcone, lo avevano sottoposto, e di riflesso non avrebbe potuto garantire a noi figli ed a mia madre quella libertà di movimento che negli anni precedenti era riuscito ad assicurarci.

Così quell’estate la villa dei nonni materni, nella quale avevamo trascorso sin dalla nostra nascita forse i momenti più belli e spensierati, era rimasta chiusa. Troppo “esposta” per la sua adiacenza all’autostrada per rendere possibile un’adeguata protezione di chi vi dimorava. Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era appena allontanato con la barchetta di un suo amico per quello che sarebbe stato l’ultimo bagno nel “suo” mare e non posso dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D’Amelio, sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi quel sole e quel mare.
Anche il pranzo in casa Tricoli fu un momento piacevole per tutti, era un tipico pranzo palermitano a base di panelle, crocché, arancine e quanto di più pesante la cucina siciliana possa contemplare, insomma per stomaci forti. Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel “tenere comizio” come suo solito, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione.

Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta. Mia madre lo salutò sull’uscio della villa del professore Tricoli, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.
Ho realizzato che mio padre non c’era più mentre quel pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appena appreso dell’attentato dalla radio. Non so perché ma prima di decidere il da farsi io e mia madre ci preoccupammo di chiudere la villa. Quindi, mentre affidavo mia madre ai miei zii ed ai Tricoli, sono salito sulla moto di un amico d’infanzia che villeggia lì vicino ed a grande velocità ci recammo in via D’Amelio.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta.

La mia vita, come d’altra parte quella delle mie sorelle e di mia madre, è certamente cambiata dopo quel 19 luglio, siamo cresciuti tutti molto in fretta ed abbiamo capito, da subito, che dovevamo sottrarci senza “se” e senza “ma” a qualsivoglia sollecitazione ci pervenisse dal mondo esterno e da quello mediatico in particolare. Sapevamo che mio padre non avrebbe gradito che noi ci trasformassimo in “familiari superstiti di una vittima della mafia”, che noi vivessimo come figli o moglie di ….., desiderava che noi proseguissimo i nostri studi, ci realizzassimo nel lavoro e nella vita, e gli dessimo quei nipoti che lui tanto desiderava. A me in particolare mi chiedeva “Paolino” sin da quando avevo le prime fidanzate, non oso immaginare la sua gioia se fosse stato con noi il 20 dicembre 2007, quando è nato Paolo Borsellino, il suo primo e, per il momento, unico nipote maschio.

Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è sì cambiata dopo che ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso le nostre strade senza “farci largo” con il nostro cognome, divenuto “pesante” in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni come lui ci ha insegnato, non ci siamo “montati la testa”, rischio purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l’onore di avere un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra. E vorrei anche dirgli che la mamma dopo essere stata il suo principale sostegno è stata in questi lunghi anni la nostra forza, senza di lei tutto sarebbe stato più difficile e molto probabilmente nessuno di noi tre ce l’avrebbe fatta.

Mi piace pensare che oggi sono quello che sono, ossia un dirigente di polizia appassionato del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri concittadini come, in una dimensione ben più grande ed importante, faceva suo padre, indipendentemente dall’evento drammatico che mi sono trovato a vivere.
D’altra parte è certo quello che non sarei mai voluto diventare dopo la morte di mio padre, una persona che in un modo o nell’altro avrebbe “sfruttato” questo rapporto di sangue, avrebbe “cavalcato” l’evento traendone vantaggi personali non dovuti, avrebbe ricoperto cariche o assunto incarichi in quanto figlio di …. o perché di cognome fa Borsellino. A tal proposito ho ben presente l’insegnamento di mio padre, per il quale nulla si doveva chiedere che non fosse già dovuto o che non si potesse ottenere con le sole proprie forze. Diceva mio padre che chiedere un favore o una raccomandazione significa mettersi nelle condizioni di dovere essere debitore nei riguardi di chi elargisce il favore o la raccomandazione, quindi non essere più liberi ma condizionati, sotto il ricatto, fino a quando non si restituisce il favore o la raccomandazione ricevuta.

Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita.

Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.